Gli attestati di privativa industriale relativi ai brevetti e ai modelli di utilità e ornamentali consultabili presso l’Archivio Storico della Camera di Commercio pisana vanno dal 1929 al 1960; nella categoria dei brevetti rientrano anche i già citati brevetti di regio stemma, i quali non sono stati presi in considerazione nell’ambito dell’analisi settoriale, in quanto non si riferiscono alle invenzioni. Per questo motivo il numero delle privative industriali su cui si baserà l’analisi da ora in poi scenderà a 414.
A differenza del caso relativo ai marchi, questo contesto è caratterizzato dall’assenza di un settore che registra una quota di privative nettamente maggiore rispetto agli altri.
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Il settore più importante, tuttavia, è quello definito “costruzione di mezzi di trasporto e lavori affini” che, con 71 attestati, rappresenta il 17,1% del totale; in ordine di rilevanza troviamo, con un piccolo distacco, la “meccanica di precisione – fabbricazione di monete, medaglie, oreficeria, argenteria e affini” che, con 49 brevetti, incide sul totale per l’11,8%, seguita da due settori che si equivalgono nelle quote: quello delle “industrie manifatturiere varie” a cui sono attribuiti 44 attestati con un peso percentuale del 10,6% e quello relativo alla “costruzione di macchine operatrici e per l’agricoltura, di pompe, compressori, valvolame e simili” che pesa per il 9,4% con 39 attestati. Di seguito abbiamo quattro settori che si attestano intorno a livelli compresi tra il 5,6% e il 7,7%: “fabbricazione di prodotti meccanici non altrove classificati” (7,5%), “industrie del legno” (7,7%), “industria della trasformazione dei minerali non metalliferi” (5,6%). I settori denominati “costruzione di macchine, apparecchi e strumenti elettrici, di telecomunicazione e affini” e “costruzione di carpenteria metallica, forni, caldaie e apparecchi termici” ricoprono, rispettivamente, quote pari al 3,9% e 3,6% del totale, seguiti, col 2,9%, da quello della “costruzione di macchine motrici, variatori e riduttori di velocità e di apparecchi per impianti di sollevamento e trasporto”. I restanti settori, invece, presentano quote basse che non superano il 2% (Cfr. Figura 23).
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Figura 23. Privative industriali per ramo di attività economica.
Fonte: elaborazione personale sui dati riportati in allegato 2. 0,2% 0,5% 1,4% 7,7% 1% 1,2% 0,2% 2,9% 1,4% 9,4% 3,6% 3,9% 17,1% 11,8% 7,5% 5,6% 1,9% 0,2% 10,6% 0,2% 1,2% 10,1%
3.01 - Industrie alimentari e affini 3.03 - Industrie delle pelli e del cuoio
3.05 - Industrie del vestiario, abbigliamento, arredamento e affini 3.06 - Industrie del legno
3.07 - Industrie della carta e della cartotecnica 3.09 - Industrie foto-fono-cinematografiche 3.10 - Industrie metallurgiche
3.11 B - Costruz. di macch. motrici, variatori e ridutt. di velocità e apparecchi per impianti di sollevam. e trasporto 3.11 C - Costruzione di macchine utensili e di utensileria per macchine
3.11 D - Costruzione di macch. operatrici, di macch. per l'agricoltura, di pompe, compressori, valvolame e simili 3.11 E - Costruzione di carpenteria metallica, forni, caldaie e apparecchi termici
3.11 F - Costruzione di macchine, apparecchi e strumenti elettrici, di telecomunicazione e affini 3.11 G - Costruzione di mezzi di trasporto e lavori affini
3.11 H - Meccanica di precisione - fabbricazione di monete, medaglie, oreficeria, argenteria e affini 3.11 I - Fabbricazione di prodotti meccanici non altrove classificati
3.12 - Industria della trasformazione dei minerali non metalliferi 3.13. - Industrie chimiche e affini
3.14 - Industrie della gomma elastica 3.15 - Industrie manifatturiere varie 4.01 - Industrie delle costruzioni
4.02 - Industrie dell'installazione di impianti da parte di aziende specializzate, non costruttrici Non classificabili
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I dati così suddivisi consentono di identificare in quali settori produttivi si è registrato un tasso di innovazione maggiore, che viene misurato, appunto, tramite il numero di privative che sono state depositate per ognuno; grazie a questi dati, quindi, si può comprende quali sono i settori che sono stati interessati da un ritmo di cambiamento tecnologico più accentuato.
