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Background

Una delle forme più comuni di violenza contro le donne è rappresentata da quella perpetrata dal marito o dal partner. Si tratta di una situazione decisamente contraria rispetto a quanto accade agli uomini, i quali solitamente sono attaccati da uno sconosciuto o da un conoscente piuttosto che da qualcuno che appartiene alla sfera delle relazioni più strette (1-5). Il fatto che le donne siano spesso affettivamente coinvolte ed economicamente dipendenti da coloro che ne abusano presenta notevoli implicazioni sia per la dinamica dell’abuso sia per gli approcci nella gestione dello stesso.

La violenza da parte del partner si verifica in tutti i paesi, a prescindere dal gruppo sociale, economico, religioso o culturale. Sebbene le donne possano essere violente nelle relazioni con gli uomini, e la violenza si ritrovi talvolta nelle relazioni con partner dello stesso sesso, l’in-sopportabile carico della violenza all’interno della coppia è sostenuto dalle donne per mano degli uomini (6, 7). Per questo motivo, il presente capitolo tratterà il problema della violenza maschile nei confronti delle partner di sesso femminile

Le organizzazioni femminili in tutto il mondo hanno concentrato a lungo l’attenzione sulla violenza contro le donne e sulla violenza all’interno della coppia in particolare. Grazie ai loro sforzi, la violenza contro le donne è divenuta attualmente un problema di interesse interna-zionale. Inizialmente vissuta come una questione di diritti umani, la violenza nella coppia è sempre più frequentemente considerata un problema di salute pubblica.

Le dimensioni del problema

Per violenza contro il partner si intende qualsiasi comportamento all’interno della relazione di coppia che provochi danno fisico, psicologico o sessuale ai soggetti della relazione. Tali comportamenti comprendono:

• Atti di aggressione fisica: schiaffi, pugni, calci e percosse.

• Abuso psicologico: intimidazione, svalutazione e umiliazione costanti.

• Rapporti sessuali forzati e altre forme di coercizione sessuale.

• Diversi atteggiamenti di controllo: isolare una persona dalla sua famiglia d’origine e dagli ami-ci, controllarne i movimenti e limitare le sue possibilità di accesso a informazioni o assistenza.

Quando l’abuso viene ripetutamente perpetrato nell’ambito della stessa relazione, si parla spesso di “maltrattamento”.

In 48 studi di popolazione condotte in tutto il mondo, una percentuale compresa tra il 10%

e il 69% delle donne ha dichiarato di aver subito un abuso fisico da parte del partner almeno una volta nella vita (Tabella 4.1). La percentuale di donne aggredite dal partner nei 12 mesi precedenti variava dal 3% o meno in Australia, Canada e Stati Uniti, al 27% delle donne di León, Nicaragua, al 38% delle donne sposate nella Repubblica di Corea e al 52% delle donne palestinesi sposate nei territori occidentali e nella striscia di Gaza. Per molte di queste donne, l’aggressione fisica non rappresentava un evento isolato ma faceva parte di una modalità conti-nua di comportamento abusivo.

Tabella 4.1 Aggressione fisica alle donne da parte del partner maschio, studi selezionati di popolazione, 1982-1999 Paese Anno dello CoperturaCampioneProporzione delle donne che hanno subito o areastudioun’aggressione fisica da parte del partner (%) DimensioniPopolazione(a)Eta (anni)Nel corso deiNell’attualeIn generale precedenti relazione 12 mesi Africa Etiopia1995Meskanena Woreda673II1510(b)45 Kenya1984-1987Distretto di Kisii612VI1542 Nigeria1993Non calcolato 1.000I31(c) Sudafrica1998Capo orientale396III18-491127 Mpumalanga419III18-491228 Provincia settentrionale464III18-49519 Nazionale10.190III15-49613 Zimbabwe1996Midlands966I1817(d) America latina e Caraibi Antigua1990Nazionale97I29-4530(d) Barbados1990Nazionale264I20-4530(c, e) Bolivia1998Tre distretti289I2017(c) Cile 1993Santiago provincia1.000II22-5526/11(f) 1997Santiago310II15-4923 Colombia1995Nazionale6.097II 15-4919 Messico1996Guadalajara650III1527 Monterrey1.064III1517 Nicaragua1995León360III15-4927/70(f)52/37(f) 1997Managua378III15-4933/2869 1998Nazionale8.507III15-4912/8(f)28/21(f) Paraguay1995-1996Nazionale, eccetto 5.940III15-4910 la regione di Chaco Perù1997Lima area metropolitana 359II17-5531 (medio e basso reddito) Portorico1995-1996Nazionale4.755III15-4913(g) Uruguay1997Due regioni545II(h)22-5510(e)

