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DEMARATO

________________________________________|________________________________ | | L. TARQUINIO PRISCO - TANAQUILLA ARRUNTE _____________________|________________________________________________ | | | TARQUINIA - M. IUNIO TARQUINIA - SERVIO TULLIO ? | ______________________|_ ____________|___

L. IUNIO BRUTO | | | | TULLIA MAIOR TULLIA MINOR - L. TARQUINIO SUP. ARRUNTE

Anche questa ricostruzione pone delle difficoltà. Innanzitutto alcuni personaggi sono totalmente evanescenti. In particolare nulla si sa del padre del Superbo, neppure il nome, tanto che si è costretti ad immaginare che sia morto poco prima di suo padre, il Prisco, lasciando due figli in tenera età. Dionigi poi fa di Egerio il nonno e non il padre del Collatino perché solo in questo modo nello schema di Calpurnio, che Dionigi riporta e

Superbo. Ancora lo schema non è coerente con la notizia di Dionigi secondo cui prima della morte il Prisco avrebbe maritato le sue due figlie con Servio Tullio e Marco Iunio e da quest’ultimo matrimonio sarebbe stato generato quel Lucio Iunio Bruto console nel 509 a. C. e ancora iuvenis all’epoca265.

Rilevate le contraddizioni insite nella ricostruzione di Calpurnio, si è sostenuto266 che questa sia frutto di un aggiustamento intervenuto a posteriori, quando la scienza cronografica, sulla base del collegamento tra i Tarquinii e Demarato, e quindi tra questo e l’avvento al potere in Corinto dei Cipselidi (a seguito del quale Demarato, che apparteneva alla famiglia dei Bacchiadi ora spodestata, fu costretto ad emigrare), datato secondo la cronologia alta oggi maggiormente seguita al 657 a. C., rese palese l’impossibilità di fare del Superbo il figlio del Prisco, poiché si sarebbero avute due sole generazioni nell’arco di un secolo. Da qui la necessità di inserire tra i due Tarquinii il lungo regno, ben 44 anni, di Servio Tullio. Lo schema per così dire genuino della dinastia tarquiniese sarebbe allora quello di Fabio Pittore. Egli doveva già prevedere la filiazione del Prisco da Demarato e verosimilmente calcolare la durata della monarchia a Roma in 240 anni, dal momento che poneva la fondazione della città nel 748/747 a. C. e, con ogni probabilità, la cacciata del Superbo nel 508 a. C. Stando così le cose la sua ricostruzione poteva assumere senso solo non datando l’arrivo in Italia di Demarato. L’avvento a Roma della monarchia etrusca dovrebbe allora datarsi al 580/570 a. C. Ne consegue che ‘Servius, selon les données anciennes, n’a régné ni quarante-quatre ans, ni meme une vingtaine d’années. Son passage au pouvoir n’a pu durer que très peu de temps - sans doute bien moins d’une décennie’267 (Servio, secondo i dati antichi, non ha regnato né quarantaquattro anni, né una ventina d’anni. Il suo passaggio al potere non è potuto durare che assai poco tempo, senza dubbio molto meno di un decennio).

Olivier de Cazoneve, cui si deve l’ipotesi ora esposta, ha più volte sottolineato nel suo lavoro come queste conclusioni si fondino sul semplice dato annalistico; altra cosa è la

265 de Cazanove, La chronologie des Bacchiades et celle des rois étrusques de Rome, cit., pp. 622-623. 266 de Cazanove, La chronologie des Bacchiades et celle des rois étrusques de Rome, cit., pp. 631-642. 267 de Cazanove, La chronologie des Bacchiades et celle des rois étrusques de Rome, cit., p. 631. Diversamente F. Zevi, Demarato e i re ‘corinzi’ di Roma, in L’incidenza dell’antico. Studi in memoria di

Ettore Lepore, I, Napoli 1995, pp. 291-314, partendo dalla tradizione che voleva il tiranno di Cuma,

Aristodemo, erede dei beni dei Tarquinii, considera con essa compatibile la sola ricostruzione fabiana della dinastia dei Tarquinii, per sostenere, poi, la cronologia che pone l’avvento al potere in Corinto dei Cipselidi non al 657 a. C., ma al 610 a. C. circa. La storia di Demarato e dei beni pervenuti per successione al Prisco servirebbe a dimostrare come il patrimonio dei Tarquinii si sia formato fuori Roma e come, pertanto, la repubblica romana non avrebbe avuto alcun diritto di confiscare i beni della dinastia dopo la cacciata del Superbo. La storia del ramo cadetto dei Tarquinii sarebbe stata poi inventata per delegittimare le pretese ereditarie del ramo principale.

