• Non ci sono risultati.

L’emergenza degli islamisti 78

Nel documento Il Marocco della dinastia Alauita (pagine 78-82)

5.   CAPITOLO V: LA STAMPA E LA RELIGIONE 59

5.4   L’I SLAM E LA MONARCHIA 73

5.4.3   L’emergenza degli islamisti 78

L’islam nel paesaggio politico marocchino si mostra un capitale per la monarchia e la sua gestione politica, dopo la fine dell’état d’éxception in Marocco il movimento

                                                                                                                                       

247  Uomo politico marocchino fu consigliere del defunto Ḥassan II. Oggi occupa la stessa funzione, uno dei consiglieri più influenzanti di Muḥammad VI.

islamista cominciò a piantare le sue radici nella società al di là dai problemi strutturali, la loro emergenza è legata a dei fattori culturali.248

I luoghi prediletti erano le università e licei, luoghi riunenti i salafisti istiql’alīani e il nuovo movimento estremista emergente: la Ŝabiba al-Islamiya (gioventù islamica) considerata la prima espressione degli islamisti per la prima volta nella storia del

Marocco, organizzazione fondata nel 1969 contemporaneamente al Nāṣerismo,249e alle

forti contestazioni da parte dei partiti di sinistra accusati di laicismo nella politica esercitata da Ḥassan II.

La Ŝabība Al-Islamiya fu fondata da ‘Abdel Krīm Muṭī’, un anziano militante di sinistra distaccatosi dai suoi compagni dell’UNFP, suo obiettivo principale era quello di lottare contro l’ideologia dei parti di sinistra avente come riferimento il pensiero di

Sayyid Qoṭb250suo maestro. Accusavano il potere e la società di vivere nella ǧāhilyya,

esaltando il ǧihād nel dissuadere la società a riprendere il cammino della retta via. Per preservare questi principi essa arrivò fino all’eliminazione fisica dei suoi oppositori, come nel caso del 1975 di ‘Umar Ben ǧellūn membro dirigente del movimento USFP assassinato in condizione mai rese chiare, crimine portante alla loro dissoluzione dopo diversi arresti, condanne e l’espulsione di Muti, caso evocato nuovamente dall’USFP nel 2004,introducendolo nell’IRE nella speranza di risalire ai responsabili. Inseguito il movimento rinunciò alla sua ideologia rivoluzionaria e spessa violenta mutandosi nell’associazione al-ǧamā’a al-Islamiya, per poi prendere un nominativo meno islamico quello di Ḥarakat al- Iṣlāḥ wa at- Taǧdid (movimento di riforma e rinnovamento rigettante la violenza e l’illegalità con la volontà di partecipare alla politica .

Nel 1975 si mutò in MPCD (movimento popolare costituzionale e democratico) alla sua guida ‘Abdel Krīm Al-Ḫaṭīb allora chef dell’armata per la liberazione marocchina fino al 1998 divenne PDJ (partito di giustizia e sviluppo) (in arabo Ḥizb al- ‘adāla wa at-tanmyia). È la terza forza politica del paese dalle elezioni del 2002 che                                                                                                                                        

248  H. El ‘Alaoui, op., cit., p.,  249.  

249 Ideologia politica araba basta sul pensiero del presidente egiziano Ğamāl‘Abdel Nāșer (m. 1970). Politica influenzante negli anni ’50 le politiche dei paesi arabi dove diversi gruppi e partiti si reclamavano “nasseristi” costituendo poi il Movimento Nazionalista Arabo. I capi di stato di diversi paesi rimasero fedeli a questa ideologia come, Gheddafi (m.2011) rais libico e Ben Bella ( m. 2012) presidente algerino. 250  Sayyid Qoṭb Ibrahim Husain al-Šaẕilī (m. 1966) ideologo riformista egiziano, membro dei fratelli musulmani. Era anche funzionario del ministero dell’Istruzione pubblica, antimodernista e

antioccidentale, autore di Ma’ālim Fi’l-ṭarīq l’opera più influente, nella quale riformulava i concetti di ğihād e di ğāhiliyya aprente la strada delle formulazioni dell’islamismo radicale egiziano, morì giustiziato dal regime di G. A. Nāșer.

hanno permesso l’integrazione istituzionale e la neutralizzazione politica degli islamisti. Essenzialmente è un partito di tendenza islamica conservatore e difensore dell’identità marocchina.