Tabella 4.1 (continua) Paese Anno dello CoperturaCampioneProporzione delle donne che hanno subito o areastudioun’aggressione fisica da parte del partner (%) DimensioniPopolazione(a)Eta (anni)Nel corso deiNell’attualeIn generale precedenti relazione 12 mesi America del Nord Canada1991-1992Toronto420I18-6427(c) 1993Nazionale12.300I183(d, e)29(d, e) Stati Uniti1995-1996Nazionale8.000I181,3(c)22(c) Asia e Pacifico occidentale Australia1996Nazionale6.300I3(d)8(d) Bangladesh1992Nazionale (villaggi)1.225II< 501947 1993Due regioni rurali10.368II15-4942 Cambogia1996Sei regioni1.374III16 India1993-1994Tamil Nadu859II15-3937 1993-1994Uttar Pradesh983II15-3945 1995-1996Uttar Pradesh, 6.695IV15-6530 cinque distretti 1998-1999Nazionale89.199III15-4911(i)19(i) 1999Sei stati9.938III15-491440/26 Papua Nuova Guinea1982Nazionale, villaggi rurali628III((h)–67 1984Port Moresby298III(h)–56 Filippine1993Nazionale8.481V15-4910 1998Cagayan de Oro City e Provincia di Bukidnon 1.660II15-4926(j) Repubblica di Corea 1989Nazionale707II2038/12(f) Thailandia1994Bangkok619IV20 (segue)

Tabella 4.1 (continua) Paese Anno dello CoperturaCampioneProporzione delle donne che hanno subito o areastudioun’aggressione fisica da parte del partner (%) DimensioniPopolazione(a)Eta (anni)Nel corso deiNell’attualeIn generale precedenti relazione 12 mesi Europa Paesi Bassi1986Nazionale989I20-6021/11(c, f) Norvegia1989Trondheim111III20-4918 Repubblica di Moldavia1997Nazionale4.790III15-44714 Svizzera1994-1996Nazionale1.500II20-606(e)21(e) Turchia1998Anatolia orientale e sud-orientale 599I14-7558(c) Regno Unito1993Nord Londra430I1612(c)30(c) Mediterraneo orientale Egitto1995-1996Nazionale 7.121III15-4916(j)34(g) Israele1997Popolazione araba1.826II19-6732 Territori occidentali e striscia di Gaza1994Popolazione palestinese2.410II17-6552/37(f) Fonte:referenza 6, riprodotta con l’autorizzazione dell’editore. a.Popolazione dello studio: I: tutte le donne; II: donne attualmente coniugate/con partner; III: donne coniugate/con partner in generale; IV: uomini sposati che dichiarano di usare la violenza contro le proprie mogli; V: donne con gravidanza come esito; VI: donne sposate-metà con gravidanza come esito, metà senza. b.Negli ultimi tre mesi. c.Il campione comprendeva donne che non avevano mai avuto un partner e quindi non erano mai state esposte al rischio di violenza. d.Sebbene il campione includa tutte le donne, il tasso di abuso riguarda le donne sposate/con un partner in generale (non viene fornito il numero). e.Aggressione fisica o sessuale. f.Qualsiasi abuso fisico/solo abuso fisico grave. g.Tasso di abuso da parte del partner per le donne sposate/con partner in generale ricalcolato dai dati dell’autore. h.Utilizzate tecniche di campionamento non-random. i.Comprende l’aggressione da parte di altri. j.Il responsabile potrebbe essere un membro della famiglia o un amico intimo.

La ricerca indica come la violenza fisica nelle relazioni di coppia sia spesso accompagnata da abuso psicologico e, in un numero di casi variabile da un terzo a più di metà, da abuso sessuale (3, 8-10). In un gruppo di 613 donne giapponesi vittime di abuso, ad esempio, il 57%

aveva subito tutti e tre i tipi di abuso – fisico, psicologico e sessuale. Una percentuale inferiore al 10% di queste donne aveva subito solamente un abuso fisico (8). Analogamente, a Monterrey, in Messico, il 52% delle donne aggredite fisicamente aveva subito anche un abuso sessuale da parte del partner (11). La Figura 4.1 illustra graficamente la sovrapposizione tra i diversi tipi di abuso nelle donne a León, Nicaragua.

