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Il bagaglio di Diogene

Nel documento PASSEGGIATE AUTUNNALI LE DI DON BOSCO (pagine 121-127)

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III. L’ORGANIZZAZIONE LOGISTICA

1. Il bagaglio di Diogene

Si trattava di organizzare la vita di più di cento ragazzi che dovevano restar fuori casa per più di quindici giorni e, per di più, spostandosi da una località ad un’altra.

I ragazzi venivano avvisati di portar con sé gli indumenti per cambiarsi.54 Ma « Per noi, osserva Don Francesia, il bagaglio dava poco fastidio, era quasi quello di Diogene, o poco più, un fagottino, e punto; ( ...) ».55

Nelle edizioni delle Passeggiate Autunnali il disegnatore ha immaginato tutti i ragazzi vestiti in divisa, con ciascuno in capo la sua brava bombetta! 56 Ma la realtà era ben diversa. Ce lo attesta lo stesso Don Francesia, raccon- tanto la passeggiata del 1863, quella di Tortona: « Entrando in Tortona, si fece un po’ di fracasso con la nostra musica ( .. .) . Eravamo in tutto ottanta o novanta giovani, alcuni chierici e qualche prete, e vestiti in varie guise, secondo la for­

tuna piuttosto avara, e punto secondo la moda. La nostra valigia era composta di un involtino, che ora si portava sotto le ascelle, o chi voleva camminar più spedito, inforcava con una piccola verga, portandola sulle spalle. ( ...) Come vedete non era il miglior modo per attirarsi la simpatia ».57

2. « ... Militarmente, cioè sopra di un paglione... »

Sono parole di Don Bosco. I l 20 settembre 1 862, coll’intento, poi svanito, di portare i suoi ragazzi in gita a Vigevano, scriveva al Can. Colli Cantone Ludo­

vico nella stessa città per chiedergli se poteva provvedere all’alloggio di una set­

tantina di giovani, spiegando che « . . . potrebbonsi alloggiare militarmente, cioè sopra di un paglione... »,58

E come avrebbe potuto Don Bosco trovare un alloggio diverso ai suoi ragazzi, tanti quanti erano?

Era dunque sufficiente « il paglione ».

54 F r a n c e s i a I , 109. 57 F r a n c e s i a I I , p. 176.

55 F r a n c e s i a I , 239. 58 M B V I I , p. 272-73.

56 V . F i g . 13. Cfr F r a n c e s i a I , p. 174.

E così era avvenuto fin dai primi tempi. Le cronache parlano espressamente

prirsi, magari fornito dal buon cuore delle popolazioni stesse.

A Valenza, per esempio, in casa del Conte Senatore De Cardenas, nella pas­ ospitati dai Vescovi nei rispettivi Seminari a Casale, Alessandria, Tortona, G e­

nova, Acqui, come diremo appresso.

3. « Il Viatico »

Che cosa dava Don Bosco da mangiare ai suoi giovani in gita?

Don Francesia racconta sorridendo: « Ciascuno ha ricevuto il suo viatico, cioè le sue pagnotte, un po’ di cacio, due o tre mele, che, sbocconcellando per via, lo deve condurre fino a Chieri ».6? Ma poche pagine dopo continua: « Intanto si era camminato; avevamo senza fermarci attraversata tutta Chieri e, scherzando e correndo, eravamo passati a Riva ed a Buttigliera, e piuttosto sul tardi si

69 Tuttavia qualche volta sostarono veramente a Chieri, ospiti di qualche benefattore di Don Bosco (M B V I , 1012) o del Seminario stesso ove aveva studiato Don Bosco chierico ( F r a n c e s i a I I , 227; cfr I , 18).

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di somministrare loro pane e minestra, giacché il resto si può comperare facil­

mente altrove ».70

Pane e minestra. Per il resto non piatti cucinati, ma ancora roba asciutta, di uso immediato, come formaggio, frutta, e, meno spesso, salame.

E poi, quanta polenta! Quanta polenta!

In alcuni casi, secondo certi modi, era una festa, come già abbiamo detto, ma in altri no, come a Rinco il 7 ottobre 1859,71 a Valenza la sera del 17 ottobre 1861 72 ed a Prasco il 13 ottobre 1864.73

D el resto nelle nostre famiglie, ai tempi della mia fanciullezza, la tabella non era tanto diversa.

