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L’altra meraviglia: prolegomeni ai mausolei ‘a faro’

6. Eneidi e Antenoridi: storie e glorie dei mausolei ‘a baldacchino’ in Italia

6.3. L’altra meraviglia: prolegomeni ai mausolei ‘a faro’

Il Faro di Alessandria, settima meraviglia del mondo, fu iniziato durante il regno di Tolomeo I Sotere, nei primi decenni del III secolo a.C., la data precisa non è certa, su progetto dell’architetto Sostrato di Cnido1166.

L’edificio (fig. 6.3) fu collocato sull’isola di Pharos, presso l’ingresso della baia del porto principale della capitale Alessandria d’Egitto. Il nome del luogo è noto già nell’Odissea, legato ad un divertente episodio con protagonista Menelao, il quale, nel mentre del suo nostos, creò involontariamente la parola a causa di una sequela di fraintendimenti fonetici tra lui ed un anziano abitante del luogo, intento a cercare di spiegargli dove fosse capitato1167.

Fu la terza meraviglia fra le maggiormente longeve, dopo la Grande Piramide ed il Mausoleo, sopravvivendo alla fine dell’epoca antica e venendo descritta e visitata da molti viaggiatori arabi. Danneggiata da ripetuti terremoti nei secoli fra i primi due millenni, quel poco che ne rimaneva fu definitivamente distrutto nel XV secolo per riutilizzarne i materiali e costruire una fortezza sulla piattaforma antica1168.

L’altezza totale dell’edificio1169 era di 95 m e si sviluppava su tre livelli. Il primo, di circa metà dell’altezza totale, era a base quadrata e con i lati leggermente inflessi. Il secondo livello era un prisma a base ottagonale. Il terzo livello, di base circolare, era composto da un alto tamburo su cui poggiava un baldacchino monoptero cuspidato. Quest’ultimo ospitava la vera ‘meraviglia’, costituita dai grandi specchi parabolici1170, frutto della nuova scienza ellenistica1171, che potevano irradiare la luce del fuoco fino ad una distanza di 300 stadi1172, ossia 48 km, misura attendibile poiché corrispondente approssimativamente alla linea dell’orizzonte1173.

‘podio’ e la circolarità del ‘baldacchino’, con una copertura forse emisferica, ricordano senza dubbio la ‘Conocchia’ di Capua (Cap. 4.7.1).

1164TOYNBEE 1971, p. 99-100. 1165CAMPBELL 2008, pp. 42-43. 1166CLAYTON 1989, pp. 131-138; RUSSO 1996, pp. 144-146. 1167HOM., Od. δ, 360-620. 1168CLAYTON 1989, pp. 143-149. 1169RUSSO 1996, p. 144.

1170RUSSO 1996, p. 144-145. La tecnologia si basava sulla Teoria delle Coniche. Dal grande

naufragio della trattatistica scientifica ellenistica sopravvisse, in parte, l’opera a riguardo di Apollonio di Perga.

1171CLAYTON 1989, pp. 138-139; RUSSO 1996, pp. 144-145.

1172JOSEPH., BJ IV, 10, 613.

1173RUSSO 1996, p. 144, nt. 84. Secondo l’equazione = √2 ℎ2

+ √22

dove R è il raggio medio della Terra (circa 6366 km), e h e d sono, rispettivamente, l’altezza del Faro e quella

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L’estrema utilità del Faro fece sì che se ne costruissero successivamente in molti dei principali porti del Mediterraneo. Ad Ostia, nel porto voluto dall’imperatore Claudio, fu edificato un faro che si sviluppava su quattro livelli, di grandezza decrescente, visibile oggi in un mosaico del Portico delle Corporazioni. In quanto faro dell’Urbe, come l’originale, fu certamente modello per altri edifici di identica funzione1174.

Come si è già precedentemente detto, il faro, spesso raffigurato su sarcofagi e lastre sepolcrali, acquisì «il valore simbolico di termine del viaggio terreno1175». Se la fama di ‘meraviglia’ fu, come per il Mausoleo, propria del Faro, allora è lecito supporre che, secondo il suo significato appena detto, la struttura, sia quella per antonomasia, sia i suoi epigoni, fosse stata utilizzata anch’essa come modello di edifici sepolcrali, specie della tipologia in esame1176. Si potrebbe dunque scrivere di mausolei ‘a faro’.

