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(periclis) incerti Martis e VI 333 incerti fallax fiducia Martis.

Di V 201-207 (ancora prima dell’impatto tra l’esercito di Flaminio e quello di Annibale al Trasimeno, Marte, Venere e Apollo distolgono lo sguardo dalle rive del lago, mentre Giunone

III 89 (periclis) incerti Martis e VI 333 incerti fallax fiducia Martis.

356-357 mediaque… pendente… | spe: immagine efficace e originale, anche se vicina a

quella di Ou. met. VIII 12s. pendebat adhuc belli Fortuna diuque | inter utrumque uolat dubiis Victoria pennis. Per il verbo pendēre nel significato di ‘essere incerto’ cf. Lucan. II 41 pendet fortuna ducum, IX 19 ubi pendebant casus; in IV 301 tanta spes anima tantusque pependerat ardor la giuntura spes pependerat ha differente valore (‘era dipesa da, legata a’). Spaltenstein (1990, ad loc.) richiama per media spe il parallelo di Tac. ann. III 15,1 mediae Pisoni spes.

per ambas | … gentes: recuperando il nesso virgiliano di Verg. Aen. XII 190s. paribus se legibus ambae | inuictae gentes (ripreso anche da Stat. Theb. III 312s.), Silio varia per motivi

prosodici l’espressione ambae acies, da lui impiegata in I 163s., 466 e a v. 441s. In VII 602, XV

441 e 817 Silio ricorre alla giuntura lucanea di II 309 geminae acies.

paribus… in armis: nesso virgiliano (6x, di cui una in posizione isometrica), anche in Homer. 283, indicante armi simili, dello stesso tipo; qui ha piuttosto il valore di uiribus aequis, mai impiegato da Silio..

Mauors flagrabat: cf. V 457s. nec minor interea tumulis siluisque fremebat | diuersis Mauors e VI 316s. multusque per arua | feruebat Mauors: più che lo splendore (così ThLL VI/1 847,23), il verbo indica la foga di guerra. L’immagine è quella di Marte furente: cf. Hom. Il. V 717 µαίνεσθαι… Ἄρηα e XV 605 µαίνετο δ᾽ὡς ὅτε Ἄρης, Verg. Aen. VIII 700 saeuit medio in certamine Mauors (= Stat. Theb. X 508 talis Echionio Mauors in limine saeuit). Il verbo è detto di singoli combattenti in I 296s., V 245, VI 209 e XV 15.

358-359 La dispositio aurea dei termini nei due versi, che impreziosisce l’immagine, è

curiosamente adottata in due luoghi che condividono con questo un’immagine affine e ugualmente delicata: cf. Ou. met. I 528s. obuiaque aduersas uibrabant flamina uestes | et leuis inpulsos retro dabat aura capillos e Val. Fl. VII 24s. quam cum languentes leuis erigit imber aristas | grataque iam fessis descendunt flamina remis.

mitia… flamina: cf. VI 527 moderato, XI 483 placida, XVII 207s. fera e Apul. met. IV 35 mitis aura molliter spirantis Zephyri; l’aggettivo, in enfasi per l’allocazione in prima sede, imposta il tono di tutta la similitudine, producendo immediatamente la percezione del contrasto tra comparandum e comparatum.

uirides… culmos: tecnicismo agrario discretamente usato in Verg. georg. (6x), culmus è raro in epica (1x in Verg. Aen. e Stat. Theb., 4x in Lucan. e Sil.). L’iperbato è tradizionale: Verg. georg. I 192 pinguis, 317 fragili (= Manil. III 629), Lucan. IX 945 congesto, Stat. silu. III 3,128 pallentes.

agitant: spesso detto dei venti che smuovono alberi o piante minori (cf. ThLL I 1334,10 e in particolare Ou. ars I 553 steriles agitat quas uentus aristae), ha qui verosimilmente perso la natura di verbo intensivo che mal si accorderebbe con mitia e con lente del v. 361. Forme intensive sono impiegate anche in IV 323 (uenti) nunc huc alterno, nunc illuc flamine gestant e

V 506 (Zephyro) iactatur nido pariter nutante uolucris.

359 L’immagine è la stessa, ma descritta concentrando l’interesse non più sul colore (uirides)

e sullo stelo (culmus), quanto sullo stato di maturazione (necdum maturas) e sulla spiga (arista ne indica precisamente la sola ‘barba’): tutto questo è premessa ai versi successivi, dove assume rilevanza il movimento flessuoso delle spighe, possibile solo quando esse non sono ancora

mature. La rigidità delle spighe pronte alla mietitura era infatti nota ai poeti: cf. Verg. georg. I 314 spicea iam campis cum messis inhorruit, Ou. ars I 553 horruit ut steriles agitat quas uentus aristae (con clausola identica) e epist. 5 112 (arista) quae leuis assiduis solis usta riget.

necdum maturas… aristas: nesso virgiliano, per lo più allocato sempre con medesimo iperbato (Verg. georg. I 348, Ou. fast. V 357, Colum. X 311; diversamente in Homer. 886, Germ. 97 e Manil. IV 558).

impellit uentus: cf. XVII 44 uentos impellere credas; poetico (ThLL VII/1 537,70s.; cf. Ou. met. I 529), come della recente prosa scientifica di Seneca, che nelle Quaestiones vi ricorre 4x.