La maggior parte delle donne oggetto di aggressione fisica solitamente è vittima di diversi episodi di aggressione nel tempo. Nello studio relativo a León, ad esempio, il 60% delle donne abusate nell’anno precedente era stato aggredito più di una volta e il 20% aveva subito un atto di violenza grave più di sei volte. Tra le donne che avevano dichiarato un’aggressione fisica, il 70% aveva riferito di un abuso grave (12). Il numero medio di aggressioni fisiche nel corso dell’anno precedente tra le donne che riferivano una situazione di abuso, in base a un’indagine condotta a Londra, in Inghilterra, era di 7 episodi (13), mentre negli Stati Uniti, in uno studio condotto a livello nazionale nel 1996, era di 3 episodi (5).

Solitamente nella stessa relazione coesistono diversi tipi di abuso. Tuttavia, gli studi di prevalenza della violenza domestica rappresentano un’area di ricerca nuova e non sono ancora generalmente disponibili dati sui diversi tipi di violenza nella coppia, a parte quelli relativi alla violenza fisica. I numeri della Tabella 4.1, quindi, si riferiscono esclusivamente alle aggressioni fisiche. Anche così, comunque, a causa di differenze metodologiche, i dati di questi studi validi non sono direttamente confrontabili. Le stime di abuso riferite sono estremamente sensibili alle particolari definizioni utilizzate, al modo in cui le domande sono poste, al livello di riser-vatezza con cui vengono condotte le interviste e alla natura della popolazione oggetto dello studio (14) (Box 4.1). Le differenze tra i paesi, quindi – soprattutto quelle relativamente piccole – possono riflettere delle variazioni metodologiche piuttosto che reali differenze dei tassi di prevalenza.

Misurare la violenza da parte del partner

Nelle indagini sulla violenza del partner, alle donne viene solitamente chiesto se hanno mai subito un abuso in base a una lista di atti di aggressione specifici, che comprendono schiaffi o Figura 4.1 Sovrapposizione tra abuso sessuale, fisico e psicologico vissuto dalle donne

a León, Nicaragua (N = 360 donne con partner)

Mai vittime di abuso

97 Abuso sessuale

1

Abuso psicologico 71

Abuso fisico 5 109

74 3

Fonte:referenza 9.

Box 4.1 Migliorare la comparabilità dei dati sulla violenza da parte del partner

Diversi fattori condizionano la qualità e la comparabilità dei dati sulla violenza da parte del part-ner, tra cui:

– incoerenze nel modo in cui la violenza e l’abuso vengono definiti;

– diversità dei criteri di selezione per i partecipanti allo studio;

– differenze dovute alle fonti dei dati;

– disponibilità di chi risponde al questionario di parlare apertamente e onestamente delle espe-rienze di violenza.

A causa di questi fattori, la maggior parte dei dati di prevalenza sulla violenza da parte del partner contenuti in studi diversi non possono essere direttamente confrontati. Non tutti gli studi, ad esempio, separano i diversi tipi di violenza, così che non è sempre possibile distinguere gli atti di violenza fisica, sessuale e psicologica. Alcuni studi esaminano solamente gli atti di violenza degli ultimi 12 mesi o 5 anni, mentre altri considerano tutta la vita.

Esiste inoltre una notevole diversità tra le popolazioni di studio utilizzate per la ricerca. Molti studi sulla violenza nella coppia comprendono tutte le donne all’interno di uno specifico intervallo di età, mentre altri intervistano esclusivamente donne sposate al momento dello studio o in prece-denza. Sia l’età sia lo stato coniugale sono associati al rischio che una donna corre di rimanere vittima di un abuso da parte del partner. I criteri di selezione dei partecipanti possono pertanto condizionare in modo considerevole le stime della prevalenza dell’abuso in una popolazione.

È inoltre probabile che tali stime cambino in base alla fonte dei dati. Molti studi a livello nazio-nale hanno prodotto stime di prevalenza della violenza nella coppia – stime che sono solitamente inferiori a quelle ottenute da studi approfonditi più ristretti sull’esperienza delle donne nei confronti della violenza. Questi piccoli studi approfonditi tendono a concentrarsi maggiormente sull’interazione tra intervistatore e intervistati. Tendono anche ad analizzare il problema in modo più dettagliato rispetto alla maggior parte degli studi a livello nazionale. Le stime di prevalenza tra i due tipi di studio possono inoltre essere diverse a causa di alcuni dei fattori precedentemente citati – tra cui le differenze nella popolazione oggetto di studio e le definizioni di violenza.

