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2.2 La Riforma Madia: i principali contenuti della semplificazione amministrativa

2.2.3 Breve approfondimento sui rilievi della giurisprudenza

costituzionale in materia di rapporto Stato- Regioni (sent. n. 251/2016)

Come anticipato nei paragrafi precedenti, la sentenza n. 251/2016109 della Corte costituzionale, su cui vale la pena soffermarsi in maniera maggiormente approfondita, ricopre, rispetto agli orientamenti argomentativi sviluppati nel presente lavoro di ricerca, un ruolo privilegiato presentando caratteri di sicura “innovatività” rispetto alla definizione dei rapporti Stato- Regioni, suscitando, oltretutto diverse dispute in ambito dottrinale110 .

Nella fattispecie, la Regione Veneto aveva proceduto all‟impugnazione, di fronte alla Corte Costituzionale, di diverse

109 Ampia trattazione sul punto è condotta da G. Mazzola, Quali Regioni dopo il referendum

costituzionale? Ipotesi per nuovi rapporti Stato-Regioni (maggio 2017), paragrafo 9, in

http://www.issirfa.cnr.it/gianliborio-mazzola-quali-regioni-dopo-il-referendum costituzionale-ipotesi-per-nuovi-rapporti-stato-regioni-maggio-2017.html

110 Tra gli altri, sulla sentenza in esame sono intervenuti: A. Poggi, G. Boggero, Non si può

riformare la Pubblica Amministrazione senza intesa con gli enti territoriali: La Corte Costituzionale ancora una volta dinanzi ad un Titolo V incompiuto, 2016; E. Balboni, La Corte richiede e tutela la leale collaborazione tra Stato e Regioni, 2017; S. Agosta, Nel segno della continuità (più che della vera e propria svolta) l‟apertura alla leale collaborazione tra Stato e Regioni della sentenza n.251/2016 sulla delega in materia di riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, 2017; R. Lugarà, Sentenze additive di procedura … legislativa? Il problematico seguito della sentenza n.251 del 2016, 2017.

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disposizioni della legge 7 Agosto 2015, n. 124 (cosiddetta Legge Madia), sostenendo che la stessa – soprattutto in materia di coordinamento informatico, riorganizzazione della dirigenza pubblica, delega per il riordino della disciplina del lavoro dipendente dalle amministrazioni pubbliche, riordino della disciplina delle partecipazioni azionarie delle amministrazioni pubbliche, riorganizzazione della disciplina dei servizi pubblici locali d‟interesse economico generale – violasse alcuni principi costituzionali invadendo talune competenze riservate alla potestà legislativa regionale. Secondo la Regione Veneto le disposizioni richiamate contrastavano, in particolare, con il principio di leale collaborazione previsto dall‟articolo 120 della Costituzione evidenziando che la legge delega 124/2015 prevedeva, per l‟emanazione di molti decreti delegati, il coinvolgimento delle Regioni semplicemente mediante l‟emissione di pareri, da rendere in sede di Conferenza Stato-Regioni, la cui valenza risulta certamente inferiore rispetto allo strumento dell‟intesa.

La Corte Costituzionale nel novembre 2016, con la sentenza n. 251, ha riconosciuto molte delle istanze avanzate dalla Regione Veneto. Pregiudizialmente, respingendo le obiezioni dello Stato,

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ha riconosciuto che anche le leggi di delega sono sottoponibili al controllo della Corte Costituzionale in via principale e, pertanto, possono essere impugnate dalle Regioni qualora queste le ritengano lesive dell‟autonomia regionale111

. La Regione Veneto, nel ricorso, ha indicato gli ambiti di competenza regionale violati, a suo giudizio, dalla legge Madia, ed ha contestualmente specificato le motivazioni del ricorso nei confronti di diverse norme impugnate, ad una attenta lettura della sentenza è possibile rilevare come la Corte sia intervenuta non tanto sui contenuti della legge contestata ma, piuttosto, sulle procedure indicate per l‟attuazione dalla medesima normativa.

La Corte premette che la legge delega parrebbe incidere sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche secondo un criterio di diversificazione delle misure da adottare nei singoli decreti legislativi, pertanto riconosce che le disposizioni in essa contenute, da un lato, agiscono su molteplici sfere di competenza legislativa anche regionale e, dall‟altro, alimentano la necessità di

111 In tal senso ha ricordato alcune proprie pronunzie precedenti, tra le altre: sentenze n.

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verificare l‟esistenza di una prevalente competenza statale, cui ricondurre il disegno riformatore nella sua interezza.

La Consulta rileva, in armonia con precedenti decisioni in materia, la necessità di comprendere l‟esistenza di una reale imposizione di una materia sulle altre, al fine di valutare la titolarità della competenza. Talvolta la valutazione della prevalenza di una materia sulle altre risulterà impossibile, come nella fattispecie oggetto del ricorso avanzato dalla Regione Veneto, ed allora bisognerà ipotizzare una concorrenza di competenze, che apra la strada all‟applicazione del principio di leale collaborazione.

La Corte ribadisce che l‟esercizio unitario che consente di attrarre, insieme alla funzione amministrativa, anche quella legislativa, può aspirare a superare il vaglio di legittimità costituzionale – e giustificare la deroga al riparto di competenze contenute nel Titolo V – solo in presenza di una disciplina che prefiguri un iter in cui assumano il dovuto risalto le attività concertative e di coordinamento orizzontale, ovverosia le intese, che devono essere condotte in base al principio di lealtà.

La sentenza in parola assume profili di innovatività anche considerando che la Corte si era espressa, fino a questo momento,

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su disposizioni inserite nell‟ambito di decreti legislativi ma mai si era occupata di norme ricomprese in una legge delega. Il giudice costituzionale, per valutare la legittimità di disposizioni contenute all‟interno di decreti legislativi, aveva utilizzato il combinato disposto degli articoli 76 e 5 della Costituzione, considerando il principio di leale collaborazione come uno dei limiti il legislatore delegante può porre al legislatore delegato. Nella sentenza n. 251/2016, la Corte, invece, individua nel Sistema delle Conferenze il principale strumento che consente alle regioni di avere un ruolo nella determinazione del contenuto di taluni atti legislativi statali incidenti su materie di competenza regionale.

È importante rilevare, ai fini dell‟analisi in questa sede condotta, inoltre, che gli effetti della sentenza in esame potrebbero in qualche modo indurre un condizionamento della pratica declinazione della forma di governo regionale. Difatti, se, da un lato, la Corte ha inteso salvaguardare la competenza legislativa regionale ipoteticamente sottratta dalla legislazione statale, dall‟altro lato, ha provocato una deviazione del potere dai Consigli regionali agli esecutivi regionali. Difatti, all‟interno della Conferenza Stato-Regioni, che dovrebbe esprimere l‟intesa sui

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testi normativi, sono rappresentati esclusivamente gli esecutivi nazionali e regionali.

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