Fonte: Archivio Bosoni.
10 Pagano Giuseppe “La mostra di Leonardo a Mila-
no nel Palazzo dell’Arte” in Casabella-Costruzioni 141 del settembre 1939.
davanti a lui, come alla sorgente stessa del pensiero. Qui la na- tiva acuità della mente si dà liberissima dentro la selva di tutte le cose apparite, dentro la spera di tutti i “phaenomena”: a per- cepire, a interpretare, a computare, a ritrarre: vi venne adibito un lavoro grande e largo dispendio. Oblazioni cospicue permisero di fronteggiarlo.
Non mi starò troppo ad irritare dei troppi refusi (chiamiamoli così), nei cartigli e nelle didascalie: gli uni e le altre per sé buonissimi, e appiccicati con intelligente scelta al materiale prodotto: ma stolti amanuensi hanno in troppi luoghi di sconciato la chiarezza dell’esegesi, con la dappochezza dei loro ottusi alfabeti. Non mi siederò a voler giudicare se e quanto convenga certa inquadra- tura d’oggi a contener la scena cinquecentesca, e i pensieri e i passi di chi si trovava a dover meditare, e anche officiare, fra le diplomaticissime brighe dello Sforza e del Borgia, del Medici e del Valois: ed era già disparito da una tal scena avanti le cannon- ate di Pavia, quelle del 1525, dico; che non furon le sole. La fotografia acquista necessariamente validità comoda, e riesce di grande opportunità didattica, a divulgare Leonardo: poiché la dovizie del suo lavoro ci è consegnata per gran parte nei mano- scritti: qui alla Mostra copiosamente evidenziati negli ingrandi- menti fotografici: e i disegni delle macchine, talora, tradotti in “modelli”. Un passaggio, un tramite si doveva pur escogitare, a voler accogliere la specie e l’indole cinquecentesca del materi- ale esibito, nella testimonianza fotografica: che è carta del tutto nostra: ad agevolare la “ripresa” dell’appunto leonardesco nelle immagini di una tecnica largamente propagatrice.
Questo passaggio stilistico sembra che ci sia offerto dalla riquadra- tura della mostra: l’edificio, le sale, i dispositivi dell’esibizione, i modelli. A tutta quest’apparenza è demandato l’ufficio di mediare tra la rapida corsa dopolavoristica e quel lento e lontano fuoco, di tentare il recupero dell’antica scena per la nostra anima intasata di rotocalchi. Non era un problema de’ più facili questo: scoprire un accesso al castello di Mago Atlante, traverso il quale insinu- arvi le moltitudini vigorose di sbarcate dai tram, o certe signore un po’ distratte, e subito stanche: dopo il sùbito entusiasmo de’ loro zoccoletti e la breve vivacità dei loro piccoli gridi, così dol- cemente inconsci. La memoria grafica e pittorica reliquiata a noi dal lavoro di leonardo – (che appare immenso anche qui, nella
“Giuseppe: Avevi visitata, Giovanni, quella mostra che fecero a Milano negli anni scorsi per celebrare un centenario di Leonardo da Vinci?
Giovanni: La Lonardesca? L’ho visitata.
Giuseppe: Se ti ricordi, fu per la gente la rivelazione soprattutto del Leonardo scienziato, curioso di tutte le indagini. Ti ricordi la mole del materiale esposto? Gli ingrandimenti degli schizzi, e tutti quei modellini costruiti secondo le indicazioni degli schizzi? Giovanni: Si, c’erano anche i telai del tessere, grandi al naturale, e funzionavano davvero, in un salone che pareva una tessitura vera, la “Vinci Leonardo e C.”; mi veniva da ridere, sembrava di avere il Leonardone a portata di mano. La sorpresa era di ve- dere quelle intuizioni ingegnose e quegli schemi precursori non più attraverso il diaframma lirico dei celebri schizzi ingialliti, dove il sapore del tratto era quasi la seconda natura del contenuto stesso; ma nel loro pratico sfruttamento, come insomma siamo oggi abituati a vedere le invenzioni degli scienziati. Diventa più facile misurare il passo compiuto da allora ad oggi, confrontare quegli ingranaggi di legno coi nostri d’acciaio speciale, e quelle primitive macchine idrauliche con gli impianti grandiosi attuali. Spesso mi stupivo di trovare già allora lo stesso principio che è ancor oggi in atto nelle nostre complicatissime macchine, anzi mi piaceva vederlo limpido in quei meccanismi ingenui, dove riuscivo a capire la funzione di ciascuna parte; mentre davanti alle macchine d’oggi mi ci vuole spesso un cicerone per capirci qualcosa. Ma perché mi fai parlare di questo? […]”12
Mostra delle produzioni popolari italiane: Bianchetti all’XI Triennale.
L’undicesima triennale del 1957 sarà l’ultima edizione che vedrà il contributo di Bianchetti, questa volta senza Pea, per la realiz- zazione dei suoi allestimenti. In questa occasione Bianchetti si occupa di progettare la sezione dedicata alle produzioni popolari italiane artigianali realizzate ancora con tecniche tradizionali. Non vengono quindi esposte opere provenienti da musei o rac- colte etnografiche ma bensì tappeti, tessuti, ceramiche, pizzi, ricami, legni lavorati, ecc. La mostra doveva avere lo scopo di “valorizzare quanto di meglio ancora viene fatto in determinati settori delle produzioni popolari italiane e che, per spontaneità e schiettezza, può trovare un posto d’onore in qualsiasi ambiente, sia pure il più moderno e il meno vincolato alla tradizione”13. Bianchetti realizza un allestimento, sotto l’ordinamento di Um- berto Zimelli14, suddiviso per regione in modo da offrire un pan- orama fedele di quanto in ciascuna parte del paese fossero an- cora vitali certe produzioni di taluni prodotti che hanno resistito nel tempo.
Una descrizione minuziosa della mostra è contenuta nel cata- logo della triennale e qui di seguito riportata: “L’allestimento è stato ottenuto rispettando la pianta rettangolare dell’ambiente destinato alla mostra. Lungo le pareti più lunghe sono stati dis- posti complessivamente 19 scomparti di uguale dimensione e
12 Cattaneo Cesare, Gli artisti e la tecnica moderna
in Giovanni e Giuseppe. Dialoghi di architettura, Li-
breria Artistica Salto, Milano 1941.
13 XI Triennale di Milano, catalogo guida, Milano,
1957.
14 Umberto Zimelli (Forlì 1898 - Milano 1972), artista
impegnato per decenni in una vasta attività di pittura, decorazione, oreficeria, scultura, ceramica. 21. Bianchetti. Dettaglio di una vetrina realizzata per La Mostra delle produzioni
Popolari Italiane, XI Triennale, Palazzo
dell’Arte, Milano 1957.