Le quote più elevate di diritti di proprietà industriale sono state rilevate in settori che potrebbero essere definiti come l’evoluzione “industriale” di attività dal carattere tradizionalmente artigianale, dal momento che i settori ad alto contenuto tecnologico risultano, per numero di privative, pressoché marginali: il settore della costruzione di macchine e strumenti elettrici registra il 3,9% di privative, le industrie chimiche si attestano intorno all’1,9%, mentre le industrie della gomma elastica e quelle metallurgiche registrano quote pari a 0,2%. Questo panorama industriale coincide con la fotografia che molti storici scattano della Toscana del primo Novecento in cui la campagna urbanizzata contribuisce alla determinazione di quell’ambiente rurale e in un certo senso bucolico non adatto all’insediamento della grande industria, sebbene con le eccezioni sopra menzionate; tuttavia, la Toscana resta terra di inventori, di menti brillanti e di abili imprenditori che riescono ugualmente a dare avvio – utilizzando un ossimoro – ad un processo di industrializzazione fondato sulla piccola impresa.
Facendo un parallelo con la realtà bresciana emerge subito una grande differenza. Nella provincia di Brescia oltre la metà dei brevetti registrati appartiene a due settori: quello degli apparecchi meccanici, settore che comprende al suo interno anche la produzione delle armi, e quello della lavorazione dei metalli.
Valutati nel complesso si tratta di settori che indubbiamente hanno beneficiato delle commesse belliche arrivate durante la seconda guerra mondiale, ma, accanto ai brevetti specificatamente legati alla produzione delle armi, si segnala la quota ugualmente importante detenuta dalle produzioni meccaniche e dai congegni inerenti al settore tessile, alla siderurgia e alla realizzazione di attrezzi agricoli.
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Se la realizzazione delle armi non stupisce, lo stesso può essere detto in relazione alla produzione delle macchine tessili, produzione che si intensifica nella prima metà del Novecento ed esplode in seguito alla fine del conflitto. La Lombardia, infatti, è la prima regione italiana in cui ha preso piede il processo di industrializzazione che ha interessato per primo il settore tessile, a partire dalla manifattura serica; inoltre, la provincia bresciana è una zona in cui si eseguiva la lavorazione dei metalli fin dall’antichità192.
Il connubio tra questa tradizione plurisecolare e le trasformazioni organizzative dettate dalle esigenze della Rivoluzione industriale hanno trovato in queste zone un terreno fertile e il settore meccanico, nel corso del tempo, si è specializzato permettendo l’avvio e lo sviluppo di un altro settore, quello dell’abbigliamento193. In seguito la sinergia che si è creata tra i due settori ha portato alla nascita dei due più importanti distretti industriali ancora attivi nella provincia di Brescia: quello dell’abbigliamento e quello dell’automazione meccanica194
.
Se a Brescia una quota elevata di privative industriali spiega la nascita di un distretto industriale, questo non accade in relazione alla provincia di Pisa, dove i brevetti relativi alle industrie delle pelli e del cuoio pesano soltanto per lo 0,5%195. Il delinearsi dell’importantissimo Distretto calzaturiero di Santa Croce sull’Arno non è testimoniato da un afflusso maggiore di privative alla Camera di Commercio. Una spiegazione di questo fenomeno potrebbe essere collegata al carattere più o meno industriale dell’attività svolta, trattandosi di processi ad alto contenuto
192 Belfanti, Un secolo di innovazione nell’economia bresciana, cit. 193
Infatti la percentuale maggiore di brevetti appartenenti al settore meccanico è relativa alla costruzione di macchine tessili, macchine da cucire e altri strumenti utilizzati nella confezione degli abiti.
