Le vocazioni non m aturano m ai da sé,. m entre con t u tta facilità i germi delle medesime vengono a m o
rire, se non sono sapientem ente coltivati; l ’ho detto pià. sopra.
11 secondo successore di D. Bosco, facendo eco alla voce del Venerabile, in una sua meravigliosa circolare che i Salesiani considerano come il suo testam ento, scrive: . « Suscitare in un'anim a il desi
derio del sacerdozio e della vita religiosa è dunque ottim a cosa, purché questo desiderio sia rivestito di t u tte le qualità piìi sopra enumerate. L a maggior p arte dei ragazzi non sospettano neppure di aver le doti per la vocazione allo stato di perfezione: la dis
sipazione, l’irriflessione, fors’anche le mancanze, im
pediscono loro di vederle... In moltissime circostanze quindi gl’insegnanti, i capi d ’arte, e gli assistenti de
vono prevenire queste anime, richiamando con pru
denza discreta la loro attenzione sulla possibilità che essi hanno, con le loro qualità, di tare un giorno un gran bene, se si daranno all’apostolato con. l’eleva
zione- di una v ita superiore e migliore sotto ogni aspetto ». E per dissipar l’idea che sia cosa mai fa tta insistere ed invitare -alla vocazione sacerdotale e religiosa, arreca la testim onianza autorevolissima dell’angelico dottor S. Tommaso, il quale dice: « Co
loro i quali eccitano altri ad entrare in religione non solo non peccano, m a meritano una grande ricom
pensa; purché, ben inteso non usino né violenza, né' minacce, nè frode/). Ho d etto che Don Albera faceva eco alla voce di D. Bosco. D. Bosco fu notoriam ente
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un abilissimo cacciatore di anime ed un espertissimo cultore di vocazioni. Si potè perfino credere da chi non conosceva bene i suoi metodi che egli facilitasse troppo l'ingresso al Santuario per moltiplicare in proporzione del suo zelo i m inistri del Signore. Egli invece professava la gran massima di S. Vincenzo de’ Paoli: « S p etta a Dio solo scegliere i suoi m i
nistri e destinarli alle varie mansioni: le vocazioni prodotte daH’ai-tificio e m antenute d a im a specie di mala fede, recano poi disonore alla casa del Signore ».
Egli voleva vocazioni ecclesiastiche sincere e tu tti gli sforzi suoi convergevano a questo punto: scoprire i segni e le qualità che rivelassero resistenza delia vocazione e l’idoneità ai ministeri ecclesiastici.
Ma per scoprire questi segni, p er riconoscere i germi di vocazione, bisogna studiare i giovani, farseli amici, bisogna interrogarli, dissipare le loro preven
zioni, effetto di ignoranza o di inopportuni discorsi e di im perfetta educazione: in una parola bisogna coltivare le vocazioni. « ÌSTon è dubbio, scrive Mons.
Nasalli Rocca, che molto spesso il germe delle voca
zioni è costretto a morire, perchè non c’è una mano pietosa che lo trap ian ti nelle sante aiuole del Semi
nario » (1).
Ho udito non poche volte a ripetere che ai giovani
■di collegi anche d iretti da religiosi non è conveniente parlare di vocazione. Vane paure! T u tto sta nel sa
perlo fare colla dovuta prudenza, con discrezione, colla stessa semplicità e disinvoltura con la quale si tr a tta un altro punto della dottrina, cattolica o vita cristiana. A ltrim enti ta n ti giovani che entrano in collegi cattolici con tu tte le disposizioni che si richie
dono p er aspirare alla vita ecclesiastica e religiosa non ricevono quell'aiuto che hanno diritto di esigere.
A ragione pertan to D. Paolo Albera nella sua grande esperienza ,potè scrivére: « Ogni qualvolta nelle nostre case ebbi a trovarm i a tto rn iato dal gaio stuolo degli allievi, neH’osservare il loro volto buono,
(1) V . Bollettino Diocesi di Bologna, o tto b re 1922,
ingenuo sul quale apparivano chiaram ente le belle doti di cui erano forniti, m i veniva spontaneo il pen
siero che moltissimi di loro si sarebbero consacrati al Signore, qualora fossero s ta ti bene indirizzati ed aiu
ta ti a scegliere quella ch’Egli chiamò — la 'parte migliore. — E nelle memorande adunanze degli ex allievi, in ta n to scintillio di belle qualità di m ente e di cuore nella pienezza del loro sviluppo, pensavo pure che forse m olti e molti di loro avrebbero abbrac
ciato la carriera dell’apostolato delle anime se fossero s ta ti ben disposti e lavorati dai loro Superiori ed insegnanti ». Si parli adunque di vocazione: m a ne parlino « ex 'professo » solo coloro che ne hanno la missione e l'esperienza, e sorveglino che l’im prudenza e l’indiscreto o falso zelo di inesperti non guastino l'opera d i Dio.
Oh potessimo noi avere l’abilità e l ’efficacia di parola che aveva il B eato Giordano Domenicano!
Quando egli parlava ai giovani di vocazione era così sicuro di persuaderli ohe faceva preparare in prece
denza degli abiti d a novizi e non di rado l’effetto corrispondeva al suo zelo.
Predicando un giorno al popolo, in occasione del
l ’e n trata in religione di uno studente, indirizzandosi ai compagni presentì esclamò: « Oh m iei cari, se uno d i voi fosse invitato ad un a festa, ad u n gran banchetto, forse che gli altri sarebbero così scortesi da non accom
pagnarlo? N o n vedete adunque che questo giovane è stato da D io invitato ad u n gran festino? L o lascerete voi andar da solo? D ’improvviso uno studente, che fino allora non aveva m ai pensato a vocazione, si avanzò ed esclamò: « Padre, ecco che io accetto il vostro invito e m i associo a lu i ».
L a gioventù è sempre generosa, lo ricordino i D i
re tto ri dì Pie Unioni, gli Assistenti dì Circoli C atto
lici, i m aestri delle scuole dì Religione.
Agli zelanti sacerdoti poi non m anca il modo di rèndere a ttra e n ti i soggetti della nobiltà del sacer
dozio cattolico, l’eccellenza delle Missioni. E d il Signor© farà il resto.
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