Capitava però alle volte che tutta la grande famiglia fosse ospite di qualche facoltoso e generoso benefattore, ed allora le cose cambiavano ed il trattamento diventava « principesco », come diremo di volta in volta.

M i piace ricordare, per la sua singolarità, il caso della Marchesa Doando a Primeglio, il 9 ottobre 1860, quando, al sopraggiungere di tanta volenterosa gioventù, fece che ordinare l ’uccisione di un vitello.74

4. « ... le cose belle piacciono a tutti »

L ’aveva detto Don Bosco.75

Bisognava far bene in ogni cosa, anche nelle Passeggiate Autunnali, se si voleva la benedizione del Signore ed esser presi sul serio.

Itinerari e storia

Contrariamente a quanto potrebbe sembrare a qualche osservatore superfi­

ciale, Don Bosco, per le Passeggiate Autunnali, predisponeva diligentemente ogni cosa. I l suo genio creativo, anche dopo una umile e prudente preparazione, avrebbe avuto ancora uno spazio immenso ove esplicarsi.

Predisponeva per tempo gli itinerari, accordandosi coi Parroci, coi Vescovi e con chiunque l ’avesse potuto ospitare.76

Preparava perfino le notizie storiche sui luoghi che avrebbe dovuto attra­

versare, onde poterle con sicurezza comunicare ai ragazzi.77

Banda e teatro

Altrettanto esigeva per la banda e per il teatro.

« ... il maestro della nostra banda fu avvisato di pensarci per tempo, prepa­

rare per i nostri piccoli suonatori una nuova serie di marcie, con qualche varia­

70 M B V I I , 273. 74 M B V I, 750.

71 M B V I, 277. 75 F r a n c e s i a I , 105.

72 M B V I , 1034. 76 M B V I, p. 268.

73 M B V I I , 775. 77 M B V I , 269.

zione, per meglio dilettare i paesi ( .. .) . Alcuni poi dovevano pensare al teatro,

Don Bosco voleva Messe, Litanie, Tantum Ergo, canzoncine della Madonna.

Poteva essere che non in tutte le chiese di campagna ci fosse l ’organo?

Niente paura. Suoneremo colla banda.

Dirà Don Francesia: « Si musicò pure per banda una Messa, un Vespro sanctam catholicam » piaceva tanto al Prevosto di Castelnuovo.

Lo eseguivano quando andavano a Castelnuovo per la sagra della polenta.

M entre una parte dei giovani attendeva all’allestimento delle mense ( ! ), i can­

tori salivano sull’orchestra della Chiesa Parrocchiale per accontentare Don Cin­

zano, che, tutto in faccende per la preparazione della polenta e nello stesso tempo vivamente appassionato di bella musica, « Andava, veniva dalla casa alla Chiesa ».83 II brano di Mercadante gli piaceva più di tutto, ed i ragazzi per accontentarlo glielo cantavano sempre e, con loro meraviglia, non solo non lo stancava, ma lo entusiasmava sempre.84

Con un po’ di buona volontà penso di poter indicare con sicurezza di quale questo periodo compose un grandissimo numero di Messe, di Vespri e di M ottetti. N el 1840 fu chiamato a dirigere il Conservatorio di Napoli.

M orì nel 1870.

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sore di Morale, Can. Giuseppe Cavagna (1 8 8 2 -1 9 5 4 ), che durante i suoi studi nel Seminario, prima della riforma della musica sacra di Pio X , aveva fatto parte della Schola Cantorum (era un brillante tenore prim o), mi magnificava sempre un celebre « E t unam sanctam » di Mercadante, che, a detta di lui, era uno dei più rinomati pezzi del repertorio d’allora. Un giorno mi presentai a lui con uno spartito: era la « Messa per due tenori e basso di S. Mercadante », edizione Ricordi, n. 456 6 2 del catalogo anteguerra. G li cantai le prime battute del famoso passo: il Canonico Cavagna subito mi seguì, cantando tutto con me.

Il famoso « E t unam sanctam » del mio Professore era dunque quello dello spartito.86

Mercadante, però, aveva composto molte Messe. I l brano di cui parlano gli storici di Don Bosco era forse il medesimo?

