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bella, 377, XV 325 Punica signa, 607 castra [= v 17]) e da Stazio (Theb IV 80, VII

specie VIII 211-224), come descritta in VIII 226 cui dux promissae reuirescens pignore laudis e

VII 47 bella, 377, XV 325 Punica signa, 607 castra [= v 17]) e da Stazio (Theb IV 80, VII

arma, 384 castra e 617). Sul personaggio e sul significato della sua valorizzazione nel poema rispetto alle fonti storiche cf. Littlewood 2016.

subiere: ‘si fecero avanti (sotto il suo comando)’, come in Stat. Theb. VI 560s. multi et, quos uarii tacet ignorantia uulgi, | hinc atque hinc subiere.

229-230 leues… | … populi: cf. IV 549 instat Hiber leuis e prima Liu. XXII 18,3

(Hispanorum cohors) leuiorque cum uelocitate corporum tum armorum habitu.

horrida misit | Pyrene: sulla base di III 415 At Pyrenaei frondosa cacumina montis, 442 iamque per et colles et densos abiete lucos, XV 174-176 nemoroso uertice celsus | apparet collis, fugiuntque in nubila siluae | Pyrenes ,790s. non hic nemora auia fallent | Pyrenes e XVII

640s. frondosumque apicem subigens ad sidera mater | bellorum fera Pyrene, l’aggettivo sembra

indicare la fitta vegetazione che contraddistingue la catena, ma senza dubbio è qui richiamata sottilmente la natura bellicosa delle popolazioni ispaniche, su cui cf., oltre a III 224 indomitis,

330s. nec uitam sine Marte pati; quippe omnis in armis | lucis causa sita et damnatum uiuere

paci, XIII 698s. acres | Pyrenes populos e XVII 640s. mater | bellorum fera Pyrene, il materiale raccolto da Dimatteo 2014, ad v. 116 horrida… Hispania e Fantham 1992, ad v. 629 duros… Hiberos. Su horridus detto di luoghi silvestri cf. Verg. Aen. VIII 348 (Capitolia) olim siluestribus horrida dumis, IX 381s. silua fuit late dumis atque ilice nigra | horrida, Liu. XXII 16,4 per horridas siluas e Tac. Germ. 5 1 terra… aut siluis horrida; cf. Spaltenstein 1990, ad loc. per l’uso metonimico di Pyrene per l’intera penisola iberica. Il verbo mittere nei cataloghi delle alleati è ordinariamente utilizzato qualora il soggetto sia una città o regione: cf., sul modello di Verg. Aen. VII 715s. Nursia, 744 Nersae, 762 Aricia, III 345 misit diues Callaecia, 367 Oeneae

misere domus Aetolaque Tyde, 373 atque altrix celsa mittebat Saetabis arce, VIII 359 Ardea misit e Stat. Theb. IV 124 Dyme e XII 619 Icarii Celeique domus.

230 uario… tumultu: 1x in Liu. e Curt. e poi in Stat. Theb. I 516 e V 348 (sempre di

movimenti concitati).

230-231 auxere… | flumineum latus: il latus è quello dell’esercito, a ridosso della riva del

fiume (l’aggettivo vale per prope flumen: cf. il simile caso di X 92 flumineo Libycam turbabat in aggere pubem). Per il verbo, indicante l’accessus di truppe, cf. ThLL II 1345,45.

231 effulget caetrata iuuentus: il dettaglio etnografico della caetra, piccolo scudo fatto

interamente di pelle (meglio se elefantina: cf., con Plin. nat. XI 227, von Domaszewski 1897,1321), è incompatibile con il motivo del bagliore, che sarà stato inserito perché topico. Di questo scudo, distintivo dei popoli iberici (III 348, X 230 e XVI 30, Lucan. VII 232 e Liu. XXI 21,12, XXIII 26,1), sono forniti anche gli Adirmachidi (III 278), i Britanni (Tac. Agr. 36) e gli Osci (Verg. Aen. VII 732, dove è introdotto in epica per la prima volta il forestierismo caetra). Al pari di caetratus, della storiografia (Liu. 20x e Caes. 8x) ma solo qui in tutta la poesia latina, sono hapax nei Punica altri aggettivi di omologa formazione: cf. VI 212 scutatus (Liu. 5x, Caes., Verg. Aen. e Stat. Ach. 1x), VII 636 pharetratus (Verg. georg. e Aen. 1x, Ou. 10x e Stat. Theb. 2x), VIII 433 clipeatus (Liu. 2x, Verg. Aen. e Ou. met. 1x e Curt. 3x); mancano il virgiliano pilatus (mai in prosa) e l’enniano tunicatus. Questo tipo di clausola (participio/aggettivo + iuuentus), attestata già in Enn. ann. 303 Skutsch tunicata iuuentus, è di gran lunga la soluzione più frequente per il sostantivo iuuentus (19x su ventisette nei Punica).