realtà. In effetti l’avvento al potere in Roma dei monarchi etruschi non pare potersi datare al 580/570 a. C. Abbiamo infatti visto come esistano fondati motivi che inducono a porre le vicende che hanno a protagonista i fratelli Vibenna proprio in quegli anni; ne consegue che a quel tempo probabilmente terminò e non iniziò il regno del Prisco. A questo punto potrebbe apparire singolare che Fabio Pittore, il quale si sarebbe ispirato alla tradizione etrusca, abbia potuto alterare in questa misura la storia. Questo sarebbe però perfettamente comprensibile se, come già detto, si vedesse nella tradizione ‘fabiana’ (intendendo per fabiana la tradizione recepita da Fabio Pittore, e quindi non necessariamente attribuibile a lui, potendo questa essere anche di molto antecedente) il tentativo, partendo proprio dalla tradizione etrusca, di sminuire nella storia di Roma il ruolo dell’etrusco Servio Tullio. Diversamente nella tradizione di Lucio Calpurnio Pisone Frugi questa necessità non sussisterebbe in quanto il problema è risolto alla radice essendo qui Servio Tullio non un etrusco, ma un latino.

E’ possibile che la durata eccezionale attribuita al regno di Servio Tullio dalla tradizione recepita da Lucio Calpurnio Pisone Frugi corrisponda o si avvicini alla realtà. Spalmando le vicende dei Vibenna a Roma su più anni si potrà eventualmente abbassare la data dell’avvento al potere di Servio Tullio di alcuni anni, ma comunque non tanti da alterare il dato di un regno di lunga durata, il cui termine, anche prescindendo dalle risultanze archeologiche, va collocato con la tradizione verso il 535 a. C. ed è, secondo il mio parere, da porre in relazione con la battaglia del Mare Sardo. Se per mera ipotesi immaginiamo un Servio Tullio nato intorno al 605 a. C., avremmo un Servio trentenne all’epoca delle vicende dei Vibenna a Roma e settantenne al momento della morte; ciò che appare perfettamente plausibile.

Rimane il problema della collocazione temporale di Lucio Tarquinio Superbo. Per tentare una soluzione occorre ricapitolare i dati a nostra disposizione:

1. per Fabio Pittore Lucio Tarquinio Superbo era figlio di Lucio Tarquinio Prisco268. 2. Per Fabio Pittore Tanaquilla era ancora in vita poco prima che il Superbo accedesse

al potere, quando seppellì il figlio Arrunte269.

3. Per Fabio Pittore Lucio Tarquinio Collatino era figlio di Egerio.

4. Alla tradizione risalente a Fabio Pittore, perché compatibile solamente con un Lucio Tarquinio Superbo figlio di Lucio Tarquinio Prisco, deve appartenere anche la tradizione che sa il Superbo iuvenis alla morte del Prisco e ancora tale alla sua ascesa al potere.

268 Jacoby 809, F. 7 a.

5. Compatibile con la tradizione di Fabio Pittore è la tradizione etrusca che sapeva Servio Tullio contemporaneo di Lucio Tarquinio Prisco. Al contrario la tradizione che lo voleva nato nella reggia del Prisco e quindi coetaneo dei figli di quello risulta difficilmente ammissibile, soprattutto alla luce del matrimonio tra le figlie di Servio e i figli del Prisco.

6. Compatibile con la sola versione di Fabio Pittore è la tradizione che conosce come madre di Lucio Iunio Bruto una figlia del Prisco; solo in questo modo, infatti, Lucio Iunio Bruto è coetaneo di Lucio Tarquinio Collatino e dei figli del Superbo.

7. Per Lucio Calpurnio Pisone Frugi Lucio Tarquinio Superbo era nipote di Lucio Tarquinio Prisco.

8. Per Dionigi Lucio Tarquinio Collatino era nipote di Egerio, perché solo così era possibile fare di Collatino il coetaneo dei figli del Superbo nello schema che sapeva questo nipote del Prisco. E’ stato giustamente osservato che la soluzione alternativa, consistente nel fare di Egerio il nipote di Arrunte, fratello del Prisco, non era praticabile perché sarebbe caduta tutta la costruzione che spiegava il soprannome del figlio di Arrunte270.

9. Compatibile con lo schema di Calpurnio è la tradizione che sapeva Servio Tullio nato nella reggia del Prisco e quindi a lui successivo di una generazione.

10. Compatibile a rigore con il solo schema di Calpurnio è il matrimonio tra Tarquinia, figlia del Prisco, e Servio Tullio.

