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Il binomio certezza-verità e il problema dell’oggettività della scienza

La rifondazione del sapere scientifico

3. Il binomio certezza-verità e il problema dell’oggettività della scienza

Per comprendere la funzione svolta dalla Logica nel quadro del progetto generale di un’esposizione scientifica completa del sistema filosofico, è es- senziale considerare come si evolva la concezione hegeliana del rapporto tra

Fenomenologia dello spirito e Scienza della logica. Dopo la pubblicazione della Fenomenologia (1807) Hegel sembra esigere una diversa interpretazione della

funzione assegnata a quest’opera. Com’è noto, al momento della pubblicazione essa costituiva la «prima parte» del «Sistema della scienza», mentre la Scienza

della logica (allora denominata «Sistema della Logica») avrebbe dovuto costi-

tuire il primo momento della «seconda parte». Nelle lezioni sulla Enciclopedia

filosofica del 1808-09, inaugurando una nuova concezione del sistema, che nella

sua forma generale rimarrà quella definitiva, Hegel presenta l’esposizione enci- clopedica della filosofia (suddivisa in Logica, Scienza della natura e Scienza dello

spirito) come «l’intero della scienza»137. Appare chiaro che l’intero sistema, così

articolato, debba essere in grado sia di fornire autonomamente i requisiti per la giustificazione del proprio statuto scientifico, sia di presentare l’esposizione

completa della filosofia come scienza. Invero, proprio la completa esposizione

del sistema è per Hegel l’unica giustificazione possibile della sua scientificità. Ma che ne è allora della esigenza di giustificare per la coscienza naturale, pre-

scientifica, la concezione del sapere come scienza razionale?138

Anche se la filosofia è in grado di giustificare autonomamente la sua pretesa scientificità, tuttavia essa deve poter presupporre qualcosa di essenziale, ossia che il lettore non sia ancorato ad una concezione prescientifica del conoscere,

137  Enc. 1808-09, § 1.

138  Su questo problema si veda, in particolare, H.-F. Fulda, Das Problem einer Einleitung in Hegels

Wissenschaft der Logik, Klostermann, Frankfurt am Main 1965 e H.H. Ottmann, Das Scheitern einer Einleitung in Hegels Philosophie. Eine Analyse der Phänomenologie des Geistes, Pustet, München – Salzburg 1973; H.-F. Fulda, Vorbegriff und Begriff der Philosophie bei Hegel, in Hegels Logik der Philosophie, hrsg. von D. Henrich e R.-P. Horstmann, Klett-Cotta, Stuttgart 1984, pp. 13-34 (trad. in La logica e metafisica di Hegel. Guida alla critica, a cura di A. Nuzzo, NIS, Firenze 1993, pp. 69-88); L. De Vos, Hegels Systemkonzeption in der ‘Phänomenologie des Geistes’, in H. Kimmerle (hrsg. von), Die Eigenbedeutung der Jenaer Systemkonzeptionen Hegels, Akademie, Berlin 2004, pp. 239-256.

e in particolare ad una concezione dualistica del rapporto tra l’atto conosciti-

vo del soggetto autocosciente e la reale costituzione dell’oggetto139. L’ostaco-

lo principale da superare è dunque questo: l’assunzione acritica, radicata nella coscienza ordinaria, che il conoscere sia solo un’attività soggettiva, la quale si riferisce ad una realtà materiale data, precostituita rispetto ai modi in cui essa può essere esperita.

Ora, se l’obiettivo fondamentale della Fenomenologia dello spirito era pro- prio quello di mostrare la contraddittorietà delle principali teorie fondate su tale ordinaria concezione coscienziale del rapporto tra conoscenza e realtà, al- lora quell’opera mantiene ancora il suo valore di laboratorio introduttivo alla scienza filosofica, mostrando la necessità di deporre tale presupposto, con le sue numerose varianti, per poter accedere alla filosofia.