194 Il distretti dell’abbigliamento e degli accessori moda attivi nel bresciano sono tre: il Distretto della
Bassa Bresciana, specializzato nelle confezioni, che si estende tra dieci comuni della provincia di Brescia e due di quella di Cremona; il Distretto della Bergamasca Valcavallina Oglio, specializzato nella confezione di articoli di abbigliamento e di arredamento; esso si estende tra quattro comuni della provincia di Brescia e ventidue della provincia di Bergamo. Il terzo è il Distretto di Castel Goffredo, specializzato nella produzione di articoli di calzetteria (calze e collant da donna) ed esteso tra le province di Brescia, Mantova e Cremona. Per quanto riguarda l’automazione meccanica è presente il Distretto del Ferro delle Valli Bresciane, che si estende tra la Val Trompia e la Val Sabbia, comprendendo quarantanove comuni della provincia di Brescia [http://www.osservatoriodistretti.org].
195 Anche i marchi registrati appartenenti al settore delle pelli e del cuoio non sono molti; si attestano,
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tecnologico nel caso di Brescia e di processi a basso contenuto tecnologico e dalle modalità di esecuzione più artigianali nel caso pisano.
I dati raccolti, quindi, assumono maggior valore se vengono studiati in questa prospettiva, effettuando comparazioni con le privative rilasciate in altre parti d’Italia e in settori differenti; inoltre, con riferimento alla realtà di Pisa, quando si parla di propensione all’innovazione, misurata dal numero di privative rilasciate, ci si riferisce a questa realtà particolare in cui i termini “innovazione” e “industrializzazione” assumono sfumature di significato un po’ diverse rispetto a quelle comunemente utilizzate.
Il settore che denota un grado di innovazione maggiore è quello relativo alla produzione di mezzi di trasporto, per il quale il trend delle privative industriali rilasciate risulta caratterizzato da un andamento sempre crescente dal 1929 al 1959 (Cfr. Figura 24).
Figura 24. Andamento cumulato delle privative industriali (brevetti e modelli)relative al settore dei trasporti, 1929-1959.
Fonte: elaborazione personale sui dati riportati in allegato 2. 0 10 20 30 40 50 60 70 1 9 2 9 1 9 3 0 1 9 3 1 1 9 3 2 1 9 3 3 1 9 3 4 1 9 3 5 1 9 3 6 1 9 3 7 1 9 3 8 1 9 3 9 1 9 4 0 1 9 4 1 1 9 4 2 1 9 4 3 1 9 4 4 1 9 4 5 1 9 4 6 1 9 4 7 1 9 4 8 1 9 4 9 1 9 5 0 1 9 5 1 1 9 5 2 1 9 5 3 1 9 5 4 1 9 5 5 1 9 5 6 1 9 5 7 1 9 5 8 1 9 5 9
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Sebbene si tratti di un settore sempre in crescita per tutto il periodo considerato, possiamo suddividere l’arco temporale di riferimento in due sotto-periodi: il primo comprende gli anni che vanno dal 1929 al 1948, mentre il secondo quelli compresi tra il 1949 e il 1959, dal momento che proprio a partire dal 1949 si assiste ad un cambiamento nel regime di crescita che subisce un’accelerazione netta.
Per comprendere le dinamiche dei due sotto-periodi è opportuno, per prima cosa, valutare quali produzioni vengono ricomprese nel dettaglio all’interno della macro-categoria “mezzi di trasporto”. Al settore dei trasporti, infatti, appartengono le privative relative alla costruzione e alla montatura di biciclette o parti di esse, alla costruzione di carrozzerie per motoveicoli e autoveicoli, alla realizzazione di componenti per i motori a scoppio, di impianti frenanti per cicli e motocicli; inoltre, rientrano in questo gruppo anche le produzioni di materiale rotabile e per aeromobili e quelle tipiche dei cantieri navali, purché eseguite in materiali diversi dal legno.
Le produzioni relative a tutti i veicoli a motore registrano una quota di privative depositate pari al 59,5%, la categoria delle biciclette registra il 24,1%, il reparto della cantieristica presenta una quota pari al 10,1%, mentre gli altri due agglomerati presentano quote decisamente inferiori, pari al 3,8% per la categoria degli aeromobili e al 2,5% per il materiale rotabile.
