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Un banco di prova per l’Università agile: alcune criticità emerse nel corso dell’emergenza

di Lilli Casano

4. Un banco di prova per l’Università agile: alcune criticità emerse nel corso dell’emergenza

Come già rilevato a proposito dei docenti del sistema scolastico, anche nel caso del personale docente delle università il passaggio alla “didattica completamente agile” ha fatto emergere problematiche connesse alle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa (65), considerato che i docenti universitari, sebbene le loro attività si svol-

gano ordinariamente in modalità “agile” (66), risultano esclusi dalla applicazione dei

diritti connessi al lavoro agile propriamente detto, a partire dalla formazione in mate- ria di salute e sicurezza (67). Ciò in un contesto connotato, più in generale, dalla assenza

di percorsi formativi mirati sulle metodologie didattiche innovative (68).

Con riferimento al personale tecnico amministrativo, bibliotecario e dirigenziale, la maggior parte delle università ha adottato provvedimenti specifici e piani straordinari per il lavoro agile nella emergenza, anche in questo caso trovando terreno fertile grazie alle numerose sperimentazioni avviate negli ultimi anni in molte università, sebbene come noto l’emergenza sanitaria abbia hanno reso necessaria l’attivazione di proce- dure semplificate, che sono state rapidamente adottate derogando in vario modo ai regolamenti che stavano accompagnando le sperimentazioni in corso.

Un acceso dibattito, su questo fronte, è seguito alle disposizioni contenute nel d.P.C.M. 26 aprile 2020 (69), che, nel confermare la sospensione delle attività didatti-

che in presenza, all’art. 1, comma 1, lett. n, prevede però la possibilità per le università di svolgere «esami, tirocini, attività di ricerca e di laboratorio sperimentale e/o didat- tico ed esercitazioni» e di consentire l’utilizzo delle biblioteche, a condizione che vi

(65) In parte già note, considerata l’ampia diffusione del blended-learning nelle università, si veda con

riferimento all’orario di lavoro M.MILANI, J.RAFFAGHELLI, P.GHISLANDI, Fuori orario. Il tempo do- cente nella didattica online, in Italian Journal of Educational Technology, 2017, vol. 25, n. 3, pp. 35-54. (66) Ancora attuale l’analisi delle specificità connesse alla attività dei docenti universitari condotta da

A.TROJSI, Il lavoro dei docenti universitari, in LD, 1999, n. 1, p. 95, in particolare nel segnalare «la posi-

zione di centralità occupata proprio dall’attività – o meglio “dalle attività”, tanto è composita e diver- sificata la prestazione – che esercita influenza praticamente su tutti gli altri aspetti del rapporto di lavoro di professori e ricercatori e consente perciò, meglio di ogni altra, di ampliare il discorso fino ad una considerazione complessiva e generale della funzione della docenza oggi», le tensioni connesse alla osmosi tra docenza e ricerca che «richiede sempre maggiore impegno, dedizione e produttività costante, flessibilità e mobilità» (p. 96), oltre ad una intrinseca «libertà da vincoli di tempo» (p. 112), insieme ad altri importanti risvolti di attività quali l’“addestramento” delle giovani leve mediante il tradizionale sistema di cooptazione, i compiti amministrativi e burocratici, la partecipazione al go- verno delle università.

(67) M.BROLLO, op. cit., p. 58 del dattiloscritto.

(68) Ivi, p. 55 del dattiloscritto.

sia un’organizzazione degli spazi e del lavoro tale da ridurre al massimo il rischio di prossimità e di aggregazione e che vengano adottate le misure organizzative di pre- venzione e protezione, contestualizzate al settore della formazione superiore e della ricerca e avuto riguardo alle specifiche esigenze delle persone con disabilità, di cui al Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS- CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione pubblicato dall’Inail. Sono previsti dun- que una serie di adempimenti formali (obbligo a redigere il DVR aggiornato all’emer- genza da SARS-CoV-2) e di misure sostanziali, da adottare previo confronto con le parti sociali.

