6. Eneidi e Antenoridi: storie e glorie dei mausolei ‘a baldacchino’ in Italia
6.1. Due avventi dall’oriente
«Iam primum omnium satis constat Troia capta in ceteros saevitum esse Troianos, duobus, Aeneae Antenorique, et vetusti iure hospitii et quia pacis reddendaeque Helenae semper auctores fuerant, omne ius belli Achivos abstinuisse [...]951»
Queste le primissime parole di Tito Livio, nel suo Ab Urbe Condita, sulla caduta di Ilio e sui due soli troiani, il pio Enea ed il saggio Antenore, sui quali gli Achei non esercitarono diritto di guerra alcuno, onorando la xenia e le loro istanze di pace, in primis la subitanea volontà di restituire Elena, il casus belli. Essi sarebbero giunti, infine, nella loro nuova patria, il Latium e la Venetia rispettivamente. L’epopea di
948 FRISCHER 1982-1983, pp. 51-86. Fra i primi vi fu il Mausoleo di Bibulo (v. Cap. 4.6.8).
949 ORTALLI 1987, pp. 157-158; MONTEVECCHI 2013, pp. 189-190. In questo senso si
ponevano anche gli atti di evergetismo funerario, come quello operato da Horatius Balbus a Sarsina, dove egli, cittadino abbiente, alla metà del I secolo a.C., donò ai propri concittadini più poveri, ma meritevoli, un lotto di terra per la loro sepoltura, realizzando così un ‘campo dei poveri’.
950VON HESBERG 1994, pp. 38-39; GROS 2001, pp. 388-391, vonHESBERG 2006, pp. 11-39.
951LIV. I, 1. Il passo poi prosegue raccontando di come Antenore, con al seguito gli Eneti,
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Enea è naturalmente nota attraverso il capolavoro virgiliano. L’epopea di Antenore, invece, ci è tramandata solo per mezzo di opere storiche di autori romani, essendo andata perduta sia la tragedia sofoclea ‘Gli Antenoridi’952, versione della vicenda fatta propria dai romani, sia, naturalmente, qualsiasi opera eventualmente redatta dai Veneti stessi, dei quali non sappiamo assolutamente nulla di cosa ne pensassero al riguardo953.
I loro due viaggi dalla Troade, per mare954, per terram955, verso la «patria Italia956» sono destinati, da chi scrive, a metafora di due ‘stirpi’ di mausolei a ‘baldacchino’, accomunati dalla medesima origine microasiatica, ma separati da una diversa localizzazione e caratterizzazione architettonica, di cui fu motivo il diverso avvento dall’oriente, pervenendo ad un duplice sviluppo sotto la Stella Veneris.
I mausolei ‘eneidi’, la cui origine italica si ritrova, naturalmente, nell’Urbe, sono frutto della sintesi fra la tradizione del III secolo a.C., nata tramite la mediazione dei precursori magno-greci, di cui già si trattò, e le nuove tematiche ellenistiche acquisite attraverso i rapporti diretti con l’oriente, iniziati al principio del II secolo a.C. I mausolei ‘antenoridi’, la cui origine italica si ritrova, come si dirà, ad Aquileia957, sono frutto di un rapporto diretto che le regioni nord-orientali ebbero con l’oriente958. Si può affermare che, in un ambiente italico ‘eneico’, vi fu, in ambito altoadriatico, per ragioni storiche e, specialmente, geografiche, una divergenza nella facies959 culturale funeraria, definibile, per contrapposizione, ‘antenorica’.
Il discriminante fondamentale fra le due facies, naturalmente per quanto concerne gli edifici funerari della tipologia in esame, si osserva certamente nella forma e nello stile di un particolare coronamento del baldacchino: la cuspide960.