232 Il verso ricalca V 197 Cantaber et galeae contempto tegmine Vasco, mostrando però,

rispetto a esso, una maggiore cura (bipartizione in due emistichi, disposizione chiastica degli elementi, modulo virgiliano dell’allocazione di due nomi agli estremi del verso [anche al v. 415 Curio… Brutus]). I due popoli si trovano accostati anche in X 15s. quem Vasco leuis, quem spicula densus | Cantaber urgebat (su cui può aver agito la memoria di Lucan. VI 259 Cantaber exiguis aut longis Teutonus armis).

ante alios: cf. III 326 Cantaber ante omnes…; probabilmente niente più che una zeppa, considerato che su otto attestazioni totali (alios/alias) in sette occupa la medesima sede. Sul carattere indomito del popolo cf. però III 326-331, Str. III 3,8, Hor. carm. II 11,1, III 8,22 e IV 14,41.

tempora tecti: cf. VIII 375 caput tecti; Silio è l’unico testimone per questo uso militare dei Vasconi, di cui riferisce, oltre che in V 197, anche in III 358 Vasco insuetus galeae ferre arma morati.

233 Un altro verso di evidente impegno stilistico, costruito su un movimento centripeto

secondo lo schema abxBA (su cui, dopo parola introduttiva, cf. supra ad v. 8). La perizia delle popolazioni baleari nell’uso della fionda era tanto proverbiale che il loro nome veniva connesso al verbo βάλλω (cf. Barchiesi 2005, ad II 727-729); nel poema cf. III 365 funda bella ferens Baliaris et alite plumbo e V 193 et torta Baliaris saeuus habena.

torto… plumbo: cf., assieme a V 193 torta… habena, Prop. IV 3,65 plumbea cum tortae sparguntur pondera fundae e Ou. met. IV 709s. Balearica torto | funda… plumbo. Torquere nel senso di ‘scagliare’ è della poesia, rarissimo in prosa (Cic. de orat. I 241 hastas e Sen. epist. 88 19 sudem).

miscens… proelia: cf. bella ferens di III 365; in origine significante ‘attaccare battaglia’ e poi ‘combattere’ (come qui, dove in aggiunta è dato sentore dello scompiglio provocato sul bersaglio da questa particolare tecnica di guerra), è giuntura attestata in Livio (2x) e nell’elegia (Prop., Tib. e Ou. epist. 1x), ma cara soprattutto alla poesia di stile elevato (Homer. 4x, Lucr., Verg. georg. e Aen., Lucan. e Stat. Theb. 2x, Ou. met. 1x). Silio vi ricorre intensamente, per lo più espandendola tramite un aggettivo (8x fera, 1x improba e terrestria); alternative equipollenti sono ottenute sostituendo proelia con certamina (cf. v. 330), pugnas o bella (2x), acies, Martem, campum (1x).

234 Baetigenaeque uiri: come Baeticola di I 146, è neoformazione siliana non altrove

attestata. I due derivati sono semanticamente sovrapponibili, secondo una tendenza già ovidiana (cf. Lazzeroni 1966). Tutti gli altri composti in -gena cui Silio ricorre (terrigena, Martigena, Faunigena) sono già attestati nella poesia precedente, mentre tra quelli in -cola, oltre al già citato Baeticola, anche Anienicola è di fattura siliana (2x) e non altrove attestato.

234b-236 Sullo sfondo di questi versi sembra stare Verg. Aen. IX 25-28, uno dei pochi casi in

epica in cui si dà un’ordinata descrizione di un esercito (che qui però è in marcia [v. 25 ibat], e non schierato: si spiega così il passaggio da avanguardia e retroguardia dell’agmen virgiliano a sinistra e destra della acies siliana): iamque omnis campis exercitus ibat apertis, | … | Messapus primas acies, postrema coercent | Tyrrhidae iuuenes, medio dux agmine Turnus. L’ipotesto sembra riaffiorare, oltre che da precise aderenze espressive (l’inequivocabile ripresa del verbo coerceo, solo in questi due passi così utilizzato, e media agmina [Silio non ha mai questo nesso al singolare]), dal pari rilievo concesso a Turno (dux) e Annibale (ipse), entrambi posti naturalmente al centro dello schieramento ed entrambi, meno necessariamente, menzionati per ultimi. Sul prestigio assoluto della posizione centrale dello schieramento cf. Seru. Aen. VIII 587 aut certe honoris est medium locum in exercitu tenere e, all’origini dell’epos, Hom. Il. II 477-483

