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BULLETTINO BIBLIOGRAFICO

D e lla v it a e d elle opere di Pietro Tenerani, del suo tempo e della sua scuola n ella s c u ltu ra . L ib r i due di Or e s t e Ra g g i. — Firenze 1880.

D i q u esto in sig n e scultore si avevano scarse notizie biografiche, e non c e rta m e n te a d e g u a te alla fama eh’ egli ebbe nel campo dell’ arte. Si sa­

p e v a p e rò ch e d a molto tempo attendeva ad illustrarne la vita il eh. Raggi, c o m e q u e g li c h e gli fu am icissim o, ed a cui gli eredi confidarono il bel te so ro di c a rte lasciate dal defunto. Ed ecco il frutto delle sue lunghe fa tic h e in q u e sto volum e che non ismentisce la fama del chiaro scrittore, ed a d e m p ie p ien am ente l ’ aspettazione del pubblico porgendoci un bel m o d e llo d ’ illu stra z io n e biografica, critica ed artistica. Infatti discorrendo d e l T e n e r a n i, co m e quello in cui si assomma tutta la sostanza dell’opera, ci d à il R a g g i una larga contezza della storia dell’ arte così innanzi al fio r ir e d el c e le b r e carrarese, come del tempo in che lavorò, per venire poi ad e s p o r r e q u a le e quanta importanza ebbe anco in appresso la sua s c u o la . S i p o trà forse non convenire in alcuni giudizi dello scrittore, e

si potrà forse notare qua e colà qualche eccesso ; ma sarà mestieri rico­

noscere la maestria ond’ egli ha saputo, dalla serie di tanti documenti, mettere sotto gli occhi nostri cosi vivam ente, un brano importante di moderna storia artistica.

Ser Lapo Maxjei. Lettere di un notare a un mercante del secolo X IV , con altre lettere e documenti per cura di Ce s a r e Gu a s t i. Firenze, Le Monnier 1880, voi. 2.

Questa importante pubblicazione, che può andar di conserva con le Lettere di una gentildonna fiorentina del sec. X I V , si scosta da tutte le al­

tre raccolte di lettere, perchè ci rappresenta gli uomini quali veramente erano, coi loro vizi e le loro virtù, coi pensieri e i sentimenti pi opri del loro tempo, e non preoccupati dal fatto che quelle loro ingenue ed apei te scritture avrebbero veduto un giorno la pubblica luce. Di più si credeva che se la lettera non portava un nome illustre non fosse degna d essere tramandata alla posterità ; mentre chi cerca vedere non un lato della vita storica dei popoli, ma addentrarsi nella conoscenza della vita intima, bisogna appunto si rifaccia a quei documenti che di essa sono gli specchi più fedeli.

Questo può fare chi voglia scorrere i due volumi che annunziamo, dai quali si spiccano sulle altre minori due figure, quella del mercante Fran^

cesco di Marco Datini e del notaro Lapo Mazzei tutti due da Piato. E dell’ uno e dell’ altro abbiamo ampia, nuova, erudita e piacevole illustra zione nel proemio del eh. editore. Mercadante il primo ridottosi da pie colo stato in grande fortuna, mercè 1’ estensione dei com m erci, lascio alla sua città natale ogni suo avere, fondando quell’ insigne opera pia che dicesi il Ceppo, onde a ragione si potè scrivere sotto la sua effigie .

Francesco son di Marco che lasciai L e mie sustanze tutte alli pratesi Perchè la patria mia più eh’ altro amai.

Anche a Genova egli ebbe fondaco, ed anzi di qui, dopo a v e i v i fatta compagnia, si afferma passasse a Valenza e a Barcellona poco più che ventenne. Certo sarebbe di grande importanza lo esaminare i molti car teggi commerciali che riguardano la nostra città, e che si conservano ordinati nell’ archivio del Ceppo.

Il Mazzei, notaro ed uom publico, fu anch’ egli a Genova nel 1 391 in qualità di cancelliere con Filippo Adim ari, Guido del Palagio e Ludo vico degli Albergotti ambasciatori deputati dai fiorentini a trattare la pace

col Visconti, e loda 1’ aria della città che gli « fu buona », e a quando a quando ricorda una frase quivi imparata.

Pa s q u a l e Fa z io Responsabile.