A questo provvedimento è seguita la direttiva n.3 del 4 maggio 2020 del Ministro per la Pubblica amministrazione che ha fornito ulteriori indicazioni circa le modalità di svolgimento della prestazione lavorativa nelle Pubbliche amministrazioni, confer- mando la vigenza, nella c.d. fase 2, delle disposizioni previste dall’art. 87 del d.l. n. 18/2020 concernenti il lavoro agile e della circolare 1° aprile 2020, n. 2 (70), precisando

tuttavia che, in considerazione dell’ampliamento delle attività economiche non più soggette a sospensione, le Pubbliche amministrazioni possono rivedere le attività in- differibili ampliando il novero di quelle da rendere in presenza per assicurare il neces- sario supporto all’immediata ripresa delle attività produttive industriali e commerciali. Oggetto di dibattito è stato dunque se le attività universitarie di cui alla lett. n dell’art. 1, d.P.C.M. 26 aprile 2020, possano farsi rientrare tra quelle considerate di supporto alla ripresa delle attività produttive industriali e commerciali. Con la nota 4 maggio 2020, n. 798, il Ministero dell’università e della ricerca, pur richiamando il rispetto delle specificità dei contesti di riferimento e della autonomia delle singole istituzioni, ha chiarito la necessità di ispirare la nuova programmazione delle attività al principio del contemperamento della sicurezza sanitaria con il pieno svolgimento di tutte le attività didattiche e di ricerca, precisazioni cui ha fatto seguito, in sede di confronto sindacale, una conferma della importanza di un dialogo stretto tra amministrazioni e rappresentanze del personale rispetto alle misure da adottare.

Diverse università hanno tuttavia scelto di adottare, senza un confronto con le parti sociali, provvedimenti con immediata efficacia volti a definire soluzioni organizzative che prevedono la presenza in servizio del personale per svolgere attività ordinarie. Ciò sarebbe avvenuto, in alcuni casi, senza che fossero ancora state adottate tutte le misure prescritte in tema di sicurezza, prevenzione e protezione nei luoghi di lavoro, tanto da spingere le organizzazioni sindacali (71) a sollecitare i lavoratori del comparto a

richiedere alle proprie amministrazioni, anche tramite le parti sociali, la certificazione, per tutti gli aspetti civili e penali, dell’assolvimento degli adempimenti in materia di sicurezza, prevenzione e protezione nei luoghi di lavoro.

Ad essere messo in discussione è stato lo stesso modello della autonomia universitaria, non solo rispetto al rapporto con l’amministrazione centrale dello Stato che è apparso ambivalente (tra contrapposte accuse di eccesso su alcuni fronti e difetto su altri), ma con riferimento a due ulteriori debolezze emerse con più evidenza nel corso

(70) Misure recate dal decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18, recante “Misure di potenziamento del Servizio sanitario

nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori ed imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid 19” – Circolare esplicativa.

(71) Documento condiviso di FLC-Cgil, Cisl FSUR, Uil Scuola Rua e Snals Confsal Università inviato

dell’emergenza: da un lato, la forte disomogeneità tra le misure adottate dalle diverse amministrazioni in assenza di indicazioni ministeriali (assenza appunto motivata dalla volontà di rispettare le prerogative delle singole università nel quadro della autono- mia); dall’altro, il difficile dialogo tra le amministrazioni universitarie e le associazioni sindacali su temi centrali della regolazione dei rapporti di lavoro, come testimonia la forte opposizione sindacale alle decisioni prese in conformità alle disposizioni del d.P.C.M. 26 aprile 2020.

Con i provvedimenti di ottobre la strategia del governo, anche sul fronte dei rapporti con le università, è stata orientata al perseguimento della proporzionalità tra le misure da adottare per il contenimento dei contagi e la situazione specifica dei territori. Nel d.P.C.M. 18 ottobre 2020 le università sono invitate a sentire il Comitato Universitario Regionale di riferimento al fine di predisporre piani di organizzazione della didattica coerenti con il quadro pandemico territoriale, indicazione confermata nel successivo d.P.C.M. 24 ottobre 2020.

Già con il d.P.C.M. 13 ottobre 2020 vengono introdotte le Linee guida concernenti la completa ripresa delle ordinarie attività nelle istituzioni della formazione superiore per l’anno scola- stico 2020/2021, che rimandano tuttavia, per ciò che concerne il personale e in parti- colare le misure di sorveglianza sanitaria e l’organizzazione del lavoro, alle disposizioni di cui agli artt. 83 e 263 del citato d.l. 34/2020 e alla circ. Min. PA n. 3/2020.

Il sostegno didattico agli studenti