Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali, Università degli Studi di Messina
Elisa Leonardi
Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali, Università degli Studi di Messina
Francesca Isabella Famà
Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali, Università degli Studi di Messina
Letteria Spadaro
Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali, Università degli Studi di Messina
Amelia Gangemi
Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali, Università degli Studi di Messina
Alessandra Maria Falzone
Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali, Università degli Studi di Messina
[email protected] 1. La ToM: dalla neurobiologia alla pratica clinica
1.1 Teoria della Mente e Autismo
La capacità di comprendere pensieri, credenze, sentimenti propri e altrui è fondamentale per lo sviluppo socio-relazionale dell’individuo. Questa competenza è definita Teoria della Mente (Theory of Mind - ToM); (Baron- Cohen, 2001; Baron-Cohen et al., 2001; 2009). Originariamente, tale costrutto è stato studiato nei primati (Premack, 1978) e successivamente approfondito in differenti ambiti di ricerca, tra cui l’autismo (Autism
Spectrum Disorder - ASD). Nella ricerca sull’ASD, la ToM è stata oggetto di
numerosi dibattiti che ne hanno individuato i punti di forza e di debolezza. Nello specifico, tale teoria è stata in grado di spiegare alcune difficoltà sociali e di comunicazione, tralasciando gli aspetti non sociali (interessi ristretti e stereotipati) e i punti di forza (abilità di sistematizzazione) che caratterizzerebbero tale condizione (Baron-Cohen, 2009). Inoltre, considerando il deficit della ToM non specifico dell’autismo, poiché rintracciato anche in altre patologie cliniche, (Sprung, 2010) i vari livelli di cecità mentale sembrerebbero essere universali a tutti gli individui ASD (Baron-Cohen, 2009).
1.2 Alcuni aspetti neurobiologici della ToM nell’ASD
Dagli studi di neuroimaging funzionale (fMRI), si osserva nei soggetti adulti ASD un’ipo-attivazione in alcune aree cerebrali specifiche del “cervello sociale” (corteccia prefrontale mediale, giunzioni temporali e parietali, corteccia cingolata anteriore, insula e amigdala) che invece si attiverebbero nei soggetti TD (Typical Development - TD) durante compiti di lettura della mente (Dufour et al., 2013). Questo risultato è stato confermato anche negli studi fMRI di Kana e coll. (2009; 2015) in cui è stata evidenziata una ridotta attivazione nelle regioni cerebrali specifiche della ToM, nella regione dei neuroni specchio e nel cervelletto. Risultati contrastanti sono emersi dagli studi fMRI di White e coll. (2014) e Kim e coll. (2016), nei quali è stata rilevata invece un’ iper-attivazione cerebrale nelle regioni specifiche della ToM. Questa discordanza dei risultati potrebbe essere dovuta
ai differenti compiti di mentalizzazione utilizzati nei rispettivi studi, ovvero stimoli verbali, ad esempio attribuire stati mentali a personaggi di cartoni animati, falsa credenza (White et al., 2014; Kim et al., 2016) vs stimoli non verbali-dinamici, ad esempio forme geometriche (triangoli), il cui movimento poteva essere interpretato come un’azione intenzionale o come un’interazione tra pensieri ed emozioni (Kana et al., 2015). Da ciò, si potrebbe dedurre che il ragionamento verbale esplicito sui pensieri e sui sentimenti degli altri potrebbe essere un importante strategia compensativa per gli individui ASD (Schuwerk, 2015). Un altro dato interessante, relativo al deficit della ToM nell’ASD, proviene dagli studi comportamentali sulle attribuzioni causali fisiche ed intenzionali degli eventi (Baron-Cohen et al., 1986; Kana et al., 2014). Secondo questo filone di ricerca, i soggetti ASD potrebbero avere uno sviluppo intatto o superiore nella comprensione della causalità fisica (causa- effetto) rispetto a quella intenzionale (regole sociali) anche quando interpretano gli eventi (Hill & Frith, 2003; Kana et al., 2014). Nello studio sulla teoria modulare della ToM (Kana et al., 2014) è stato rilevato che la giunzione temporale-parietale (Temporo Parietal Junction - TPJ) potrebbe essere il locus primario (modulo) per l'attribuzione causale intenzionale. Oltre a fornire ulteriori prove sul ruolo del TPJ nella ToM, questo studio presenta un’evidenza preliminare del coinvolgimento del meccanismo dei neuroni specchio, sistema che media l’attribuzione causale intenzionale e di un possibile malfunzionamento di quest’ultimo nei soggetti ASD (Kana et al., 2014). In generale, nonostante i risultati contrastanti, gli studi basati sui deficit della ToM sono stati uno spunto prezioso per tutte quelle ricerche che si sono concentrate sullo sviluppo di nuovi interventi per facilitare la lettura del pensiero nei soggetti ASD (Hofmann et al., 2016).
