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Il bambino e il fumo di tabacco

Nel documento La salute e la sicurezza del bambino (pagine 106-114)

Il fumo di tabacco dell’ambiente (ETS, Environment Tobac-co Smoking) è Tobac-costituito da due quote:

• il fumo cosiddetto “indiretto” (sidestream) che si genera dalla combustione della sigaretta tra una tirata e l’altra e si libera direttamente nell’ambiente; circa l’85-90% del fumo ambiente è costituito da questa quota indiretta;

• il fumo “diretto” o “centrale” (mainstream) che è quello in-spirato ed ein-spirato dal fumatore.

Le due quote si equivalgono dal punto di vista qualitativo, ma differiscono sostanzialmente per quanto concerne la quantità assoluta e relativa dei costituenti. Le nitrosamine, ad esempio, sono cancerogeni chimici presenti nel fumo in-diretto in concentrazioni nettamente superiori rispetto al fumo centrale e così pure la nicotina, l’ammoniaca e il mo-nossido di carbonio.

Il fumo di tabacco contiene più di 4.000 sostanze chimi-che, alcune delle quali dotate di marcate proprietà irritanti ed altre, circa 60, sospettate o riconosciute quali sostan-ze cancerogene.

Da uno studio pubblicato nel 2001 sui risultati delle revi-sioni sistematiche della letteratura scientifica e delle infor-mazioni sulla frequenza di esposizione a fumo passivo in Italia relative ai dati ISTAT del 1996, è stato valutato l’im-patto annuale di questa esposizione nella popolazione italia-na. All’esposizione a fumo passivo della madre in ambiente di lavoro durante la gravidanza è stata attribuita la nascita di 2.033 bambini di basso peso (<2.500 grammi) (7,9%

del totale). La stessa pubblicazione ha evidenziato che il 16,9% delle morti in culla (87 bambini) era attribuibile al-l’esposizione del neonato al fumo attivo della madre. Sem-pre ad esposizione a fumo passivo è rapportabile il 21,3%

dei bambini che soffrono, nei primi due anni di vita, per

in-fezioni acute delle basse vie respiratorie (circa 77.000 bambini). Una prevalenza del 9,1% (più di 27.000 bam-bini) dei casi pediatrici di asma bronchiale, un’incidenza del 10,3% (circa 48.000 bambam-bini) dei casi con sintomi respiratori cronici e del 14,4% (circa 64.000 bambini) di otite acuta media devono la propria malattia al fumo dei propri genitori.

Gli effetti dell’esposizione a fumo passivo nei bambini si riscontrano anche in età adulta con diminuzione della fun-zione polmonare, malattie respiratorie, sindrome metabolica, diminufun-zione della elasticità delle arterie, nelle don-ne con difficoltà a concepire e maggiore probabilità di aborti spontadon-nei.

I bambini e gli adolescenti che fumano hanno un peggiore rendimento fisico, più malattie respiratorie e una dimi-nuzione della funzione polmonare rispetto ai coetanei non fumatori.

Secondo l’Indagine DOXA-ISS del 2013, in Italia il 21,9% dei fumatori e il 19,1% delle fumatrici hanno un’età compresa fra i 15 e i 24 anni e il 14% ha dichiarato di aver iniziato prima dei 15 anni. Il 70% ha dichiarato di essere stato influenzato dagli amici, alle feste, coi compagni di scuola, ecc.

Un’indagine condotta su 289 scuole italiane dalle Università di Torino e di Padova rivela che in Lombardia si co-mincia a fumare presto; il 7,2% dei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni già fuma. La Lombardia è 17anella classifica dei fumatori precoci; su 100 fumatori ed ex fumatori il 5,3% confessa di aver acceso una sigaretta prima dei 14 anni. Una media al di sotto di quella nazionale (6,2%) ma comunque preoccupante, considerato che la mag-gior parte dei ragazzi che fuma non sa di essere dipendente e crede di poter smettere quando vuole.

Un’indagine su 3.000 studenti degli istituti secondari di I e II grado di tutto il territorio italiano, svolta tra il 2010 e il 2011, ha rilevato che il 31% dei ragazzi degli istituti di II grado e il 4% di quelli di I grado hanno dichiarato di fumare durante l’orario di scuola.