Anche nel territorio bresciano si registra la presenza di brevetti collegati al settore ferroviario, presenza molto più incisiva rispetto al caso pisano e che si concentra in modo particolare tra la fine dell’Ottocento e il 1918. Queste produzioni, che richiedono un livello di attività tecnologica e innovativa abbastanza elevato, si collegano direttamente al settore meccanico e a quello della lavorazione dei metalli che, come abbiamo visto, sono tipici di questa provincia.
Col passare del tempo tanto a Brescia quanto a Pisa si intensifica la produzione di biciclette o parti di esse, a significare l’avvento di una prima ondata di sviluppo industriale che investe un po’ tutta la nostra penisola e non soltanto alcune zone
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circoscritte196. Le biciclette, infatti, costituiscono una valida alternativa ai mezzi di trasporto a trazione animale, più comode e pratiche per i piccoli e sempre più frequenti spostamenti che si rendono necessari per raggiungere il posto di lavoro o per effettuare le commissioni quotidiane sia nelle città che nelle campagne.
L’impennata che si registra nell’aumento delle privative pisane dopo il 1949 è dovuta principalmente all’incidenza del comparto dei veicoli a motore, come si evince dall’elaborazione grafica che mette in relazione la diversa evoluzione temporale che caratterizza la produzione delle biciclette e quella degli autoveicoli e dei motoveicoli (Cfr. Figura 25).
Figura 25. Andamento cumulato delle privative industriali nel settore delle biciclette e in quello dei veicoli a motore, 1929-1959.
Fonte: elaborazione personale sui dati riportati in allegato 2.
Fino al 1948 l’andamento delle due produzioni è pressoché lo stesso, con l’unica differenza che a partire dal 1932 il settore degli autoveicoli comincia a registrare qualche privativa in più rispetto all’altro e ciò giustifica il salto tra le due curve che all’inizio del periodo coincidono; il ritmo di crescita, invece è lo stesso e
196
Belfanti, Un secolo di innovazione nell’economia bresciana, cit.
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 1 9 2 9 1 9 3 0 1 9 3 1 1 9 3 2 1 9 3 3 1 9 3 4 1 9 3 5 1 9 3 6 1 9 3 7 1 9 3 8 1 9 3 9 1 9 4 0 1 9 4 1 1 9 4 2 1 9 4 3 1 9 4 4 1 9 4 5 1 9 4 6 1 9 4 7 1 9 4 8 1 9 4 9 1 9 5 0 1 9 5 1 1 9 5 2 1 9 5 3 1 9 5 4 1 9 5 5 1 9 5 6 1 9 5 7 1 9 5 8 1 9 5 9
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ciò significa che di anno in anno la proporzione di privative depositate resta invariata. Dal 1949, invece, per entrambi i gruppi la crescita si fa molto più consistente, soprattutto per il settore dei veicoli a motore; possiamo affermare, quindi, che l’aumento della produzione dei mezzi di trasporto a partire dagli anni Cinquanta è prodotto prevalentemente dai veicoli a motore, i quali grazie alla congiuntura economica positiva che ha caratterizzato questi anni hanno contribuito a rendere più veloce il processo di motorizzazione di massa anche all’interno della provincia di Pisa.
Ma quali sono i veri motivi che rendono possibile un così vasto aumento nella produzione di mezzi di trasporto in questa zona? La grande quantità di brevetti e modelli che cominciano ad essere registrati a partire dal secondo dopoguerra potrebbe essere legata alle vicende della Piaggio, l’unica grande azienda del settore dei trasporti della zona, sebbene non ci sia nessuna privativa direttamente collegata a questa impresa.
La Piaggio è nata nel 1884 in seguito alla riconversione effettuata da Rinaldo Piaggio dell’azienda paterna di legnami e arredamento navale in una società in accomandita denominata, appunto, Piaggio & C.. Nei primi anni di attività l’impresa ottenne numerose commesse ferroviarie che le permisero di gettare le basi per entrare nel nascente settore aeronautico. La prima guerra mondiale è stata un punto di svolta e un trampolino di lancio per la Piaggio, dato che essa beneficiò delle numerose commesse belliche provenienti dall’aeronautica militare, dedicandosi con successo alla produzione degli idrovolanti. L’azienda uscì vittoriosa dal conflitto, affermandosi come impresa leader nella costruzione di arredi navali e nelle costruzioni ferroviarie e aeronautiche.
