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CAPITOLO XVIII

Nel documento LA BATTÀGLIA DI SAN MARTINO (pagine 89-98)

Quando,nellanottecheprecedettealla grande batta-glia,AroldosifuspiccatodaRiccardo,questi tutto me-storitornòal

campo

austriaco,ovealmattino ricevette unoscrittod’Adele. Freddamente lo lesse, edipoicon sorrisodi schernolostracciò. In quel foglio 1’Adele gliannunciavaaverlasciata Milano ed esser giunta in Verona, oveavrebbedesideratovederlo eparlargliprima didipartirsiperVenezia.

Benèverochecom’èfacil cosaildare altrui consi-glio,altrettantodifficilesièfarproprio il consiglioad altridato.Adele chetantobenesapeva consigliareAroldo diguardarsidalleillusioni,ora più che questi eradessa l’illusa;nè sapeva schermirsidaesse.

Riccardonon amavacostei:laprimavoltachelavide glierasembrata

sommamente

bella,eaveva provaloun sentimentodipiacereugualeaquello cheavrebbeavuto nelvedereunbeldipintodiRaffaello,o nell’udire una deliziosamelodiadelBellini.Travagliatodalmartoro che gliapportavalostatosuo d’isolamento, elosprezzoonde

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sivedeva tenutodagliuomini,credettetrovare una di-strazionenelloamoreggiareconessolei.L’amoreeraper luicomelamusicanegl’intervalli d’una tragedia.Ecom’ei temeva che qualora avesse dettoilsuo vero

nome

e lasua condizione,l’Adele avesse respintesue dichiara-zioniepromesse amorose,avevamentito e l’uno el’altra.

Adele credeva costuiveramenteinvaghitodilei

;

cre-devache fosse ricco;credevalealiesinceresue parole quanto l'eranostalequelled'Aroldo,enessuno inganno temendo,fiduciosariposavasullafededi luisperandoche benpresto l’avessemenataamoglie.

QuandoRiccardoebbelettoloscrittod’Adele,eidisse:

*Oggi vuol essereunagiornatadi grandiavvenimenti, eiononpotrò certamenteandarecolà.»Rifatto, inquel giornoavvenneladurae sanguinosabattaglia,edeinon s’allontanòdaPozzolengo,oveconlapiùglande impa-zienza attendevalenovelledelcampo; etostocheintese l’esercitoaustriacoesseredatutteparlibattuto, montò focoso destrieroesifuggi aVerona.

L’esercitoaustriaco sconfittoasanMartino, ea Solfe-rino,s’eradato adisordinala fuga, chèsempre temevadi essereinseguitoda'vincitori.

Ma

ivincitori avevano du-rate troppefatichecnelsonnotrovavano ristoroa’loro stracchicorpi.InvanoilbellicosoImperatore,cheinquell?

giornataaveva dimostrato dell’ardire,co’suoigeneralisi mescolavaa’soldalieconglialti,cconleparolecercava arrestarlinellavergognosafuga.Fuggivanoe tanta erain lorolatema, che mollicadderolungolavia,non uccisi dall’arminemiche,

ma

sfinitiperlafaticaepelvile cor-rere.

Eralanotteavanzataquando Riccardo entrò in Ve-rona: trascorselevie dellacittà che vide intieramente deserte,efermatosiadunalbergo vi lasciòilcavallo; indipensandocheper quella notte inutilmente avrebbe

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cercaloilsonno, perchè troppo suamenteeraripienadi mestipensieri,siposeacamminare.

Erailpiùprofondosilenzio:la luna splendeva c va-gamenteilluminavalacittà, dandoad essaun leggiadro emestoaspetto. Riccardotuttopensosocamminavaetra sédiceva: «Tutto è perduto!...quandosarànotala dis-fattadelnostro esercito, lagioia sarà sututl’ivoltie sullelabbialoscherno.Hannovinto ancora! Forseanche Veronasaràprestodelnemicoeiopiùnontroverò un angolodi terraitalianaovepoter soggiornare.»