Organizzazione legale riconosciuta a livello nazionale a differenza di quella del movimento Al-‘adl Wal- Iḥsān, tollera il potere spirituale del re. Inseguito alla primavera araba attraverso un referendum costituzionale, le elezioni legislative in Marocco ebbero luogo il 25 novembre 2011 nelle quali per la prima volta in vittoria un partito islamico, PDJ partito di Giustizia e sviluppo rappresentato dal segretario generale ‘Abdelilāh Benkīrān nominato da Muḥammad VI chef del governo ossia primo ministro. Il PDJ Oggi è al cuore del processo del cambiamento politico in cui presta una grande attenzione al suo ambiente politico e alle sue relazioni con il potere politico.251

Allora che il potere monarchico continua a fondersi sui concetti tradizionali della specificità marocchina per definire la sua legittimità,252il PJD a differenza di al’-adl Wal- Iḥsān non mobilizzò tali concetti rifiutando di inscriversi nella tradizione.253

Al-‘adl Wal- Iḥsān (giustizia e spiritualità) è l’altra grande organizzazione islamica in Marocco, suo fondatore spirituale lo šayḫ ‘Abdsalam Yāssīn. Il movimento fu lanciato nel 1973 dalla famosa lettera indirizzata a Ḥassan II invitandolo a ritornare e applicare i percetti islamici che erano anche le sue discendenze. Scritto causategli tre anni di esilio psichiatrico prima della residenza assegnata. È un movimento politico- spirituale contestante uno stato riposante sulla legge islamica (šarī’a) senza ricorso alla violenza, ğamā’a rigettante la legittimità monarchica quale non si appoggia sulla Ŝūra islamica dove l’islam non riconosce la monarchia ereditaria.

Alla morte di Ḥassan II gli islamisti si trovarono in una situazione favorente la loro condizione per via dei rapporti amichevoli con il socialista ‘abderraḥmān Yūssfī allora chef del governo.254

Per il socialista ‘Abed al-ğābrī (m.2010) il fenomeno islamista è una delle espressioni di disaggio profondo che s’installa nel corpo della società marocchina.255                                                                                                                                        

251  A. Amar, J.P Tuquoi, Paris Marrakech Luxe, pouvoir et réseaux, Paris, Calmann-Lévy, 2012, pp., 158-167.

252  Ibidem     253 Ibidem 254 Ibidem

255 Opposition islamiste et pouvoir monarchique au Maroc, le cas du parti du PJD, in revue française de science politique 2006 (vol.56).

L’emergenza importante degli islamisti fu oggetto di preoccupazione non solo per la classe politica ma anche presso la piccola borghesia marocchina modernista, la quale possedeva un’idea storta delle ideologie islamiste e sprofondava le sue paure nel dover vivere in un Marocco guidato dagli estremisti fanatici.256 Contrariamente per gli altri marocchini stanchi dalle tante promesse fatte della classe politica si mostrarono sensibili alla causa islamica quali spesso erano in grado di rispondere ai loro bisogni, come l’aiuto scolare, universitario e solidarietà. Soprattutto in quest’ultimo dominio dove la situazione sociale era inquietante e unicamente gli islamisti prestarono aiuto a differenza dello stato.257

Gli islamisti oggi sono onnipresenti nella società marocchina con una forte influenza, dove da sempre hanno il terreno dell’azione caritativa e dell’attivismo religioso visante al miglioramento globale della società.

Oggi porta parola del movimento e fondatrice e dirigente dell’ala femminista (Al-‘adl Wal-Iḥsān) è Nadia Yāssīn figlia del leader carismatico del movimento noto per le sue campagne protestanti e le prese di opinione anti monarchiche oggetto di diversi dibattono e scandali nel regno.

Dopo essersi posta alla riforma della Mūdawwana nel 2003 ritenuta dal carattere non sacro, nel 2005 fu perseguitata dalla giustizia per delitto di opinione per aver infranto quelle che sono le linee rosse infrangibili per la monarchia. Dichiarò a un settimanale arabofono, Al Usbū’iya Al ğadīda, la stessa dichiarazione che essa aveva affermato a una conferenza svoltasi a Berkeley in cui sottolineò la sua preferenza “personale” per una “repubblica” piuttosto al “regime autocratico” enunciandone la sua fine imminente.

La tesi sostenuta dalla politologa Yāssīn riposa sul fatto che la monarchia attuale non abbia un legame con il modello che lei considera sacro, cioè quello di Medina, a quindici dall’ascesa al trono di Muḥammed VI il movimento non cambiò le sue ideologie, ancora oggi non riconosce il potere spirituale del monarca. Malgrado ciò la sua non riconoscenza beneficia di un grande consenso popolare ma che allo stesso tempo è respinta da molti marocchini preferenti la monarchia costituzionale ritenuta, il miglior argine contro gli estremisti interni ed esterni ma soprattutto assicurante la stabilità del regno.

                                                                                                                                        256  Ibidem    

Nel documento Il Marocco della dinastia Alauita (pagine 78-82)

Documenti correlati