LA BATTÀGLIA DI SAN MARTINO
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LA
RACCONTO STORICO
CARLO VIANELLO
TORINO, 1865 TIPOGRAFIA LETTERARIA
PiazzaS.Carlo,10.
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AL VALOROSO ESERCITO ITALIANO
Oggi
è il sestoanni versa
rio dellagior- nata
in cuicon tanto valore combatteste
sulleperigliose alture disan Martino;
c a risvegliare lamemoria
delle gloriosevostre
gesta, vollioggi consacrare
a voiquesto mio misero conato.
Gioite,
o
valorosi,per
la vittoria,ma
nella gioia
non dimenticate
ifortiche com- battendo morirono
alvostro
fianco: se l’I- taliaebbe quest’obblio;
se l’Italia lasciatuttora inonorate
leossa
di tanti eroiche morirono per
essa,erche
col lorosangue
laredensero, innalzerete
voi sullalorotomba un imperituro monumento
coitrofei delle futurevostre
vittorie.DigitizedbyGoogle
Non
tuttimorirono
iprodi; suoni
altra voltapossente
lavoce
delRe e vedrassi quali miracoli
divalore sappia
fareilsol- dato
Italiano.L’Italia
ormai più non
isperache
in voi,e da
voiattende
ilcompimento
dellasua unità
cindipendenza;
voi solipotete
farla fortee grande,
e la farete: il glorioso vo- stropassato
ècaparra per
l’avvenire.Soldati!la
mia sventurata Venezia stende a voi
lebraccia ancora
cinte dicatene,
affilate lespade
, che* levostre possenti armi deggiono
liberarla.Torino,24
giugno
1865.DigitizedbyGoogle
Benevolo lettore,
Mi cimentai, per quanto lopermiselapovertàdel
mio
ingegno,didescriverelegloriosegestadelno- strovaloroso esercitosulleperigliosealturedisan Martino;enellasperanza che ilmio
scrittopossa esser lettoancodaimeno
vaghidellemilitaricose,mi
studiaidi farelanarrazionenelmodo
piùbril- lantecheseppi.Non
sonoscrittore,nòpretesidifareun
libroche avessede’pregi.Delineai de’ caratteri,chepoitrascu- raiperlafrettache avevadi giungere alle sacre alture, e giuntovilamia mente
erasì ripienadi quelle gloriosegestache adaltronon sapea nò poteva pensare.Ma
semimanca
l’artedifareun
libroe forse laparola,nonmi manca
l’ardoredell’animache an- che troppoinme
sento.Posisulla cartaun
gridoeun
lamento che m'uscironodalpiùprofondodelcuore, e seilmio
scrittopotràdestareun
nobilesentimento inqualche giovanepettomi
crederòben compensato dellamia
fatica.Figliod
una
terraancora dominatadallo straniero, ilmio
sguardocome
quello de’mieifratelliè rivolto alle gloriosegesta del nostro esercito, sul quale riposanotuttelenostresperanze,eadessorammen-
tiamoladisgraziataVenezia.Valete.
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CAPITOLO
I.0
Venezia,ov’èlatuagloria,latuagrandezza antica?ove ilvalore,lavirtùeilsennode’figlituoi?ovesono
ituoiportiricchidinavi,ituoifondachi carchidimerci, letuepiazzeaffollaledigentiditulle lingue,nazioni e religioni?Ituoipalagi,i tuoi templi,ituoimonumenti rimangonoancora testimonidi tuagrandezza,
ma
nulla più.E
chipiùinteravvisalapossente regina terrorde’papi,de’monarchi,de’principiede’popoli?Ovesono queglianniincuiituoicapitanicopertidigloria e car-
chiditrofeiconducevanoaituoilidil’invittaarmata; e atantagrandezza epotenzaerano giuntiituoifigliche connuoveleggilimitarledovesti?Oramisera,deserta e spogliatimostri
;eituoipiùdilettifiglivannodispersi lasciandoovunquelorossa.
Ma
altravoltache o codarda, o mortati credevano, un lampodigeniobrillò'sultuosuolo;esola,abbando- nala,tradita,osasti teneralloilsantovessilloefacesti apprendereallostraniero,come virtùnonfosse ancora spentanegl’italicipetti.Cadestiallora,ma
daforte eglo- riosa;cosìchefacestiimpallidireiltuoefferatonemico.2
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10
E
unode’tuoiispiraloall’amore,allavirtù,alsennodei padri;conla potenza dell’ingegno, conl'incanto della eloquenza,conlasantitàdellavita;epiùconl'esempio checonlaparolainsegnando,seppe ispirareiltuopopolo anobiliealtisentimenti,econdurlo acompieregrandi ederoicisacrifici.