Questa è una traduzione litica del tumulus sepolcrale961, di origine, oramai non pare neppur più d’uopo specificare, che il lettore più arguto già avrà inteso,
952STR. XIII, 1, 53. Strabone riporta un passo che afferma proprio dell’opera di Sofocle. 953Sono gli autori greci e latini a tramandarcelo, naturalmente secondo la loro mentalità. 954STR. XIII, 1, 53. Strabone contrappone, volutamente, il viaggio in mare di Enea a quello
terrestre di Antenore (v. GUIZZI – NOCITA 2017, pp. 71-72).
955 STR. XIII, 1, 53. Secondo il passo sofocleo riportato da Strabone, Antenore sarebbe
giunto nella Venezia via terra, attraversando la Tracia e proseguendo lungo la costa adriatica. Tuttavia una rotta marittima, tradizionalmente assai meglio considerata, è certo possibile e plausibile, probabilmente essendo quella di Strabone soltanto una variatio. (v.
GUIZZI – NOCITA 2017, pp. 71-72) Il tema è, in effetti, molto dibattuto e assolutamente
meritevole di trattazione. Naturalmente in altra sede.
956VERG., Aen. I, 380.
957 MARCONE 2017, pp. 17. Ed essendo Aquileia «una seconda Puteoli» (citazione di M.
Rostovtzeff riportata dal Marcone), la metafora di un Antenore navigatore è assai più considerabile, almeno in questa sede.
958 MANSUELLI 1952, pp. 60-71; MANSUELLI 1960, pp. 107-121; CANDIDA 1977, pp. 55, 62-
63; GHEDINI 1990, pp. 225-256; QUAGLINO PALMUCCI 1997, pp. 165-166, 169-170;
VERZÁR-BASS 2006, pp. 63-73; MARCONE 2017, pp. 17-19.
959 CANDIDA 1977, pp. 63-64, 67-68; GHEDINI 1990, p. 225; QUAGLINO PALMUCCI 1997,
pp. 169-170.
960MANSUELLI 1960, pp. 107-121; CANDIDA 1977, pp. 63-64, 67-68;VERZÁR-BASS 2006,
pp. 63-73.
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microasiatica962 e, in generale, orientale963, la quale si estese anche nelle terre africane a occidente dell’Egitto964.
La forma e lo stile della cuspide ‘eneide’ sono a basso tronco di cono con i lati dritti, esemplari tipici della quale sono il pompeiano monoptero degli Istacidii o l’ostiense tholos di Porta Marina. In quest’ambito la cuspide è limitata solamente al baldacchino circolare. L’edicola ‘eneide’ mai possedette una siffatta copertura, preferendo, invece, una copertura a doppio spiovente, di cui esemplare tipico è la pompeiana Tomba delle Ghirlande. Eccezione a questa regola sono, forse, il ‘Pilone’ di Albenga, ipotizzato essere unicum italico del tipo diffuso nella penisola iberica, ed i sepolcri basati sul modello del romano Mausoleo di Pompeo Magno, con edicola, quindi, chiusa, che presentano una copertura a piramide dai lati dritti. Di quest’ultima categoria, tuttavia, in parte a sé fra gli stessi mausolei ‘eneidi’, si dirà successivamente. Altra eccezione sono, naturalmente, i sepolcri di forme sui generum, come i romani Mausolei di Eurisace e degli Orazi e dei Curiazi, il primo con copertura, forse, piana, il secondo con copertura a cinque coni.
In sintesi, si può affermare che il mausoleo ‘eneide’, o, se si preferisce, di tipo ‘romano-campano’, si affermò nell’Urbe e nelle città della Regio I, estendendosi poi al resto della penisola965.
