• Non ci sono risultati.

Come anticipato nell’Avvertenza della prima parte del n. 133/134 di Quaderni, nel presente fascicolo sono riportati i Capitoli dal quinto al nono del Rapporto OMS su violenza e salute che trattano i seguenti temi: la violenza sugli anziani, la violenza sessuale, la violenza autoinflitta e la violenza collettiva. L’ultimo Capitolo riprende i temi trattati nell’intero Rapporto e presenta le raccomandazioni che l’OMS sottopone all’attenzione dei Paesi membri in tema di violenza, con particolare riguardo alle sue conseguenze sulla salute.

5. L’abuso nei confronti degli anziani

Background

L’abuso nei confronti degli anziani da parte di membri della famiglia risale all’antichità. Fino alla nascita di iniziative volte a contrastare l’abuso nei confronti dei bambini e la violenza domestica negli ultimi venticinque anni del XX secolo, questo fenomeno è rimasto un problema privato, nascosto agli occhi della collettività. Inizialmente considerato una questione di benessere sociale e in seguito un problema legato all’invecchiamento, l’abuso sugli anziani, come altre forme di violenza familiare, si è trasformato in un problema di salute pubblica e di giustizia criminale. Questi due ambiti – la salute pubblica e la giustizia criminale – hanno pertanto giocato un ruolo molto importante nella definizione del modo in cui l’abuso sugli anziani è considerato, analizzato e trattato. Il presente capitolo si occupa specificamente dell’a-buso nei confronti delle persone anziane da parte dei membri della famiglia o di altre persone conosciute, in casa nonché in contesti residenziali o di ricovero. Non si occupa di altri tipi di violenza che possono riguardare le persone anziane, quali la violenza da parte di estranei, la criminalità di strada, le guerre tra bande o i conflitti militari.

Il maltrattamento degli anziani – definito come “abuso sull’anziano” – è stato descritto per la prima volta nelle riviste scientifiche inglesi nel 1975 con il termine granny battering, violenza nei confronti delle nonne (1, 2). Il primo a considerare il problema come una questione sociale e politica, tuttavia, fu il Congresso degli Stati Uniti, seguito successivamente da ricercatori e medici. Nel corso degli anni ottanta sono state segnalate ricerche scientifiche e azioni da parte delle autorità in Australia, Canada, Cina (Hong Kong SAR), Norvegia, Svezia e Stati Uniti, e nel decennio successivo in Argentina, Brasile, Cile, India, Israele, Giappone, Sudafrica, Regno Unito e altri paesi europei. Sebbene l’abuso sugli anziani sia stato evidenziato inizialmente nei paesi industrializzati, in cui sono state condotte la maggior parte delle ricerche esistenti, evidenze aneddotiche e altre relazioni che riguardano alcuni paesi in via di sviluppo hanno mostrato come si tratti di un fenomeno universale. Il fatto che questo tipo di abuso venga attualmente considerato in modo decisamente più serio riflette la maggiore preoccupazione nel campo dei diritti umani e della parità tra uomini e donne a livello mondiale, nonché l’impe-gno nei confronti della violenza domestica e dell’invecchiamento della popolazione.

È difficile definire il momento in cui una persona diventa “anziana” e ciò rende difficile confrontare i diversi studi e i diversi paesi. Nelle società occidentali si fa coincidere l’inizio della vecchiaia con il momento del pensionamento, all’età di 60 o 65 anni. Nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, tuttavia, questo concetto sociale che si basa sul pensionamento non è molto significativo. In questi paesi sono più importanti i ruoli che le persone hanno ricoperto nel corso della loro vita. La vecchiaia è quindi considerata quel momento della vita in cui le persone, a causa di un declino fisico, non sono più in grado di ricoprire il proprio ruolo all’in-terno della famiglia o nel lavoro.

La preoccupazione relativa ai maltrattamenti nei confronti degli anziani è aumentata in seguito alla consapevolezza che nei prossimi decenni, nei paesi industrializzati così come in quelli in via di sviluppo, si assisterà a un marcato aumento della popolazione anziana – quella che in francese è chiamata le troisieme âge (la terza età). Si prevede che entro l’anno 2025 la

popolazione di età uguale o superiore a 60 anni sarà più che raddoppiata, passando da 542 milioni nel 1995 a circa 1,2 miliardi (Figura 5.1). Anche il numero totale delle persone anziane nei paesi in via di sviluppo sarà più che raddoppiato entro il 2025 e raggiungerà gli 850 milioni (3) – il 12% della popolazione globale dei paesi in via di sviluppo – anche se si ritiene che in alcuni paesi, tra cui Colombia, Indonesia, Kenya e Thailandia, l’aumento sarà più del quadru-plo. In tutto il mondo, un milione di individui raggiunge i 60 anni di età ogni mese: l’80%

nei paesi in via di sviluppo.

Le donne vivono più a lungo degli uomini in quasi tutti paesi del mondo, ricchi e poveri (3). Questo divario di genere è, tuttavia, decisamente più contenuto nei paesi in via di sviluppo, soprattutto a causa degli elevati tassi di mortalità materna e, negli ultimi anni, anche a causa dell’epidemia di AIDS.

Questi mutamenti demografici nei paesi in via di sviluppo si verificano parallelamente a una maggiore mobilità e a cambiamenti delle strutture familiari. Il processo di industrializza-zione sgretola modelli consolidati di interdipendenza tra le generazioni all’interno della fami-glia, determinando spesso difficoltà materiali e affettive per gli anziani. In molti paesi in via di sviluppo le reti familiari e di comunità che avevano precedentemente fornito sostegno alle generazioni più anziane sono state indebolite, e spesso distrutte, dai rapidi mutamenti sociali ed economici. La pandemia di AIDS condiziona inoltre in modo significativo la vita delle persone anziane. In diverse zone dell’Africa subsahariana, ad esempio, moltissimi bambini sono orfani perché i loro genitori muoiono a causa di questa malattia. Le persone anziane che si aspettavano il sostegno da parte dei propri figli nella vecchiaia si devono invece occupare di questi bambini senza una famiglia che li aiuti nel futuro.

Figura 5.1 Proiezione della crescita della popolazione globale di età ≥ 60 anni, 1995-2025

1000

800

600

400

200

0

Popolazione (in milioni)

Donne Totale

Uomini 2025 1995 1200

Fonte: Divisione della popolazione delle Nazioni Unite, 2002.

Documenti correlati