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BRETAGNA FORME

Nel documento Sisifo 1 (pagine 34-38)

E STORIA DELLA

SOGGETTIVITÀ

di Luisa Passerini

L'istituto Gramsci Piemontese e il Dipartimento di Sociologia dell'Università di Essex hanno

promosso una ricerca comparata su «I lavoratori dell'auto a Torino e a

Coventry-diretta, per la parte inglese da Paul Thompson, e per quella italiana da Luisa Passerini, li patrocinio della Provincia di Torino ne ha reso possibile la

realizzazione.

«Identità

individuali e collettive nella classe operaia» Vittorio Capecchi, Adele Pesce

^ a ricerca si propone M una comparazione tra le J V esperienze di vita di quattro generazioni di lavoratori in due città dell'auto: Coventry e Torino. Nei due casi l'industria dell'auto è passata attraverso fasi di sviluppo e di crisi, con aspetti diversi a seconda del periodo e del ruolo nelle rispettive economie — che riflettono e influenzano parti determinanti della vita nazionale — fino all'attuale fase di deindustrializzazione, che pone con particolare gravità il problema del destino dei lavoratori. Si prevede la raccolta di centoventi storie di vita in ciascuno dei due paesi, basate su questionari (aperti) largamente simili, da confrontarsi con documenti coevi di vario genere (stampa, archivi sindacali, archivi di polizia quando accessibili, ecc.) sul periodo dalla prima guerra mondiale a oggi.

Allo stadio attuale del lavoro, che è iniziato da un anno e che continuerà per altri due, è impossibile dare risultati comparativi. È invece utile richiamare alcuni temi principali di ricerca, rispetto ai quali le ipotesi originarie sono già suffragate da conferme nel primo insieme di interviste italiane. Alle fonti orali non si deve chiedere di documentare il succedersi dì catene di eventi né di indicare la

significatività di svolte complessive. Per loro natura sono invece capaci di illustrare la tensione tra processi di carattere economico, politico, sociale e processi culturali. Essendo fonti di memoria, necessitano sia di confronti interni a un corpus omogeneo sufficientemente ampio sia di accostamenti con fonti coeve. Si mette così in risalto il loro carattere specifico, che invita a una storia della

soggettività, degli atteggiamenti non solo comportamentali, ma mentali e emozionali, dei loro cambiamenti e persistenze, dei loro diversi significati a seconda delle situazioni. Per il periodo contemporaneo e per le classi lavoratrici questi temi aspettano ancora di essere costituiti in oggetti storici, a somiglianza di quanto è accaduto per le epoche moderna e medievale, soprattutto per le classi colte.

Intendiamo documentare una storia della soggettività almeno in tre aree principali nelle quali si manifesta; ciascuna delle tre ha a che fare con un diverso livello della memoria e della narrazione e richiede tecniche diverse di raccolta/intervista e di analisi. ® n primo luogo la soggettività si manifesta nell'intreccio di politico e personale; lungi

dall'identificare le due sfere, la ricerca intende mostrarne le connessioni e le reciprocità, nonché i momenti di opposizione. Ad esempio alcune interviste testimoniano come funzionavano i reticoli di immigrazione politica nel periodo fascista, lungo linee che includevano largamente forme di solidarietà parentale e amicale; altre mostrano la priorità di tali linee nella ricerca del posto di lavoro e della casa nell'immigrazione degli anni '50. Sorgono vari problemi, di questo genere: quali differenze si possono indicare tra modi di funzionare (e tipi di funzioni) di reticoli di immigrazione in periodi e condizioni diversi? oppure: qual è stato il ruolo delle donne nel manipolare vecchie reti di relazione e nel crearne di nuove nella famiglia e nel vicinato? o ancora: qual è la connessione tra stadio di sviluppo dell'industria dell'auto, i comportamenti sul lavoro e quei comportamenti nel sociale? Un altro aspetto di questa prima area della soggettività è il gioco di rapporti personali e politici sul posto di lavoro. Un buon esempio è il legame che più volte sembra essersi instaurato tra operai giovani e operai più

anziani. Abbiamo

testimonianze sulle forme di tale rapporto in diversi periodi, da cui risulta documentata l'azione di mediatori di quadri comunisti di età adulta tra i capi e giovani di recente assunzione; nell'opera di mediazione si attua non solo la formazione politica — spesso per altro rifiutata o rielaborata in fasi successive — ma quella personale, di più lunga durata: gli esempi di comportamento onorevole e generoso sembrano restare come lezioni non dimenticate attraverso esperienze conflittuali rispetto a valori più direttamente politici, quali la partecipazione alla nuova sinistra o a sindacati diversi dalla FIOM. Infine fa parte di quest'area di soggettività l'esercizio quotidiano del potere in fabbrica, nei suoi molteplici aspetti di relazione sia tra i lavoratori sia tra questi e i capi o i delegati, relazioni dove in certi momenti possono contare molto aspetti come il dialetto che si parla, il cibo che si porta da casa, gli scherzi che si fanno, l'appartenenza sessuale e il modo di gestirla. Quest'ultimo aspetto, largamente e contraddittoriamente presente nelle interviste, sollecita una tematizzazione che finora non ha avuto.