La tripartizione della forma originale, oltre che pratica, si può supporre fosse anche simbolica: i due poligoni estremi, il quadrato di base ed il cerchio di sommo, sono, ciascuno per suo modo, perfetti, mentre il poligono centrale presenta la forma, intermedia fra le altre due, più vicina alla perfezione, ovvero l’ottagono, ammirabile in egual modo da ogni lato dell’edificio ed anch’esso con propri significati1177.

Prima di dedicarsi all’identificazione di quelli italici, è d’uopo citare il gallico Mausoleo di Faverolles. Questo, di altezza pari a 23.60 m, imita perfettamente nella forma la struttura d’origine alessandrina: un primo livello di base quadrangolare, un secondo a prisma di base ottagonale, decorato, in effetti, a pseudo-monoptero1178, e un baldacchino a giorno di base ottagonale1179 cuspidato1180. Una struttura del tutto analoga era propria anche del ‘Mausoleo C’ di Fourches-Vieilles ad Orange1181.

Nella penisola, fra i sepolcri precedentemente trattati, subito si potrebbero dire ‘a faro’ quelli di forma ottagonale, nella Regio I, a Roma1182 e, nella Regio X, a Pola1183, la cui struttura si rifarebbe a quella alessandrina. Come già si evidenziò, il Mausoleo cosiddetto ‘di Pompeo Magno’, che si sviluppava su quattro livelli

dei marinai imbarcati (stimabile fra 10 m e 15 m) sul livello del mare, si ottiene un valore della massima distanza D, ammessa dalla curvatura terrestre, fra 46 km e 48,5 km.

1174GHINI 2010, p. 86.

1175 Cit. CASTAGNOLI 1960, pp. 596-597 (v. Cap. 4.6.4).

1176GHINI 2010, p. 86.

1177 SAURON 1994, pp. 623-624. La Torre dei Venti di Atene, per esempio, è ottagonale e

ogni lato presenta un fregio raffigurante uno degli otto anemoi alati.

1178 La struttura è del tutto simile, anche se ottagonale, alla decorazione del baldacchino del

Mausoleo di «Cotta» (v. Cap. 4.6.2). Si tentenna, in effetti, sul dire se esso, vista l’altezza comunque simile agli altri due livelli, sia da considerare come parte del podio o come pseudo-tamburo del baldacchino, propendendo, per coerenza, verso quest’ultima ipotesi.

1179Essendo di forma ottagonale, anche in questo caso, chi scrive tentenna sulla terminologia

da adottare, propendendo, comunque, vista la continuità con la forma di base sottostante, per definirlo periptero, anziché monoptero o pseudo-monoptero.

1180 FÉVRIER 1993, pp. 93-98; FEVRIER 2000, pp. 203-213; SAURON 2000, pp. 203-213;

FÉVRIER 2006, pp. 377-386.

1181 MIGNON ZUGMEYER 2006, pp. 291-307.

1182V. Appia: m. al V M. con pseudo-tamburo ottag. e m. al VI M. ‘ettagonale’ detto ‘della

Scala a Chiocciola’ (v. Cap. 4.6.1); V. Latina: m. con pseudo-tholos ottag. (v. Cap. 4.6.9).

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quadrangolari, possiede la forma che sarà del faro, ad esso posteriore, ostiense1184. A questo tipo, di cui sarebbe il sommo e archetipico esemplare, si potrebbero ascrivere molti di quei mausolei, di cui si è trattato, localizzati nel suburbium romano, di cui non si poté dire altro se non che si sviluppassero su due o tre livelli, ciascuno con base quadrangolare di misura decrescente.

A questo punto, se si considera la possibilità, in effetti molto ipotetica1185, che dei sepolcri urbani presentassero una forma epigone del Mausoleo di Pompeo Magno, già si potrebbe scrivere di mausolei ‘a faro’ di tipo ‘alessandrino’, di portata ampia, diffusi in ambito provinciale, e di tipo, invece, ‘ostiense’, più localizzati, tipici della campagna romana.

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