O S S E R V A Z IO N I

D I

G A S P E R O L U I G I ODE RI CO

SO PRA A LC U N I CODICI

d ella Libreria d i G . F i l i p p o D u r a z z o

(C o n tin u az io n e vedi pag. 27 ).

C O D IC E III.

A n c h e il presente C odice contiene i Libri Canonici dell’ uno e d e ll’ a ltro T estam en to , e sono in esso disposti con quest’or­

d in e : L ’ O ttateu co , i quattro libri de’ R e , i due dei Parali­

p o m e n i , i tre di S a lo m o n e , la Sapienza, 1’ Ecclesiastico, i Salm i., T o b ia , Giobbe, Giuditta, Ester, Neemia, il secondo di E s d r a ( c io è 1’ A pocrifo nelle nostre Bibbie detto il Terzo) il i . ° d e ’ M accabei, i X I I Profeti minori, Isaia e alcun poco di G ie r e m ia ; appresso vengono i quattro Evangelii, indi gli A tt i A p o s t o lic i, le Epistole di S. P ao lo , le Epistole Cano­

n ich e, e p e r ultim o l’ Apocalisse.

L a d iv is io n e de’ libri in Capitoli non è del tutto conforme a lla n o s t r a , o ve cresce, ed ove manca, come mostra questa p ic c o la T a v o l a :

M a n o scritto . Edizioni.

G e n e si C a p ito li 51 . ...Capi 50 I II. R e g u m c. 2 3 ... » 2 2 H e ster c. 9 ...» 16 N e e m ia s c. 1 4 . ...j> 13 II. E s d ra e a l. 3 c. 2 7 ... » 9 Epist. ad Heb. 14 . ... « 13

» Ia c o b i 4 ...» S I . P e t. 4 . . : ...» 5 I. Io h . 4 ...» 5 A p o c a l. 1 2 . · ...» 2 2

G i o r n . L ig u s t ic o , ^Anno V II e V ili. 4

Quella moltiplicità di Prologhi che vedesi nelle Bibbie an­

teriori alle Sistine, e quasi tutti quelli, che riporta il Codice Talauriense di cui si è parlato al η. II, trovasi anche in questo.

L o scrittore però è stato più circospetto nell’ attribuire a S.

Girolamo la maggior parte di questi Prologhi. Due soli por­

tano il nome del Santo, cioè il primo al principio del Codice, ed il ter^o di quei che precedono i Salmi : Γ uno e 1 altro sono infatti lavoro di S. Girolamo. Di tutti gli altri se ne tace 1’ autore, sebbene alcuni sieno veracemente del Santo.

L ’ Orazione di Manasse, forma qui il cap. 27 del secondo dei Paralipomeni; ed alla fine dell’ Ecclesiastico, come in altre Bibbie m anoscritte, s’ incontra 1’ Orazione, di Salomone presa dal cap. V I del citato libro de'’ Paralipomeni.

Il manoscritto è ricco d’oro e di miniature : del merito di queste io non deciderò; mi paiono migliori assai di quelle del Codice Talanriense : non direi cosa forse lontana dal vero, se dicessi, che il pittore ebbe innanzi agli occhi un qualche greco originale. Dal greco sembrano presi i ritratti di San Giovanni nella iniziale del di lui Vangelo, e quei di S. Paolo al principio di parecchie delle sue lettere. Q u ella, che pre­

cede il Vangelo di S. Luca, e la prima di quelle che abbel­

liscono il principio degli Atti Apostolici, sono somigliantis­

sime a due Mosaici dell’ antica Chiesa di Monreale in Sicilia, fabbricata da Guglielmo II. Il P. D. Michele del Giudice che ha descritto quel reai Tempio e Monastero detto di Santa Maria Nuova (Paler. anno 17 0 2 ), ci assicura che que’ Mo­

saici furono lavoro di greco artefice. (V . Lamin. X V I I I n. 1.