L'intervista su questi temi può avere molte domande pronte, ma deve saper

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riconoscere, sulla base di un addestramento affine a quello del lavoro

antropologico, forme e gradi di rapporto, di mediazione, di sostituzione o sfasamento tra le diverse sfere della vita sociale. Deve saper seguire reticoli e legami e quindi introdurre nel gruppo degli intervistati gruppi più piccoli tra loro omogenei, senza sbilanciare tutto l'insieme. Deve ricorrere non solo a confronti interni nel corpus delle interviste, ma anche a comparazioni con la letteratura antropologica su casi simili, studiati in altri periodi e luoghi.

* n secondo luogo la ^ soggettività si manifesta

W nella struttura stessa della traiettoria di vita, che si articola in scelte come emigrare o no in una città straniera, ritornare al paese in Calabria, emigrare nuovamente, questa volta a Torino; avere o non avere figli e quanti e con quali mezzi di controllo delle nascite e stabilendo quale rapporto con il partner; e ancora, per le donne, la scelta di entrare in fabbrica, lasciarla in corrispondenza di nascite o altri eventi familiari, tornarvi e quando, oppure accettare altri lavori, a mezzo tempo, a un quarto di tempo, con rapporti di lavoro dei più svariati. Si possono distinguere nelle storie di vita forme di strategie; ma più che operare tipologie, importa analizzare a fondo qualche esempio. La strategia appare non come pianificazione totalmente conscia a priori, ma come risultato di progressive invenzioni e aggiustamenti, dialettica tra i bisogni, valori, desideri dell'individuo, della coppia, della famiglia da una parte e le risorse di volta in volta disponibili dall'altra. È possibile così studiare in alcuni casi come la determinazione da parte di fasi economiche, controllo sociale, necessità familiari si combina con

l'autodeterminazione, seppure parziale e soggetta talvolta allo scacco.

Qui è necessario un tipo di intervista che tenti di individuare fasi, svolte e transizioni nel corso di vita (a volte si tratta di vedere se una età c'è stata, ad esempio l'adolescenza, o in che senso c'è stata), di stabilire cronologie individuali e. collegarle con processi di carattere generale, di non lasciarsi ingannare dalle pretese retrospettive della memoria.

Sfortunatamente le fonti coeve più utili, quali sarebbero gli archivi industriali del personale, non

sono per ora accessibili; resta il confronto con documenti privati (certificati di matrimonio, libretti di lavoro, ecc.).

• nfine la soggettività si ^ manifesta come insieme

B / di atteggiamenti mentali e emozionali, di visioni del mondo tradotte in tradizioni orali, trasmesse da una generazione all'altra con variazioni su temi comuni, di identità culturali che si esprimono in autoimmagini o in miti condivisi. Emerge così una memoria collettiva, la cui critica permette la comprensione di risposte culturali e del loro ruolo nella storia sociale dei lavoratori.

Esempio tipico può essere quel complesso di idee, illusioni, speranze e proiezioni al quale si allude col termine di «mito Fiat». Le testimonianze illustrano forme diversissime di adesione ad esso — dalla volontà di vivere in città con un salario sicuro al desiderio di partecipare alla

produzione del bene di consumo per eccellenza, l'automobile — ne documentano gli elementi magico-fantastici e le mistificazioni, ma anche gli aspetti di razionalità concreta che rendono inadeguato il termine «mito» nella sua accezione corrente. La raccolta di queste espressioni di soggettività richiede l'intervista «libera» 0 «spontanea», con sola domanda di storia di vita e sollecitazioni di appoggio (a questo tipo di intervista è dedicata la prima parte di ogni incontro con i testimoni). I riscontri con la letteratura folklorica, sociologica e con la narrativa sono frequenti. L'analisi di un tema particolare e nuovo come la soggettività, con tutti gli ostacoli e i problemi che -pone, risponde a esigenze

che si fanno sempre più pressanti e a cui l'impegno storico non può sottrarsi. Non a caso sono stati rilevati, nelle riflessioni sugli effetti della presente crisi dell'occupazione, gli aspetti di sofferenza psichica e di disintegrazione culturale e morale, che' sembrano assumere oggi, rispetto a precedenti periodi storici, particolare peso e specificità. L'esigenza non è quella di glorificare la soggettività, ma di comprenderne le forme e 1 mutamenti, di misurarne la distanza dalle condizioni materiali e talvolta dai comportamenti, ma anche di apprezzarne le capacità di conferimento di senso, di esercizio di difesa, di prefigurazione utopica di un futuro diverso.

1 La parte della ricerca concer-nente la Gran Bretagna è diretta da Paul Thompson dell'Università di Essex, con la partecipazione di Linda Grant e Peter Lynam. Alla parte italiana lavorano Marcella Filippa, Patrizia Guerra, Graziella Bonansea.

PRESENTAZIONI

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Un intellettuale

Nel documento Sisifo 1 (pagine 34-38)

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