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Le principali fonti di informazioni utiliz-zate per svolgere queste indagini sono i diver-si documenti di bilancio (previdiver-sione e con-suntivo), i provvedimenti normativi (naziona-li e regiona(naziona-li), oltre a piani e programmi dei diversi enti. Infine, assai frequente è il ricorso al questionario come strumento per acquisire informazioni (sempre più utilizzato nel caso del controllo sulla gestione finanziaria degli enti locali). I risultati di queste indagini, talo-ra precedute da un conttalo-raddittorio con i talo- rap-presentanti degli enti interessati, sono poi tra-sferiti in un referto inviato agli organi di rap-presentanza delle collettività (ad esempio Consiglio regionale) e, in alcuni casi, inviate

alla sezione centrale della Corte per l’elabora-zione di referti da sottoporre al Parlamento nazionale.

Conclusioni

Nelle pagine che precedono ci siamo ripropo-sti di fornire una breve panoramica dei princi-pali cambiamenti avvenuti in tema di control-li. L’obiettivo non era certo quello di tracciare un bilancio esaustivo delle recenti riforme in materia, bensì di inquadrare le attività di con-trollo esterno svolte dalla Corte (e in partico-lare dalle Sezioni regionali) per comprenderne le principali direzioni di marcia e l’eventuale connessione con i profili valutativi emersi nel numero 33 di “InformaIres”.

Nel corso degli ultimi anni il sistema dei controlli amministrativi di tipo esterno ha in-dubbiamente registrato effettivi e sostanziali mutamenti. La tradizionale forma di control-lo, quello preventivo di legittimità, ha ormai uno spazio residuo. Per converso, sono deci-samente cresciute, anche solo dal punto di vista quantitativo, nuove forme di controllo (finanziario e sulla gestione) che per certi aspetti possono essere ricondotte al campo della valutazione se con questo termine in-tendiamo attività tese “alla produzione siste-matica di informazioni per dare giudizi su azioni pubbliche con l’intento di migliorarle” (Martini, Sisti, 2007). Ciò non toglie che le attività della Corte presentino numerose pe-culiarità, rispetto alle valutazioni intese in senso stretto. Quelle attività che tendono maggiormente ad avvicinarsi all’analisi e alla valutazione delle politiche (gli studi relativi a singoli settori di policy) spesso sottendono approcci di analisi che enfatizzano gli aspetti finanziari, normativi e procedurali. Le rela-zioni predisposte in questo ambito dedicano infatti ampi spazi a questi aspetti, mentre suggerimenti e raccomandazioni tendono ad assumere un margine assai più ridotto. Tali indagini inoltre si concludono con referti ri-volti alle assemblee rappresentative che no-toriamente dedicano più attenzione alle deci-sioni di spesa che alla valutazione dei risulta-ti. Tra i vari modi di intendere la valutazione che Aberto Martini e Marco Sisti hanno

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posto ed illustrato nel numero 33 di “InfmaIres” – scegliere tra alternative, gestire or-ganizzazioni, apprendere, motivare, rendere conto a soggetti esterni – le attività della Cor-te sarebbero da ricondurre prevalenCor-temenCor-te all’ultimo (rendere conto).

La maggior parte delle attività della Corte e delle sue sezioni regionali sembrano peraltro ricadere nella categoria del controllo finanzia-rio e paiono orientate soprattutto a monitora-re l’andamento della spesa pubblica al fine di garantire il rispetto dei vincoli posti dal Patto di stabilità. Si tratta di un obiettivo di notevo-le rinotevo-levanza e la Corte dispone di notevoli competenze professionali, accumulate nel tempo, per svolgere indagini a tal fine. Alcuni compiti recentemente attribuiti alla Corte

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le leggi finanziarie sembrano inoltre consoli-dare questa direzione di marcia (controlli sul-la sana gestione finanziaria degli enti locali e di quelli del servizio sanitario nazionale, con-trolli in materia di incarichi, consulenze e col-laborazioni, ecc.) che asseconda il ricorso a metodologie ampiamente collaudate negli am-bienti della Corte e promuove prassi che, al-meno per certi aspetti, paiono assimilabili al tradizionale controllo di legittimità. Certo, questa tendenza lascia aperta la domanda su chi debba allora valutare le politiche nel senso più ampio che abbiamo cercato di chiarire in questi due numeri speciali di “InformaIres”. Nell’articolo di Marco Sisti, relativo al proget-to Capire, in quesproget-to stesso numero si comin-ciano a intravedere significative risposte.

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