0
DanielManin, non desideriodigloria,non brama disignoreggiare,ma
puroamor
dipatriafuquellodie ticondusseasigrandifatti. Dall’amore delpopoloin- nalzaloal potere, soloinquesto amore cercando tua forza,fostipossente, eincontaminatone scendesti.Grande fostinelpotere,ma
piùgrandenell’esiliolimostrasti,e amatoveneralo e pianto,non lasciandoa’figlialtrore- taggiocheiltuonome
immacolato,mendicosu suolo stranierolasciastilueceneri.Eralanottedel10febbraio18f>9,quando Aroldo dopo aver traversalalapiazzadiSan Marcoche videsoloda pocaestranierasoldatescapopolala,si partiva dal pala- giode’Dogi e conpassolentoegraveandava lunghesso lariva.Sulsuovisoera impressal’abitualemestizia del suoanimo;edallalanguidezzadelsuosguardo,dal pal- loredelle sue guancie, edalla dolcezza de’ suoi linea- menti, facilmentetuscorgevi lasensibilitàdelsuo cuore, chequantunquevuotod'afTetli,eracapacedellapiùpura epiùfortepassione.
Benchégiovane erasdegnosodiquestavita,nellaquale nonavevatrovatochela noia,ilfastidioeildolore. Il
suo sguardolotenevarivolto allaterra;perchèl’uomo benchésiailsoloanimalecuiDioabbia datalafaccia rivolta alcielo,pureglichesentesuabassa natura piùè vago d’ammirarelaterrache gl’immensisolichelacircondano.
E
purvifuronouominitantoorgogliosidacredereche tuttofossefattoper esso echead esso fossesoggetto.Che pensavaegli?
—
Nulla. Eierainunodiquegli i-DigitìzedbyGoogle
11 stantiincuiilmortalesentel'animasua creata per qual- che cosadipiù grande,dipiùnobileche questa insulsa vita;esuamentesembra trasportarsiinunvago,inun indefinitoche non può chiamarsi pensiero;ilcuoresi riempie dellapiùdolcemestizia,el’occhioammirasenza trasmettereall’animaleimpressioniricevute.
Giuntoche fual ponte dell’Arsenalelabellezzadel- l’arteedellanaturalo arrestarono. Quantapoesia non destòinquell’animalavistadi queirincantevole cmae- stosascena!Lalunarisplendevaintuttalasualuce,che vagamenteriflettevasulleacquetanto placidee limpide dasembrareunospecchio.Lebelle isoleche sortecome per incantoadornanolavagalaguna,disegnavanolorom- bragigantesull’acque;erischiarateda questa luce più bellee piùleggiadre apparivano.A destrail molo col maestosopalagiode’Dogi,equello classicodellazecca, eilgiardino, eilcanale-grande, elasuperbaisola della Salute,formavano uninsieme ch’era cosasublimea ve- dere.
Come
affascinatodatanta bellezza,Araldorimase muloa contemplare quella scena stupenda.Il vuotodel suocuorefattoperamareeper essere amato;il biso- gnod’unaflettochelolegasseallaterrasullaquale ei vivevacome
inundeserto,sifacevanoin luipiùchemai sentire;etrasédiceva:cE purv’ha qualche cosa di grande,di sublime cheiomai ho provalo:l’amore....» SiAroldo,l’amore.Chesarebbelavita senza l’amore?Se nullotu ami,seun affetto nonsenti,qual piacere puoitrovare nellavita?Senza amore ogni pensieroti saràtedio,ognioperafatica,ogniluogo deserto, eilvi- veremorire.Togliilsoledallaterraeassai
meno
male faraiaglinominichetogliendolorol’amore.Selanoia, forseilpiùcrudode’ maliumani puòavereunrimedio, questonon èche ncfl’araorc.Chetuami alcuno epocoticura d’essere riamalo.Meglio assaisièamareenon
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essereamatodienon
amando
trovareamore. Aroldote sventuratochiameranno,ma
tunon l’eripiù degli altri uomini.E
negliaffanni,nelleangoscio,neltravagliodel cuoreclic l’uomosentelavita,soloripienadimali e do- lori.Ma
chisadirechesiaquesl’orridacomediachesem- preinpiantofinisce ?Lenta,lentas'avanzavaunagondola.Iltonfodelremo,
ilfrizzare delle acque solcale dalla barca eil lontano cantodiqualche gaio barcaiuoloche traversavail rivo, solirisuonavano perl’aria. Lungastriscia lasciavasulle acqueagitatene!suo passaggio, cheben prestospariva, comelamemoriadicoluichesidipartedallaterra. Lo sguardo d’Aroldosirivolseaquestonegrooggettoche lentamenteavanzava; edapprimascorseinessouninsieme donnesco;dipoi,più avvicinatosi, videunangelicoviso.La gondola approdò pocolungi,eunadivinaimagine pose suo leggiadro piede aterra.