Negli anni Trenta Corradino D’Ascanio, l’uomo che aveva conquistato il record mondiale per la durata di volo e di distanza dell’elicottero, iniziò a lavorare per la Piaggio e progettò, nello stabilimento di Pontedera, le eliche a passo variabile in volo, un’innovazione tipica dei velivoli Piaggio, che subito furono utilizzata anche da altre case produttrici di aerei, così come i motori stellari, che risalgono alla fine
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degli anni Trenta197. La grande attività innovativa messa in piedi dalla Piaggio si diffuse in tutta la provincia, come testimoniano alcuni brevetti registrati alla Camera di Commercio pisana, tra il 1930 e il 1942, particolarmente innovativi (Cfr. Tabella 10).
Tabella 10. Brevetti inerenti al settore dei trasporti, 1930-1942.
Data di deposito della domanda
Nome e domicilio del
depositante Descrizione del trovato
18 gennaio 1930 Baldacci Nello (Pisa) Elica a passo variabile per velivoli. 23 luglio 1937 Fiaschi Oscar (Pisa) Elica automatica a passo variabile in volo. 5 gennaio 1942 Martignoli Dino (Pisa)
Dispositivo di distribuzione per motori a combustione interna stellari ruotanti entro un distributore circolare fisso.
Fonte: Archivio Storico della Camera di Commercio di Pisa.
A partire dalla seconda metà degli anni Quaranta la Piaggio intraprese la fortunata produzione di quegli scooter, le vespe, che in pochi anni riuscirono a conquistare il mondo, diventando così una fonte inesauribile di guadagno per l’impresa pontederese.
Così come era avvenuto negli anni Trenta con le produzioni aeronautiche, anche nel secondo dopoguerra la Piaggio ha continuato a farsi portatrice di idee e innovazioni che, diffondendosi nel territorio circostante, costituiscono uno stimolo per altri individui a creare e ad innovare. Infatti, apparentemente banali, ma in realtà decisamente significativi, sono i brevetti depositati a partire dagli anni Cinquanta che hanno ad oggetto accessori per auto oggi estremamente diffusi ai quali spesso non si rivolge più alcuna attenzione, in quanto considerati parti costituenti l’abitacolo dell’auto stessa; accade spesso, infatti, che le grandi invenzioni di ieri, se sono davvero tali, si trasformano negli oggetti di uso comune di oggi (Cfr. Tabella 11).
197
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Tabella 11. Brevetti depositati negli anni Cinquanta relativi agli accessori per auto.
Data di deposito della domanda
Nome e domicilio del
depositante Descrizione del trovato
31 maggio 1951 Lunardi Gastone (Pisa) Tendina parasole per auto Fiat 500. 18 dicembre 1952 D'Anteo Licurgo (Pisa)
Attacco mobile per portabagagli al tetto della
Fiat 500 a capotte ribaltabile e alle altre
vetture a tetto ribaltabile. 22 dicembre 1953 Signorini Ivo Alvaro (Cascina) Portabagagli per auto.
Fonte: Archivio Storico della Camera di Commercio di Pisa.
Facendo un paragone con la realtà attuale si trattava, in un certo senso, dello stesso processo che oggi caratterizza la realizzazione delle applicazioni tecnologiche per gli smartphone: molti giovani si cimentano nella creazione di App all’ultima moda, talvolta utili e talvolta ingegnose, incentivati dall’ondata innovativa generata dalle grandi casi produttrici di tecnologia, le quali a volte sono così attratte da alcune applicazioni compatibili con i loro prodotti da volerle anche acquistare.