1.3 Valutazione e Interventi sulla ToM: generalizzazione o specificità delle competenze?
In questa direzione, le prime ricerche si sono concentrate sulla valutazione della falsa credenza (Baron-Cohen et al., 1997; Baron-Cohen, 2001), sulla comprensione degli stati mentali propri e altrui (Wimmer &
Perner, 1983; Garnham & Perner, 2001); in una prospettiva più recente, altri studiosi hanno adottato una concettualizzazione più ampia in merito alla comprensione di desideri, emozioni e stati mentali semplici e complessi (Baron-Cohen, 2001; Serafin & Surian, 2004; Paynter et al., 2013). Alcuni studi evidenziano che i bambini ASD, esposti a interventi specifici di ToM, presentano miglioramenti all'interno del dominio specifico appreso (ad esempio, la comprensione di credenze ed emozioni), ma non riescono a generalizzare queste competenze in altri contesti (Begeer et al., 2011; 2015; Fletcher-Watson et al., 2014). Questo risultato è stato confermato da altri studi, in cui i soggetti ASD, addestrati con varie strategie di intervento (ad esempio, stimoli dinamici, stimoli verbali e non verbali, i pensieri all’interno delle bolle) (Paynter et al., 2013), hanno avuto buone prestazioni nei compiti della ToM, mantenendo ancora una volta difficoltà nella generalizzazione. Inoltre, varie ricerche hanno indagato l’importanza dei precursori della ToM (ad esempio, l’attenzione condivisa, il linguaggio, il gioco simbolico, ecc) riscontrando che le abilità linguistiche e il coinvolgimento dei bambini in alcuni giochi (di finzione, di ruolo) potrebbero configurarsi come fattori importanti da tenere in considerazione nella creazione di interventi mirati allo sviluppo delle abilità di mentalizzazione nell’ASD (Lillard & Kavanaugh, 2014).
1.4 Conclusioni: quali possibili interventi?
In conclusione, come evidenziato dalla letteratura analizzata, l'eterogeneità dei soggetti ASD richiederebbe la creazione di nuovi interventi mirati e adattati alle specifiche caratteristiche individuali di ognuno. Allo stato attuale, gli studi presenti in letteratura hanno dimostrato che brevi periodi di formazione sulle abilità della ToM potrebbero migliorare le risposte di interazione sociale (così come i questionari compilati da insegnanti e genitori riportano) in bambini di diversa età e genere e con un QI nella media (Hoddenbach et al., 2012; Hoffman et al., 2016). Inoltre, sembrerebbe che le rappresentazioni grafiche dei pensieri (ad esempio, inserire i pensieri all’interno di bolle) ottengono maggiori risultati,
nonostante la scarsa generalizzazione (Paynter et al., 2013). Quindi, le ricerche future sugli interventi per lo sviluppo della ToM, dovrebbero tenere in considerazione alcuni aspetti, quali a) l’applicazione di modelli preventivi, la loro durata e le differenze individuali, b) considerare il profilo cognitivo, le funzioni esecutive e il background dei soggetti ASD, c) individuare quali interventi potrebbero essere più efficaci nel migliorare la ToM e di conseguenza, alcuni aspetti deficitari dell’ASD (empatia, regolazione emotiva, immaginazione, riconoscimento emotivo, ecc), d) valutare in che modo le differenze individuali associate ai meccanismi sottostanti potrebbero influenzare lo sviluppo della ToM, e) condurre studi fMRI longitudinali al fine di ottenere una migliore comprensione della traiettoria neurologica (ToM) nell’ASD. Pertanto, la continua indagine empirica della ToM, dei suoi precursori e moderatori sono obiettivi fondamentali per continuare lo studio sull’implementazione di nuovi interventi e sull'esplorazione dei processi di mentalizzazione in una condizione complessa, quale l’autismo.
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