Aroldotrascinalo dapossenteeignotaforzasceseil
ponteper seguireipassidicostei;
ma
nonera ancor giuntoadessach’ellaentròprestamenteinunacasavi- cina.Come
coluich’halamenteripienadigravi pensieri, cosiAroldo s’allontanò da quel luogo;ditrattointratto rivolgendosiper riguardareallacasadoveaveva veduto entrarequell’angelo.Nuovieinsolitipensierisipresenta- vanoallasuamente;eforseperlaprimavolta,eicre- deva poterl’uomotrovarequalcheistante di felicitàsulla terra.Quelle avvenenti sembianze stavano dipinteasivivi colorinella suamente, danonpoterne rimuovere per unistanteilpensiero.Lavidenelsuo sonno interrotto ed agitato;etostofattoilgiorno,impazientedirivederla recossialluogo ove l’avevaincontrata.Lungamentepas- seggiòdinanzilasua casa, e ognivolta chelavedeva, sempre più bella, più leggiadrale sembrava.11terzo
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13 giorno e ilquarto pure.larivide,eilquinto preso il
portafoglioconlamatitasopraviscrisse:«
Come
siete«adorabile!S’iopotessilusingarmi cheungiornomisa-
«rebbedatodiconsacrarvilamiavita;che voi accet-
«leretedidivideremecolemiesperanze,lemiegioie,
«imieiaffanni,imiei dolori;quantov’amerei!
—
Aroldo.»E
stracciatoilfoglio,lo ravvolseelogettòallafine- straov’ellastava.All’indoinaniconlapiù,grande ansia,visirecò ela vide; eper più giorniinvano atteseunarisposta.
L’amoreaveva gettaloilsemenelsuocuore c gigante vinasceva: egliaffanni eleangosciosuccesseroallapace eallaquietechel’anima suasdegnosanonsapeva sop- portare.
\
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CAPITOLO
II.Adele eracoleiche tantoamoredestòinAroldo.Ell’era ancora giovane,
ma
nonperònella verdeetà delleillu- sioni.Lasventura finda’suoiprimi anniavevavisitala sua casa facendoleapprendere,comesiapocoasperare dirinvenirefelicitàsullaterra.Essa erabella:biondoa- veailcrineeceruleigliocchi:sue rosatelabbra,che contutta grazia atteggiava asorriso, scoprivanoi più candididenticnelsuovisoeraun non so chedileg- giadro,didolce,edimestochesoavemente affascinava.Findabambinarimasa orfana, piùnonaveva cheun fratello,chedicaratterefreddo aveasemprecercatodi rintuzzaregliardentislancidiquel giovane cuore.Nes-
sunaconfidenzaavevainlui,ctuttodovevanascondergli ecelare.Non unsenoamicosullaterracuiconfidarele suegioie,isuoidolori;eAdelea cuil’ardoredell'anima eilfuocodigiovinezza avrebberofattopreferireunavita travagliatactempestosa,dovetterassegnarsiacondurne unamonotona,insulsaepriva d’ogniaffezione;c nella solitudine,enelsilenzio logoraresuagiovanileetà.Più
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15 volteellasenti ildesiderioditrovareunesserechesa- pessecomprenderla epotesse amarla;
ma
quest’essere mairinvenne.Ellaamò
dipuroamore efuingannala, futradita:idisinganni,le illusioni insterilironoil suo cuore, elefecerocrederecheunpuro,unveroamore nonsipotessetrovaresullaterra.Adele s’avvidedellaforte impressione chelasuaav- venenza avevafattanell’animod’Aroldo, esembrò nonle dispiacesse.
Ma
era tardi:c disgraziataella non seppe comprenderequell’anima nobile egenerosa.0
fosseper- chèellatemesseditrovareinluiunodiquegli uomini volgariincapacidisentireunapura,unafortepassione, evaghisolod’accostarsialla donnafino a cheilloro sguardosiapago d’ammirarneleleggiadresembianze, o fossech’ellasapessechel’uomodesidera ognorpiùar- dentementeciòchemeno
può avere,conla più raffi- nalaartecercavafarlopiùvogliosodilei;nullaglipro- mettevama
tut'ofacevagli desiderare; eora celandosi, oralasciandosivedere,lomanteneva nelladolcelusinga cheavrebbe corrispostoalsuoamore;cosisempre più dileiinnamoratoerapilofacendolo.PiùvolteAroldoleavea apertol’animosuoconlasin.
cerilàeconlafranchezza propria delsuo carattere;e Adelequasisempreaveva risposto nel
modo
piùstudiato escaltro; adattoamantenerlonellapiùcrudaincertezza sull’avvenire.Lostranocontegnodi costeilungidall’av- vilirlaa’suoiocchi la facevacomparirepiù degnad’a- more:cosiè,chetuttodiventapregionella donna che s’ama.Un
doloroso pensieroperòlotravagliava;ecome crescevailsuoamore,sembravagli sentireunafortemano
chelpallontanassesemprepiùdall’e.ssereche cotantoa- mava.E’chenonerariccoechegiammai avevadesi- deralod’esserlo,ora ardentemente bramava ricchezzae potere,nongiàpergodernema
peroffrirleadessa.LoDigitizedbyGoogle
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rimordeva ancoilpensierodinonavereil bastanteper agiatamente provvederla: eilcandidosuoanimofacendo- glicrederech’ellapotesseamarlo,trasèdiceva «Ch'io siapurinfelice, lemillevolleinfelice,
ma
ch’ellamai non abbia ad avereil piùlieve dolore:oh e’sarebbe ben duroeh’iochedareila miavita,tuttome
stesso;che vorreichetuttiimaliedolori dellaumanità su dime
siaccumulassero, perchèellafossefelice,dovessipoi ren- der piùtristalasua esistenza!»