360-361 Fortemente iconici dell’oscillazione descritta sono sia il chiasmo it summa…

incuruata nitescit sia al v. 360 huc atque huc it e nutansque uicissim, al centro dei quali è in rilievo seges, soggetto di entrambi i predicati. Sottili legami con il distico precedente lasciano trasparire una composizione quasi anulare della similitudine (cf. infra ad v. 361 lente e nitescit), mentre alterno porta alla luce il tertium comparationis.

360 huc atque huc: cf. v. 614; come huc et huc (1x in Catull. e Hor. epod., 5x in Sen. trag.), è

variazione di huc atque illuc (sporadicamente accolto anche nell’esametro: 1x in Verg. Aen., Manil., Val. Fl. e Stat. Theb., 2x in Ou. met.) che si trova solo in Verg. Aen. IX 57 huc turbidus atque huc e XII 558 (isometrico). Da Virgilio derivano, d’altra parte, anche nunc huc, nunc illuc (IV 323 e VII 574; cf. Verg. Aen. IV 285 e VIII 18) e huc illuc (VII 273, XVII 137; Verg. Aen. IV 363 et al.). Cf. Val. Fl. I 639 illam huc atque illuc nunc torquens uerberat Eurus.

nutans: originariamente detto solo di alberi o piante minori (Enn. ann. 511 Skutsch pino e Verg. Aen. II 629 ornus, IX 682 quercus), il verbo da Lucano in poi conosce un ampliamento semantico e dunque un incremento della frequenza (cf. infatti ad v. 241). Nei Punica si trova secondo l’uso originale in V 506 (di un nido posto in cima a un albero), 613, VIII 628 mentre in

I 460, 501, 525, IV 353 e XVII 392 esso descrive il movimento dei pennacchi posti sugli elmi

dei soldati.

uicissim: cf. v. 354s. inter uarias… | uices.

361 alterno… motu: cf. XV 27 (dello sguardo di Voluptas) ancipiti motu; sullo sfondo alterno

gurgite di Verg. Aen. XI 624, in una similitudine cui Silio guarda qui e sicuramente in IV

315-323 (specie v. 319 texunt alterno glomerata uolumina cursu e v. 323 nunc huc alterno, nunc

illuc flamine gestant). L’aggettivo stabilisce il termine di paragone tra la battaglia (v. 355 alternata) e l’immagine della similitudine nell’idea di oscillazione regolare (dell’esito della battaglia e delle spighe).

lente: riprende mitia del v. 358, come conferma IV 84s. (Ticinus) ac nitidum uiridi lente trahit amne liquorem. | uix credas labi; ripis tam mitis opacis… Qui il significato è supportato dallo schema SSSS del verso: l’ultimo attimo quieto prima della rovina.

incuruata: in medesima sede in Ou. met. VI 245 (membra) ma, in riferimento a una pianta, solo in Stat. silu. II 3,3. Il verbo, hapax nel poema, rarissimo: oltre ai casi citati, 1x in Catull., Verg. Aen., Gratt. e Manil. e Pers.

nitescit: ‘scientificamente’ appropriato, visto che i culmi sono uirides: cf. Cic. Verr. II 3,47 nitidissimos uiridissimosque campos, Lucr. V 783-785, Verg. georg. I 153; se il campo fosse stato pronto alla mietitura, il verbo sarebbe stato piuttosto flaueo (cf. André 1949,133): cf. Catull. 64 354, Verg. georg. I 316, Aen. VII 721 e Sil. VIII 61. La suggestione di benessere con cui si chiude l’illustrans stride con il contesto generale e l’imminente stravolgimento, perseguendo il medesimo effetto del v. 358.

362 tandem: brusco ritorno alla narrazione, con l’avverbio che annuncia un punto di svolta

del combattimento (in altri casi l’inizio della sua fine: cf. I 365 e V 445); cf. Liu. XXII 47,4s. sub equestris finem certaminis, coorta est peditum pugna, primo et uiribus et animis par… tandem Romani, diu ac saepe conisi…

barbaricis… uiribus: simile a barbaricis… cateruis di v. 77; uires infatti è qui metonimia per arma: cf. socias uires (VII 520, VIII 576, XV 403 e 608), totas uires (VII 529) e Marmaricas uires (VIII 215).

362-363 perfractam… | dissipat… aciem: perfringit aciem et dissipat: cf. supra ad v. 86.

Entrambi i verbi sono della prosa di argomento militare (ambedue ricorrenti nel racconto di Livio della battaglia di Canne): il primo, uerbum militare (Seru. Aen. X 279; con aciem 1x in Curt. e Tac. hist.), compare in epica in riferimento all’atto di abbattere ostacoli architettonici o naturali (così in Lucan., Homer. e Stat. Theb. e nel poema in III 658, V 160, XII 23, XIII 255), non linee nemiche come in Silio (qui e in XI 398s. profliganda acies, quam non perfregerit ensis, | non ignes) e prima in Verg. Aen. X 279; dissipare, che con aciem si trova 1x in Liu. e Frontin., nelle poche attestazioni epiche non ha mai questo valore ed è massimamente liviano (più di 60x; passim in Cic., 4x in Caes. e Curt.).

acri | … clamore: cf. clamore feroci (XIII 370 e XVII 520), clamoribus feris (VIII 657s. e