VD è, come già detto, la seconda parte inclusa nel volume di AD: i due racconti vengono
narrati in prima persona e, in virtù di questo espediente narrativo, appartengono alla categoria realista-oggettivista-neobalzacchiana di cui ha parlato Calligaris216. In entrambi i casi, l’io che racconta sviluppa le sue riflessioni a partire da una collocazione spaziale ben riconoscibile per il primo e intuibile per il secondo, seppure mai nominate: il padre di famiglia de La formica argentina si trasferisce in un nuovo appartamento nella Riviera di Ponente infestata dalle formiche, mentre l’intellettuale angustiato de La nuvola di smog viene assunto come redattore del periodico «La Purificazione» in una metropoli industrializzata che s’identifica con Torino.217
In AD, abbiamo visto che le città che facevano da sfondo alle varie “avventure” servivano a incrementare il senso di effimero e temporaneo racchiuso negli “amori” vissuti dai protagonisti. Adesso, invece, ci accorgeremo di come l’attenta analisi e descrizione dei luoghi in cui vivono i personaggi diventano il fulcro attorno cui ruota la narrazione, restituendo così al lettore l’idea di “male di vivere” su cui lo stesso Calvino sta riflettendo negli anni Cinquanta. Dunque, se nel capitolo precedente ci siamo focalizzati sull’importanza delle immagini per la poetica calviniana, adesso subentrano anche gli spazi. Simone Tonin ha dato a un suo studio un titolo che aiuta a comprendere meglio il senso del discorso, ovvero Sulle necessità spaziali del narrare calviniano218. Nei nostri
racconti – in particolar modo ne La nuvola di smog – i luoghi di cui si narra vanno
216 Vedi pp. 19-29. 217
Cfr. Italo Calvino, Presentazione, in Gli amori difficili, op. cit., p. XIV-XV. 218
Simone Tonin, Sulle necessità spaziali del narrare calviniano, «Studi Novecenteschi» Vol. 32, No. 70, (luglio/dicembre 2005), pp. 181-196.
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considerati proprio come elementi “necessari”, da cui quindi non si può prescindere per essere in grado di cogliere il significato ultimo dei testi:
Nell’opera di Italo Calvino riscontriamo una volontà di comunicazione che mette in campo tra le possibili coordinate espressive alcune modalità ricorrenti; tra queste, accanto a quella privilegiata dell’immagine, troviamo anzitutto lo spazio. Se la prima è più volte dichiarata […], la seconda, se non è esplicitamente espressa, emerge ad esempio […] dalla latente affinità coi suoi racconti.219
Per quanto concerne l’ambientazione de La formica argentina, bisogna riconoscere il fatto che la Liguria, o meglio la Riviera di Ponente, non compare per la prima volta in un’opera calviniana220. Si sa che il nostro autore è nato a Santiago de Las Vegas, località cubana, ma è risaputo anche che Sanremo è il posto in cui è cresciuto:
[…] Calvino amava definirsi «ligure di San Remo». Non sanremese dunque (o sanremasco) in senso stretto, anche se nella città paterna vive di fatto dai due anni a ventidue (dal ’25 al ’45), né ligure semplicemente, perché la Liguria comprende molte realtà diverse. Ligure sì, ma del Ponente estremo, non lungi dal confine francese […].221
L’importanza di questo luogo per l’immaginario calviniano è chiara, quindi, in relazione alla sua biografia: a distanza di anni dall’abbandono della città paterna, Calvino torna a osservare e rendere espliciti i cambiamenti che ha subìto la Riviera, giungendo ad una critica sicuramente più diretta ne La speculazione edilizia (1957), dato che nel nostro racconto del 1952 si narra della battaglia contro la calamità naturale che colpì la Riviera negli anni Venti e Trenta. Massimo Quaini, difatti, in un contributo negli Atti del Convegno nazionale di studi di Sanremo spiega lucidamente il modo in cui Calvino vede la
219 Ivi, p. 181. 220
In Liguria sono ambientati anche l’esordio narrativo Il sentiero dei nidi di ragno, i racconti di Ultimo
viene il corvo, La speculazione edilizia, Il barone rampante e La strada di San Giovanni.
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“sua” città d’infanzia negli anni dell’industrializzazione e in particolar modo durante quelli in cui, come dice Quinto de La speculazione edilizia, «premeva il modo turistico di godere la vita»222:
Quinto-Italo sente «estranea» questa Sanremo, perché i nuovi modelli culturali che il turismo, […], crea nel modo di vivere e modellare la città […] vengono guardati e giudicati attraverso il filtro di […] quella «rustica fierezza delle generazioni antiche» (p. 86), […]. […] nella Speculazione edilizia la contraddizione non è vissuta soltanto a livello psicologico e morale, ma, come è proprio dell’arte di Calvino, si esprime soprattutto nella descrizione-rappresentazione dei luoghi. Il contrasto fra la vecchia e la nuova Sanremo è abbozzato [, infatti, fin dalle prime pagine del racconto. Si tratta di due] mondi […] che parlano due linguaggi diversi: quello apparentemente irrazionale e senza ordine del paesaggio storico ([ad esempio] lo sviluppo stratificato […] della prima città turistica delle ville e degli alberghi, […]) e quello, solo apparentemente ordinato e geometrico, dell’urbanizzazione in atto […].223
Allo stesso modo bisogna considerare Torino, evidentemente richiamata ne La nuvola di
smog: è una città a cui Calvino deve molto da un punto di vista soprattutto lavorativo,
poiché è qui che si colloca la casa editrice Einaudi presso cui collaborò dal 1946 al 1983; fu anche la città in cui si laureò nel 1947 in Lettere e dove ebbe la possibilità di conoscere figure intellettuali di spicco dell’epoca come Elio Vittorini, Cesare Cases, Cesare Pavese o Natalia Ginzburg. Non solo, ma è anche « […] la metropoli moderna, la grande città industriale, auspicata culla del progresso contrapposta alla provincia, […]»224, ed è proprio in relazione a questa idea di Torino che si sviluppa il nostro racconto del 1958.
Ebbene, non sarà inutile a questo punto notare che anche nella solita nota introduttiva di Calvino ad AD, la presentazione dei due racconti viene fatta proprio a partire dai luoghi di
222 Cit. in Massimo Quaini, La Sanremo di Italo Calvino, in Italo Calvino. La letteratura, la scienza, la città, a cura di Giorgio Bertone, Atti del Convegno nazionale di studi di Sanremo, Marietti, Genova, 1988, p. 60. 223
Ivi, pp. 60-61.
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riferimento, per poi addentrarsi nella sommaria spiegazione di come i due protagonisti si pongono nei confronti del male che subiscono: le formiche e lo smog.225 Dunque,
Alla iniziale attenzione per i tipi umani […], che caratterizza e in qualche modo centra le prime prove, quelle più vicine al neorealismo […], si affianca sempre più spesso quella per l’uomo nel suo rapporto con lo spazio [- in questo caso la città - ] magari con relazione con altri uomini ma per la quale si passa attraverso il filtro della collocazione spaziale.226