Taliesimilialtripensieriformando,risolsedinuova- mentescriverle;econtuttasinceritàpalesarle suoi più particolariinteressi, lasciandolagiudicee arbitradell’av-
venire.
Tantalealtà,c tanto disinteressecommosseropotentemente Adele;eall’indomaniconleparole,conlavoce,congli altiglieneappalesòlasuagratitudine:enel
modo
più tenero,piùaffettuoso e con pari lealtàefranchezzari- sposealsuoscritto.Ella gliprometteva che qualora anco per avversitàdellasorte non avessepotutoessere sua, sigrata n’eradelmodo
ingenuo elealeondeavevatrat- tatoconessolei che semprel’avrebbeavuto come un amico,un fratello.QuantofelicenonsisentialloraAroldo!Maahi,come èbrevelagioianellavita!Pergiungere agoderne un istantequanti giornidinoia, d’affannoedi dolorenon devi passare? Inquelgiorno Aroldopianse;piansepoi-
chélagioiacomeildolore hapercompagnelelagrime:
enelpiantoenelrisougualmentes’atteggiailvoltodel- l’uomo.
Eranotrascorsiduegiornidacché Aroldo aveva rice- vutoquellaaffettuosalettera,quandoallaserarecandosi pressolacasad’Adelepernuovamentevederlaericreare
iisuo cuorenella vistadiquellecaresembianze,s’incon- tròinleiche uscivaaccompagnalasolodallasua gover-
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17 nante.Ipassidicosteieranorivollialpubblico giardino, ovegiuntanellapartepiùsolitaria d’esso,sisedettesu diunapanchetta.Aroldo,che apoca distanza l’aveasem- preseguita,lesiavvicinòtuttotremante:presale la
mano
l'accostòallesuelabbra e piùvollefeceper parlare;
ma
l’agitazionedell’animoeifortipalpitidelcuorefuordel
nome
diAdele nullapiùglilasciavano proferire.«Sedetevi,»elladisseaccennando allo spazio a lei vicino.Aroldosisedettecidueamanti tenendosi serrale lemanistettero qualchetempoin unamutacontempla- zione.
L’ora,illuogo,lasolitudine, ladeboleluce,tuttosem- brava propizioper un convegnoamoroso,c tuttoparca contribuireapiùinfiammarel’ardenteimmaginazionedi Aroldo.Eialfinepotèparlareecon tremante vocedisse:
«Adele,quantosentod’amarvi!»
«Velocredo,»risposeAdeleconuna calmacdisinvol- turache chiaramente palesavanocomediverso fosseilsuo sentire da quello d’Aroldo, ccomelasuaanima non provasselastessaagitazione,aVelocredo,perchè non saprei per qual motivoabbialeamentire,lonon sono riccad’aver atemerechebrama di possedere le mie ricchezzev’inducaafarlo,ehotroppa stimadivoi per credere che ve loconsiglino intenzioni
men
rette, lo credo però chenonsia stato troppo di vostra conve- nienza innamorarvi dime;
voisietegiovane,pienodi speranze;ioormaipiùnonispcrochediterminaremia vitanellasolitudineenelsilenzio.Non hopiùillusioni, non hopiùsperanze.Rimasisulla terra come avviene allevolteaqualche belfioreche moltiloammirano,Io odorano,ma
nessunolocoglie,edeidiseccainsulsuo gambo; e ora eh’ è appassito, diseccato,voletevoico- glierlo ?Altricuoripiù giovani siconvengonoal fuoco delvostro, all’ardoredellavostraanima.IovenesonoDigitizedbyGoogle
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obbligatapel
modo
generosocuitrattastemeco,evelo ripeto,senonpotreteavereinme
un’afTetluosaamante, voiavretesempreun’amica,unasorella.»Fu un breveistante di silenzio,indiAroldo rispose:
cheditevoimai?Voiunfioreappassito,diseccato?voi cheinfondestein
me
tantavita?Ohno,Adele,iononab- bisogno d’un’amica, d’unasorella,ioabbisogno d’un’a- nima chesiaperme
tutto,che riempiaintieramente ilvuotodelmiocuore, e questovoisolopotetefarlo,poi- ché oravoisolapoteterendermifelice,lov’amo, Adele, cfuoridivoialtradonnanonpotreipiùamare.
«Locredete,Aroldo?Iotemoperò v’inganniate.L'a- moredell’uomo ècomelabellezzadelgiglio.Lamente infiammala dall’amorevirappresentalecosebendiverse da quello che sono:sevoigiungerete aconseguirequanto ora desiderate, c cheora credete possa solofarvifelice, vedreteapocoapocosparirele illusioni,clanudarealtà v’apporterebbeildisgustoe forseancoilpentimento di averstretto inconsideratamenteunlegamechenonviè piùpossibilesciogliere.Cosipur troppo vidi terminare gran parte degli amori.Aroldo,voiavetelamenteri- pienad'illusioni;aveteunafervidaimmaginazionechevi trasportainun
mondo
ideale; scendete un poco nella realtà della vita. L’immaginazionenondirado serve a perdere l’uomo.»«L’immaginazione, Adele, èlafacoltàpiùsublimedel- l’uomo.