Sebbene non siano disponibili dati relativi all’efficacia degli interventi di consulenza del medico nel prevenire l’ini-zio dell’uso di tabacco da parte dei bambini, alcuni programmi di intervento in ambito scolastico si sono rivelati efficaci nel ridurre per un periodo di quattro anni la prevalenza del fumo tra i bambini. I medici possono farsi pro-motori o coadiuvare l’attuazione di iniziative in ambito scolastico o sul territorio, quali l’imposizione di restrizioni alle pubblicità sul tabacco, l’applicazione di leggi che impediscano l’accesso dei minori al tabacco e l’aumento del-le imposte sui prodotti del tabacco, per ridurne la domanda tra i ragazzi. Negli interventi di educazione sanitaria effettuati su bambini, adolescenti e giovani, andrebbero inclusi dei messaggi contro l’uso del tabacco, basati sul-la comprovata efficacia delsul-la riduzione del rischio derivato dall’astinenza, sebbene vi siano meno evidenze certe dell’efficacia della consulenza clinica per prevenire l’inizio dell’uso del tabacco.

Dato che i programmi di intervento in ambito scolastico si sono dimostrati in grado di ritardare l’inizio dell’uso del tabacco, i medici dovrebbero sostenere tale tipo di programmi sul proprio territorio. Gli interventi che si sono di-mostrati efficaci insegnano ai bambini a riconoscere e resistere alla pressione sociale che indirizza al fumo, alla ma-sticazione o all’inalazione del tabacco, come pure a capire gli effetti negativi a breve termine (alitosi, costi, riduzio-ne dell’attività fisica, tosse, produzioriduzio-ne di catarro, respiro corto) e a lungo termiriduzio-ne, legati all’uso del tabacco.

Anche un’indagine condotta dalla Cochrane Library conferma che fare prevenzione contro il fumo nelle scuole fun-ziona. La strategia attuata su bambini e giovanissimi, che ancora non hanno iniziato a fumare, riduce

effettiva-mente il numero di quanti inizieranno a farlo negli anni successivi. Oltre alle informazioni sui danni causati dal ta-bacco è apparso altrettanto utile istruire sulle strategie che possono essere utilizzate per resistere alla "pres-sione sociale" che induce a fumare.

Il fumo passivo (o fumo di seconda mano) è una combinazione di fumo proveniente dalla combustione delle siga-rette e dall’espirazione del fumatore. Sgradevole per i più, irritante per occhi e naso, anche il fumo passivo è pe-ricoloso per il rischio che può provocare alla nostra salute.

Esiste anche un fumo di terza mano, formato dai residui dei componenti del fumo di tabacco che si trovano nel-la polvere o rimangono nell’aria e si depositano su superfici, mobili, capelli, vestiti, tessuti, tappeti ecc.Tali resi-dui possono venire a contatto con la pelle, essere ingeriti o inalati. Persistono nell’ambiente per ore o giorni e sono pericolosi per la salute potendo dare origine alle nitrosamine, specifiche per il tabacco, fortemente cance-rogene.

Il concetto di “fumo passivo” è ben chiaro; nella pratica corrente tuttavia rimane poco definita la qualità e la quan-tità dell’inquinamento da esso determinato. Questo dipende da numerosi fattori:

il numero dei fumatori;

il numero delle sigarette fumate;

il tipo di sigaretta.

Ma anche:

dalla volumetria dell’ambiente;

dalla ventilazione;

dai tempi di ricambio aereo.

Del resto, allo stato attuale, non c’è uno standard univoco per valutare il grado di inquinamento ambientale da

PERICOLO

fumo di sigaretta. Per quel che concerne l’inquinamento domestico, una discreta valutazione si può basare su:

il numero di fumatori in casa;

il tempo trascorso in casa dal soggetto esposto;

il numero di stanze che compongono la casa.

Da questi indici si possono trarre utili informazioni, che vengono utilizzate anche negli studi epidemiologici, per valutare gli effetti nocivi.

Secondo un’indagine del Morgan Institute for Health Policy, su 3.000 bambini tra i 6 e gli 11 anni, quelli che vi-vono con almeno un genitore che fuma fanno più assenze da scuola per malattie respiratorie e infezioni dell’orec-chio rispetto a quelli che vivono con non fumatori.

Il fumo materno è la maggiore fonte di fumo passivo, a causa dell’effetto cumulativo dell’esposizione duran-te la gravidanza e la stretta prossimità nelle prime fasi della vita.

