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La campagna elettorale d’opposizione del 1924 e gli attacchi fascisti

Traducendo le critiche teoriche in azioni, «Tempi Nuovi», come già accaduto con «L’azione riformista», scelse di fare propaganda per una lista elettorale locale nelle elezioni del 6 aprile 1924, presentandola e presentandosi come lista di «leale opposizione al fascismo». Ospitava, quindi, articoli di campagna elettorale dei candidati, alcuni dei quali già firme abituali della rivista, e dava informazione dei comizi della lista in giro per la regione. Anche in questo caso la rivista olivettiana sceglieva di schierarsi per una lista locale,271 in cui figuravano candidati che gravitavano intorno alla redazione della rivista.272La lista si presentava apertamente d’opposizione al fascismo già dal titolo di testa del numero che la presentava: “Le opposizioni non sono frantumante, esse sono vive e vitali!”.273

Da questo momento, in qualità di organo elettorale di una lista d’opposizione, la rivista imboccava necessariamente la strada più propriamente antifascista, pubblicando slogan d’opposizione e proponendo un voto alternativo e democratico «contro la dittatura fascista». Subitaneamente la rivista dava notizia nel marzo 1924, a meno di un mese dalle elezioni, di attacchi e intimidazioni fasciste al personale della redazione e ai candidati della lista. Un trafiletto in seconda pagina informava della «visita senza invito» nei locali della redazione di «Tempi Nuovi» da parte di una quindicina di fascisti che avevano rovistato e sequestrato materiali editoriali insieme a un centinaio di copie del giornale e che, infine, avevano malmenato un visitatore dopo avergli chiesto per quale partito votasse. L’articoletto chiosava amaramente: «Chissà come dovranno

271 “La lista democratica di opposizione per la circoscrizione piemontese”, o più semplicemente “Lista

Democratica piemontese”

272 «Tempi Nuovi», III/11 (18 marzo 1924), tra i candidati della lista elettorale Carlo Angela e Carlo

Bianchi, già membri della redazione della rivista.

essere… i tempi nuovi di domani quando i fascisti andranno in visita in tutte le case delle persone che non sono loro amiche usando l’etichetta che hanno usato in casa nostra».274 Un altro trafiletto informava, usando uno stile ironico, del pestaggio da parte di una trentina di individui «nero-camiciati» di un candidato della lista sostenuta dalla rivista.275Nonostante le intimidazioni, «Tempi Nuovi» non dimostrava una linea editoriale meno antifascista: biasimava aspramente l’appoggio diretto e finanziario, in funzione anti-socialista, dei gruppi industriali al primo apparire del fascismo e lanciava il monito a non proseguire sulla stessa strada;276in articolo dal titolo “Critica fascista”277 metteva in sinossi di “Confronti” le promesse del fascismo nel 1920 con le realizzazioni di senso completamente opposto delle leggi varate fino all’anno 1924.278

Inesorabilmente «Tempi Nuovi» dimostrava le incoerenze tra la retorica fascista e le realizzazioni da parte del governo Mussolini, interpretato come un governo in piena continuità con gli interessi liberali, conservatore delle concentrazioni delle ricchezze e dei privilegi. Alle critiche politiche nel merito dei programmi, i fascisti replicavano con «inaudite violenze» di cui il giornale dava preoccupata notizia.279

È quindi precedente al delitto Matteotti la svolta più decisamente e organicamente antifascista del giornale olivettiano, in conseguenza alle violenze subite dalla redazione e dai suoi candidati politici. Il delitto del socialista Matteotti era poi aspramente commentato come «la macchia indelebile sull’onore» di tutta la nazione,

274 [Senza firma], Una visita senza invito, «Tempi Nuovi», III/11, (18 marzo 1924), p.2.

275 [Senza firma], Un... saluto fascista al nostro candidato Osella, «Tempi Nuovi», III/11, (18 marzo

1924), p.2.

276 [Senza firma], Industria e Fascismo, «Tempi Nuovi», III/11, (18 marzo 1924), p.3. 277 [Senza firma], Critica fascista, «Tempi Nuovi», III/12, (26 marzo 1924), p.1.

278 Ad esempio, la promessa di un’imposta sul capitale in funzione ridistributiva delle ricchezze, si era

tradotta, in senso opposto, nelle imposte sul salario e nella soppressione della promessa di nominatività obbligatoria per i titoli – un tema già caro a «L’azione riformista». La promessa del primo fascismo di sequestrare i beni delle congregazioni religiose si era in trasformata nell’aumento delle spese statali per le «mense vescovili»; la promessa di perseguire i sopraprofitti di guerra e tassare le eredità in funzione redistributiva, si era tradotta invece nell’abolizione della tassa sulle eredità.