È
l’immaginazioneclicformailgenio; è l’imma- ginazione checidiedelepiùgrandioperedell’ingegno umano.Adele, tuttocillusionenellavita;senzaleillu- sioniognicosadiventerebbe fango c orrore.Visono degli amoricnonpochiche vannoaterminarecomevoi dite;ma
ciòavvienequandoleillusioninonricevonolorori- ginedall’affelto,clamente nonviene riscaldata dal cuore.Allora il più leggierosolilod’agghiacciatovento porta
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10 tuttoseco.
Ma
per coluichehaeducatalasuamente con l'affettoechelasuaimmaginazionevieneinfiammata dal cuore,ellesaranno eterne econl’affettorenderannocara epiacevolelavita.Ma
voim’avetecondotto s’un terreno in cui di mala voglia s’arrestalamiamente.Ditemi, Adele, ditemi, posso io sperare d’essere amato da voi?...»
I due amantistetteroqualchetempoinaffettuosocon- versare, indi si strinserocordialmentela
mano
esi-di- visero.Per alcune seresitrovarono nelmedesimoluogo;Adele sembrava sempre più affettuosaverso Aroldo, e questi ognorpiùl’amava c n'era invaghito. Misero Aroldocome eriilluso!
Come
potevitusperareunapiùlungafelicità?Lanatura dell’uomo èfallaperlasventura c sciagurato ècoluicheellanonsegue suoipassi.Allafelicitànonè adatta,csequalche istante nc provi,ellatiannebbiala niente, t’affatica e dismuove l’animo,tifaobbliare te stesso,cgrave einsuperabilefaticat’èil poterecon po- satoanimoaccoglierla.Angoscia vera efalsagioia;certo dolorecignotodiletto;durafaticaenoioso riposo; si- curamiseria evane speranze,eccotiquantovennedesti- natoall’uomo.
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CAHTOLO
III.Lamattina del iaprilechiavesse vedutaVenezia,a- vrebbe detto che qualche cosadigrave, d’insolito era avvenuto.Levieelepiazzesipresentavano popolate più che d’ordinario, ecapannellidiabitantisivedevanonei negozicsulleporte,che congrandeinteressamento par- lavano. Sul volto diquelbuonpopolo da lungotempo disusaloallagioia,siscorgeva qualche cosa di gaio;e dalle interrotte esclamazioni che diquandoinquando uscivanodallelabbrad’alcuno,avrestidettoches’appa- recchiasseper essoungiornodigranfesta.
Aroldo,comesuosolilo,alle9delmattinousci dicasa perrecarsisottolefinestred’Adelecvederla esalutarla.
Lasuamenteeratantooccupala nel pensierodi costei, che avevacamminatolungotullelemercerie senza av- vedersidi questo insolito movimento.Mentr’eipassava sottoalmagnifico orologioun giovanottoandòad incon- trarloc ('arrestòdicendogli:«Aroldo, ch’èavvenutodi
«te?Passanolesettimanesenzachetutilascivedere.»
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21
«ChevuoiEnrico?risposeArdilo,facciooravitari- tirata.»
«
E
vitaritiratasi:sei vedutotulioilgiorno emezza lanottesulponte dell’arsenale aguardarelefinestredi Davveroche bisogna che quella giovanel’abbia ispirala una benfortepassione.Ma
oranonèpiùtempodipen- sare all’amore:frapocovisaràlaguerra e bisogna pren- dereilfucile.»<cChebaitudiguerra?
«
Ma
chenonsaituqucslo?«Sarannolesoliteciarle:sonodieciannichene senio parlarecomedicosavicina.»
«
Ma
nonsaituche questanottegiunseroiCroati? e tipareche l’Austria vogliamuoversisenonavesseafare laguerra?Vieniqui sullariva e vedraicomene giun- ganoancora.»Idueamicitraversatalapiazzagiunseroinsulla riva;
ovecomeaveva detto Enrico,duevaporistavano anco- ratimandandoancoradallelorocanneildensofumo;e grannumerodiCroatiperunpontedilegnoscendevano da’ vaporicsi schieravano lunghessola riva.1 duea- micisifermaronoqualchetempoaguardarequestasei vaggiasoldatesca,ilcuibrutaleaspetto,lelivide e su-
cidefaccie,lelacereesozzevesti ispiravanoadessiun mistodicompassioneeribrezzo.
«Questa è proprio carnedacannone,»disseEnrico, eciòdicendo poggiòilsuo bracciosu quello dell’amico elofececamminareseco;indi gli disse:«AscoltaAroldo, questaseraconunapiccolabrigatad’amiciiopartoper Torino, poichémentreglialtrimaneggianolearminoi nonvogliamo starcene quineghittosi.Tucertamente ver- raicon noi?»
