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RASSEGNA BIBLIOGRAFICA

S t u d i d i c r i t i c a e s t o r i a l e t t e r a r i a di Alessandro D’An­

cona. — B o lo g n a , Zanichelli, 1880.

I l n o m e d e ll’ autore com e ci dispensa da ogni elogio, così dal se g n a la re F importanza del libro ; poiché oggimai siamo assu efatti a riconoscere in lui uno dei più valenti critici e dei m a g g io r i eruditi. Niuno dimentica infatti di quanta nuova lu ce ab b ia vantaggiato le lettere la sua Storia del teatro in Ita lia , e q u ella della Poesia popolale; e neppure possono es­

sere d im e n tica ti gli scritti minori d’ estensione ma non mi­

n o ri d ’ im portan za , che man mano vien pubblicando il va­

len te p r o fe s s o r e p isan o , vuoi nei giornali letterari italiani co m e in q u e lli esteri. Il desiderio eh’ egli raccogliesse le di­

v e r s e su e scrittu re si faceva ogni dì più vivo, e le sollecitu­

d in i d e g li am ici m aggiorm ente insistenti, ond’ ei volle in p arte accondiscen dervi.

N e l v o lu m e uscito ai mesi passati egli ha riunite quattro sue s c r it t u r e : I l concetto dell’ unità politica nei poeti italiani;

Cecco A n g io lie ri da Siena poeta umoristico del secolo X I I I ; Del N o ve llin o e delle sue fonti ; L a leggenda d’AItila flagellum Dei in Ita lia .

L ’ a n n u n zio che noi \’ogliam dare di questo libro non ci co n se n te di ferm arci a parlarne con quella larghezza che 1’ o p e ra m eriterebbe ; sarem o dunque contenti di accennare p er so m m i capi la sostanza dei singoli scritti. Il primo, che se g u e e com pleta il soggetto svolto da Ferdinando Ranalli n el 1 8 7 1 , ci porge una bella e compiuta sintesi dello svol­

g im e n to sto rico del pensiero italiano, e ricerca tutte quelle m a n ife sta z io n i poetiche le quali s’ intrecciano ai fatti della sto ria c iv ile e mostrano come il concetto dell’ italica unità fo sse s e m p re late n te , attraverso ai fortunosi avvenimenti ai q u ali fu so g g e tta la patria. E queste testimonianze egli

ran-noda e ricongiunge con mirabile ordine cronologico, in guisa da fonderle insieme e creare un tutto vivificato dair ornata parola. Ma ben sapendo egli come mal si contenti l’ erudito investigatore delle semplici affermazioni, ha voluto corredare il suo dotto discorso di molteplici e importantissime no te, nelle quali ha discusso altresì punti importanti e controversi di storia letteraria ; come ad esempio la ricerca del perso- naggio a cui il Petrarca diresse la celebre canzone : Spirto gentil, eh’ ei ritiene sia il contradetto Cola da Rienzo ; e il tempo in cui fu scritta 1’ altra ai grandi d’ Ita lia , eh’ ei giu­

dica il 137 0 .

Una serie di sonetti inediti del rimatore senese, Cecco Angiolieri, lo indussero a dettare una monografìa di non lieve importanza, non solo in quanto alle notizie di questo poeta, diversissimo dai suoi contemporanei, ma perchè egli ci di­

pinge un bel quadro della vita spensierata di quei nostri an­

tichi, i quali non avevano sempre in mano i rosarii e non biascicavano continuamente paternostri, come è piaciuto ad alcuno di darci ad intendere. Il poeta è studiato sotto un duplice aspetto, della sostanza e della forma, e questo esame apparisce in ogni sua parte compiuto, e corredato di tutti quei riscontri atti a lumeggiare il soggetto. Ed era in vero meritevole di una speciale considerazione questo senese, nei cui versi tu non trovi quell’ ingenuo platonismo amoroso, o quelle sottigliezze scolastiche, di che tanto si piacquero i suoi contemporanei ; ma vi riscontri Γ allegro buontempone, lo scettico beffardo, il burlesco, il satirico, l’ um orista; e ti par di sentire Γ ultima nota violenta e bizzarra dei vagabondi goliardi. — Ecco un esempio del suo modo di poetare :

S ’ io fossi fuoco, arderei lo mondo, S’ io fossi vento, io ’l tempesterei, S’ io fossi acqua, io 1’ allagherei,

S’ io fossi Iddio, lo mandere’ ’n profondo.

S ’ io fossi Papa, allor sare’ giocondo C h e tutti i C ristian tribolerei : S ’ io fossi Im perador, sai che farei?

A tutti mozzerei lo capo a tondo.

S ’ io fossi Morte, io n’ andre’ da mio padre, S ’ io fossi V ita, non stare’ con lui, E similmente farei a mia madre.

S ’ io fossi Cecco, com ’ io sono e fui, T o rre i per me le giovane leggiadre, L e brutt’ e vecchie lascierei altrui.

