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Gli attentati del 2003 e la marginalizzazione degli islamisti 82

Nel documento Il Marocco della dinastia Alauita (pagine 82-84)

5.   CAPITOLO V: LA STAMPA E LA RELIGIONE 59

5.4   L’I SLAM E LA MONARCHIA 73

5.4.4   Gli attentati del 2003 e la marginalizzazione degli islamisti 82

Il 16 maggio 2003, la monarchia visse il suo 11 settembre americano, equivalente degli attacchi contro il World Trade Center e il pentagono nel 2001 negli Stati Uniti. Degli attentati terroristici in diverse zone della città di Casablanca causarono quarantacinque morti, fra cui dodici kamikaze. Nei primi anni di regno di Muḥammad VI, la monarchia rimase in qualche modo estranea alla questione del terrorismo seppur nel 2001 (11 settembre) il re espresse esplicitamente la sua condanna ai responsabili commettenti atti di violenza in nome dell’islam.

Prima del 2003 non si rilevò alcuna attività politica rivolte alla lotta contro il terrorismo con la sua ereditata presidenza del comitato Al-Quds non attua nessuna politica particolare se non mostratasi costantemente impegnata in mobilizzazione per il sostenimento e sostegni alla causa palestinese ruolo totalmente divergente da quello ricoperto da Ḥassan II allora presidente. Muḥammad VI in qualche sorta ha diversificato la sua azione sulla scena islamica internazionale rappresentata dalla presidenza ereditata, è con gli attentati del 2003 a Casablanca che il regime si avvia verso l’inizio della lotta al terrorismo all’incontro di un nuovo vocabolo quello di “kamikaze” entrato nella società marocchina, che il Marocco credeva di riservare agli altri paesi258.

La reazione delle autorità immediata portò all’arresto dai 2000 ai 5000 fermi secondo la federazione dei diritti dell’uomo l’inchiesta si dirige verso il gruppo Aṣ-ṣirāṭ al-Mustaqīm (la retta via) suo chef Milūd Zakariya, Ūssūf Fikrī e Muḥammad Fīzazī presunti progettatore degli attentati.

Il tentativo di Casablanca fu l’attentato terroristico più importante nella storia nazionale per opera di quattordici kamikaze di nazionalità oltretutto marocchina, provenienti da uno dei quartieri più poveri della città. L’obiettivo simbolico di questi attentati invia senza dubbio alla situazione internazionale interessante gli autori e complici dell’ingiustizia insostenibile del dramma palestiniano sono senza esclusione la situazione sociale notevole in cui vivono molti cittadini, parecchi fra loro (kamikaze) provengono dalle classi sociali le più sfavorite a causa dell’economia statale.259

Gli attacchi colpirono principalmente delle proprietà simboliche come ristoranti di proprietari stranieri e cimitero e edifici ebrei, creando un effetto negativo sul settore turistico, fra altro una delle principali risorse del paese. Unanimemente condannato                                                                                                                                        

258 A. Manșūr, Maroc Hebdo, dal 23 al 29, septembre, 2003.

259 J.C. Santucci, Le pouvoir à l’épreuve du choc terroriste: entre dérives autoritaires et tentation de l’arbitraire”, in Annuaire de l’Afrique du Nord 2003, XLI, Paris, CNRS, p., 245.

dall’opinione pubblica, internazionale e da importanti manifestazioni popolari era per merito di Al-Qaeda che in una cassetta etichettò il Marocco fra i paesi “apostati” e regimi in collaborazione con gli Stati Uniti.260

In replica all’attentato, Muḥammad VI prese delle misure più audace a quelle prese del padre Ḥassan II contro l’attentato del 1994 a Marrākeš, imponendo un controllo generale del campo religioso in tutte le sue varietà e la messa in vigore di una nuova legge antiterroristica prolungante dalle otto alle dodici settimane la durata massima di detenzione della persona sospettata senza udienza.

Gli attentati di Casablanca attestarono la più violenta maniera di un Islam il cui controllo sfugge alla monarchia e all’interpretazione tradizionale che essa fece della religione, dove per la prima volta dei marocchini rispondono alle disuguaglianze nella società utilizzando come mezzo il terrore.261 In quest’ambiente il governo sceriffiano riadotta nuovamente la tortura nei confronti dei condannati e assegnò diversi ergastoli, denunciati dalle ONG per l’oltraggiamento dei diritti umani.

Secondo alcune differenti fonti, che questo complotto sia stato organizzato e compiuto con la massima discrezione, è sicuramente perché le autorità marocchine mancavano di professionalità, e non solo ha implicato quindici kamikaze ma anche operatori logistici. Inoltre si appoggiò alla gravità dell’evento per attribuente la colpa non solo ai rappresentanti delle differenti correnti islamiche ma anche gli altri intermediari sociali e leader d’opinione sospettati per le loro prese di opinioni

accomodanti l’estremismo. 262

L’attacco terroristico di primo genere nel paese impedirà agli islamisti, allora in continua propaganda per la riforma della Mūdawwana, a contestare e rifiutare la riforma. L’insieme della classe politica, spinti dal palazzo e dall’ala del regime di sicurezza, puntò il dito contro di loro in particolare verso il PJD per la loro responsabilità morale.263 Secondo ‘Alī‘Amar in realtà in questi avvenimenti si posava la questione del mantenimento del partito PJD nello spazio politico nazionale nella

                                                                                                                                        260 Ibidem

261  H. El ‘Alaoui, op., cit., p.,  267.   262 J. C. Santucci, op., cit., p., 244. 263 ‘Alī ‘Amār, j. P. Tuquoi, op., cit.

perspettiva delle prossime elezioni, Ma certi commentatori arrivarono fino a evocare l’ipotesi di un interdizione definitiva del PJD.264

I primi attacchi provenivano dall’ala sinistra ossia gli storici oppositori all’islamismo, primo l’USFP accusante il PJD ricordando un avvenimento storico, quello dell’assassinio di Omar Benǧelūn dalla Šabība Al-islamiya avvenimento col quale designarono la violenza del PJD, il Re non mostrò alcuna attenzione nel smentire le multiple accuse provenienti da tutti gli angoli politici probabilmente anche per le critiche ripotategli da uno dei membri del PJD,265concernenti per l’ennesima volta la sua tanto contestata legittimità religiosa dagli islamisti nel ruolo del comandante dei

credenti da Aḥmed Rīssūnī.266

Gli attentai furono la causa principale d’isolamento generale al partito PJD abbandonato anche dai salafisti marginalizzazione che costrinse questo ultimo a rimanere in politica senza reazione, costretto ad accettare tutte le riforme del momento senza poter esprimere via ogni mezzo la propria opinione politica. Marginalizzazione perdurata fino alle elezioni del 2007 in cui incominciò la riconquista nel territorio, diventando sempre più numerosi grazie soprattutto alle loro solidarietà sociali contribuenti molto al loro sviluppo fino ad arrivare oggi in testa al governo, ossia il partito vincitore.267

Nel documento Il Marocco della dinastia Alauita (pagine 82-84)

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