«Io...,»sifeceperrispondere Aroldoconfuso eol-
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tremotioimbarazzato, «io...
ma
comefaròalasciareora l’Adele?0
setusapessi,mioEnrico,quantol’amo!»«Eh!che oranons’haapensarealledonne,quando saràfinitalaguerra potraiamoreggiarea tuo grand'a- gio.
Ma
davvero ch’io piùnonravvisointequell’Aroldo chetantos’accendevaalsolonome
dipatria,che avrebbe data centovolte la vitapurchéfosselibera egrande.»Lepallideguancie d’Aroldositinseroperunistante di vermiglio ede’rimasemulo.Dopoalcuniistantidisilen- zioEnrico riprese:
aQuesta seratudevivenirconnoi:nonsaràmaiche Aroldorimanganell’amorosooziofinchésicombatteper l’Italia.»
«Si,Enrico,iociverrò,teloprometto,
ma
nonperò questa sera;verròdaquia pochigiorni, quando sarà certalaguerra.Vedi: ch’io partissi,la lasciassi,epoi noncifossepiùlaguerra, edovessirestarmiin esilio, lungidalei,senzasperanzadipiùvederla.»«
No
Aroldo; setunonparliquesta sera,non parti- raipiù.Vedraiche per alcuni giorni nesentiraidolore,ma
poiapocoapocol’obblicrai.»«Ahno,Enrico;iononla dimenticherò mai. Oh io l’amo troppoper potervivere lontano da lei,per po- terladimenticare!»
*Aroldo, credilo ame;l'amorenonèaltrocheunla- vorodellafantasiache scomparisce conlavistadelladonna amata. Credi tuch’esista veramente l’amore?E’nonè cheunfantocciocreatodall'antica civiltàeche dallamo- dernasarà spentoper sostituirglieneunaltro di piùreale;
l’oro.Credituchel’uomonelvero statodinaturasenta questoamore?Iounavoltalodefiniva: un passatempo perladonnaeun travaglioper l'uomo.Ora poi credo chenonmerititanto.»
«
0
sivede chetunonhaimaiamalo. Finchévi sa-DigitizedbyGoogle
23 rannoanimenobili,cuori chefanno palpitare, l’amore nonsaràdiscacciatodallaterra.»
tCuori che sappiano palpitare ve nesonoanchetroppi:
ma
saituquandopalpitano?Palpitanoallavistadigrandi dovizie,alla vistadell’oro;ed è per questoche l’oro vuoleoccupareilpostodell’amore.»«Enrico,puoirisparmiareperaltravoltaituoiragio- namentiche giànon giungeranno maiaconvincermi.A- scolla,orabisogna ch’iotilasci;civedremopiùtardi.»
Enrico strinsela
mano
dell’amicoesidivisero.Aroldodigran passo sidiresse verso la casa della donnache tantoamava,elavistadicostei loriconfermò nelproponimentodinon abbandonarlaper seguire l’amico.
Ma
nelritorno,che rivide quellaselvaggia soldatesca,le parole d’Enrico ritornaronoallasuamente,edeipensava:«Dunquevisaràlaguerra? eiorimarròqui?Tullimi sfuggiranno,mi crederannounvile.Iochemidimostrai sempretantoaccesod’amoreperlapatria...» eforsein suocuore malediceva a quella guerraelio altrevolleaveva cotantoardentementedesiderata.
Intalipensierie’giunseallasua dimora, overinchiu- sosinellastanza s’abbandonò s’unasedia, come colui che ritornadalungocammino;eperoltreun’oral’animo suofutravaglialodallalottafral’amoreeildovere.Al- finevinseilprimo, epresoun foglio scrisse all’amico, dichiarandogliche ora nonsarebbepartito,efacendogli solennepromessache qualora fosse avvenutala guerra loavrebberaggiunto.Per quelgiorno e’non volle ve- der alcuno.
Ilpensieroperòdinonaverseguilol’amico,d’essere tenuto,fosseancoper poco,unvileIo rimordevaforte- mente,nètuttoil piacerechegliapportava lavista di Adele era bastanteper alleviarneil rimorso.A rendere ancora più gravelasua angoscia,avvenneche Adele aveva
%
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delluttocangiatosuo contegno, versodilui.Ellasi di- mostravafredda cindifferente;nonpiù uscivaperchè po- tesseparlarle,eassaipiùdirado si faceva vedere. Ei oltremodomesto stavaquasi intere giornate sotto alle suefinestre-Alfinepassòungiorno senza chelavedesse, efuilgiorno piùorribile disuavita.AH’indomane quando v’andòellastavaallafinestra e tostochelovidescom- parvenè piùsilasciòvedere.
Aroldotemendo d’essersi fatto colpevole di qualche gravemancamento,nel
modo
piùumileed affettuosochie- devaglifosseperdonato;c Adele rispondeva a questo scrittoconunonelquale piùnon mancavacheloscherno el'insulto.0
Adelequantofosticrudele!0
se tuavessi saputoquanto e't’amava!setuavessi vedutoquanl’e’soffriva!