11. Compatibile sia con la versione di Fabio Pittore che con quella di Calpurnio è il matrimonio tra le due figlie di Servio Tullio e i discendenti di Lucio Tarquinio Prisco. Nel caso in cui Servio Tullio e Lucio Tarquinio Prisco siano contemporanei, Lucio Tarquinio Superbo ed Arrunte dovranno essere figli di Lucio Tarquinio Prisco per essere coetanei delle figlie di Servio Tullio. Nel caso in cui Servio Tullio sia di una generazione posteriore a Lucio Tarquinio Prisco, Lucio Tarquinio Superbo e Arrunte dovranno essere nipoti del Prisco per essere coetanei delle figlie di Servio Tullio.

Da quanto esposto possiamo concludere che in Fabio Pittore Lucio Tarquinio Prisco aveva una moglie, Tanaquilla, da cui ebbe due figli, Lucio Tarquinio Superbo ed Arrunte, il quale ultimo morì prematuramente. Fabio Pittore conosceva anche un Egerio figlio di Arrunte, il fratello del Prisco, da cui era nato Lucio Tarquinio Collatino, coetaneo

dei figli del Superbo in quanto iuvenis all’epoca della cacciata del Superbo da Roma. Sapeva inoltre che Lucio Iunio Bruto apparteneva alla stessa generazione del Collatino e come tale doveva essere figlio di una figlia di Lucio Tarquinio Prisco. Sapeva che Servio Tullio era contemporaneo del Prisco ed era a conoscenza delle nozze tra le sue figlie e i figli del Prisco. Proprio la tradizione etrusca, che per forza di cose deve a mio parere essere considerata molto antica (se la tradizione che fa di Lucio Tarquinio Superbo il figlio di Lucio Tarquinio Prisco presuppone la tradizione etrusca per cui Servio Tullio era contemporaneo del Prisco, si deve concludere che questa tradizione è molto antica e non è frutto dell’arbitraria identificazione di Servio Tullio con Mastarna operata da Claudio. Essa deve avere infatti come terminus ante quem l’età di Fabio Pittore271), giustifica l’intera costruzione che troviamo in Fabio Pittore. Tuttavia ben difficilmente questa costruzione può essere invenzione dello stesso. È infatti probabile che Fabio Pittore si sia ispirato per questa parte della sua opera a materiale a lui preesistente. I diversi rapporti tra gli appartenenti alla dinastia dei Tarquinii, come subito vedremo, trovano infatti la loro giustificazione nel sistema politico esistente a Roma nel VI sec. a.C. Dal momento poi che la tradizione etrusca che identifica Servio con Mastarna facendone un coetaneo del Prisco è perfettamente coerente con il sistema di parentela descritto da Fabio per i Tarquinii, si può presumere che l’intero sistema appartenesse a una tradizione a lui antecedente.

Diversamente la costruzione di Lucio Calpurnio Pisone Frugi sapeva Lucio Tarquinio Superbo nipote di Lucio Tarquinio Prisco. Inoltre la tradizione di Calpurnio doveva prevedere, come visto, un Servio Tullio nato nella reggia del Prisco dalla serva Ocresia. E’ probabile che nella versione originaria della leggenda Ocresia fosse fecondata da un fallo apparso nel focolare. Su tale racconto, come vedremo, si sarebbe modellata la tradizione su Romolo narrata da Promathion; una tradizione risalente all’età di Servio Tullio che sapeva il leggendario fondatore di Roma nato dall’unione di una serva con un fallo, anche in questo caso, apparso nel focolare della reggia. Infine la tradizione di Calpurnio doveva conoscere il matrimonio tra le figlie di Servio Tullio e i nipoti del Prisco.

E’ chiaro che la tradizione etrusca che faceva di Servio Tullio un contemporaneo del Prisco e quella romana che ne faceva il figlio di Ocresia possono entrambe risalire

271 Questa osservazione è fondamentale perché a mio modo di vedere spazza via ogni dubbio sull’identificazione tra Servio Tullio e Mastarna.

all’età di Servio272, mentre questo non può dirsi per le tradizioni incentrate su Lucio Tarquinio Superbo, le quali si spiegano solo in un’epoca successiva alla morte di Servio e all’avvento al potere del Superbo. Possiamo allora dire che le due diverse tradizioni sulle origini di Servio Tullio, l’una rifacentesi alla realtà, l’altra frutto di propaganda, determinarono poi anche il diverso modo con cui si svilupparono, in un secondo momento, le tradizioni sui Tarquinii.