Ricerche sulle conseguenze del fumo passivo nei bambini con genitori fumatori sono state condotte su capelli, sangue e urine. Questo tipo di esami ha per-messo di rilevare la concentrazione di nicotina accu-mulata solo nell’arco di pochi mesi.

Indagini eseguite sui denti hanno permesso l’analisi dei livelli di nicotina a partire dalla vita intrauterina e fino ai sette, otto anni di vita dei bambini. La nico-tina comincia ad annidarsi all’interno dei denti sin dall’inizio della gravidanza e continua ad accumular-si fino al momento della caduta spontanea dei denti da latte. I denti da latte, in sintesi, funzionerebbero come dei registratori in grado di ricordare per di-versi anni la quantità di nicotina cui il bambino è sta-to espossta-to.

La ricerca è stata condotta a Roma su un campione di 35 bambini della scuola primaria. Di questi, 19 erano maschi e 16 femmine, alcuni erano figli di fu-matori altri no. Man mano che i denti da latte cade-vano, i bambini li donavano ai ricercatori per analiz-zarne la concentrazione di nicotina. I denti dei bam-bini nati dopo una gravidanza in cui la madre non aveva smesso di fumare presentavano un accumulo di nicotina maggiore (più del doppio) rispetto a

quel-PERICOLO

la riscontrata nei figli di non fumatrici. Restava comunque elevata la concentrazione di nicotina registrata nei casi in cui la madre ha interrotto il fumo durante la gravidanza per riprenderlo subito dopo oppure uno dei ge-nitori fumava in casa.

Una ricerca ha confermato che la polvere e le superfici dei mobili sono una fonte nascosta di fumo passivo, specie per i bambini. Nel corso del tempo, infatti, i bambini risultano esposti a livelli di contaminazione di fumo passivo pari ai livelli che raggiungono gli adulti dopo molte ore di fumo attivo.

Gli autori della ricerca, pubblicata sulla rivista Tobacco Control, hanno confrontato 49 case abitate da bam-bini tra i 2 e i 12 mesi di vita. Di queste, 15 case erano occupate da non fumatori. Delle rimanenti 34, 17 erano occupate da fumatori che tentavano di proteggere i bambini dal fumo, non fumando in casa, e le altre 17 da fumatori che non proteggevano in alcun modo i bambini. I ricercatori hanno raccolto in ogni casa cam-pioni di polvere dalle superfici dei mobili del soggiorno e delle camere da letto dei bambini. Inoltre, hanno pre-levato campioni di urine e di capelli ai bambini e hanno messo un ripre-levatore di nicotina in ogni soggiorno e in ogni camera da letto dei bambini. Alle mamme è stato chiesto il numero di ospiti, fumatori e non, che aveva-no visitato la casa. I livelli di fumo passivo nella polvere, nell’aria e sulle superfici delle case dove i fumatori tentavano di proteggere i bambini fumando fuori casa erano da una a sette volte più alti di quelli delle case dei non fumatori. I livelli nelle case dei fumatori che fumavano in casa erano circa otto volte più alti di quelli nelle case di chi fumava fuori.

Infatti, i componenti del fumo delle sigarette si disperdono rapidamente e, come detto, vengono facilmente assorbiti dai muri, dai mobili, dai vestiti e da tutte le superfici presenti in casa, da cui possono liberarsi di nuovo nell’aria. I bambini, specie i neonati che trascorrono la maggior parte del tempo in casa, sono i più esposti a questo tipo di fumo passivo.

Il fumo passivo, come si rileva dalla tabella 19, è dannoso per tutti, ma l’embrione e i bambini, in quanto or-ganismi in fase di sviluppo, sono a maggior rischio.

Numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato gli effetti del fumo “attivo” materno in gravidanza sul feto;

effetti che comprendono:

aborto;

nati prematuri;

nati a basso peso;

aumento della mortalità prenatale;

malformazioni;

SIDS.

A ciò si devono aggiungere altri effetti:

placenta previa;

distacco di placenta.

