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Nel raggio dei Becchi

Nel documento PASSEGGIATE AUTUNNALI LE DI DON BOSCO (pagine 150-155)

IL QUARTIER GENERALE AI BECCHI

4. Nel raggio dei Becchi

Celebrata la festa del Rosario, i fortunati che non dovevano correre subito a Torino per non perdere il posto di lavoro, potevano avere lo svago di qualche passeggiata nei dintorni dei Becchi.

La cronologia di quegli anni, nei nostri storici è per lo più generica ed appros­

simativa, ma lo spirito è sempre vivo.

Abbiamo già avuto più volte occasione di raccontare come il Teol. Cinzano, parroco di Castelnuovo, e perciò parroco di Don Bosco, avesse instaurato fin dai primi anni delle passeggiate la consuetudine di volere ospiti a casa sua Don Bosco e tutta la sua squadra al lunedì successivo alla Domenica del Rosario, e come il nostro Santo non privasse il suo amatissimo parroco di quella sod­

disfazione.

Sappiamo poi che in quegli anni Don Bosco portava i suoi ragazzi in gita a Capriglio, paese di sua Madre, a Mondonio, a Passeremo.6

Possiamo però, nonostante tutto e con un po’ di pazienza, dedurre dai nostri cronisti alcune date sicure anche per quegli anni, oltre a quelle che abbiamo già riportate della vestizione di Don Rua nel 1852 e di Don Francesia nel ’53.7

Ritiro a Murialdo. Giovedì 29 settembre 1853

Fedele ai suoi principi, anche durante le Passeggiate Autunnali e fin dai primi tempi di esse, Don Bosco aveva cura di tenere ai suoi giovani la giornata di Ritiro Mensile coll’esercizio della Buona Morte.

Ed a questo scopo, il giovedì 29 settembre 1853, aveva scelto un luogo a lui particolarmente caro: la cappelletta di Murialdo (a meno di 2 chilometri dai Becchi) ove da fanciullo aveva servito per la prima volta la Santa Messa.

Famoso l ’episodo del caffè salato offerto a Don Bosco ed ai suoi chierici dopo la messa del ritiro dal buon Cappellano, il quale, nella sua semplicità, non

4 Fr a n c e s iaI , 54. 6 Fr a n c e s ia I , 24.

5 Fr a n c e s i aI , 54. 7 V . p. 1 0 7 .

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avendo mai preso cafiè in vita sua, ed avendo sentito dire che il cafiè doveva essere salato ( ! ), quando volle trattar Don Bosco con generosità e con stile inso­

lito al suo abituale tenore di vita, glielo aveva servito con una dose tale di quel sapido elemento, che il poveretto, dopo i primi sorsi, aveva incominciato a sudare da capo a piedi.8

L ’Abbazia di Vezzolano ed Albugnano (1 8 5 7 )

Nei giorni successivi alla festa del Rosario, Don Bosco portò i suoi ragazzi a visitare la celebre Abbazia di V ezzolano9 a circa 11 chilometri dai Becchi.

A ll’indomani, secondo Don Francesia,10 li portò ad Albugnano, l ’altissima collina (m 5 4 9 ) dalla quale l ’occhio spazia lontano sulla pianura piemontese e lombarda e sulle A lp i11 (Fig. 1 2 ).

T u tti luoghi familiari e cari a Don Bosco.

Ci stupisce come Egli non abbia portato in uno stesso giorno i ragazzi a Vezzolano e ad Albugnano, data la vicinanza delle due località, ma abbia invece fatto loro percorrere due volte la lunga strada in andata e ritorno dai Becchi.

Una delle ragioni potrebbe essere che abbia voluto tenere una strada per l ’Abba- zia di Vezzolano ed un’altra per Albugnano.

Don Francesia narra lungamente la gita ad Albugnano e la generosa cortesia del Parroco.

Degne di nota due cose.

La prima è la Battaglia di Novara. Il Parroco, dal punto più alto del paese, quello dal quale si domina la pianura piemontese-lombarda, narrò ai giovani di Don Bosco che nel 1849, durante la battaglia di Novara, da quel luogo si senti­

vano distintamente i colpi di cannone, tanto che si potevano contare. Lui in quel giorno, era lassù, circondato dalla popolazione, fra la quale si trovavano, singhioz­

zanti, le mamme di alcuni soldati di quella battaglia. T u tti in quell’ora, da quell’alta vedetta, avevano recitato il Santo Rosario, sullo sfondo del rombo dei cannoni.12

La seconda cosa degna di nota è l’olmo del ciabattino. « Una rarità », diceva il Parroco. Era poco discosto dalla piazza panoramica.

Si trattava di un olmo gigantesco. « Quattro o cinque di noi, messi in catena d ’attorno, non potevamo abbracciarlo interamente ».13 Si trattava dunque di una circonferenza di circa otto metri, e di un diametro di più che due metri e mezzo.

Q uell’olmo aveva il tronco vuoto ed aperto da una parte tanto che un ciabat­

tino vi aveva impiantato la sua bottega estivo-autunnale.14

Don Francesia pensa che Don Cagliero, allora diciannovenne e presente alla gita, quando alcuni anni più tardi volle comporre la romanza « Il Ciabattino » per baritono, si sia ispirato al ciabattino di Albugnano, e che G astini, uno dei

8 Fr a n c e s ia I , 3 7 segg.

9 Fr a n c e s ia I , 5 3 - 5 9 . 10 Fr a n c e s ia I , 6 1 - 7 8 . 11 Fr a n c e s ia I , 6 3 .

12

F r a n c e s i a I , 6 8 -6 9 . 13 Fr a n c e s ia I , 6 7 .