Lam . X X V I n. 8). Ma nè da questo copiò, per mio avviso il pittor del Codice, nè delle presenti pitture, si prevalse il Mosaicista. Un più antico esemplare servì all’ uno, e all’altro di guida. A confermarmi che dal greco sieno copiate in gran parte le presenti miniature, osservo che greca si è Γ inscrizione del cartoccio posto in mano a S. Gio. Batta nella iniziale di

S . M a r c o : Ε Τ Ω ΦΩΝΗ ΒΟΩΝΤΟΣ ΕΝ ΕΡΗΜΩ, Ego vox cla­

m antis in erem o, parole di Isaia, che il S. Precursore si ap­

p r o p ria p r e s s o S. G io van n i C . I v. 23.

L a p o c ’ an zi citata pittura degli Atti Apostolici, in cui è d ip in ta 1’ A sce n sio n e del Redentore, non vuole lasciarsi inos­

s e rv a ta : 1’ au to re v i si è forse data più libertà che al soggetto n o n c o n v e n iv a . E g li v i rappresenta il Signor Nostro Gesù C r is t o so sten u to da due angeli nella sua salita; e al basso c o ’ D is c e p o li ha posta la Vergine Madre in mezzo ad altri du e a n g io li. O r il Sacro T esto , non ci dice, che Maria fosse p re s e n te a questo fatto, e Gesù non avea bisogno del mini­

stero d e g li angioli per salire al Cielo. Monsignor Ciampini h a c e rc a to di darci ragione dell’ una e dell’ altra singolarità, o v e tra tta delle fam ose porte di bronzo della Basilica Pisana n e lle q u a li l ’ A scensione è in simil guisa rappresentata (Vet.

M o n . P . i , pag. 49).

D e ll’ a n tich ità del Codice nulla io posso stabilire con si­

c u r e z z a ; potrebbe darcene qualche indizio la miniatura posta al p rin c ip io ; quando però non sia anzi copia che originale.

L ’ im a g in e di S. G irolam o v i è più volle ripetuta; si vede n e lla p a rte superiore della pagina, in due piccoli tondi del Rabesco, e tre volte nella Iniziale : in niuna mai con il Cap­

pello C a rd in a liz io e con a’ piedi il Leone, conforme ce lo so­

g lio n o rappresen tare i nostri pittori. Di queste bizzarrie si v a n ta d ’ e sse re stato autore Giovanni di Andrea famoso Ca­

n o n ista m o r to l’ anno 13 4 8 . Ego dictavi formam qua nunc in cathedra sedens pingitur (S. Girolamo) cum Capello quo Cardi­

nales u tu n tu r , deposito, et Leone mansueto sic in locis diversis m u ltip lican do picturas (V . A ct. SS. Boll. 30 Sept. Vit. S. Hier

§ 7 5 ) . S e c iò è vero il presente C odice, sarà anteriore al se c o lo X I V , o al più su prim i del medesimo. Ho detto biz­

z a rrie il Cappello ed il Leone, perchè nè S. Girolamo fu mai C a rd in a le , n è ebbe dimestico a’ servigi del Monastero di

Be-thelemme un Leone, come molti si sono creduti, sull’ autorità di un’ antica leggenda che niuna non ne merita.

Il pittore del Codice ha vestito il Santo di una Tonaca, non saprei dire, se violetta o grigia e di una nera sopraveste, o pallio con cui si cuopre il capo : nella figura però che sta in mezzo ove il Santo è ginocchioni innanzi ad un Pontefice seduto in trono, a cui presenta un libro, ha invece del pallio, una cocolla o cappa con il cappuccio pendente sulle spalle, conforme aveanla gli antichi Monaci, de’ quali ha parimente la Tonsura. L ’ artefice usò qui de’ molti privilegi della sua arte, e S. Girolamo ci è in abito non suo, nè de’ suoi tempi.

Ma se in questo è da riprendersi 1’ artefice, gli si dee lo d e , d aver posto dietro al capo di S. Girolam o, il Nimbo d’ oro contrasegno di onore e di Santità, delle cui varie epoche presso i Cristiani, nelle imagini di C risto, degli angioli, e de Santi ha dottamente ragionato il Senator Buonaroti nelle sue osservazioni su’ Vetri Cimiteriali pag. 60 ecc.

