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LINCE EUROPEA ORSO BRUNO

4. MATERIALI E METODI

4.5 BIOLOGIA DELL’ORSO BRUNO

4.5 BIOLOGIA DELL’ORSO BRUNO

L’orso bruno alpino (Ursus arctos arctos, Linnaeus 1758) appartiene alla famiglia degli Ursidi (Ursidae), le cui forme ancestrali apparvero 25 milioni di anni or sono quali discendenti di piccoli mammiferi predatori e arrampicatori. Ne evolsero delle specie plantigrade come l’uomo, ma dal corpo piuttosto tozzo, dalle orecchie tonde, con occhi orientati in avanti, una coda a mozzicone, nonché con una dentatura da predatore, leggermente modificata in funzione di un’alimentazione vegetariana. L’antenato dell’odierno orso bruno è l’orso etrusco (Ursus etruscus), dal quale discende anche l’orso delle caverne (Ursus spelaeus), specie ormai estinta, contemporanea dell’uomo di Neanderthal. Esistono numerose sottospecie di Ursus arctos, quali l’orso grigio, più comunemente noto come grizzly (Ursus arctos horribilis) e il Kodiak (Ursus arctos middendorffii), specie entrambe nordamericane, oltre al ben noto orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus).

L’orso bruno presente in Europa, pur non raggiungendo le notevoli dimensioni dei suoi parenti stretti nordamericani che raggiungono facilmente il peso di 500 kg, risulta essere comunque il carnivoro di maggiori dimensioni in Europa, dall’alto dei 120-350 kg dei maschi adulti e dei 75-160 kg delle femmine. Le differenze nelle dimensioni e nella struttura tra queste sottospecie probabilmente trae origine dal diverso regime alimentare e dalle diverse condizioni di habitat in cui vivono.

L’orso è dotato di una muscolatura estremamente possente, particolarmente evidente nella zona della spalla, il che lo rende un buon scavatore. L’altezza al garrese si aggira tra 1 e 1.2 metri, negli individui adulti, mentre la lunghezza oscilla tra 1.6 e 2.5 metri nei maschi e 1.2-2 metri nelle femmine. Nonostante la mole massiccia, l’orso può raggiungere velocità considerevoli, attorno ai 50 km·h-1 sulle brevi distanze. Rispetto ai suoi antenati, l’orso bruno presenta una dentatura da onnivoro che gli consente di triturare e lacerare le fibre vegetali, mentre i canini vengono utilizzati soprattutto per agganciare la preda più che per infliggerle ferite mortali. E’ inoltre un ottimo arrampicatore, grazie anche ai potenti arti a 5 dita che forniscono all’orso notevoli capacità di manipolazione e sono dotati di lunghi artigli non retrattili lunghi parecchi centimetri. Il colore del mantello, nell’area alpina, varia dal bianco panna al bruno molto scuro (quasi nero). I suoi sensi sono molto sviluppati, in particolare l’udito e l’olfatto col quale può percepire la presenza di una carcassa a una distanza anche di alcuni chilometri. L’orso inoltre va annoverato tra le specie animali più intelligenti, dimostrando notevole curiosità e abilità nell’apprendimento.

Figura 2. Esemplare di orso bruno fotografato con photo-trap ad infrarosso nei pressi di una stazione di campionamento genetico nelle Valli del Natisone.

4.5.1 HABITAT

Sulle Alpi l’orso bruno è specie strettamente legata al bosco, nonostante il suo habitat naturale sia rappresentato sia da ambienti aperti che da foreste. Si tratta di un’evoluzione comportamentale che deriva dalle persecuzioni operate nei secoli dall’uomo a suo carico. Per questo l’orso necessita di un ambiente relativamente lontano dalle attività antropiche, dove sia inoltre possibile mimetizzarsi in breve tempo. La presenza di un fitto sottobosco è quindi fondamentale nell’utilizzo di un ambiente da parte dell’orso. Condizione decisiva per la sopravvivenza di una popolazione di orsi è data poi dall’offerta di cibo. Indispensabili sono quindi la presenza di bacche e frutti, sia carnosi che secchi, nonché di insetti, come api, vespe, cerambici e soprattutto formiche. Non a caso nei faggeti e querceti dei Balcani si registrano le più consistenti popolazioni di orsi in Europa. Alti effettivi di selvaggina inoltre contribuiscono ad aumentare la vocazionalità di un’area. Un’ultima risorsa essenziale per l’habitat dell’orso è data dall’offerta di anfratti naturali, nei quali trascorrere il letargo. Essi devono trovarsi in zone tranquille, distanti da ogni genere di disturbo che l’uomo potrebbe arrecare, in quanto, contrariamente a quanto si pensi, l’orso ha un sonno leggero, e se si sentisse in qualsiasi modo minacciato, non esiterebbe ad abbandonare il suo rifugio, sebbene questo comporti a volte perfino l’abbandono dei cuccioli (KORA, 1999).

