ASF, Dieci di Balìa. Responsive, 151, cc. 474r-475v. Decifrato Magnifici Domini,
Sono state tutte le mie successive l’una dopo l’altra et duplicata- mente insino agli XI di questo che fu l’ultima, che io non posso pen- sare che qualchuna non sia arrivata a salvamento: e per tutte si è significato il modo della subventione che pensa dare questa Maestà a
V.re S.rie per via de’ mercanti: ne si è anchora potuto questa benedetta
pratica della assignatione da farsi loro ridurre alla finale conclusione: pure spero in Dio che fra due o IIJ dì doverà essere terminata come mi hanno affirmato il X.mo et questi signori. Et però per questo non mi distenderò più oltre. Ma quello che più mi ha mosso a scrivere è che
essendo arrivato qui Mons.re di Bonano huomo del Re d’Inghilterra,
et padre di quella donna con la quale si dice quella Maestà desideroso di coniungersi dissoluto il matrimonio presente, partitosi da Roma, dove era ito per tale expeditione al Papa molto male satisfatto. Pensai havendo havuto notitia che al detto doleva questa crudeltà del Papa verso la città, se con mezzo suo io havessi potuto trovare via a prove-
dere V.re S.rie di qualche aiuto: et temendo non fare cosa che a questa
Maestà dispiacesse, faccendola sanza ordine suo non volli parlare con quella: ma toltomene l’occasione per all’hora ne parlai con l’admira- glio: il quale commendò tale pensiero dicendo che io lo facessi sanza exprimere cosa alcuna d’haverne parlato con altri, acciò non paresse che questo Re volesse scaricare questo peso adosso ad altri. Parlai con detto Bonano: il quale trovai tanto gratioso et alla città affettionato quanto fusse possibile ricercandomi in spetie se fussi per tenervi qualche tempo: perché si prometteva disporre non solo il suo Re, ma questo anchora a fare opera di salvare sì nobile città: et che ne voleva prima parlare qui, et poi scrivere secondo che si trovava la materia disposta: et per havere havuto mezzo d’uno huomo suo italiano ho
ritratto Sua S.ria havere parlato et scritto: et inoltre mi ha dato costui
qualche termine di quelle informationj che io debbo dare a Sua S.ria
advertendomi di monstrare la cosa più pericolosa che non è, et così ho sempre monstro in ogni luogo: et a sua requisitione gli ho fatto copia di tutti quelli advisi che ci sono da ogni banda, et più dalle bande
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nimiche che dalla città: perché quelli si monstrano più pericolosi, che
li di V.re S.rie i quali advisi vuole mandare al suo Re per meglio certi-
ficarlo del sinistro stato di quelle, che forse non è. Ho di poi ritratto da detto admiraglio la cosa andare gagliardamente, et a beneficio di
V.re S.rie, stando di ferma opinione che tale subsidio habbia ad essere
in tempo et sì gagliardo che quelle potranno sperare non che di sal- varsi, ma di recuperare le cose perse, et forse vendicarsi di qualcuno. Et altresì mi ha fatto intendere detto Bonano questa mattina che io stia di buona voglia, che presto harà risposta dal suo Re. Èmmi parso questo di tanta importantia che io non ho voluto obmettere di scri- vere, se bene la cosa è in sul principio: perché si vede quello essere tanto prompto et tanto voluntario, che non dubito che non habbia a sortire quello effetto che si desidera: ribadendo per le parole di detto admiraglio questo Re esserci entrato di buone gambe havendo quella
compagnia. Perché come io gli havevo monstro trovandosi V.re S.rie una
così valorosa banda di gente, ogni volta che queste Maestà se ne voles- sino servire in Italia al alcuno loro proposito, troverebbeno l’exercito fatto tale che con quello ogni impresa si potria assalire, pagandosi per
loro Maestà in quelli modo che hanno fatto V.re S.rie: il che pare che
habbino in grandissimo concetto, non si monstrando alieni dal propo- sito detto: anzi dicendomi havere tagliato ogni difficultà con Cesare, tale che non restava tra loro obbligatione alcuna, et stimando in brevi giorni recuperare i figliuoli, per havere loro contato et messo in potere alli spagnuoli in Baiona tutta la quantità dovuta: et solo si aspettava
Mons.re di Iserne da Madama Margherita con certi acquisti, i quali
giunti non restava che fare a loro. Dio facci seguire tale restitutione, per potere sperare di quelli subsidij che non si sono possuti sperare per avanti: anzi come qualche volta ho detto, che è quanto a questa assi- gnatione de Mercanti, io temevo che non si havessi a procurare, veduto la difficultà che vi nascevano insino alla restitutione detta. Non voglio
obmettere che parlando col detto Bonano, et escusando V.re S.rie del
non havere continuato di tenere un huomo appresso quella Maestà, dicendo che ne erano causa le gravissime perturbationi successe, il che non dubitano esere doluto a quelle per la grata et benigna consuetu- dine di Sua Maestà con la nazione fiorentina, accettò molto facilmente tale excusatione, ma bene mi disse che quando la città possa punto respirare non manchi di mandare et tenere uno suo huomo appresso
Alessandro Monti
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sapientissime giudicheranno quello che sia a proposito: et si dove- ranno ricordare che alcuna volta scrivendone a quelle mi risposono in tempi mali non sopportare tanta spesa, che sarebbono forse quelli benissimo spesi. Non voglio mancare anchora che per l’ultime mie ne
dessi sicuramente adviso a V.re S.rie di significare loro siccome havendo
io operato in modo che non ha mai parlato l’huomo del S.re Malatesta
sanza presentia mia, ho inteso e visto che dopo l’havere raccoman- dato le cose della città, ha ricerco costoro che li dichiarino se la con- dotta di costoro debbe andare innanzi: perché non seguendo non gli manchi almeno l’ordine promessogli, et il servito suo sino a qui. Al che gli è stato risposto che per non dare al presente ombre al Papa non vogliono più dire alcuna cosa: ma che bene dopo la restitutione
de figliuoli faranno in modo, che detto S.re si potrà del suo servito et
d’ogni altra cosa chiamare contento, havendo maxime tanto virtuo-
samente operato in beneficio di V.re S.rie. Et credo havergli satisfatto
in modo nello intrattenerlo, come mi commendano V.re S.rie, che se ne
serà contento. Ne altro, d’Angulem alli XXIJ di Maggio 1530.
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