Qualche maggiore antichità potrebbe dare al Codice l'ima­

gine del Pontefice poc’ anzi rammentato. La Tiara, che esso porta in capo non è ornata che di una sola corona, come usavasi inanzi a Bonifazio V i l i , fin dal secolo I X , e forse prima. Bonifacio creato pontefice l ’anno 129 5, e morto l’anno I 3°3 ? quello, per comune consenso de’ critici, che alla pontificia T iara aggiunse la seconda corona. So, che non man­

cano scrittori, i quali hanno creduto di poter fissare 1’ epoca delle due corone nella T iara pontificia, alla coronazione di Nicolò II fatta l’ anno 10 5 9 , sull’ autorità dello scismatico Benzone Vescovo di Alba, il quale racconta, che a Nicolò fu posta in capo da Ildebrando una reai corona cinta di due cerchi, nell’ uno de’ quali leggeasi: Corona Regni de manu Dei, nell’altro:

Diadema Imperii de manu Petri. Ma quel maligno scrittore impegnato a denigrare tutte le azioni di Gregorio V II chia­

mato prima Ildebrando non merita troppa fede: e se il fatto

fu v e r o n o n passò allora in esempio, nè fu imitato da’ Pon­

tefici s u c c e s so ri di N icolò, e anteriori a Bonifazio : anzi nep­

p u re da B o n ifaz io su’ prim i anni del suo pontificato; conforme è stato o sse rv a to da’ dotti. Aggiungasi che il presente mano­

sc ritto n o n m ostra sicuram ente di essere del secolo X I ; e q u a lo ra s ia d el secolo X I I I è già la maggiore antichità, che, a m io g iu d iz io , dar gli si possa.

C O D IC E IV .

L a p re se n te Bibbia non dee essere più antica del secolo XIII.

L ’ o rd in e d e ’ libri è uniform e a quello , che abbiamo nelle n o s t r e ; se n o n chè gli A tti degli Apostoli, sono in questa d o po le E p isto le di S. P a o lo ; varietà che si trova in altre a n te rio ri a lla correzione di Sisto V . Uniforme è parimente la d iv is io n e d e’ libri in Capitoli. Di questa divisione si è par­

lato n e lle osservazioni prem esse al Codice Talaurimse: ove p u re si è parlato de’ Prologhi, nelle vecchie Bibbie, così ma­

n o sc ritte ch e stampate attribuiti a S. Girolamo. Uno o due in q u esta n e portano il nome, e sono infatti di S. Girolamo;

d e g li a ltri si tace l ’autore. Manca il prologo dell’Ecclesiastico di G e s ù fig lio lo di Siractf che è parte del Sacro Testo. A ’ M a cca b e i precedono i due Prologhi di Rabano Mauro, l’uno d iretto a L u d o v ic o R e di Francia; l’altro a Gerondo o Ge- ro ld o A rcid ia co n o del Sacro Palazzo.

A lla testa della m aggior parte de’ libri del V. T. sono i som m ari de cap ito li, ne quali il libro è diviso: questi som­

m a ri n o n corrispondono a quei che leggonsi presentemente n e lle n o stre Bibbie.

I l fa m o so passo di S. G iovanni (Epist. I, C. V., vv. 7. 8), è m a n ca n te in questo ultim o verso di quelle parole: et hi tres unum sunt. A l fine della Bibbia ti trova la spiegazione dei n o m i E b r a ic i in 20 p agin e, che si suppone lavoro di Beda,

e trovasi nel Tom . I li delle di lui opere. L o scrittore di questo manoscritto ha lasciato fuori i libri apocrifi, che so­

gliono essere alla fine delle nostre Bibbie. Molte note mar­

ginali trovansi qua e là; altre più, altre meno copiose; non tutte della stessa mano, e probabilmente fatte in diverso tempo.

Sembra, che alcune siano state cancellate, seppure non sono svanite per la debolezza dell’ inchiostro. Alla cattiva qualità della pergamena corrispondono gli ornamenti; iniziali andanti, poche e povere miniature e di cattivo gusto, le quali non presentano cosa, che meriti osservazione.

C O D IC E V.

Questo Codice scritto con molta diligenza, mostra di essere del secolo X V . Contiene i Sacri libri dell’ uno e l’altro T e ­ stamento, con quello stesso ordine, e divisione di Capi, che sono nelle presenti Bibbie; eccetto che gli Atti degli A po­

stoli sono dopo 1’ Epistole di S. Paolo, e l’apocrifa Orazione di Manasse, è alla fine de’ Paralipomeni, ed il ter^o di Esdra similmente apocrifo, che qui è detto secondo, trovasi dopo Neemia. I Prologhi sono posti ciascuno a suo luogo senza nome di autore, a riserva de’ primi due, che si attribuiscono, e sono di S. Girolamo.