14

F r a n c e s i a I , 6 7 .

primi giovani di Don Bosco, bella voce, anch’egli presente a quella gita, per eseguire la romanza, si truccasse con una berretta bianca ed una pipa in bocca, ormai quasi senza gambo, a perfetta imitazione del famoso ciabattino dei lontani a n n i15 (Fig. 1 3 ).

La fontana solforosa di Castelnuovo (1 8 5 7 )

Bisognava proprio onorarla di una visita, poiché « chi va a Castelnuovo (...) vi deve fare due passeggiate obbligatorie, se non vuol essere considerato presso tu tti ( ...) ignorante: la prima è alla chiesa del Vezzolano, e la seconda ( ...) è alla fontana ( ...) dello z o lfo » .16

E così la nostra brigata visitava per la prima volta una fontana solforosa, assaggiandone l ’acqua...!

Quei ragazzi, durante le loro passeggiate, ne avrebbero incontrate tante fon­

tane solforose!

M a Don Francesia, ai tempi della sua gioventù, non ne doveva essere tanto entusiasta, se a riguardo di quella di Castelnuovo, osservava ancora anni ed anni dopo con una non ben celata diffidenza: « Bisogna confessare che Castelnuovo d’Asti ripone la sua salute corporale e finanziaria nel vino ( ...) ».17

La tomba di Domenico Savio

Nell’ottobre del ’57 Domenico Savio era morto da pochi mesi (9 marzo).

La visita del 1857 al piccolo cimitero di Mondonio 18 fu la prima di una serie ininterrotta.

Ma questa pagina, tanto bella e commovente, noi l ’abbiamo già scritta.19

Abbozzo di cronologia del 1857

La domenica del Rosario di quell’anno cadeva il 5 ottobre.

Da tutto il contesto, sembra che le gite di Vezzolano, Albugnano, e fonte solforosa, il pellegrinaggio alla tomba di Domenico Savio ed il ritorno a Torino a piedi,20 si debbano collocare nella settimana che va dal lunedì 6 al sabato 11 ottobre.

Il ritorno a Torino, con partenza dai Becchi verso le 11,21 avvenne per Buttigliera, ove Don Bosco ed i ragazzi erano soliti fermarsi un po’, ospiti del parroco, Teol. Don Vaccarino,22 ed anche della contessa Miglino,23 e per A nde- Zeno, ove in una casa di campagna detta «■ La Fruttiera » villeggiava la famiglia D e M aistre, benefattrice di Don Bosco.24

15 Fr a n c e s ia I , 6 7 . 16 Fr a n c e s i a I , 5 3 . 17 Fr a n c e s ia I , 7 9 . 18 Fr a n c e s ia I , 8 5 . 19 V . p . 1 0 8 - 1 0 9 .

20 Fr a n c e s ia I , 8 7 . 21 Fr a n c e s ia I , 8 8 . 22 Fr a n c e s ia I , 8 8 . 23 Fr a n c e s ia I , 8 8 . 2< Fr a n c e s ia I , 9 0 segg.

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5. Sì, sì, vi benedico

Ad Andezeno (siamo sempre nel ’5 7 ) , Don Bosco, per la visita alla famiglia D e M aistre, dovette sostare più a lungo, ed i ragazzi dovettero proseguire per Torino senza di lui.

I l distacco fu doloroso.

Sono cose che non si possono né tacere né sottovalutare.

Quei ragazzi, nel lasciare il loro Padre, gli chiesero in coro la benedizione...

Don Bosco, a quell’inaspettato atto di amore dei suoi figliuoli, non potè nascondere la sua profonda commozione.25

« Sì, sì, vi benedico, disse, e lo faccio di cuore x-.26

« Noi ci inginocchiammo per terra, in sulla pubblica via ( ...) ».27

E poi:

« M o lte persone, e dalle finestre ( ...) e sulla strada ( ...) guardavano ( ...) il nostro bel quadro ( ...) ai piedi di Don Bosco, e si inginocchiarono con noi per essere benedetti ».28

Questo quadro, spoglio d’ogni ombra di retorica, costruito solo con cose, e cose estremamente semplici, e dette in quel modo, rivela quel tipico stato d’animo contemplativo estatico dei primi figli e storici di Don Bosco che vive­

vano con lui nel modo più naturale una vicenda soprannaturale da capo a fondo.

Quando essi ce ne parlano, credono di dire le cose più semplici, ma incon­

sciamente quelle parole e le situazioni che esse prospettano sono rivelatrici di una folgorazione procedente dall’immensa carica carismatica del loro Padre.

M i si perdoni se ripeto. Ma mi sembra che sia così.

E mi si lasci finire disponendo il racconto di Don Francesia in forma poetica:

Noi c’inginocchiammo per terra

( ...) sulla pubblica via ( ...) M olte persone ( ...) dalle finestre ( ...) e sulla strada

( ...) s’inginocchiarono con noi

per essere benedetti.

25

F r a n c e s i a I , 92.

27

F r a n c e s i a I , 92.

26

F r a n c e s i a I , 92.

28

F r a n c e s i a I , 92.

Nel documento PASSEGGIATE AUTUNNALI LE DI DON BOSCO (pagine 150-155)

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