La forma e lo stile della cuspide ‘antenoride’ sono a tronco di cono o piramide a base quadrangolare, entrambi con una caratteristica specifica: i lati inflessi e, spesso, assai slanciati, con una decorazione sommitale con capitello e una pigna o un finto cinerario. La forma troncoconica è propria dei monopteri dell’area veneta e delle zone ad essa limitrofe, di cui gli esemplari maggiormente noti sono quelli di Altino ed Aquileia. In quest’ultima città è presente anche la variante architettonica a base triangolare, assai tipica nell’Africa mediterranea. La forma piramidale è propria delle edicole dell’area emiliana e delle zone ad essa limitrofe, di cui gli esemplari maggiormente noti sono quelli di Bologna e Sarsina. Di questi centri, i quali erano collegati mediante un fitto nodo viario, in particolare la Via Emilia Altinate966, si è convenuto967 essere principe di diffusione e rielaborazione dei modelli microasiatici quello costituente la capitale della Regio X, Aquileia, attorno al cui grande porto marittimo968 gravitava tutta la sfera urbana dell’Italia nord-orientale.
In sintesi, si può affermare che il mausoleo ‘antenoride’, o, se si preferisce, di tipo ‘aquileiese’, si concepì, rielaborando i modelli, ad Aquileia e da qui si irradiò
962CANDIDA 1977, p. 68; QUAGLINO PALMUCCI 1997, pp. 170-173.
963MANSUELLI 1960, p. 108; CANDIDA 1977, p. 68. L’oriente è qui da intendersi sia nella
sua parte ‘terrestre’, ovvero il Vicino Oriente, specificatamente, nel caso, la Siria, sia nella sua parte ‘marina’, ovvero il Mediterraneo orientale..
964CANDIDA 1977, p. 68;QUAGLINO PALMUCCI 1997, p. 170.
965 CANDIDA 1977, pp. 63-64, 67-68; GHEDINI 1990, p. 225; QUAGLINO PALMUCCI 1997,
pp. 169-170; POLITO 2010, pp. 23-34. Va da sé che non si diffuse egualmente nei luoghi ‘a
maggioranza antenoride’.
966CANDIDA 1977, p. 63.
967CANDIDA 1977, p. 68; VERZÁR-BASS 2006, pp. 63-73; MARCONE 2017, pp. 17-19.
968STR. V, 1, 8; PLIN. Nat. III, 8. Strabone riferisce che la città distava 60 stadi dal mare,
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nelle città padane, comprese nelle Regiones VI, VIII, X e XI, sotto l’egemonia culturale della koinè altoadriatica969.
La distinzione tra le due facies, come si conviene, non deve essere considerata assoluta o ‘manichea’. Gli esempi di Terni o di Nettuno, pur nella loro particolarità e ipoteticità, possono far riflettere in questo senso. Il mausoleo ‘antenoride’ non è attestato nelle aree occidentali della Regio X, molto probabilmente per un vuoto archeologico, ma lo si ritrova nella Regio XI, a Milano. Già nei moderni Piemonte e Liguria, tuttavia, si ritorna a mausolei ‘eneidi’, come il Pilone di Albenga970. Il luogo di sintesi delle due facies, almeno per quanto concerne i mausolei trattati, lo si può ritrovare a Sestino: il relativo mausoleo, infatti, presenta sì la caratteristica cuspide altinate e aquileiese ma non slanciata e a lati dritti, con una decorazione sommitale assai più stilizzata e in forma di cippo, anziché in due elementi ben distinguibili tra capitello e pigna. Inoltre, si tratta di uno pseudo-monoptero, come già quello in Pompei, con baldacchino per metà murato, tipologia altrimenti non attestata in area altoadriatica971.
Trascorso il climax cronologico proprio dei mausoleo ‘a baldacchino’, si trattasse di ‘eneidi’ o di ‘antenoridi’, essi seguirono la medesima parabola discendente, come si dirà. Ciò che è d’uopo far notare, tuttavia, è che, in ambiente ‘antenorico’, la cuspide continuò comunque ad essere utilizzata per strutture funerarie, quali steli o cippi, negli horti sepulcrales, naturalmente in forma ‘miniaturizzata’ o, se si preferisce, ‘a misura d’uomo’972.