Nella Introduzione alla prima edizione della Scienza della logica, Hegel tor- na a confermarlo espressamente: «Queste vedute sulla relazione del soggetto e dell’oggetto l’uno verso l’altro esprimono le determinazioni di quella relazione, determinazioni che costituiscono la natura della nostra coscienza ordinaria, del- la coscienza apparente; ma questi pregiudizi, trasferiti nella ragione, come se in lei avesse luogo la stessa relazione, come se questa relazione avesse verità in sé e per sé, sono allora gli errori di cui la filosofia è la confutazione condotta at- traverso tutte le parti dell’universo spirituale e naturale, o che piuttosto, poiché

sbarrano l’accesso alla filosofia, devono essere deposti prima di essa»140.

Anche in relazione allo sviluppo completo del sistema, quindi, la Fenome-

nologia conserva la funzione di giustificazione del concetto stesso di filosofia.

Questo principalmente perché non v’è altro modo di giustificare la scienza filo- sofica da una prospettiva immanente all’esperienza coscienziale, se non la dimo- strazione fenomenologica della intrinseca autocontraddittorietà della naturale

concezione dell’oggetto reale come dato o pre-costituito rispetto al pensiero141.

Hegel puntualizza la cosa in questi termini: «Questo concetto (a prescindere dal fatto che esso scaturisce all’interno della Logica stessa) dunque non necessita qui di alcuna giustificazione, poiché l’ha ricevuta proprio là; e non è suscettibile

139  Anche in ciò sta la modernità di questa concezione del sapere: per costituire il sapere come

scienza è essenziale che esso possa essere riconosciuto come tale. Fa parte delle condizioni di possibilità del sapere scientifico, quindi, il fornire le chiavi di lettura per poter essere valutato razionalmente dai suoi potenziali interlocutori.

140  WdL I, p. 17 (p. 17).

141  Per questo la Fenomenologia dello spirito continuerà a mantenere la propria funzione introduttiva

alla scienza filosofica. Negli appunti (fatti risalire all’autunno 1831) per la preparazione della seconda edizione dell’opera, Hegel tornerà a riaffermare la validità del progetto sistematico presentato con la pubblicazione del 1807, scrivendo: «Fenomenologia / propriamente prima parte / a) dapprima, alla scienza / condurre la coscienza a questo livello» (G.W.F. Hegel, Phänomenologie des Geistes, nach dem Text der kritischen Edition, neu herausgegeben von H.-F. Wessels und H. Clairmont, mit einer Einleitung von Wolfgang Bonsiepen, Meiner, Hamburg 1988, p. 552).

di alcun’altra giustificazione, se non soltanto questa sua produzione mediante la coscienza, le figure della quale si risolvono tutte in esso come nella [loro]

verità»142.

Non dobbiamo però considerare la Fenomenologia dello spirito come unica

via di accesso alla scienza filosofica143, né sopravvalutare la funzione fenomeno-

logica di giustificazione o deduzione del concetto generale della scienza. L’indi- cazione «a prescindere (abgesehen davon)», messa tra parentesi, indica il limite fondamentale dell’itinerario fenomenologico. La Fenomenologia ha mostrato la

possibilità della filosofia come scienza oggettiva. Inoltre, essa fa trasparire un or-

dine scientifico nell’apparente caos dell’esperienza coscienziale. Ma è solo nella Logica che la scienza teorizza direttamente se stessa, ed è nell’intero sviluppo del sistema che si realizza compiutamente quale sapere razionale del reale: solo lo sviluppo completo della filosofia come sapere razionale dell’universo reale è la vera e propria confutazione (Widerlegung) dei dualismi conoscitivi.

Con la Scienza della logica inizia dunque una nuova sfida, diversa da quel- la fenomenologica. Dando per assodata la possibilità di costruire un wirkliches

Wissen144, l’obiettivo sarà quello di valutare se la coerenza e la completezza

dell’articolazione del sapere sono adeguate a esprimere la costituzione essen-

ziale del reale145.