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4.5.2 ALIMENTAZIONE, COMPORTAMENTO, RIPRODUZIONE

La dentatura dell’orso presenta alcuni tratti caratteristici che collocano quest’animale tra gli onnivori. Sebbene possieda lunghi canini che potrebbero far pensare ad un carnivoro, gli incisivi si presentano leggermente spatulati e vengono utilizzati per strappare il foraggio e per cogliere le bacche, mentre i molari sono molto larghi e servono a triturare e macinare gli alimenti (L’orso bruno nelle Alpi italiane – Report interno Dipartimento Scienze Animali). Infatti egli copre circa tre quarti del suo fabbisogno alimentare con cibo di natura vegetale. In primavera, dopo il letargo invernale, l’alimentazione è basata per lo più su graminacee, faggiole, foglie fresche di faggio e carogne di animali non sopravvissuti all’inverno. In estate si inserisce nella dieta una quota consistente rappresentata dalla frutta carnosa, come i mirtilli, i lamponi e le more (soft-mast, Samson et al. 1998). Durante l’autunno, periodo dedicato all’accumulo di grasso corporeo, gli orsi adulti devono invece assimilare giornalmente un quantitativo alimentare corrispondente a 20000 Kcal, pari a circa 30 kg di mele (KORA, 1999). Importante durante queste stagioni diventa l’assunzione di proteine animali, derivanti da larve ed insetti ed occasionalmente da animali domestici, e carboidrati di origine vegetale provenienti da alcune graminacee come il frumento e il mais, oltre che dai vari frutti secchi come le faggiole, le ghiande, le castagne e le nocciole (hard-mast, Samson et al. 1998). Anche le ombrellifere ricoprono notevole importanza in questo periodo. L’orso non è un grande cacciatore e solamente gli orsi scandinavi e nordamericani cacciano regolarmente selvatici.

Caratteristica chiave dell’orso è il letargo che solitamente in ambiente alpino dura da metà novembre fino a marzo. Gli orsi non mangiano né bevono per mesi e la loro sopravvivenza è affidata al considerevole strato di grasso accumulato in estate ed autunno. Le feci e l’urina non vengono espulse, in quanto l’organismo è in grado di riciclare l’urea prodotta dal corpo, ed integrare l’azoto ivi contenuto negli amminoacidi che andranno a costituire le nuove proteine. Le funzioni corporee sono molto ridotte: il battito cardiaco è di 8 battiti al minuto, invece che 40, la temperatura corporea si riduce solo di 5 gradi. Ad ogni modo, se il tempo è mite, l’orso può lasciare il suo ricovero invernale per brevi periodi, senza ad ogni modo alimentarsi.

L’orso bruno non è un animale sociale e, fatto salvo il periodo degli amori, è sostanzialmente solitario. Gli orsi vivono in home range di estensione variabile in relazione alle risorse alimentari presenti. Ad esempio in Svezia, le zone di percorso annuo dei maschi possono raggiungere un’estensione di circa 1600 km2, in Croazia 130 km2, mentre quelle delle

femmine circa 225 km2 in Svezia e 60 km2 in Croazia (KORA, 1999). Poiché gli orsi sono prevalentemente vegetariani, non hanno la necessità di difendere un loro territorio di caccia. Rispetto a lince e lupo, la cui zona di percorso ha un estensione analoga, gli orsi non sono territoriali; anzi permettono che altri membri, addirittura dello stesso sesso, condividano il loro habitat.

L’accoppiamento avviene tra i mesi di maggio e luglio. Lo sviluppo embrionale viene interrotto allo stadio di blastocisti, per riprendere appena nella seconda metà di novembre. La gravidanza effettiva dura ancora dalle 6 alle 8 settimane e termina con la nascita, tra gennaio e febbraio, di 1-4 cuccioli, solitamente 2 o 3. I piccoli pesano appena 500 grammi e sono completamente dipendenti dal latte materno, composto per un terzo da grassi. In ambiente alpino escono per la prima volta dalla tana nel periodo tra aprile e maggio e solitamente restano assieme alla madre per un periodo di un anno e mezzo. Gli orsi che superano il periodo critico della loro gioventù possono raggiungere un’età tra i 20 e i 25 anni.