• Non ci sono risultati.

Logica della razionalità concettuale

8. La forma logica della razionalità

Già dalle lezioni sulla Logica enciclopedica del 1808-09, Hegel introduce la comprensione razionale della struttura logica del «vivente» per presentare la

prima e più immediata forma di manifestazione dell’«Idea»355. A partire da que-

352  Cfr. ivi, p. 167 (p. 850). 353  Ivi, p. 169 (p. 852).

354  Spiegava Hegel a lezione già nel 1808-09: «La finalità interna (innere Zweckmäßigkeit) è quella

per cui qualcosa in se stesso è reciprocamente tanto fine quanto mezzo, il prodotto di se stesso (sein eigenes Produkt), e questo prodotto è il producente stesso (das Produzierende selbst)» (Enc. 1808-09, § 78). Per un’introduzione al tema cfr. F. Menegoni, La recezione della Critica del Giudizio nella Logica hegeliana: finalità esterna e interna, «Verifiche», 18 (1989), pp. 443-458.

355  Per una introduzione a quest’ultima sezione della Scienza della logica cfr. K. Düsing, Das

Problem der Subjektivität in Hegels Logik cit., cap. 5; A. Nuzzo, „Idee“ bei Kant und Hegel, in C. Fricke, P. König und T. Petersen (hrsg. von), Das Recht der Vernunft. Kant und Hegel über Denken, Erkennen und Handeln, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstatt 1995, pp. 81-120; R. Schäfer, Hegels Ideenlehre und die dialektische Methode, in G.W.F. Hegel „Wissenschaft der Logik“, hrsg. von A.F. Koch und F. Schick, Akademie Verlag, Berlin 2002, pp. 243-264; L. De Vos, Die Wahrheit der Idee, in Der Begriff als die Wahrheit cit., pp. 153-169; V. Verra, “Idee” nel sistema hegeliano, in Id., Su Hegel, a cura di C. Cesa, Il Mulino, Bologna 2007, pp. 143-163; C.G. Martin, Ontologie der Selbstbestimmung, pp. 414-611; Id., Die Idee als Einheit von Begriff und Objektivität, in

sto corso Hegel sviluppa una vera e propria «Dottrina dell’idea», attraverso la scansione: «Idea della vita», «Idea del conoscere» (teoretico e pratico), «Idea della scienza» (o «Idea assoluta»).

L’«Idea della vita»356 è un sistema di mediazioni, tale che le determinazioni

dell’oggetto sono comprese come manifestazione di una precisa logica imma- nente di autodeterminazione. Questa concezione è espressa efficacemente nel corso del 1809-10 nel modo seguente: «l’esserci corrisponde al suo concetto in modo tale che nell’esserci non c’è niente che non sia determinato attraverso il concetto che abita (inwohnend) nello stesso esserci, e che non sia contenuto e mantenuto nella sua unità; essa [l’idea] è un’esistenza, che è fine a se stessa, e

[un] prodotto che produce se stesso»357.

Negli anni seguenti Hegel ripresenta questa concezione, accentuando il lato per cui l’articolazione logica del concetto manifesta razionalmente il principio immanente di autodeterminazione del vivente. Hegel introduce l’idea della vita nella Scienza della logica con questi termini: «Così l’idea è, primariamente, la

vita, il concetto che, distinto dalla sua oggettività, semplice in sé, penetra la sua

oggettività e come fine a se stesso ha in lei il suo mezzo e la pone come suo mezzo, ma in questo mezzo è immanente e in esso è il fine realizzato, identico

con sé»358.

L’enfasi posta sulla funzione logica del concetto, come principio immanente, semplice, omnipervasivo, fine a se stesso (Selbstzweck) di autodeterminazione, consente di rileggere in modo appropriato la definizione di inizio sezione («l’i-

dea è il concetto adeguato, il vero oggettivo»359) e le ulteriori varianti con cui

Hegel presenta l’idea come l’unità di concetto e oggettività.

Introducendo il capitolo dedicato all’«individuo vivente», Hegel chiarisce che non intende affatto far valere qui un criterio di conformità o corrispondenza tra logica e oggettività, oppure sollevare un problema relativo all’uso adeguato o meno di un concetto rispetto ad un contenuto empirico (problema sollevato

dalla concezione kantiana dell’idea come Vernunftbegriff360). Nel concetto della

Hegel – 200 Jahre Wissenschaft der Logik cit., pp. 223-242; J. Kreines, Reason in the World: Hegel’s Metaphysics and Its Philosophical Appeal, Oxford University Press, Oxford 2015, capitoli 6-10; L. Siep, Die Lehre vom Begriff. Dritter Abschnitt. Die Idee, in Kommentar zu Hegels Wissenschaft der Logik cit., pp. 651-796.

356  Sull‘idea logica della vita, cfr. G. Sans, Hegels Idee des individuellen Lebens, «Theologie

und Philosophie», 77 (2002), pp. 54–72; C. Spahn, Lebendiger Begriff – Begriffenes Leben: Zur Grundlegung der Philosophie des Organischen bei G. W. F. Hegel, Königshausen & Neumann, Würzburg 2007, pp. 177-203; A. Sell, Der lebendige Begriff. Leben und Logik bei G.W.F. Hegel, Alber, Freiburg – München 2013.