Migliorare la disponibilità a parlare dell’esperienza

Tutti gli studi relativi a questioni sensibili quali la violenza devono affrontare un problema: come ottenere la collaborazione delle persone rispetto ad aspetti intimi della loro vita. Il successo dipen-derà in parte dal modo in cui le domande sono impostate e poste, così come dal grado di benes-sere degli intervistati durante l’indagine. Questo benesbenes-sere dipende da fattori quali il sesso dell’in-tervistatore, la lunghezza dell’intervista, la presenza di altre persone, nonché il grado di interesse e l’atteggiamento imparziale dell’intervistatore.

Diverse sono le strategie che possono migliorare l’apertura. Esse comprendono:

• Offrire all’intervistato nel corso dell’intervista diverse opportunità per confidare la violenza.

• Utilizzare domande specifiche dal punto di vista comportamentale, piuttosto che domande soggettive quali “Ha mai subito un abuso?”.

• Selezionare accuratamente gli intervistatori e abituarli a interagire in modo positivo con gli intervistati.

• Fornire sostegno agli intervistati, per evitare ritorsioni da parte del partner abusivo o di membri della famiglia.

Nelle strategie volte al miglioramento della ricerca sulla violenza è sempre necessario considerare con attenzione la sicurezza degli intervistati e di chi conduce l’intervista.

L’OMS ha recentemente pubblicato linee guida che trattano questioni etiche e di sicurezza nell’ambito della ricerca sulla violenza contro le donne (15). Attualmente si stanno elaborando delle linee guida per definire e misurare la violenza del partner e le aggressioni sessuali al fine di migliorare la comparabilità dei dati. Alcune di queste linee guida sono già disponibili (16) (vedere anche il Capitolo sulle Fonti internet, Parte seconda).

percosse, calci, pestaggi o minacce con un’arma. La ricerca ha mostrato come domande speci-fiche sul comportamento, come “È mai stata costretta ad avere un rapporto sessuale contro la sua volontà?”, determinano percentuali di risposte positive maggiori rispetto a domande in cui si usa il termine “abusata” o “stuprata” (17). Tali domande specifiche sul comportamento permettono inoltre ai ricercatori di misurare accuratamente la gravità e la frequenza relativa dell’abuso subito. Gli atti fisici di gravità superiore a schiaffeggiare, spingere o lanciare oggetti contro una persona sono solitamente definiti negli studi “violenza grave”, sebbene alcuni osser-vatori mettano in discussione una definizione di gravità basata esclusivamente sull’atto (18).

Concentrare l’attenzione solamente su quest’ultimo può nascondere l’atmosfera di terrore che talvolta permea le relazioni violente. In un’indagine condotta a livello nazionale in Canada sulla violenza contro le donne, ad esempio, un terzo di tutte le donne aggredite fisicamente dal partner ha dichiarato di aver temuto per la propria vita almeno in un momento nel corso della relazione (19). Sebbene gli studi internazionali si siano concentrati sulla violenza fisica, poiché è più facilmente teorizzata e misurata, gli studi qualitativi suggeriscono come alcune donne considerino l’abuso e la degradazione psicologica ancora più intollerabili della violenza fisica (1, 20, 21).

Violenza da parte del partner e omicidio

I dati relativi a un ampio numero di paesi suggeriscono che la violenza del partner è alla base di un elevato numero di morti per omicidio tra le donne. Studi condotti in Australia, Canada, Israele, Sudafrica e Stati Uniti mostrano come il 40-70% delle donne vittime di omicidio sia stato ucciso dal marito o dal compagno, frequentemente nell’ambito di una relazione caratte-rizzata da abuso (22-25). Ciò è in netto contrasto con la situazione degli uomini vittime di omicidio. Negli Stati Uniti, ad esempio, solo il 4% degli uomini assassinati tra il 1976 e il 1996 era stato ucciso da mogli, ex mogli o compagne (26). In Australia tra il 1989 e il 1996 la percentuale era dell’8,6% (27).

