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Il dossier relativo all’avant-texte di Mrs Dalloway è piuttosto ampio ed è costituito da: la trascrizione di Helen Wussow (da qui in poi indicato come la Wussow Edition) del manoscritto originale custodito al British Museum e le appendici in esso contenute, l’epistolario della scrittrice, pubblicato dalla fine degli anni Settanta, l’epistolario di Vita Sackville-West, intima amica dell’autrice ed infine i diari privati di Virginia Woolf, pubblicati negli anni Settanta. Il cospicuo epistolario di Virginia Woolf è costituito da sei volumi e offre allo studioso strumenti interessanti per penetrare la mente della scrittrice e ricostruire la genesi di molte delle sue opere. L’autrice era solita coltivare numerose relazioni epistolari, tenendosi in costante contatto non solo con i famigliari, come la sorella Vanessa Bell e il cognato Clive Bell, con le amiche intime Violet Dickinson, Ethel Smith e Vita Sackville-West, ma anche con figure di spicco del panorama culturale del tempo, quali T. S. Eliot, Lytton Strachey, Dora Carrington, Jacques Raverat e Katherine Mansfield. Nello scambio epistolare, perciò, si evidenziano diversi registri di comunicazione: vi si trovano infatti lettere affettuose, intime e di argomento quotidiano con la famiglia e gli amici più cari, e lettere più formali, indirizzate ai contatti dell’ambiente letterario. Per quanto riguarda il percorso genetico che si intende intraprendere, tuttavia, ambedue i gruppi di lettere risultano preziosi: l’autrice, infatti, condivideva emozioni, giudizi e riflessioni sulla composizione del proprio lavoro con tutti i propri corrispondenti. Le lettere indirizzate a Vanessa Bell spesso contengono indicazioni sulla matrice biografica di alcuni romanzi e sul proprio stato di salute durante e dopo la composizione; Woolf, per esempio, scriveva alla sorella rammentando alcuni episodi della loro infanzia in seguito trasposti nei suoi romanzi: è il caso della caccia alle falene in Jacob’s Room o dei ricordi delle estati in Cornovaglia che ispirarono To the Lighthouse. Le lettere indirizzate invece ai colleghi scrittori trattano spesso argomenti di natura letteraria ed offrono allo studioso una prospettiva unica sulla genesi delle opere dell’autrice: per esempio, Woolf riprese alcuni suggerimenti dell’amico Jacques Raverat relativi alla creazione formale nell’immagine guida del suo romanzo The Waves, ovvero l’immagine di un fiore con sei petali per esemplificare la multiformità dell’io. Dalle lettere scritte ad Ottoline e Philip Morrell emergono le condizioni precarie in cui l’autrice redasse Night and Day, durante un periodo di convalescenza dopo una delle crisi cui era soggetta. Nel complesso scambio epistolare con Vita Sackville-West, invece, è possibile ricostruire l’intero percorso di genesi e

formazione di Orlando: dalla volontà, nell’estate del 1927, di scrivere un romanzo sull’amante, allo sviluppo del romanzo da scherzo fantasioso ad un testo di maggiore complessità, fino alla pubblicazione.

