Se i giudici dimostrarono prudenza nell’applicazione delle teorie giuridiche di Farinacci, esercitandole in special modo su alcune tipologie di crimini, come osservato dai dati del tribunale del Torrone, l’opinione pubblica si vide finalmente “accreditare sul piano teorico ogni tacito pregiudizio nei confronti delle donne”362
e sposò in pieno le tesi sulla inferiorità femminile anche in materia criminale con la loro minore punibilità. Per questo motivo la condanna a morte della giovane e nubile Beatrice provocò tanto scandalo e indignazione tra i contemporanei. Infatti, questi protestavano e chiedevano: perché non si consideravano le attenuanti di Beatrice in quanto figlia violata dal padre e donna?
La stessa Renata Ago nel saggio Il mito di Beatrice Cenci e lo statuto delle donne nel
Cinquecento sottolinea:
Gran parte dell’eco che la storia di Beatrice ha avuto dipende infatti dallo stridente contrasto che si è aperto tra la sua qualità di donna e di fanciulla da marito, con tutte le caratteristiche, i limiti e i privilegi che ne derivavano, e il comportamento di suo padre prima, e delle autorità giudiziarie poi, che hanno ambedue apertamente violato le prerogative del suo stato.363
Lo sdegno popolare si abbatté pertanto sul pontefice Clemente VIII, il quale “perseverando nella propria inflessibilità, […] aveva mostrato di non avere viscere di
362 Graziosi, “Fragilitas sexus” cit., p. 21. 363 Ago, Il mito di Beatrice cit., p. 310.
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misericordia ed era così venuto meno ai suoi doveri paterni nei confronti di quella sua sciagurata giovanissima suddita”364.
La stessa riprovazione popolare si riversò ovviamente anche sul famoso giurista Farinacci, tanto ardito e veloce con la lingua e la penna per le sue opere e così poco per questi suoi illustri clienti. Così, a distanza di secoli, Filippo Scolari nella sua opera Beatrice Cenci: causa celebre criminale del secolo XVI, memoria storica del 1855 si ritrovava ancora a criticare le scelte difensive di Farinacci, affermando che:
La difesa del Farinaccio riuscì di molto inferiore non solo al bisogno, ma alla stessa fama di lui; e che tanto più venivano meno i mezzi a Clemente VIII per potere in alcun modo esercitare clemenza.365
Scolari, inoltre, argomentò punto per punto le debolezze del suo consulto, a partire dall’inadeguatezza delle autorevoli leggi citate al fine dell’attenuazione della pena per il delitto in questione, alla troppo precipitosa difesa di Lucrezia Petroni, basata sulla semplice revoca del mandato di assassinio ai danni del marito la notte precedente al delitto senza soffermarsi sulla dimostrazione della perpetuità di tale revoca. Non solo, secondo Scolari, Farinacci non diede il giusto spazio alla descrizione delle “nefandezze” e mancanze di Francesco Cenci come uomo e come
pater familias e in più commise l’irreparabile errore di basare l’intera difesa su un
incesto non provato, né testimoniato dalla diretta interessata (per quanto poteva essere utile366). Scolari aggiunse che “sull’esaltamento delle facoltà mentali di Beatrice, pello stato incredibile di violenza in cui si trovava da tanto tempo, e nientemeno che in fatto dell’onor suo, non sia stata richiamata né punto né poco l’attenzione del Giudice”367. La Cenci per lo scrittore era chiaramente “divenuta
furente e monomana”368
, ma Farinacci non ne aveva fatto parola, mentre si era speso lungamente sull’imbecillità del fratello Bernardo. In ogni caso la meno riuscita delle difese rimaneva quella di Giacomo Cenci, il fratello maggiore, al quale le due donne
364
Ago, Il mito di Beatrice cit., p. 316.
365
Scolari, Beatrice Cenci. Causa celebre criminale cit., p. 116.
366 Infatti, le donne che denunciavano di aver subito violenze da parte del genitore godevano di
pochissima credibilità e risultavano essere “molto sospette perché sono femmine e molto più sospette perché depongono contro il proprio genitore” agli occhi dei giudici. Come accadde nel 1731 in occasione della denuncia per incesto di Scolastica Lamberti ai danni del padre Marc’Antonio; cit. in Fosi, La giustizia del papa cit., p. 130.
367 Scolari, Beatrice Cenci. Causa celebre criminale cit., p. 109. 368 Ivi.
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chiesero espressamente consenso e consiglio per procedere o meno nel parricidio, come sostenuto nella difesa di Beatrice e dichiarato nelle rispettive confessioni, come poteva a questo punto Farinacci basare la sua difesa sul ruolo di semplice consenziente di Giacomo?
Eppure lo fece. Per di più Giacomo “era il capo della famiglia, e che in fatto trovò gli scherani, e trattò con essi del prezzo”369
, secondo Scolari, che tristemente concludeva:
Certo che Beatrice […] è stata la vittima della nequizia del suo fratello maggiore; una sola parola del quale avrebbe potuto condurla a meno improvvido e sanguinoso consiglio.
Pertanto, l’immagine di Beatrice consegnata alla posterità fu quella di “una giustiziera più che un’assassina”370
grazie alle inadempienze del padre naturale Francesco e di quello politico Clemente VIII,
ma, al tempo stesso, l’irresponsabilità garantita dalla sua sregolatezza di donna è troppo ambigua per assolverla pienamente. Beatrice diventa […] un’eroina tragica, che deve pagare con la morte il suo gesto di ribellione, salvo poi trionfare moralmente sui suoi persecutori, immemori dell’equità e del fatto che tanto rigore più che giustizia, era quasi iniquità.371
369 Scolari, Beatrice Cenci. Causa celebre criminale cit., p. 111. 370 Ago, Il mito di Beatrice cit., p. 320.
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