Prem etto ohe non ò affatto m ia intenzione di t r a t tare ex professo ed a fondo' questo argomento: sa
rebbe un fuori luogo. Voglio soltanto fare un accenno o meglio un richiamo ad alcuni principii, che la stessa Chiesa, non h a guari, ordinò che fossero ten u ti p re
senti.
Non è raro il caso di sentire ripetere che per essere chiam ati allo sta to ecclesiastico od aspirare alia v ita religiosa si richiede u u a condotta esemplare, una b o n tà assoluta e ch e'si deve essere anim ati d a ■ un profondissimo spirito di pietà, da u n ’avversione - per il mondo e ta n te altre cose. E fin qui, to lti i / superlativi, siamo d ’accordo. Ma v i sono anche autori che esigono poco meno di u n a san tità perfetta, u n a sicurezza m atem atica che i candidati sono chia- ' m ati da Dio, u n a tendenza irrefrenabile p er la vita,
ecclesiastica o religiosa da coloro che ancora debbono . incam m inarsi per la via del Santuario e della Reli
gione.
Sono di pax-ere che, neU’esporre le condizioni che si • richiedono m chi aspira allo stato ecclesiastico o religioso, non debbasi esagerare.' T anto più che si corre anche pericolo di un equivoco pel quale si con
fondono i segni di u n a buona vocazione con la voca-- zione stessa. Vi sono' nel mondo delle anime pie, d’onestà provatissim a e che tu tta v ìa non sentono
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inclinazione alcuna alla v ita ecclesiastica- o religiosa;
al contrario avviene spesso che anime poco dedite (almeno quanto alla manifestazione esterna) alla pietà o d istratte da mille um ane faccende, siano d ’un tra tto chiam ate da Dio allo stato ecclesiastico o re ligioso. Superfluo aggiungere che non mancano le chiam ate allo sta to ecclesiastico o religioso di giovani e persone che furono t u t t ’altro che pie ed innocenti.
Don Bosco ripeteva spesso che è il Signore che d istri
buisce le vocazioni, che è Lui che chiama chi gli piace; ed Egli non esclude coloro che p u r essendo sta ti poco osservanti della legge di Dio vogliono m u tar v ita e darsi all’apostolato.
È bene dunque chiarire la questione, richiamando alcune verità, fondam entali che esprimono il pen
siero genuino della Chiesa intorno alla vocazione:
1° Ogni vocazione viene da. Dio, il quale ad ogni uomo isp ira quale sia la via e lo stato in cui io vuol salvo. Segnatam ente quanto alla vocazione eccle
siastica è scritto che nessuno deve da sè introdursi fra i m inistri della Chiesa, m a solo chi è chiam ato da Dio: sed qui vocatur a Beo tamquam Aaron.
2o Dio non suole comunicare tale ispirazione in modo straordinario e neppure con segni tali di cer
tezza da escludere ogni dubbio. Egli vuol lasciare qualche cosa alla nostra indagine e procurarci dei m eriti neH’impegno che m ettiam o per conoscere la sua volontà...
3° Ogni uomo ' riceve da Dio qualità personali, individuali per le quali egli si sente inclinato più ad uno stato che ad un altro. Questo è un fatto di espe
rienza im m ediata e di evidenza assoluta.
4° Questo complesso di qualità e tendenze, in cui consiste radicalm ente la vocazione, può essere favorito od ostacolato dall’am biente in cui l'uom o vive, dalle persone che si frequentano e da un cumulo dì circostanze esteriori che talora? soffocano e rita r
dano l’esecuzione della divina chiam ata. Più tardi, scomparendo le circostanze sfavorevoli, la vocazione si fa di nuovo sentire.
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5° Benché Dio conceda a ciascun uomo uno spe
ciale tem peram ento ed inclinazioni personali, non impone a nessuno un determ inato stato di vita. Egli si contenta che gli uomini, in seguito a Ubera elezione, fa tta sotto l'influenza del proprio carattere, possano raggiungere il loro fine. P er questo motivo, afferma S. Tommaso, che ogni carriera um ana h a sempre un numero conveniente di candidati.
P osti questi principi, ne seguorio, necessariaménte alcune conseguenze che non. debbono m ai sfuggire d i m ente a chi si occupa d i vocazioni.
1° Si può dire che un giovane ha vocazione eccle
siastica o religiosa quando si riscontrino in lui le doti necessarie per lo stato ecclesiastico o religioso, Non si esige nulla di più. L a volontà re tta , l’inten
zione, è necessariamente presupposta, perchè senza volontà od intenzione non vi può essere sincera scelta e quindi vera vocazione.
2° Evidentem ente questa constatazione o giu
dizio dev’essere fatto e pronunciato d a chi ne ha l’au to rità ed il dovere. Il Vescovo {od il superiore religioso per gli aspiranti alla v ita religiosa) chiama od accetta l'aspirante quando h a riscontrato in lui le suddette condizioni.
Non è dunque il caso di parlare di ispirazioni da p arte dei candidati nè di inviti dello Spixito Santo o di a ttra ttiv e singolari o di innocenza angelica. L a re tta intenzione, congiunta con una sufficiente prò?
b ità di v ita e con quei doni di n atu ra e di grazia che diano fondata speranza di riuscita sono sufficienti e bastano al Vescovo per chiamare il candidato.' Lo stesso dicasi, con la dovuta proporzione, per gii aspi
ra n ti alla, v ita religiosa. Sarebbe perciò un errore confondere probità di v ita con l’innocenza, per modo che debbano essere esclusi coloro che siano andati soggetti alle um ane debolezze. È sufficiente che siano tro v ati probi nel tem po in cui essi chiedono di essere chiam ati al sacerdozio od accettati come religiosi.
D om anderà il lettore: queste sono forse idee nuove?
L ’ho detto: sono t u t t ’altro che nuove. Ma è solo per
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la confusione che potrebbe nascere d a quelle esage
razioni a cui accennavo, poc’anzi, che la Chiesa cre
dette opportuno intervenire colla sua autorevole infallibile parola, come dirò subito.