Una altro settore che conta un numero elevato di privative industriali e che risulta spiccatamente collegato alle attività artigianali, legate alla mentalità e alle usanze diffuse un po’ in tutta la Toscana, è quello relativo alla meccanica di precisione che pesa per l’11,8%. Si tratta di un settore che comprende al suo interno un’ampia gamma di produzioni differenti, accomunate dal fatto che si tratta di oggetti di dimensioni abbastanza ridotte nella cui realizzazione sono necessarie buone capacità di riproduzione e molta manualità. All’interno di questo gruppo, infatti, con 16 privative ciascuna rientrano la produzione di strumenti ottici e di altri idonei ad effettuare misurazioni lineari e gli strumenti per le misurazioni di peso e capacità; segue, con 15 privative, la realizzazione di strumenti per la chirurgia e l’odontotecnica; infine, con 3 brevetti ciascuna, abbiamo la realizzazione di orologi in tutte le loro parti e la produzione di macchine da scrivere e registratori di cassa.
La natura residuale del settore “industrie manifatturiere varie” spiega il carattere estremamente eterogeneo delle privative che rientrano in questa categoria.
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Nonostante ciò la Classificazione Istat propone di suddividere questi brevetti e modelli in cinque sotto-categorie distinte:
Produzione di cavi e conduttori elettrici isolati.
Fabbricazione di lampade elettriche, tubi luminescenti e recipienti isolanti.
Fabbricazione di strumenti musicali.
Fabbricazione di oggetti in materie plastiche.
Altre industrie manifatturiere non altrove classificate.
Nell’ambito della produzione dei cavi e dei conduttori elettrici spicca la figura di Lorenzo Poggi, illustre personalità che ha caratterizzato la realtà accademica pisana del secolo appena trascorso198. Lorenzo Poggi si laureò in ingegneria civile nel 1928 presso l’università di Pisa, l’anno successivo divenne assistente per la cattedra di fisica tecnica e ricoprì numerose altre docenze, finché nel 1947 divenne Professore Ordinario presso la facoltà di ingegneria di Pisa.
Il Professor Poggi viene ricordato non come uno specialista di una disciplina che lo costringe ad operare in un ambito ristretto, bensì come un uomo desideroso di ampliare i propri orizzonti culturali, caratteristica, questa, che lo portò ad interessarsi con vivo fervore accademico ad aree di studio dell’ingegneria molto differenti l’una dall’altra199. I suoi lavori, infatti, hanno avuto ad oggetto numerosi studi sui compressori, sulle macchine calcolatrici e sulle travi ad arco caricate da forze normali all’asse curvo; egli si dedicò anche all’analisi dei problemi relativi alla trasmissione del calore, spaziando tra ambiti del sapere diversi che vanno dallo studio delle miscele a quello dei problemi legati ai vari tipi di propulsori, motori
198 Lorenzo Poggi è nato il 9 agosto 1905 a Lanciano (Chieti) dal magistrato Carlo Ambrogio Poggi,
discendente di una illustre famiglia fiorentina. Padre di Carlo Ambrogio, infatti, era Enrico Poggi, Ministro Guardasigilli del Granducato di Toscana, che aveva avuto l’onore di proclamare l’annessione della Toscana al Regno d’Italia e aveva contribuito a far trasferire nella legge del nuovo Stato unitario l’articolo presente nel codice Penale del Granducato che prevedeva l’abolizione della pena di morte. Fratello di Enrico era Giuseppe Poggi, il noto architetto fiorentino che ha dato vita alla nuova sistemazione urbanistica della Firenze di fine secolo e a cui è stata dedicata una lapide in Piazzale Michelangelo che reca incisa la famosa dedica: “A Giuseppe Poggi, architetto fiorentino, giratevi attorno, ecco il suo monumento”.
199 Latrofa E. M. (2005) Lorenzo Poggi, un geniale maestro inconsueto, in Il rintocco del Campano,
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termici ed elettrici, passando per lo studio dei servomeccanismi e per quello delle pompe elettromagnetiche, fino a rivolgersi alla comprensione del funzionamento dei giunti fluidodinamici ed elettromagnetici, arrivando così ad approfondire l’analisi dei problemi teorici di termodinamica200.
La maggior parte dei suoi lavori avevano uno sbocco pratico, nel senso che egli