Ma

scos-sosicomefarebbecoluichevolesse gettarelungiunpeso chegliè grave tenereinsullespalle:«Noncisipensi,»ei disse,e continuòilsuocammino.

Giunsealpontedelle navi, ove il rumoreggiare delle acquerompeva ilmestosilenzio. Sisoffermò alcuniistanti cuntimoreloassalse:iltimorecheuna

mano

assas-sinalotrafiggesse;eindietreggiò.Trascorselavia:cQui vicino» e’disse, «deve abitare l’Adele. »Si tennea sinistra,edopopochipassis’arrestò;e ilsuo sguardo

sirivolseallafinestrad’una stanzarischiaratadallume,

«quelladev’esserelastanzad’Adele,» eisoggiunse.

Quellaappuntoeralastanzad’Adele checon l’animo inquietoeagitato,epernonaverveduto Riccardo, e per altrimestipensierichesipresentavanoalla sua mente, invano cercavailsonno.Suo malgrado ilpensiero d’A-roldo,comequalche insolentemosca chelisi appoggia insulviso,siposava nella sua mente e per quanto facesseper discacciarlosempreviritornava,equasiuna

mano

ignotalaconducesse eradiscesadalletto,epreso loscrittod’Aroldo stavarileggendolo, quando udì pro-ferireilsuo nome.S’accostò allora alla finestra,epiù chiaramente uditolo,l'aperse,evidenella via Riccardo.

«Chefate?» elladisse, «questesono imprudenzech’io nonvoglio.»

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«Chivoletechem'oda?

Non

vedetecom’èdesertala via?»risposeRiccardo.

Adele s’appoggiòconlebracciasulla soglia. Discinte avevalechiome, chelescendevanosulle spalle,e che conlebracciamezzescoperte,alnotturno chiarore più <

bianche apparivano, etaliche all’occhio di Riccardo sem-brògiammaiaverne vedute di più belle. Scintillavalo sguardolussureggiantedicostuiallavistadicotanta bel-lezza;eAdele avvedutasi fece percoprirsi,enellafretta delmovimentolecaddeilfogliodimano.Riccardo tosto loraccolse;eAdele con accento che dimostravaunvivo interessediriaverlo,disse: «Gettatemelo! gettatemelo!»

«Sembrache questoscrittov’interessimolto?»

«

Ah

! ah!» replicòAdeleridendocontuttagrazia, e nel risopicchiandovezzosamentesue leggiadremani,

«ah!ah!èunostoltoches’èinnamoratodi

me

eche continuamente m’assedia co’suoi scritti. Io gli risposi che non voleva saperne.dilui,

ma

e’sembrachenon ,

vogliaintendermi.Tcneteveloanzi. »

Riccardotrattenneloscrittoe Adele riprese:«io v’at-tendeva quest’oggi,

ma

non mainellanotte.»

«Era a Pozzolengo peralcunimieiaffariedovetti restarvifinoatardasera.»

« Voiadunquesapretequalche cosa delia battaglia che si dicevaessereavvenutainque’ dintorni?»

Il voltodi Riccardo preseunaespressionedigrave dolore,edopoqualcheminutodisilenzio rispose: «Si, vi fu una sanguinosabattaglia,egliaustriacisi ritira-rono.»

tSono stati battuti ancoquesta volta?Ne hotanto piacere

;evoiRiccardo?>

Ma

costui sembrava che piùnon l’udisse,el’Adele riprese: cChev’addolora?aveteunaspettosimesto...»

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93 tNulla,eglièchesonostancopelviaggio,epernon aver riposato.»

«

Oh

si,dovete essere stanco.Andateacoricarvi,che domani potremoparlarelungamente.»

Ma

mestipensieris'eranoaffollatiallamentedi Ric-cardo,enèlavagapresenzad’Adele,nèsualeggiadria, erano bastantiadiscacciarli,sicch’eiborbottando poche paroled’addio s’allontanò.

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CAPITOLO

XIX.