TABELLA 20. STIMA DEGLI EFFETTI DEL FUMO PASSIVO IN ITALIA (casi o morti/anno)

Esposizione in ambito familiare Decessi o altre condizioni Bambini con genitori fumatori

– Morte improvvisa del lattante 87 casi mortali

– Infezioni respiratorie acute (0-2 anni) 76.954 casi

– Asma bronchiale (6-14 anni) 27.048 casi

– Sintomi respiratori cronici (6-14 anni) 48.183 casi

– Otite acuta (6-14 anni) 64.130 casi

Adulti con coniuge fumatore

– Tumore polmonare 221 casi mortali

– Malattie ischemiche del cuore 1.896 casi mortali

Esposizione in ambiente di lavoro

– Basso peso (<2.500 g) alla nascita (esposizione della madre in gravidanza) 2.033 casi

– Tumore polmonare 324 casi mortali

– Malattie ischemiche di cuore 235 casi mortali

TABELLA 19. RISCHI PER LA SALUTE DERIVANTI DALL’ESPOSIZIONE A FUMO PASSIVO (National Cancer Institute Secondhand Smoke and Cancer 2011; CDC: Health Effects of Secondhand Smoke)

Nascita e prima Bambini Adulti Possibile fattore

infanzia di rischio per Leucemia, linfoma e neoplasia cerebrale nel bambino Disturbi dell’apprendimento Maggiore possibilità di contrarre la meningite

Fonte: Ministero della Salute, Rassegna degli effetti del fumo passivo sulla salute, 2004.

Inoltre, si è rilevato che le madri che fumano producono meno latte delle madri non fumatrici.

Anche il fumo “passivo” materno durante la gravidanza provoca un significativo decremento del peso alla na-scita. Tale riduzione di peso va da 60 g sino ad un massimo di 190 g nell’esposizione della madre al fumo passivo.

Il fumo materno è anche associato con la Sindrome della Morte Improvvisa (SIDS), che rappresenta la mag-giore causa di morte nell’infanzia tra il primo mese e il primo anno di vita, con ulteriore rischio aggiuntivo se anche il padre è fumatore.

Quindi, sia il fumo “attivo” della madre durante la gravidanza che il fumo “passivo” cui è esposto il piccolo au-mentano in modo significativo il rischio di SIDS.

Negli Stati Uniti, negli anni ’90, il fumo passivo ha provocato, in piccoli sotto i 18 mesi d’età, dalle 150.000 alle 300.000 infezioni del tratto respiratorio ogni anno, con un’ospedalizzazione di circa 15.000 pazienti.

I bambini, con genitori che fumano mezzo pacchetto di sigarette o più al giorno, hanno un rischio quasi dop-pio di essere ricoverati per un problema polmonare o respiratorio.

L’esposizione al fumo passivo incrementa sia il numero di infezioni auricolari sia la durata dell’infezione stessa.

Inalare il fumo, infatti, irrita la tuba di Eustachio, che connette l’orecchio con le fosse nasali, e ne causa l’o-struzione e il mal funzionamento, che vanno ad interferi-re con l’equilibrio delle pinterferi-ressioni nell’ointerferi-recchio medio, in-crementando il dolore, la secrezione e le infezioni, tra le cause più comuni della perdita di udito nel bambino.

Un’indagine condotta in Germania ha preso in esame tutti i dati provenienti da 16 stati federali in materia di numero e di durata della degenza dei bambini esposti al fumo passi-vo fino a 5 anni di età. Ne è risultato che il tasso di ricove-ri attricove-ribuibili al tabacco nei bambini di età infericove-riore ai 5 an-ni andava dal 1,6% al 3,8%, mentre tra tutti i ricoveri con diagnosi di otite media o malattie respiratorie, i casi attri-buibili al fumo passivo andavano dal 22,0% al 27,1%.

Inoltre, è stata dimostrata una modesta differenza nel ren-dimento scolastico tra i bambini esposti a fumo e quelli non esposti a fumo.

Dall’insieme dei risultati scientifici emerge che esiste un eccesso di rischio di cancro del polmone tra i non fumatori che vivono con fumatori. Il fumo passivo causa oltre 500 decessi/anno per cancro al polmone attribuibile a fumo di tabacco ambientale.

Che cosa deve fare un genitore?

Smettere di fumare.

Non fumare in casa.

Non fumare in presenza di bambini.

Consultare il medico di famiglia per un aiuto se necessario.

Se in casa c’è un fumatore, è necessario aiutarlo a smettere. Qualora non ci riuscis-se, è necessario chiedergli di fumare fuori casa.

Non fumare o permettere di fumare in macchina.

Accertarsi che a scuola e nei luoghi frequentati dai bambini non ci siano fumatori.

Conservare o eliminare cerotti o gomme a base di nicotina per evitarne l’ingestione accidentale da parte di bambini.

Nel documento La salute e la sicurezza del bambino (pagine 106-114)