I fattori culturali e la disponibilità di armi definiscono i profili degli omicidi dei partner nei diversi paesi. Negli Stati Uniti le donne vengono uccise più frequentemente con armi da fuoco che con tutti gli altri tipi di armi insieme (28). In India, le armi sono rare ma le percosse e la morte dovuta al fuoco sono comuni. Un comportamento frequente consiste nel cospargere la donna di cherosene e poi dichiarare che si è trattato di un “incidente dome-stico”. Gli operatori sanitari pubblici indiani sospettano che diversi omicidi di donne siano nascosti nelle statistiche ufficiali come “ustioni accidentali”. Uno studio condotto a metà degli anni ottanta ha osservato che tra le donne di età compresa tra 15 e 44 anni a Bombay e in altre aree urbane dello Stato di Maharashtra, una morte su cinque era attribuita a “ustioni accidentali” (29).

Il concetto tradizionale di onore maschile

In diversi luoghi il concetto di onore maschile e di castità femminile mettono a rischio le donne (vedere anche Capitolo 6, Parte seconda). In alcune parti del Mediterraneo orientale, ad esempio, l’onore di un uomo è spesso legato alla “purezza” sessuale percepita delle donne della sua famiglia. Se una donna è sessualmente “macchiata” – a causa di uno stupro o perché ha avuto volontariamente rapporti sessuali al di fuori del matrimonio – si ritiene che essa diso-nori tutta la famiglia. In alcune società l’unico modo per riscattare l’onore familiare è l’ucci-sione della donna o della ragazza “colpevole di offesa”. Uno studio relativo alle morti femmi-nili per omicidio condotto ad Alessandria, in Egitto, ha riscontrato come il 47% delle donne erano state uccise da un parente dopo essere state violentate (30).

Le dinamiche della violenza da parte del partner

Ricerche recenti condotte nei paesi industrializzati hanno evidenziato come le forme di violenza da parte del partner non siano uguali in tutte le coppie che vivono una situazione di conflitto. Sembra esistano almeno due modelli (31, 32):

• Una forma di violenza progressiva caratterizzata da molteplici forme di abuso, terrore e minacce, nonché da un atteggiamento possessivo e di controllo sempre maggiore da parte dell’abusante.

• Una forma più moderata di violenza all’interno della relazione in cui frustrazione e rabbia continue sfociano occasionalmente in aggressione fisica.

I ricercatori ipotizzano che le indagini di popolazione siano più adatte a individuare il secondo tipo di violenza, più moderata – chiamata anche “violenza della coppia normale” – piuttosto che il tipo più grave di abuso, noto come “maltrattamento”. Ciò può essere d’aiuto per spie-gare il motivo per cui le indagini di popolazione nei paesi industrializzati trovano una sostan-ziale evidenza di aggressione fisica compiuta da donne, anche se la netta maggioranza delle vittime che vengono seguite da chi fornisce assistenza (nei centri di accoglienza, ad esempio), dalla polizia o dai tribunali è rappresentata da donne. Sebbene nei paesi industrializzati esistano prove del fatto che le donne commettono atti di violenza comune nella coppia, vi sono poche indicazioni della loro responsabilità di episodi di violenza grave e progressiva nei confronti degli uomini pari a quelli di cui sono vittime le donne picchiate osservate nei casi clinici (32, 33).

Analogamente, la ricerca suggerisce come le conseguenze della violenza sul partner siano diverse sugli uomini e sulle donne e così anche le motivazioni che ne sono alla base. Studi condotti in Canada e negli Stati Uniti hanno mostrato come sia molto più probabile che le donne vengano ferite durante un episodio di violenza da parte del partner rispetto a quanto accade quando la vittima della violenza è un uomo, e come sia più frequente che subiscano atti di violenza di maggiore gravità (5, 34-36). In Canada, la possibilità che una donna resti ferita rispetto ai casi in cui la vittima è un uomo è tre volte maggiore, ed è cinque volte più frequente che debba richiedere un intervento medico e che tema per la propria vita (36). Quando si veri-ficano casi di violenza da parte delle donne, è più probabile che si tratti di reazioni di autodi-fesa (32, 37, 38).