357  Subjektive Logik Ns. 1809-10, § 79 (1ª rielaborazione). 358  WdL III, p. 177 (pp. 862-863).

359  Ivi, p. 173 (p. 855).

360  Cfr. ibid. Va notato che l’espressione kantiana stessa Vernunftbegriff risulta per Hegel impropria,

vita universale, infatti, in quanto questa si manifesta concretamente come indi- viduo vivente, si deve piuttosto affermare che l’oggettività è adeguata ‘al con- cetto’. Evidentemente qui il concetto non è da intendere affatto come una strut- tura logica formale. Infatti, il concetto è l’«unità negativa» del vivente, ossia il soggetto o il principio di organizzazione dell’esteriorità materiale oggettiva, per cui si deve affermare propriamente che l’oggettività è adeguata al concetto

perché questo «se la pone come adeguata»361.

Si potrebbe interpretare questa affermazione come prova del formalismo (idealistico) della Logica hegeliana. Ma lo sviluppo dell’idea della vita toglie ogni sostegno ad una tale interpretazione.

In un individuo vivente, sottolinea Hegel, la forma di organizzazione si pre- senta come un principio che «abita» l’oggetto, ossia come un fine immanente, non impresso dall’ambiente sull’organismo, ma che si sviluppa spontaneamente in ogni vivente, facendo dell’organismo un individuo che cresce e agisce se- condo una direzione dettata dal proprio interno. Questo fa sì che il processo di autodeterminazione che ha luogo nell’organismo non sia diretto verso l’esterno e volto alla produzione di qualcosa di altro da sé, ma sia un’attività di autorea- lizzazione e di autoproduzione organica.

Questo è solo il primo di tre processi autocentrati (1. Reproduktion, 2. As-

similation, 3. Begattung) che il vivente condensa nella propria peculiare forma.

[1.] Già nella considerazione della forma di organizzazione interna del vi- vente, secondo una peculiare conformazione organica delle parti, Hegel evi- denzia l’irriducibilità dell’idea del vivere al modello di funzionamento della macchina e a strutture fondate su attività descrivibili in termini di rapporti di causalità lineare. Il vivere è irriducibile anche alla forma dei processi chimici elementari che lo costituiscono: se ridotta a chimismo, la vita risulta irriconosci- bile, in quanto viene svuotata di caratteri a lei essenziali, come l’interna finalità, l’inseparabilità dei costituenti, la tendenza alla conservazione di sé come intero. L’organismo vivente è una totalità attiva, che pervade di sé ogni sua parte: esso non si conserva se non è in grado di rigenerarsi nelle sue singole membra, nella riproduzione incessante di sé; al tempo stesso nessuna delle sue parti può man- tenersi in vita se non nell’unità dell’organismo.

[2] L’organismo vivente si trova contrapposto, in quanto individuo, ad un’oggettività che appare altra e indifferente nei suoi confronti. Di qui il bisogno e l’impulso del vivente a superare questa tensione, rispetto ad oggetti meccani- camente determinabili, privi di soggettività e quindi costitutivamente impotenti

concetto non è altro che ragione». Enc. 1817, § 154 An. (trad. 153 an.). Cfr. su questo punto anche WdL III, p. 173 (p. 858).

a conservarsi rispetto al vivente stesso362. Hegel si riferisce a processi vitali di ap-

propriazione e di assimilazione, che permettono una vera e propria Verwandlung

di oggetti e processi meccanici e chimici nell’attività di interna riproduzione

del vivente363. In generale la sua attenzione va qui alla struttura logica plastica

del vivente: l’individuo è in grado di non subire la relazione con l’alterità, ma di mantenersi in un’identità invariante e unitaria, in modo tale che ogni mutamen- to di condizioni e ogni elemento di perturbazione sia compensato da mutamenti interni dell’individuo vivente volti a conservare e mantenere la propria unità di struttura.

[3] In terzo luogo, la forma del vivente esprime la capacità di relazione con altri individui consimili indipendenti, attraverso cui emerge la capacità di ri- produrre la propria forma nella generazione di altri individui conformi. Nelle sue funzioni riproduttive, tuttavia, il vivente manifesta anche il suo limite fon- damentale in quanto forma organica individuale. Infatti, l’individuo è in grado di mantenersi in vita in virtù di un processo interno di riproduzione che ha una fine; la sua capacità di riprodurre un altro individuo vivente prolunga sì la vita

del genere (Gattung), ma non la propria364. Il genere si afferma pertanto come un

ineludibile Wechsel der Individuen, come ciò che perpetua se stesso attraverso la nascita e la morte degli organismi individuali.

L’idea logica della vita presenta quindi questo limite fondamentale: presenta una forma di razionalità che patisce il distacco tra la finitezza ineludibile dell’in- dividuo e l’universalità autoconservantesi del genere. In altri termini, nel vivere

«la realtà (Realität) dell’idea è come singolarità»365, e l’universalità della vita è

un quieto e imperturbabile perpetuarsi del genere attraverso l’avvicendarsi dei singoli. Ebbene, proprio lo scarto tra l’immediatezza del singolo e l’universalità della vita è ciò che segna il passaggio dall’idea del vivere all’idea del conoscere.