Alla testa del Codice trovasi Γ Indice degli Evangeli, ed Epistole, che in quel tempo leggevansi alla messa delle Do­

meniche, ed in altre feste dell’anno. Alla fine del medesimo avvi in primo luogo la spiegazione de’ nomi Ebraici, in appresso un elenco delle materie contenute nella Storia Evangelica, e in quattro colonne il numero o capo corrispondente a cia­

scuno degli Evangeli in cui parlasi di quella materia. Le pic­

cole miniature, che sono nelle Iniziali di ciascun libro o alludono all’ autore del medesimo; o a qualche fatto raccon­

tato nel libro. Curiosa si è quella, che vedesi alla lettera L

n e lla spiegazione de’ n o m i, ove leggendosi « Laabaddon » A p o llio n graece exterminans, exterminator latine, il pittore vi ha d ipin to un A pollo in atto di suonare il Violino. Ma quivi non si p a rla di A p o llo , sebbene questo nome, venga dalla stessa rad ice απολλομι « Perdo, Extermino » da cui deriva Apollyon, v o c e co rrisp o n d en te all’ Ebraico « Abaddon » e al latino Ex­

term inans, con form e si dice al Cap. IX v. 1 1 dell’ Apocalisse, da cu i se m b ra n prese le sopradette parole.

C O D IC E V I.

I l p rese n te C o d ic e , in cui si contengono i sacri libri del- 1’ u n o , e l ’ altro Testam ento è assai verosimilmente creduto del S e c o lo X I V . I libri sono disposti con l’ordine medesimo ch e n elle n o stre Bibbie dopo la correzione di Sisto V e Cle­

m en te V I I I , a riserva, che nel Vecchio dopo Neemia, ossia il S e c o n d o di E sd ra , viene immediatamente il Ter^o diviso in 26 c a p ito li: dopo il 36 capitolo del II de’ Paralipomeni, sieg u e sen za alcun titolo, e come parte dello stesso capo 1’ O razione d i Manasse: ove che nelle nostre l’ uno e l’ altra è al fine tra g li apocrifi. A l fine dell’ Ecclesiastico, si ripete, co m e n el codice Talauriense, l’ Orazione, 0 piuttosto parte d e ll’ O ra z io n e di Salom one riferita al cap. 6 del II de’ Pa­

ra lip o m e n i : questa ripetizione è qui ancora diversa da quella della V o lg a ta . N el N ovo gli atti Apostolici sono dopo 1’ Epi­

stole di S . P ao lo .

N e lla d ivisio n e de’ libri trovasi qualche piccola differenza tra la n o stra e quella del codice che qui noterò.

Manoscritto Edi{iotu

G iu d ic i C ap ito li 22 ... ... Cap. 21 Ruth » 5 ...» 4

G io b b e » 4 1 » 42

S a lm i » 1 7 0 ... # 1 5 0

Manoscritto Edizione Baruch Capitoli 5 ... Cap. 6 I. Machab. » 1 4 ... » 16

II. Mach. » 14 . . . . , . » J 5

II. Ad Tim . » 3 ... » 4 II. Petr. » 2 ... " 3

L a notabile differenza, che passa tra la nostra Bibbia, ed il manoscritto rapporto ai S alm i, nasce perchè nel mano­

scritto il Salm o 1 1 8 , è diviso in 2 1 Salmi.

L o scrittore aveva cominciato a mettere alla testa dei libri i Sommari de’ capi, ma questo lavoro, dopo i primi quattro libri del Pentateuco è interrotto, e ripreso di quando in quando. Per lo più i Sommari non corrispondono esattamente alla divisione de’ capi, essendo questa m inore, che ne’ Som­

mari. A l fine voleva darci la spiegazione de’ nomi E b raici, ma non si è terminata neppur la lettera A .

De’ Prologhi, e degli Argomenti, si è trattato nel Codice Talauriense; il presente manoscritto non fornisce alcuna cosa nuova da aggiungere a quanto è stato detto in quella oc­

casione.

C O D IC E V II.