I diari della scrittrice costituiscono un’altra fonte di informazioni importantissima in questo senso. Di norma, i diari non sono oggetto di analisi genetica, perché è una tipologia di scrittura che appartiene alla prassi quotidiana e non al lavoro artistico; non solo, ma un diario si presuppone scritto senza il filtro della creazione artistica, e quindi non prevede un avant-texte: non esistono prime stesure di diari privati, perché teoricamente l’autore non prevedeva una possibile pubblicazione di quello scritto. Tuttavia, come sottolinea Philippe Lejeune, il diario di uno scrittore può offrire un’interessante prospettiva sui processi mentali che accompagnano la creazione:126 per esempio, nel caso dei diari di Virginia Woolf l’autrice spesso annota sulla pagina le difficoltà incontrate nella gestione delle stesure mentali o talvolta orali (per esempio nelle conversazioni) dei propri lavori quando le pratiche della vita quotidiana interferivano: per esempio, il 18 aprile del 1919 scrisse lamentandosi delle interruzioni dei visitatori pomeridiani, “ There is a grave defect in the scheme of this book which decrees that it must be written after tea. When people come to tea, I cant say to them, ‘Now wait a minute while I write an account of you.’.They go, & its too late to begin.” (D1, p. 139); nel maggio successivo, invece, registrò come le numerose visite estive le rendessero molto difficile scrivere con continuità, “...at the same time such a rush of people coincided, that I was clogged into complete dumbness, I see.” (D1, 28 maggio 1919, p. 150) Per quest’analisi, quindi, ho deciso di considerare proprio diari e lettere non come testi a sé stanti, bensì come parte integrante dell’avant-texte di Mrs Dalloway, perché rappresentano uno strumento prezioso per seguire il processo di genesi di buona parte del suo lavoro. Il diario di Virginia Woolf, edito in cinque volumi, copre gli anni dal 1915 al 1941 ed ha un’origine ben precisa: nel 1915, il dottore che la curò durante una grave crisi mentale la incoraggiò a scrivere un diario come forma di terapia:127 leggendo il diario, che l’autrice redasse fino a pochi giorni prima di suicidarsi, il lettore può seguire anche lo stato di salute dell’autrice. Di norma, Woolf rivela nella scrittura privata un’ironia ed uno humour che raramente emergono nella produzione 126 Cfr. Philippe Lejeune, Auto-Genesis: Genetic Studies of Autobiographical Texts, in Deppman Jed, Ferrer Daniel, Groded Michalel (edited by), op. cit. pp. 205-213.

letteraria; tuttavia, si può notare regolarmente come, nei periodi antecedenti le crisi mentali, avvengano delle trasformazioni sia ad un livello stilistico che contenutistico. Il tono brioso scompare, le annotazioni diventano via via più brevi, fino a scomparire del tutto nei periodi peggiori. Per esempio, vi è un vuoto di circa tre settimane nel 1926, quando la scrittrice soffrì di un profondo esaurimento durante la scrittura di To the Lighthouse. Questo, in sinergia con l’indagine dell’epistolario, rende quindi possibile verificare quanto lo stato mentale dell’autrice influisse sul processo di redazione di un testo: grazie a questa fonte, sappiamo che Night and Day venne redatto in condizioni particolari, proprio in virtù della recente malattia e che questa condizione ha influito significativamente sulle scelte creative dell’autrice. Ma diario ed epistolario rappresentano uno strumento interessante dal punto di vista genetico soprattutto perché, raccontando la propria vita quotidiana nel dettaglio, in essi l’autrice offre preziose indicazioni per seguire i processi mentali che ne accompagnavano la scrittura creativa e le sue tempistiche: per esempio, sappiamo mentre nelle edizioni pubblicate Orlando precede The Waves, nella mente della scrittrice l’idea centrale di The Waves si era originata molto prima di quella di Orlando.128

La trascrizione del manoscritto di The Hours, a cura di Helen Wussow è costituita dalla trascrizione integrale di tre taccuini, riprodotti nell’ordine esatto, del manoscritto custodito al British Museum di Londra. Il manoscritto, donato da Leonard Woolf a Vita Sackville-West secondo volontà della moglie nel 1941, venne acquistato dalla British Library. La struttura del manoscritto indica che l’oggetto della narrazione e i metodi adottati non erano in realtà noti a Woolf quando cominciò a scrivere il romanzo, secondo una dinamica già evidenziata da van Hulle negli studi di Proust e Joyce.