Aroldolettoquestoscritto,dapprima non lo credeva suo,
ma
dipoiriconosciutone ilcarattere dovette accer- tarsich’eradessa cheinquellaguisagliscriveva. Quale orribilenottenon passò egli! «Che fec’io,»e’diceva,«per meritared’esseretrattatosicrudelmente, per do- ver tantosoffrire?1 E’piangeva,eper la prima volta s’accorsecheagliocchibagnatidipianto perfinoilbrutto belloapparve.
« Enrico,t’avess’ioascoltato,l’avess’ioseguilo,ornon provereitantodolore... »cin preda al sentimento di rabbia edisperazione,apassiconcitati andava insu in giùperlastanza.
L’albasembròapportasseunpo’dicalmaallatempesta delsuoanimo.«Sonoancoraintempo,»e’ disse,<r si parta,sivadaallaguerra esimuoia.Eraiobenstolto nell’ancorasperare su questavita;nelmaledireallaguerra.
Santa èlaguerra quandofatta per fiaccare l’orgoglio de’ tiranni;perdarelalibertàai popoli.
È
unvile,un codardocoluiche potendolonon impugnalaspada. »E
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25
inquestafermarisoluzione fecesuo piccolo fardelloesi partì.
Addio miadilettaVenezia! addio!Quandofiaquelgiorno incuimisaràdatodivederesulleluesuperbeantenneil
sacrovessillo d’Italia?Quandotermineràlostranieropiede dicalpestareiltuosuolo ?Quantorinata a nuovavita vedraisulletueplacidelagune far bella mostral’Italo naviglio?eil tuovispo gondoliere potrà farrisuonare
l’arianotturnaco’libericanti?Lungo fu tuoduolo, e lungoilluttotuo,
ma
nondisperar ancora che forsenon èlungiilgiorno,incuiuna spadapossenteidicui colpi nonsoglionofallire,spezzeràtuecatene.3
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£l«-
26
CAPITOLO
IV.Prodeguerrieroaffilapursulletuerocchelespade e dalletuevallimandaaltravoltapotenteilgridod’Italia, cheridestiituoisonnacchiosifratelli. L'oradellebatta- glieèvicina,elavoce deltuoRe stapersuonarepos- sente.GuerrieroPiemonte, èalepiùche ad altriche l’Italiadeve suemilitariglorie;e vanne orgogliosoche latuaterra,èterrad’eroi.Tu solocombattestisempre perl'Italia,ebenchépiccoloinpotere,grandeinardire evalorenonindugiastimaiacombattere il suonemico perquantopossentee’fosse.
ProdePiemonte,impugnaletuemicidialiarmi, et’ap- parecchiaaltravoltaafarmaravigliareil
mondo
coltuo valore;che ora nonseichiamatoin gelate regioni,su stranierosuolo,eper straniera causa acombattere,ma
èsu terra,tantevoltetintadalsanguedi tuoi eroied innome
d'Italiachedevifarlo.E
tu,o Torino,degnapa- triadiquelgrande,checoltantosenno seppeabbindo- lareilmondo,siatuesempioeguidaalleluesorelle.AhiCavourcomeprestoti
perdemmo! Non
vediora laderelittaVenezia,prostratasullatuatomba,implorareDigitizedbyGoogle
27 daessaunraggio deltuodivino genio?
Non
fremono lelueossainvedere,ilfrancese orgoglio,legelosiein- glesi,l’austriacarabbia el’irepapali,datesiben dome, risorgere;elamiseraItalia,come navesbattuta da’venti, nontrovarepiùnocchiero chelaconducaal lido?Scuo- titi,scuotitio grande! e dalla tuatombapartaunraggio diluceche diradilenebbieche offuscanogl'inlelleUi.Lafermezza d’Aroldo nella risoluzione presa,venne
meno
lungoilviaggio;ecome s’allontanavadaVenezia semprepiùsentivad'amarel’Adele,epiùcrescevain lui ildolore.GiuntoinMilanovisitrattenneduegiornichepassò nellapiùgrandeangoscia;sempretravagliatol'animosuo dall’incertezzasedovevaritornareaVenezia per implo- rarepietàdalladonnachesicrudelmentel’aveatrattalo, ovvero proseguireilsuo viaggio enella guerra cercare lamorte.Questalottafral’amoreel’onoreper que’due giornilotennefortemente angustiato.L’amoreglipresen- tavaallamentel’Adeleintuttalasua avvenenza ecome lapiùaffettuosaamante;sofferenteperlasua lontananza eaddolorata pelcontegnotenuto secolui;egli faceva credereche fosse costretta a quelcontegnodallospietato fratello.L’onoregli rappresentava quale sarebbe stala sua vergogna,dopod’essere partiloperimpugnarelearmi, infarsivederenelleviediVenezia;ecometuttil’avreb- bero tenuto perunvile,ecodardo.
Questipensierilotenevano crudelmenteangustiato;e luttoilgiorno eleinterenottiche passava insonnido- minavanolasua mente.Alfinevinsel’onore,eaffidatosi adunaesperta guida, per celate vieedopo lungo e asprocammino,giunsenelliberoPiemonte.