279 Il caso del pestaggio violento, con l’avvallo delle forze di pubblica sicurezza, di coloro che

affiggevano manifesti elettorali della lista democratica piemontese ad Asti, [Senza firma], Inaudite

indelebile infamia di un fascismo ormai fuori controllo.280Inoltre, sullo stesso numero si lanciava poi l’allarme per la libertà di stampa a seguito del sequestro della redazione di «Rivoluzione Liberale».281

Il giorno successivo all’uscita del numero che deplorava il delitto Matteotti, la notte del 20 giugno la redazione di «Tempi Nuovi» era oggetto di una seconda devastazione, questa volta seguita da un incendio; ne dava notizia lo stesso giornale (“Vandalismi sistematici”)282 indicando la chiara matrice politica e ipotizzando le complicità della polizia, come complicità da parte della polizia si erano registrate – denunciava il giornale olivettiano – nel caso della tardiva cattura degli assassini di Matteotti.283 Nello stesso numero, infine, si reagiva al sequestro contro Gobetti ospitando di nuovo, ostinatamente, la pubblicità delle edizioni gobettiane, in questo e nei numeri successivi.284 Dal giugno 1924 fino alla chiusura sei mesi più tardi, la linea editoriale del giornale olivettiano non può che essere intransigentemente antifascista, e anzi, si inaugura uno sforzo di rilettura totale dei fatti degli ultimi due anni, nella loro «mostruosa realtà», alla luce della brutalità del delitto Matteotti. I redattori, che inizialmente avevano indugiato alle critiche verso il fascismo, si risvegliavano dal “sogno-incubo”, come lo definiva un articolo.285

Il giornale olivettiano inaugurava così una rilettura severa di tutta l’azione del governo fascista interpretandola come reazionaria, una riproposizione in chiave violenta del conservatorismo e delle tendenze plutocratiche dei governi liberali: l’unica soluzione

280 C. Angela, La macchia sull’onore, «Tempi Nuovi», III/23, (19 giugno 1924), p.1.

281 [Senza firma], Per la libertà di stampa. Il sequestro della «Rivoluzione Liberale», «Tempi Nuovi»,

III/23, (19 giugno 1924), p. 2.

282 [Senza firma], Vandalismi sistematici, «Tempi Nuovi», III/24, (26 giugno 1924), p. 1.

283 Cfr. articolo di “Quello del pungolo”, Punzecchiando, «Tempi Nuovi», III/24, (26 giugno 1924), p. 2. 284 Spazio pubblicitario dedicato alle edizioni di Gobetti in «Tempi Nuovi», III/24, (26 giugno 1924), p. 3,

e «Tempi Nuovi», III/25, (3 luglio 1924), p. 2.

285 «L’enorme, immenso, spaventoso delitto ha dato al paese la coscienza del baratro in cui stava cadendo.

(…) Ed ora che il triste incantesimo è rotto, noi vedremo rivelarsi in tutta la sua laida espressione, la rete di inganni, di truffe al denaro pubblico, le concussioni, le violenze, le sopraffazioni che hanno segnato in modo indelebile questo periodo di governo fascista.», [Senza firma], Un sogno, «Tempi Nuovi», III/25, (3 luglio 1924), p. 1; anche C. Angela, L’angolo morto, «Tempi Nuovi», III/25, (3 luglio 1924), p. 1.

per futuro del paese consisteva nell’eliminazione del partito fascista.286La nuova linea editoriale non mancava di manifestare i timori per l’incolumità dei giornalisti ma anche la speranza di una prossima caduta del regime: il giornale si dichiarava, infatti, convinto che il fascismo avesse i giorni contati, fosse «un tronco stecchito i cui rami sembrano i tentacoli di una enorme piovra» che «presto cadrà per fatalità storica»,287 e indicava i segnali premonitori nelle elezioni perse in alcuni comuni e nel referendum dei metalmeccanici, con la schiacciante vittoria della Fiom sul sindacato fascista. Sarebbe finita preso «la schiavitù morale e materiale in cui siamo soggetti, la impossibilità di esprimere liberamente una opinione, senza dover temere per la pace e per la vita dello scrittore». Due mesi più tardi, 8 gennaio 1925, senza preavvisi, terminavano invece le pubblicazioni del giornale olivettiano.288

286 [Senza firma], La situazione, «Tempi Nuovi», III/28, (10 luglio 1924), p.1. 287 [Senza firma], L’albero che muore, «Tempi Nuovi», III/41, (19 Ottobre 1924), p.1. 288 V. Ochetto, Adriano Olivetti…, cit. p 40, con errore nella data della devastazione.

Le denunce delle aggressioni fasciste durante la campagna elettorale per le elezioni dell’aprile 1924 («Tempi Nuovi», III, 13, 1 aprile 1924)