(dove il prestigio di Agamennone, al centro dello schieramento, è accresciuto dal paragone con Zeus, Ares e Poseidone); cf. poi e.g. oltre a Verg. Aen. VIII 587s. (Pallante), anche Lucan. I 245 (Cesare).

234-235 celsus media ipse… | agmina: l’uso intensivo del pronome è corrisposto sul piano

fisico-spaziale dalla visibilità di Annibale (celsus al centro di verso, forse anche iconico della posizione del dux) e dall’eminenza all’interno dello schieramento (media… agmina). Cf. Ou. met. I 177s. ergo ubi marmoreo superi sedere recessu | celsior ipse loco sceptroque innixus eburneo…

235 patrio… milite: cf. XII 343 (Torquatus) Sardoas patrio quatiebat milite terras; patrius

detto di corpi militari anche in IV 313 equitem, V 646s. cateruis, XII 173 cohortes (cf. in aggiunta XVI 50 gentilis pube cateruae). Stazio ha patriae… agmina gentis (Theb. IV 93). Non così Livio e Polibio: cf. rispettivamente XXII 46,3 e III 113,2.

firmauit: cf. VIII 446s. sed non ruricolae firmarunt robore castra | deteriore cauis uenientes montibus Umbri; significativamente presente in Liu. XXII 46,3 media acie peditibus firmata, il verbo con questo valore è solo della storiografia, dove comunque è raro: esempi in Heubner 1976, ad IV 70,3.

quaeque: cf. v. 269 cumque; chiusa ‘indifferente’, attestata anche in V 128, VIII 490, 564,

XVII 496 (quique), VIII 566 (quosue) e X 314 (et quae). In tutti i casi il pronome è in anadiplosi

(quae… quae) e il verbo, rigorosamente in comune alle due proposizioni (a esclusione di VIII

564), è posto nella seconda o nella terza (VIII 566); l’attrazione del verbo firmauit nella prima

relativa è dunque eccezionale. Altre chiuse ‘indifferenti’ con pronome relativo in VI 638 quorum, X 70 qui e XII 34 cuius.

236 Potrebbe trattarsi di un’allusione alle esondazioni del Po (su cui cf. supra ad v. 187a-188b), così come, secondo il rilievo di Spaltenstein 1990, ad loc., di variazione dei

multiformi frasari utilizzati laddove si voglia dare conto della provenienza di un popolo tramite la menzione non della regione, ma del fiume in essa scorrente. Esemplare il caso di VIII

367-369 necnon sceptriferi qui potant Thybridis undam, | quique Anienis habent ripas gelidoque

rigantur | Simbruuio. Silio potrebbe avere ricordo di Lucan. III 203s. (catalogo delle truppe pompeiane) (deseritur) Mysiaque et gelido tellus perfusa Caico | Idalis.

237-238 se fluuius retro… | eripit: cf. VII 140 (Maeandrus) sibi gurgitibus flexis reuolutus

oberrat e XV 622 refluo… lapsu. L’avverbio è da legare dunque a eripit, e non al contiguo labentibus (si creerebbe quell’immagine del ‘fiume che scorre al contrario’ tipicamente associata

a contesti di terribile disfatta, qui del tutto fuori luogo: cf. I 48 corporibusque uirum retro fluat e

V 624s. ac super haec reflui pugnarunt montibus amnes, | et retro fluctus torsit mare).

237 labentibus undis: già clausola ovidiana (trist. III 10,33), è qui zeppa a sé stante e che

ricorre, variata nella parte verbale, 12x nel poema.

238 cuneos: come terminus technicus militare (OLD 471, s.u. cuneus 4) è introdotto in poesia

da Virgilio e compare 6x nel poema; nella narrazione liviana della battaglia a Canne è non sorprendentemente molto attestato.

uallat: come se fosse una vera e propria fortificazione: cf. XV 405s. sublimi uallatam uertice montis | et scopulis urbem. In XV 234 la natura sembra quasi personificare un avversario: pugnabat natura soli. Il verbo, della lingua militare, è apprezzato da Lucano e poi da Stazio, ma è Silio che vi ricorre con più frequenza (12x contro Lucr., Verg. Aen., Val. Fl. 1x, Lucan. 4x e Stat. Theb. 6x).