Alla tradizione di stampo ‘propagandistico’ elaborata dal circolo di Servio Tullio, nel cui ambito rientra la nascita di Servio da Ocresia e dal focolare, doveva appartenere fin dall’inizio Tanaquilla, consorte del Prisco. Il suo ruolo, infatti, appare essenziale per legittimare il potere di Servio Tullio. Non è escluso che a questa stessa tradizione appartenesse in origine anche il matrimonio tra Servio Tullio e Tarquinia, figlia di Tarquinio Prisco e Tanaquilla, funzionale anch’esso a legittimare il potere di Servio Tullio, soprattutto agli occhi di certa componente etrusca presente a Roma273. Viceversa il matrimonio tra la figlia di Servio Tullio e Lucio Tarquinio Superbo acquista senso solo agli occhi di un Tarquinio che vuole giustificare la conquista violenta del potere ai danni di Servio Tullio. Questa fu la tradizione che poi determinò, in un secondo momento, le due diverse tradizioni sulla parentela del Superbo col Prisco. Infatti, posto il matrimonio del Superbo con la figlia di Servio Tullio, accogliendo la tradizione per cui Servio era contemporaneo del Prisco, il Superbo doveva essere considerato figlio del Prisco; accogliendo invece la tradizione per cui Servio era figlio di Ocresia, e quindi di una generazione successiva al Prisco, il Superbo doveva apparire come suo nipote.

Per quanto riguarda Lucio Tarquinio Collatino, questo era figlio di Egerio nella versione di Fabio Pittore, mentre Dionigi ne faceva il nipote. In quest’ultimo caso, però, si trattava di una invenzione di Dionigi necessaria per rendere il Collatino contemporaneo dei figli del Superbo. Che questa fosse opera di Dionigi si ricava non solo dalle parole con cui egli introduce questa parentela, ‘io penso’, ma anche dal fatto che in Dionigi Lucio Iunio Bruto, che per la vulgata era contemporaneo del Collatino e a lui strettamente associato, continuava a figurare come nipote del Prisco. Ne consegue che Lucio Tarquinio Collatino e Lucio Iunio Bruto dovevano far parte della tradizione in cui il Superbo era figlio del Prisco, mentre non dovevano inizialmente comparire in quella alternativa, ove il Superbo era nipote del Prisco.

272 Quella che ne faceva un personaggio di una generazione successiva al Prisco era resa credibile dalla oscurità dei natali; ciò che poteva indurre il popolo a crederlo davvero nato miracolosamente nella reggia dei Tarquinii.

273 Così come il fare di Servio Tullio il figlio della corniculana Ocresia legittimava il ruolo di Servio davanti alla componente latina presente a Roma.

A questo punto possiamo cercare di riassumere le tradizioni sulla parentela dei Tarquinii come segue (la numerazione indica le tappe attraverso cui le singole tradizioni si sono venute formando):

filone ‘etrusco’:

1. Servio Tullio contemporaneo di Lucio Tarquinio Prisco e Tanaquilla. 2. Le figlie di Servio Tullio sposano Arrunte e Lucio Tarquinio Superbo. 3. Lucio Tarquinio Superbo e Arrunte figli di Lucio Tarquinio Prisco.

4. Lucio Tarquinio Collatino figlio di Egerio a sua volta figlio di Arrunte, fratello di Lucio Tarquinio Prisco.

5. Lucio Iunio Bruto figlio di Marco Iunio Bruto e Tarquinia a sua volta figlia di Lucio Tarquinio Prisco.

filone ‘propagandistico’:

1. Servio Tullio figlio di Ocresia e del focolare, nato nella reggia di Tarquinio Prisco e Tanaquilla.

2. Servio Tullio sposa Tarquinia figlia di Lucio Tarquinio Prisco.

3. Le figlie di Servio Tullio sposano Arrunte e Lucio Tarquinio Superbo. 4. Lucio Tarquinio Superbo e Arrunte nipoti di Lucio Tarquinio Prisco.