Questo bello ed elegante manoscritto ricco di vaghe ini­

ziali, e di parecchie miniature messe ad oro e a c o lo ri, fu scritto , e miniato l’ anno 1 4 7 2 , a 19 di G iugn o, da Carlo Maineri Sacerdote Cremonese conforme leggesi al fine del- 1’ ultima pagina. Contiene una piccola introduzione intitolata Origo Prophetiae D avid: la Prefazione di S. Girolamo pre­

messa dal Santo alla seconda correzione, che fece del Salterio tradotto in latino dal Greco dei Settanta: indi vengono i cen­

tocinquanta Salmi, che sono quei, che presentemente usa la Chiesa nella L itu rgia, detti un tempo Salterio Gallicano, a

d iffe re n z a d e lla prim a edizione detta Salterio Romano usato n e lla B a s ilic a V atican a. Siegu e il Salmo 1 5 1 , che la Chiesa n o n r ic o n o s c e per autentico, e che non è nel Testo Ebraico, n e lla P a r a fr a s i C a ld è a , e nella nostra V olgata: leggesi però in m o lti d e ’ G r e c i esem p lari; nelle versioni Siriaca, Arabica, E t io p ic a , A n g lo -S a s s o n ic a ; veggasi Calm et, che cita i Padri c h e d i e s s o n e parlano. L e miniature che abbelliscono molte d e lle in iz ia li alludono a qualche passo del Salmo alla testa d i cu i s o n p o ste. Q uesto era un uso degli antichi calligrafi, ch e n o n s i v e d e osservato regolarmente nelle nostre stampe.

C O D IC E V III.

C o n tie n e il presente C odice una breve esposizione dei q u attro E v a n g e li. L ’ A utore v i spiega alla distesa S. Matteo;

di S . M a r c o non tocca, se non ciò che non trovasi in San M a tte o , e c o n lo stesso m e to d o , S. L u c a , e S. Giovanni.

Q u e sta esposizione è falsamente attribuita a S. Girolamo, di cu i n e lla in iziale del P rologo vedesi il busto in miniatura co n u n gran d issim o cappello cardinalizio. Da simile rosseg­

g ia n te c a p p e llo è facile il giudicare della età del Codice. Esso ci d ice ch e n o n può essere anteriore alla metà del Secolo X IV , g ia c c h é , co n fo rm e osservai in altra occasione (Codice III), G io v a n n i A n d re a famoso leggista morto 1’ anno 1348 fu il p rim o , ch e introdusse a dipingere S. Girolamo con le insegne c a rd in a liz ie . Probabilm ente però il Codice è del Secolo X V , . co p ia to da u n esem plare del X I I I , a cui ascriverò io la con­

stan te m a n can z a de’ D ittonghi, e la moltiplicità delle abbre­

v ia tu re , ch e so n o in questa copia, per non entrare qui ora in lite c o n q u a lch e critico a cui è piaciuto di stabilire che dal 1 4 0 0 le abbreviature cessarono per la maggior parte, e i D itto n g h i rito rn a ro n o nei manoscritti.

P e r q u a n to apparisce servì il Codice ad uso di qualche Coro

trovandosi a mano a mano notati gli Evangeli delle Om ilie per le Domeniche, e feste dell’ anno Ecclesiastico. E poiché i T i t o l i ossia le Rubriche per gli Evangeli non sono secondo l’ ordine del Calendario Ecclesiastico, ma a mano a m an o, come dicea, a misura che gli Evangeli incontransi nel T esto;

perciò, alla fine del Codice è posta Tabula ad inveniendum Evangelia secundum formam Missalis Romanae Curiae. Queste ultime due parole, e il non trovare nella T avola tra i Santi confessori che il solo S. Francesco d’ A ssisi, mi fa credere che il Coro per cui servì fosse de’ Francescani ; i quali adot­

tarono officium breviatum Romanae Curiae; su di che sono a vedersi il W adingo loro storico, all’anno 12 4 4 , se non erro, ed il Grancolao sul Breviario Romano al Cap. V . S. Francesco

tarono officium breviatum Romanae Curiae; su di che sono a vedersi il W adingo loro storico, all’anno 12 4 4 , se non erro, ed il Grancolao sul Breviario Romano al Cap. V . S. Francesco

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