Nelle società più tradizionali, picchiare la moglie è ampiamente considerato una conse-guenza del diritto dell’uomo di ricorrere a punizioni fisiche nei confronti della moglie – un fatto evidenziato da studi condotti in paesi diversi quali Bangladesh, Cambogia, India, Messico, Nigeria, Pakistan, Papua Nuova Guinea, Repubblica Unita di Tanzania e Zimbabwe (39-47). Le giustificazioni culturali della violenza solitamente derivano da una visione tradi-zionale dei ruoli specifici di genere. In diversi contesti si ritiene che le donne debbano occu-parsi della casa e dei figli e mostrare al marito obbedienza e rispetto. Se un uomo ritiene che la propria moglie non abbia adempiuto ai propri doveri o ne abbia superato i limiti – magari semplicemente richiedendo denaro per la gestione familiare o sottolineando le necessità dei figli – è possibile che risponda ricorrendo alla violenza. Come sottolineato dall’autore dello studio relativo al Pakistan: “Picchiare la moglie per castigarla o controllarla è considerato un fatto giustificato dal punto di vista culturale e religioso… Poiché l’uomo è considerato il

‘padrone’ della moglie, è necessario che essa capisca chi è il capo, così da scoraggiare trasgres-sioni future”.

Un’ampia gamma di studi condotti sia nei paesi industrializzati sia in quelli in via di

sviluppo ha prodotto un considerevole elenco di situazioni che si ritiene favoriscano la violenza dal parte del partner (39-44). Tra queste:

– disobbedire al marito;

– rispondere a tono;

– non preparare il pasto al momento giusto;

– non occuparsi in modo sufficiente dei figli o della casa;

– fare domande relative a soldi o amanti;

– recarsi da qualche parte senza l’autorizzazione del marito;

– rifiutare le richieste sessuali del marito;

– essere sospettata di infedeltà.

In diversi paesi in via di sviluppo le donne spesso concordano sul fatto che gli uomini abbiano il diritto di controllare le proprie mogli, ricorrendo se necessario alla forza (Tabella 4.2). In Egitto, più dell’80% delle donne che abitano nelle aree rurali condivide l’idea che picchiare la moglie in alcune circostanze sia un atto giustificato (48). Significativamente, una delle ragioni che le donne citano con maggiore frequenza come giusta causa per le percosse è il rifiuto del rapporto sessuale (48-51). Non sorprende che questo rifiuto sia anche una delle ragioni che le donne citano come scusa per le percosse (40, 52-54). Ciò chiaramente ha implicazioni sulla capacità delle donne di proteggersi da gravidanze indesiderate e dalle infezioni a trasmissione sessuale.

Le società spesso distinguono tra ragioni “giuste” e “ingiuste” per l’abuso e tra livelli di violenza “accettabili” e “non accettabili”. In questo modo, ad alcuni individui – solitamente mariti o membri più anziani della famiglia – viene dato il diritto di punire fisicamente una donna, entro determinati limiti, per alcuni tipi di trasgressioni. Solo nel caso un uomo superi tali limiti – ad esempio se diventa troppo violento o picchia una donna senza un valido motivo – altri intervengono (39, 43, 55, 56).

Questo concetto di “giusta causa” si trova in molti dati qualitativi sulla violenza relativi ai paesi in via di sviluppo. Una donna indigena in Messico osservava: “Penso che se la donna è colpevole, il marito ha ragione a picchiarla… se io facessi qualcosa di sbagliato, nessuno mi dovrebbe difendere. Ma se non ho fatto nulla di sbagliato, ho diritto a essere difesa” (43).

Sentimenti simili si ritrovano nei partecipanti a gruppi di discussione mirata nel nord e nel sud dell’India. “Se si tratta di un grave errore”, notava una donna del Tamil Nadu, “allora il marito ha ragione a picchiare la moglie. Perché no? Una mucca non obbedirebbe se non fosse picchiata” (47).

Anche nel caso di culture che garantiscono agli uomini un sostanziale controllo sul compor-tamento delle donne, gli uomini abusivi solitamente trascendono le norme (49, 57, 58). Le statistiche dell’Indagine demografica e sanitaria del Nicaragua, ad esempio, mostrano che tra le donne vittime di abuso fisico, il 32% aveva un marito con un punteggio elevato sulla scala del “controllo coniugale”, rispetto al 2% tra le donne che non erano state vittime di abuso fisico. La scala comprendeva una gamma di comportamenti da parte del marito, tra cui

Anche nel caso di culture che garantiscono agli uomini un sostanziale controllo sul compor-tamento delle donne, gli uomini abusivi solitamente trascendono le norme (49, 57, 58). Le statistiche dell’Indagine demografica e sanitaria del Nicaragua, ad esempio, mostrano che tra le donne vittime di abuso fisico, il 32% aveva un marito con un punteggio elevato sulla scala del “controllo coniugale”, rispetto al 2% tra le donne che non erano state vittime di abuso fisico. La scala comprendeva una gamma di comportamenti da parte del marito, tra cui

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