Il sole, comesevolessefesteggiareivincitori, all’in-domane della battaglia, levava isuoipiùlucentiraggi sulla terra, rischiarando conlasua abbagliantelucei!

campo

ov’erano avvenute tante gloriosegesta,eonde giacevanoinsepoltiicadaveriditantieroi.

I soldati desti s’alzavano, pulivano leloromicidiali armi, eassestavano loro vestimcnta.

Aroldoavevadormitotuttalanotte:ilsuo sonnoperò era staloinquietocagitalodàspaventosi sogni.Perchè bastanti non sono le angoscie dellavitanondirado anche nelsonnoneproval’uomo.Quandosidestòera bagnato dafreddo sudore, eilsuocorpoeracosi inde-bolitoeaffranto,che alzandosinonpotè reggereinpiedi cdovettecoricarsidinuovo.

Gli abitantidellecaseclicsitrovavano su quelcolle, si dimostravano prodighi di lorocurea’soldati

;eun

buon

uomo

accortosicome Aroldosoffrisse,glisi acco-stò e vollecondurloallasua dimora, ovecon amorosa cura,glifecefasciareleferite.

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Il rullo de’tamburi annunziavala comparsa delRe in sul campo. Il Re guerrierodopouditelegloriose gesta de’ suoi soldati,stavaimpazientedivederlicral.

legrarsi con loroperlavittoriariportata.All'albas’era postoincamminoeorgogliosogiungevatraquesti prodi.

Sentiva orgoglioper avereunesercitocotantovaloroso, elorammaricavailnon essersipotutotrovarealfianco diquestieroi nelloascendereleperigliosealture.1 sol-dati coi loro arditicondottierieranoessi purebaldie orgogliosi, chesapevanod’averfallo illorodovere, sa-pevanodimeritarelabenevolenzadelloroSovrano.

Tosto cheil

Re

comparve, legridadi:<rvivailRe!» uscirono datuttelebocche. Fuunascenad’affettoche invano tenterei descrivere. Era bello vedere l’aspetto guerrescodel

Re

inmezzoaiprodigenerali,che co’loro scarsireggimentiavevanoconseguitasisplendidavittoria, eavevanodateproveditantovalore e valentia nell’armi, e gli abbronziti voltide’soldati,altravolta sifieriora

atteggiatiadaffettoecommozione,esu qualche annerila guancia scorrere perfinounalagrima.

IlResirallegravaconquestivalorosied eraamoroso contutti; luttovolevasapere,ecolpiùgrande interes-samentoditutto s’informava. Ammirava sul campole traccie del valoreedell’accanitocombattere, e con me-stiziaeduolo ilsuosguardosivolgevasuitanti prodi spenti.GioiosasipresentavaAostaco’suoi colonnelli e colsuo ardito Cerale, cpureForanoCabaleeAcqui che vedevanoilorovalorosiPellinengoeGozzani;

ma

Cuneo ePineroloeranomeste,che piùnon scorgevanoallaloro testaiprodiArnaldi,Bercila,CaminatieBalegno.

Partito il Re furonoscavatedellefosseecolàsi de-poseroicadaveri:eora ilpellegrinochevaaspargere una lagrima sulla tombaditanticroi,piùnonscorge cheunacrocedilegnocheadditailluogo ove giacciono

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srl

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lorossa.Altro

monumento

nonviesiste,poichéin Italia ove fuvvichis’affaticavaaraccogliereilbastanteper of-frire omaggio a Colei checieranemica,nonsitrovò ancor uno cheprimooffrissesuooboloperporreuna pietrasullatombaditantivalorosichesigloriosamente morirono per laloropatria. Vergogna! vergogna!Sarà adunque vero cheoltrelatomba regnal’obblìo? Esi checolàgiaccionolespogliedelleanimepiùnobili,più generose d’Italia; cheilsanguecolàversatoerailsuo sangue più prezioso.Lapietàdeireelevò

monumento

aicadutiaMagenta,equelladeipopolinonne innalzerà unoaispentiasanMartino?