Il manoscritto The Hours consiste di tre taccuini sono numerati con Add. MSS. 51004-46 e consistono di 467 fogli in totale. Ognuno di essi ha una copertina diversa. La carta dei taccuini è della qualità preferita dall’autrice ovvero Chariot Cream Laid. Buona parte del manoscritto è scritta con l’inchiostro porpora favorito dall’autrice, ma occasionalmente si nota l’utilizzo di inchiostro nero e, molto raramente, blu; poco frequente risulta l’utilizzo di pastello rosso o blu, e di matita blu e nera: le scritte a matita compaiono soprattutto per le annotazioni a margine, per i commenti o le osservazioni sul dorso del foglio o talvolta per 128 Cfr. Mark Hussey, op. cit. p. 307; Nicholson Nigel and Trautman Joanne (edited by), The Letters of

Virginia Woolf, Volume III: 1923-1928, Harcourt Brace Jovanovich, New York 1977; Olivier Bell Anne (edited by), The Diary of Virginia Woolf, Volume III: 1925-1930, Harcourt Inc., New York 1980.

brevi frasi alla fine della pagina, che spesso servono come punto di partenza per il lavoro di scrittura del giorno successivo. In appendice, si trovano anche le trascrizioni di due taccuini, conservati presso la Berg Collection presso la New York Public Library: uno porta la data del 12 marzo 1922, l’altro presenta invece date diverse, che coprono un periodo che va dal 9 novembre 1922 al 2 agosto 1923. Presso la Berg Collection sono inoltre conservati sia i manoscritti che i primi dattiloscritti di due short stories che costituiscono il primo nucleo di Mrs Dalloway: Mrs Dalloway on Bond Street e The Prime Minister. Il materiale contenuto nei taccuini risulta estremamente importante, perché consente di collocare The Hours in un percorso di graduale evoluzione tematica e stilistica che da Jacob’s Room portò a To the Lighthouse: vi si trovano infatti i progetti della scrittrice per il romanzo, le speculazioni sul titolo e sulla natura dei vari personaggi e una prima stesura di un lungo dialogo tra Clarissa e Peter Walsh che, oltre un anno dopo, l’autrice inserirì in The Hours. Nel secondo taccuino recante la data del 7 gennaio 1924, vi sono cinque pagine contenenti un’amareggiato resoconto in flusso di coscienza di Peter su Clarissa. Un aspetto particolarmente interessante del manoscritto è la presenza, in diversi punti di pagine a fronte riportanti lunghi estratti di saggi contenuti nella raccolta The Common Reader, pubblicata nel 1925, come Mrs Dalloway: la compresenza di appunti sui saggi e di sviluppo del romanzo testimonia come la mente dell’autrice fosse in grado di passare fluidamente da un ambito letterario all’altro e conforta l’ipotesi che molti dei suoi saggi fossero effettivamente stati scritti per offrire un supporto teorico alle riflessioni sviluppate nei romanzi.

L’attività dei coniugi Woolf come editori fu per Virginia una fonte costante di ispirazione, oltre che un modo per tenersi costantemente aggiornata su un panorama letterario in costante evoluzione: la scrittrice infatti spesso curava personalmente la selezione degli artisti indipendenti che presentavano il proprio lavoro alla Hogarth Press. Per questo motivo, ho considerato parte del dossier anche la dettagliata storia dell’attività della casa editrice curata da J.H. Willis.129 Grazie a questo strumento, per esempio, ho potuto trovare conferma che Woolf effettivamente lesse le opere di Freud poco prima di cominciare a lavorare a The Hours, probabilmente utilizzando alcune delle nozioni elaborate dallo psicanalista viennese per costruire i dialoghi tra folle e medici.

129 Willis J.H., Leonard and Virginia Woolf as Publishers: The Hogarth Press 1917-1941, The University of Virginia Press, USA 1992.

Infine, considero parte dell’avant-texte di Mrs Dalloway anche il film di Abel Gance J’accuse, realizzato tra il 1918 e il 1919 e proiettato nelle sale cinematografiche di Londra all’inizio degli Anni Venti. Per l’analisi dei rapporti tra il film e il romanzo mi sono basata sul saggio di Kathleen Hankins, al momento unico approfondimento sul tema.130

130 Cfr. Hankins Kathleen, Complicating Adaptation: Virginia Woolf’s 1925 novel, Mrs Dalloway and Abel

Gance’s 1918-19 film J’accuse, in McNees Eleanor and Veghahn Sarah (edited by), Woolf Editing / Editing

Woolf: Selected Papers from the Eighteenth Annual Conference on Virginia Woolf, Clemson University Digital Press, USA 2009

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