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Il nostro giudizio

Nel documento PASSEGGIATE AUTUNNALI LE DI DON BOSCO (pagine 128-134)

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III. L’ORGANIZZAZIONE LOGISTICA

3. Il nostro giudizio

Le passeggiate autunnali, nella loro anima e nella loro struttura, coinvolgono tutto lo spirito di Don Bosco in ogni sua manifestazione.

Giudicare di quelle passeggiate è dunque giudicare della ricreazione, della preghiera, della pratica religiosa in genere e dei SS. Sacramenti in ispecie, del rapporto comunitario tra i ragazzi, tra i ragazzi ed i loro superiori, tra i ragazzi, i loro benefattori e le popolazioni.

Come è facile vedere, sono problemi grossi, come oggi si suol dire.

Nessuno pensa che Don Bosco non sia stato uno straordinario apostolo dei giovani, insuperabile suscitatore, animatore e guida delle più nobili energie umane al Signore.

Ma la considerazione che dal tempo di Don Bosco a noi tante cose sono cambiate, induce molti a chiedersi se Don Bosco, la sua pedagogia, il suo spirito siano ancora, e fino a che punto, od in che cosa validi.

Non scrivo per dotti, ma per semplici, e per questo non architetto teorie, ma dico i miei sentimenti.

98 MB VI, 752-53. 99 FrancesiaII, 383.

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H o ascoltato esecuzioni musicali nella Basilica di Maria Ausiliatrice. G li accordi, l ’armonia, i procedimenti erano assai diversi da quelli dei tempi di Don Giovanni Cagliero, ma Don Bosco non era quegli accordi.

H o letto le poesie che i ragazzi recitavano a Don Bosco pel suo onomastico.

Nessuno di noi, oggi, scriverebbe più poesie come quelle. Ma Don Bosco non era quelle poesie.

Fioriscono oggi i campeggi al mare, ai monti; le crociere i viaggi a lungo e lunghissimo percorso. I giovani d’oggi sarebbero disposti a ripetere le Passeg­

giate Autunnali? Ma Don Bosco non era quelle passeggiate monferrine.

Sono stato in alcune comunità giovanili. Poca o nulla la vita religiosa comunitaria; poca o nulla la frequenza ai SS. Sacramenti. Allora, sottigliezze e pretesti a parte, ho pensato che qui Don Bosco o non c ’era mai stato 0 non c ’era più.

Sono stato pochi mesi fa in un glorioso collegio salesiano.100 Era la festa deU’Immacolata. Trecento giovanotti. Non erano fuggiti a casa al primo mo­

mento possibile, ma erano restati insieme per la festa della Madonna. Magnifica comunità! Diceva il D irettore ai trecento giovani ed ai loro genitori prima della premiazione: noi non facciamo sciopero, ma facciamo scuola. I nostri ragazzi, agli Esami di Stato sono stati tutti promossi, e quattro hanno raggiunto la massima votazione: questa è la scuola di Don Bosco. G li appalusi dei genitori e degli alunni scrosciavano altissimi. La premiazione di quei ragazzi, in età fra i dodici ed i diciannove anni, nel suo significato e nella sua portata, trascendendo il fatto contingente, raggiunse momenti di intensa commozione in tutti. Al mattino quei giovani, ragionieri, geometri, scuola media, avevano cantato la Messa.

1 geometri e ragionieri e venti ragazzi del piccolo clero avevano servito all’altare cogli abiti liturgici. U n’imponente massa corale, sulla quale si elevavano voci meravigliose di soprani solisti, facevano vibrare ogni cuore, tutta la grande cappella e tutta la casa. Nessuno era solo presente col corpo. T u tti vivevano la intensissima composta santa ebbrezza della grazia. Per un giorno intiero, alla vigilia, quei ragazzi si erano confessati, nel desiderio vero e profondo di Dio.

N ell’unità dei cuori in grazia, tutta la Comunità viveva la vita del Signore, e tutto era diventato una cosa sola, dallo studio, alla valorosa squadra sportiva, alla preghiera. Io ero come fuori di me. Pensavo che nessuno di quei ragazzi quel giorno, si era sentito alienato o frustrato, ma al contrario, inserito in una realtà trasfigurante alla quale ogni uomo anela e nella quale solo ogni uomo s’avvera.

Tutto il resto sono parole, e, Dio non voglia, tradimento dei giovani.

100 A Borgo S. Martino (8-XII-1974).

Il giorno di Capodanno, migliaia di ragazzi cantori, in San Pietro, cantavano alla Messa del Papa. Quella funzione, nell’unità di quei riti, di quelle parole universali di pace del Santo Padre, di quei ragazzi che sembravano coi loro cori trapassare il mondo, costituivano una realtà che è capace di saziare il desiderio umano, e che superava incomparabilmente quella frivola e mondana creata dalle musiche viennesi, per quanto impeccabili, trasmesse poche ore dopo sugli stessi schermi.

Lo spirito di Don Bosco, dunque, non la lettera. D ’accordo.

I Salesiani per dirci bene queste cose, hanno fatto un grande magnifico studio, il loro X X Capitolo Generale Spedale.

Noi tutti lo dobbiamo comprendere, amare e praticare. Nulla dobbiamo tra­

scurare di ciò che al nostro tempo può essere di bene per i nostri giovani, a costo di qualsiasi rinunzia, di qualsiasi sacrificio. Così farebbe certamente Don Bosco.

M i si permetta però ancora una parola detta in umiltà, sincerità e carità.

Non si disincarni troppo lo spirito di Don Bosco.

Perché, i nostri nemici — lo vedo bene, lavorano a gomito con noi — per il loro proselitismo, fanno molte di quelle cose che sono riusciti a farci abban­

donare.

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f:ig. 1. Telegramma di Mons. Calabiana a Don Bosco in ringraziamento per gli auguri del XXV di Episcopato.

Fig. 2. Carta intestata di Mons. Calabiana nella quale si può leggere bene il titolo di Senatore.

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Fig. 3. Mons. Calabiana, Vescovo di Casale, in un dipinto del Reffo. Foto L.D.

Fig. 4. Don G. B. Francesia, l’autore delle

« Passeggiate Autunnali ».

Figg. 5-6. Frontespizio delle edizioni originali di Don Francesia.

Nel documento PASSEGGIATE AUTUNNALI LE DI DON BOSCO (pagine 128-134)

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