Io penso di sì. Infatti, fra le tante Messe di Mercadante, l ’editore Ricordi nell’anteguerra stampava solo quella, che perciò doveva essere ritenuta la più famosa. Don Francesia, da parte sua, parlando di quel brano, ne parla come qualcosa di unico, conosciuto ovunque. Dice infatti del Parroco Cinzano: « Biso­

gnava poi contentarlo in una sua particolare attenzione verso la musica del Mercadante, e specialmente <<■ per il famoso suo E t unam sanctam » 87 ( Fig. 9 ).

5. « ... compresa la grancassa... »

Ciascuno dei musici doveva portare con sé il suo strumento musicale, « com­

presa la grancassa ». E questo per l ’intero viaggio. Proprio su quella grancassa, la sera del 13 ottobre 1859, di ritorno ai Becchi da Villa San Secondo, essendosi fatta tarda l ’ora e l ’aria oscura, Don Bosco, per non lasciar disperdere i giovani per le colline, aveva battuto a lungo con le sue mani, tanto da farsi male. E quella sera il tamburo lo portava dietro la schiena un giovane dal nome famoso, Giacomo Costamagna, futuro Vescovo missionario salesiano, allora ragazzo di 13 anni.88 In queste piccole grandi vicende degli inizi, si ridestano i nomi dei primi pionieri e l ’anima, nel silenzio, ne sente un fremito profondo (Fig. 1 0 ).

6. « ... alcuni attrezzi... »

Sono gli attrezzi per il teatro con alcuni pochi vestiari o costumi.89 Con tutta la strada a piedi, e per quindici, venti giorni!

Ce n ’era da m ettersi le mani nei capelli.

I cronisti erano consci della difficoltà di quelle imprese e ritenevano che nessuno, all’infuori di Don Bosco, avrebbe potuto osare tanto.

86 M e r c a d a n t e S., Messa per due tenori e (1846-1921), di Caramagna (Cuneo), Vescovo dal

basso, ed. Ricordi, p. 59-65. 1895.

87 Fr a n c e s ia I , 4 3 . 89 Fr a n c e s ia I , 1 0 9 .

88 M B V I , 281. Mons. Giacomo Costamagna

Don Francesia affermava candidamente: « ( . . . ) mi pare di poter ingenua- mente confessare che, se un altro, anche cresciuto alla sua scuola, le volesse ripetere, solo perché le fece Don Bosco, non avrei difficoltà a dirgli: Pensate a ciò che fate... Il Signore era con Lui »-90

7. « Noi, colla musica in testa »

Veniva finalmente, dopo tanta attesa e tanti preparativi, il gran giorno:

la partenza.

« A noi, senza esagerazione, ci (sic) pareva di andare in capo al mondo ».91

« Noi, giù per i viali, che ora si dicono della Regina Margherita, colla musica in testa che suonava, ridenti, giocondi, festevoli, con le più care speranze nel­

l ’animo ( ...) ».

Chi dice che siamo un collegio ( . . . ) ; chi una schiera di gente girovaga ( ...) . Chi poi, vedendo preti e chierici tra la carovana, e tanti giovanetti col loro stru­

mento alla bocca, ( ...) diceva: « Sono i figli di Don B o sco » .92

Don Bosco che cammina, instancabile, per sempre, nel mistero dolce del Signore.

8 . La classica via dei Becchi

Da Torino la brigata festosa saliva al Pino per poi scendere a Chieri, da dove, per Buttigliera d’Asti, il paese di Mons. Angrisani, giungeva alla sospirata meta della casetta dei Becchi (Fig. 1 1 ).

Così per lunghi anni.

Così da tutte le parti del mondo, per sempre.

L ’itinerario di quei giovani assurge a simbolo dell’irrefrenabile cammino di Don Bosco.

90 F r a n c e s i a I I , 5. 92 F r a n c e s i a I , 1 1 1 - 1 1 2 , passim.

91 Fr a n c e s ia I , p . 1 0 9 .

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IV. APPREZZAMENTI

Nel documento PASSEGGIATE AUTUNNALI LE DI DON BOSCO (pagine 121-127)

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