« Q u i (so gg iu n ge l’ autore) a prima giunta si direbbe che p a rli un C a lig o la , e in fondo troviamo al più un innocuo E lio g a b a lo , amante solo della voluttà, e si capisce che i voti che il p o e ta fa da principio , sono vanti di odio e di ven­

detta ; m a a lui basterebbe esser quel che da ultimo chiede, c io è p a d ro n e e signore del fior del bel sesso. Il comincia- m e n to p ro ce d e a suoni r o tti, solenne, minaccioso, quasi m u g g h io di tem pesta devastatrice, rapido come folgore, pas­

san d o c o n orribile crescendo da una sventura e da un eccidio all’ a ltro : m a la fine è uno scroscio di grasse risate ; e del re sto , co sì nella prim a com e nella seconda parte del sonetto, tu tto in e sso è vivacità, tutto è g fazia, tutto è lepore ».

D i n o n m inore importanza è lo scritto in cui si esamina il N o ve llin o ; e qui si m ostra la grande padronanza dell’ au­

to re in q u e g li studi di letteratura comparata che ottennero ai di n o stri tanto fa v o re , e che niuno p u ò , senza taccia di ig n a v ia , o g g im a i ignorare. Si può dire, senza tema di errare, ch e fra i n o n pochi scritti venuti fuori intorno a questo sog­

g e tto , q u e llo del D ’ Ancona è il più importante e il più com­

p leto . Q u i tutte le quistioni sono profondamente trattate, e n o n s o n o lasciati senza risposta anche i contradditori men noti;

tan to è v e r o che il C artoli, altra volta dissenziente, negli ultimi su o i s c r itti, ha dovuto convenire in alcune opinioni del nostro critic o . S e potrà dirsi che il Biagi recentemente ha dato la più a m p ia e critica istoria esteriore del Novellino, niuno vorrà

negare come all* autore nostro spetti il primato della storia intrinseca. Quel libro che fu dapprima creduto opera di molti, e poi attribuito, ma non interamente, a Francesco da Barbe­

rino, or si dovrà dir col D’ Ancona opera di un solo « non letterato di professione », ma popolano e mercante conosci­

tore di quasi tutti i libri sui quali si formava la coltura al cader del dugento, il quale volle forse compilare « un ma­

nuale pei bei favellatori, un memoriale per gli uomini di corte, sicché specialmente ne ricevessero incremento i bei costumi e le usanze cortesi delle residenze principesche ».

Onde, se vi troviamo fatti desunti dalle tradizioni, dalle leg­

gende, dalla cavalleria, e dalle istorie vi possiamo altresì ri­

conoscere « i costumi e gli uomini dell’ età precedente a quella nella quale 1’ autore v iv e v a , e dei quali i pregi e la fama si erano andati col tempo accrescendo, tanto da farne l’ età eroica dell’ impero e del feudalismo ». Nè diremo più, come ci faceva credere 1’ arbitraria compilazione del Borghini, che alcuni fatti si debbono assegnare al primo ventennio del secolo X I V , ma convinti dalle ragioni del D’ A n co n a, ritei- remo che il libro « potesse essere scritto tra il 1280 e il

1290 ».

E in pien medio evo ci risospinge l’ ultimo lavoro intorno alla leggenda d’ Attila. Senza che ci facciamo a riassumere la genesi tradizionale e leggendaria di questo re barbaro, gio­

verà ricordare come non vi abbia quasi istoria d* antica città italiana, la quale in più o meno larga m isura, non ricordi qualche danno sofferto da questo Flagello di Dio. E l’autore, riunendo insieme tutti questi accenni leggendari, viene ordi­

natamente divisando quale importanza ebbe siffatta tradizione nello svolgersi del concetto storico poetico italiano. Egli fa quindi suo prò’ di tutte le manifestazioni, sia che provengano da opere d’ indole gravemente storica, oppure da canzoni e poesie popolari. Dal che si apprendono fatti e notizie 0 da

a ltri ig n o r a t e , oppure credute disdicevoli alla gravità della s t o r ia . N è im p o rta eh’ io aggiunga come la trattazione sia a n c h e q u i pien a ed intiera, e sopperisca alla mancanza del-1 o p e ra d i A m ed eo T h ie r ry , il quale pur conoscendo lo s c r itto d e l D ’ A ncona fino dal 1864 « con poca premura let­

t e r a r ia e c o n cortesia poco francese » non se ne giovò mai n e lle s u c c e s s iv e edizioni del suo lavoro.

C h i c o n o s c e l’ operosità dell’ autore e i molti altri suoi s a ggi> s i d u o le che nel presente volume non vi sia 1’ aperta p r o m e s s a di un seco n d o ; è vero eh’ ei sarà costretto a pie­

g a r s i a n c h e questa volta al nuovo desiderio degli studiosi, e s a rà v in t o d a l favore che incontrerà questa prima raccolta.

E p o ic h é siam o sul domandare, non ci darà tàccia d’ indi­

s c r e ti se lo ecciterem o a stampare le sue lezioni di lettera­

tu ra ; le q u a li, a chi ne ha studiati i sunti raccolti da un va­

le n te d is c e p o lo nella sc u o la , sono sembrate la più nuova e c h ia ra s in te s i delle dottrine istoriche, filosofiche, filologiche e c r itic h e , da lu i coltivate con tanto studio e tanto valore.

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