Dell’elenco ora presentato abbiamo già visto i motivi che inducono ad attribuire il punto 1 del filone ‘etrusco’ e i punti 1 e 2 del filone ‘propagandistico’ all’età di Servio Tullio; il punto 2 del filone ‘etrusco’ e il punto 3 del filone ‘propagandistico’ all’età di Lucio Tarquinio Superbo. Occorre ora fermare l’attenzione sul punto 3 del filone ‘etrusco’ e 4 del filone ‘propagandistico’; bisogna cioè chiedersi perché si sentì l’esigenza di fare del Superbo il figlio o il nipote del Prisco. E’ chiaro che una tale parentela legittima un principio dinastico dinnanzi al quale il regno intermedio di Servio Tullio si presenta come quello di un usurpatore. Questo dato della tradizione, pertanto, assume un significato opposto a quello per cui il Superbo figura come sposo della figlia di Servio. Lì il presupposto è il riconoscimento della legittimità del potere serviano; qui il presupposto è il disconoscimento di questo potere. Dal momento che entrambe le tradizioni sono funzionali ai Tarquinii, ritengo che un tale cambiamento di prospettiva possa spiegarsi solo attribuendo le tradizioni a due distinti sovrani, entrambi appartenenti alla dinastia dei Tarquinii. Abbiamo già visto come l’archeologia sembri attestare due cesure nella storia dell’ultima età regia prima di quella definitiva del 509 a. C.: nel 535 a. C. e nel 525 a. C. circa. Ci sarebbe pertanto spazio per un Tarquinio succeduto a Servio Tullio e il cui regno

si estenderebbe dal 535 al 525 a. C. circa e un altro Tarquinio che avrebbe regnato dal 525 a. C. circa al 509 a. C. Essendo, come visto, la tradizione sul matrimonio delle figlie di Servio coi Tarquinii antecedente a quella della parentela del Superbo col Prisco, si dovrà attribuire quella al Tarquinio che regnò a partire dal 535 a. C. e questa a quello che regnò a partire dal 525 a. C. Solo a questo secondo filone della tradizione apparterrebbe il racconto sulla deposizione violenta di Servio Tullio da parte del Superbo, il quale presuppone le nozze tra le figlie di Servio e i Tarquinii274.

Rimangono da considerare i punti 4 e 5 del filone ‘etrusco’ riguardanti Lucio Tarquinio Collatino e Lucio Iunio Bruto. Secondo la vulgata il Superbo, assassinato Servio Tullio e impadronitosi del potere, si sarebbe ben presto rivelato un tiranno, essendo solito prendere le sue decisioni da solo, senza consultarsi col Senato. Ciò attirò su di lui una crescente ostilità che portò infine alla sua cacciata quando uno dei suoi figli, mentre egli era impegnato nella guerra contro Ardea, abusò della nobile Lucrezia, moglie di quel Lucio Tarquinio Collatino che era imparentato col Superbo per avere come nonno il fratello del Prisco. Avendo Lucrezia poco prima di darsi la morte rivelato l’ingiuria patita al suo sposo, questi, insieme al suocero, Spurio Lucrezio, al cugino, Lucio Iunio Bruto, e ad un amico, Publio Valerio, si adoperò per abbattere la monarchia in Roma. Cacciato il Superbo con i figli venne creata la repubblica con al vertice due consoli. Tali furono inizialmente lo stesso Collatino e Lucio Iunio Bruto. Sennonché ben presto sorse un contrasto tra i due a seguito del quale il Collatino fu costretto a dimettersi e prendere la via dell’esilio. Certa tradizione motivava la cacciata del Collatino col suo coinvolgimento in una congiura che intendeva riportare il Superbo sul trono275. Dopo essere stato esiliato, infatti, il Superbo si era recato a Caere in cerca di aiuto. Aveva allora progettato di eliminare i consoli e riprendere il potere in Roma. Nel complotto furono coinvolti i figli dello stesso Lucio Iunio Bruto, i Vitelli, loro zii per parte di madre, e gli Aquilii, nipoti del Collatino. La congiura fu scoperta, i colpevoli giustiziati e il Collatino, reo di aver preso le difese dei nipoti, costretto all’esilio. Altra tradizione, riferita da Livio276, poneva invece l’esilio del Collatino prima della congiura, motivandolo col sospetto di cui era cagione per la parentela coi

274 A rigor di logica la tradizione che vuole il Superbo figlio del Prisco potrebbe anche essere antecedente a quella del matrimonio della figlia di Servio col Superbo e in tal caso la tradizione che vede nel Superbo il nipote del Prisco dovrebbe considerarsi successiva ad entrambe; intervenuta in un momento in cui si sentì l’esigenza di raccordare la tradizione sul matrimonio con quella per cui Servio era di una generazione successiva al Prisco. Vedremo però come tutto induca ad addebitare la tradizione ostile a Servio e a cui è riconducibile quella della parentela tra il Prisco e il Superbo al Tarquinio che ascese al potere nel 525 a. C. 275 Dion. Hal. 5,3-12; cfr. Plut., Pub. 7,1-4.

Tarquinii; spiegazione palesemente assurda, tanto più se si considera che lo stesso sospetto,

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