E tu, ofratello Veneto,vapurapianger su quelle tombe, che benché tutti non sianomortiiprodi pur co'à sembra siasispentol’ardire.11tuo confineè trac-ciatodisangue,delsangueversaloperliberarti:

ma

tu gemi ancora, poiché lecateneche liponeva unvilee codardo patto, un altroeh’iononoso qualificaretele ribadiva.Fremonoleossadique’fortinellelorotombe,

ma

anoirimasipiùnonresta cheinvidiarlasortedei spenti.

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almenchelostranieropiedenoncalpestipiù quel sacrocolle1

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CAPITOLO XX.

Ilnostro esercitofieroe arditomarciavasuPeschiera che doveva assediare e prendere.Quelli cheavevano combattutos’apparecchiavanoconnuovevittoriea dimo-strarecomeilloro valorenonfossevenuto

meno

;quelli chenonl’avevano ancorafattoattendevano impazienti il

momento

dipoterfarvedere

come

non erano

meno

va-loroside’lorocompagnid’armi.

L’austriaco impaurito s’era rinchiusonellefortezze,e piùnon avrebbeosato affrontareilsuo nemicoincampo aperto.

I popoli festeggiavano lavittoria;iliberatigioivano perlalibertàavuta,mentreglischiavifremevanoe at-tendevanoimpazientichefossegiuntal’oraancoperessi.

11sorriso era sullelabbradegliuni,lagioianelcuore degli altri.

Ma

una

mano

diferrodiseccavailsorriso sulle labbra, convertiva in luttolagioia,struggevale speranze de’ valorosi,erisvegliavala baldanza ne’vinti.

Lapace erafatta;

ma

erafattadairegnanti

; chègli

esercitieipopolinonvolevano stringere la

mano

dello stranieroche calpestava ancora suoloitaliano.

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Aroldoerarimasoammalatonellacasaeleibuon

uomo

che tantoamorevolmentel’avevaaccolto.Costuisi chia-mava Pietro D...,avevaoltrei50anni; eradi statura bassa e grassotto;e nel suo viso stavano impresse la franchezzaelabontà.

Non

avevaincasacheunafiglia, ch’eraunabellae' vispagiovanedicirca19anni.Aveva anco unfiglio,

ma

questiera andatoco’volontaridiGaribaldi.

IIbuon

uomo

dimostrava perAroldol’interessamento cheavrebbeavuto perlostessosuo figliuolo,ela Giu-liettapassavagranpartedellagiornatasedutaaccantoal suolettoamichevolmenteparlandoconcssolui.fraquesti dueesserisera strettoun legamed’amicizia,ela Giu-liettatrattavaAroldocomesefosseunfratello; gliparlava disoventedelprimosuoamore, einricambio esigeva ch’eilenarrasselesuevicendeamorose.

Inpochigiorni Aroldo era quasiintieramente risanato, eparlavagiàdilasciarequellacasaquando laGiulietta gli presentòunalettera,chedopolunghigiriera perve-nutaalsuoreggimentodalqualegliveniva spedita. Aroldo l’aperseenelleggerlaimpallidì.EraRiccardo chegli scri-veva,ed entro a quelfogliostavalaletterach’egliaveva direttaall’Adelc.

Hiccardodopolasciata costeirecatosiall’albergos’era postoaleggereloscritto abbandonato daessa;cquale nonfulasua sorpresanelvedere ch’eraAroldoche l’a-vevavergato.Quellaletturaridestòlapiù grande agita-zionenelsuoanimoefeceproponimentodinonpiù ve-derel‘Adele,proponimentoalqualesimantenne fedele.

Dipoi compiangendo Aroldo per l’amoredimostralo per unadonnachesi pocolo meritava, risolsedi scri-verglitrasmettendoglilaletteracheavevaavutadacostei.

LoscrittodiRiccardo avevapostaladisperazione nel-l’animo d’Aroldo, eavevadistruttainluiogni speranza.

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Nel documento LA BATTÀGLIA DI SAN MARTINO (pagine 89-98)

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