239-241 Cf. IV 600-602 namque uadis rapitur praeceps ceu proruta cautes | auulsi montis

Trebiamque insueta timentem | prae se pectore agit spumantique incubat alueo. Il modo in cui l’elefante è descritto e l’esplicito paragone a un mobilis agger potrebbero risentire del ricordo della mirabile macchina d’assedio costruita dai cesariani per espugnare Marsiglia (anch’essa un agger incredibilmente mobile e dotato di torri) in Lucan. III 455-461, specie 455-459 stellatis axibus agger | erigitur geminasque aequantis moenia turris | accipit; hae nullo fixerunt robore terram, | sed per iter longum causa repsere latenti. | cum tantum nutaret onus…; potrebbe confermarlo il fatto che la macchina dei cesariani e gli elefanti di Annibale vanno incontro alla medesima sorte (l’incendio): cf. Lucan. III 498-508 e IX 599-619. In aggiunta un ricordo può sovvenire anche della turrigera carina di Bruto nello stesso libro lucaneo (v. 514): cf. v. 535-537 celsior at cunctis Bruti praetoria puppis | … molemque profundo | inuehit. Né Livio né Polibio menzionano la presenza a Canne di elefanti, il cui inserimento si mostra di fatto finalizzato ad acuire la violenza dello scontro, arricchendola con effetti di spettacolarizzazione: cf. v. 570s. (sono introdotti alcuni mirabolici ‘duelli’ tra legionari ed elefanti) nec ferro saeuire sat est. appellitur atra | mole fera, et monstris componitur Itala pubes, dove l’espressione sembra risentire della sententia lucanea di VI 191s. (è descritta l’aristia di Scevola) parque nouum Fortuna uidet concurrere, bellum | atque uirum. Storicamente inverosimile inoltre anche il dettaglio qui focalizzato, ossia la presenza sul dorso degli elefanti di una torre dalla quale, una volta rotte le linee difensive nemiche, infierire sui nemici con armi da lancio: secondo le fonti elefanti turriti, oltre che negli spettacoli pubblici offerti al popolo da Cesare in poi (cf. Plin. nat. VIII 22), erano presenti a Tapso nel 46 a.C. (Bell. Afr. 86 31), a Gerusalemme quando Lisia, per

conto di Antioco V Eupatore, soppresse rivolte ebree nel 162 a.C. (Ios. BI. I 42, AI. XII 373), a Magnesia nel 192 (cf. Gell. V 5,3, Flor. epit. I 24,16, Liv. XXXVII 40,3), a Raphia nel 217 (Plb. V 84,5) e ancora nello scontro tra Antioco I e i Galati nel 277. Sembra però che in occidente l’idea di armare in questo modo gli elefanti, potenziandone la già temibile uis bellica, fosse originariamente di Pirro e dei suoi ingegneri (cf. Scullard 1974,105 e 240-245, Head 1982,335). Per quanto riguarda le guerre puniche né Polibio né Livio (che pure ne parla per Magnesia) ne testimoniano dunque la presenza (negata da Scullard 1974,242-243, debolmente ipotizzata da Head 1982,338; οἰ ἐπὶ τῶν ἐλεφὰντων, a cui secondo Plb. XV 12,1 Annibale ordina di montare la carica, sono sicuramente i moderatores, non i soldati nascosti nelle torri).

239 Il verso è costruito in modo da dare l’impressione fonetica e visiva dell’imponenza degli

elefanti: a ciò concorrono la sequenza SSSS e il pentasillabo propugnacola.

239-240 turritas moles ac propugnacula… | … gestans: cf. IV 322s. (Boreas Eurusque)

molemque profundi | … gestant; turritas moles ricorda l’espressione lucreziana di V 1302 inde boues Lucas turrito corpore, anche se qui il nesso indica, più che il corpo degli elefanti, le torri che trasportano (ac propugnacula fungerebbe dunque da epesegesi a questa singolare espressione). Il parallelo di Lucan. III 536s. (praetoria puppis) molemque profundo | inuehit (Hunink 1992, ad loc. nota che l’espressione è «uncommon») potrebbe orientare però all’interpretazione di moles per ‘corpo’ (su cui cf. ThLL VIII 1344,80), che nel poema si trova in