11giorno27aprile,Aroldo entròinTorino.Eralaprima voltacheponevailsuo piede suliberaterraitaliana, e quantunquesuamentefossetantooccupata nel pensiero
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fl’i
28
d’Adele,nonpotè farea
meno
diriceverneunaforteim- pressione,che servi a riscuotereilsuoanimo;ela vista diquesta leggiadracittà,lesue simmetrichevie, leampie suepiazze, desiaronoinluiunsensodimeravigliache nealleviòperunistanteildolore.Inqueldi Torino aveva l’aspettodi giorno festivo.
Chiusieranoinegozi,lecontrade popolatissime, elacura degli affariera vinta dall’ansietàperla cosa pubblica.
Ovunque conlapiùgrande calma sidiscutevasulla in- timazionefalladall’Austria,esutulliivoltipotevi scor-
gerelapiena fiducianell’esitodellagrandeimpresa, per laqualeconunacostanza senzapari,questo popolo aveva fattitantie sìgrandisacrifici.
Nel vagared’Aroldo perleviedellacittà,s’abbattèin un giovane ch’ei conosceva, e fece perisfuggirlo;
ma
questiravvisatololofermòd’untrattodicendogli:*Ah!
ah! chi veggo!anchetuseivenutoqui.Fosti ammalato cheseisìtriste?»
Aroldolo
domandò
alloraseavesseveduto Enrico, al che rispose:«Lovidior sarannoquindici giorni, s’é fattomilitareeparti.»«
E
tu?»«
Oh
iosìche voglio farmimilitare:ioresterò quia godermilegrandifestechesifaranno perlevostrevit- torie» Aroldo piùnondisseesispiccòda esso.Costuieraunadiquelleanimesciocchesul di cuivolto non siscorgecheilriso. E purcostorochesempreri-
dono sonoipiùfelicitragliuomini.Gran venturasi è
ilnascerestollo:piùchel’uomoòstolto,
meno
e’ senteilfastidiodellavitaepiùs'avvicinaallafelicità.
11domani Aroldo andò adarruolarsi,evennemandato alDepositoperchèfosseistruitonelmaneggiarele armi.
Per queste esercitazioni eglidovette rimanerequalche tempoin Torino, elo rattristavadidover quirestare,
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29 mentreglialtripartivanopelcampo.Ilgiorno30aprile egliebbea sentire questo rammaricopiùchele altre volte,poiché inquelgiornononsolovidepartire baldi, giuliviebramosidicimentarsiisoldatiitaliani,
ma
vide anco giungere c partirel’arditofrancese.Lamattinadiquesto giornoleviedisanta Teresae dellaCernaia,gremite d'abitantipresentavanounospetta- coloammirabile. Sugliavanzidellavecchiacittadella, di quellacittadellasullaqualel’eroedelpopoloPietroMicca sigloriosamente moriva, ora stavano leggiadreTorinesi apprestateafesteggiareericopriredi fiorilostesso fran-
ceseche scendevainItalia.Strane vicende dellasorte.
Ma
comealloraerail falcorapace che scendevaperpre- dare,ora erailsuperbo gallochetutto pavoneggiante, colsuoartigliodismuovelaterraperchèl’uccelloraccolgaigranellich’essaricopre.
Alle8 cmezzadelmattino, copertidifiori,fra una acclamazione generale,noninterrotta,abbracciatidalpo- poloefesteggiaticome nonlofumaistranieroinItalia, entraronoiprimi francesiinTorino.
Giulay intantocon poderosoesercitoAustriaco, come lalumaca,avanzavasulsuoloPiemontese;eirritatoper nonpotersiscontrarecolpiccoloesercitonostro,ch’e’vo- levadistruggereprimache giungesseroiFrancesi,bra- veggiava.
Ma
suo orgoglioso estoltovantonon duròlun- gamente,perchètostoseppe esser giuntoin Italiailfran- cese eapparecchiarsi a darglibattaglia,perlastessavia ondeaveva avanzato indietreggiò,portandoseco,cometro- feidisuevittorie,lerapinefattealpopolosulcui suolo, comelocuste,eranocomparsiSuoisoldati.A Magental’e- sercitoAustriacosisoffermò,ov’ebbefieraesanguinosa battaglia,efudisfallodallesemprevittoriosearmifran- cesi.A Magentafuvittoriafranceseper causaitaliana.FremevaAroldodidoverrimanerealDepositomentre
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so
glialtricombattevano
; etemendoche potesse terminare laguerra,primach’e’ fossealcampo,facevaquantoera insuo potere per veniretostomandaloalreggimento.
Ilgiorno8giugno suodesiderio fuappagato:eirice- vettel’ordinedi raggiungereilsuoreggimento, ch’erail 7*difanteria
;einquello stesso giorno lutto allegro partida Torino.Eraallegro perchèandavaacombattere, adaffrontarelamortecheeivoleva,perchè credeva per essasolapotesseroaverfinei suoidolori.Deibenidella vitaerapagoenon bramavadigodernepiùlungamente.
E
purvisono uominiaiqualiiltimor delmorireèdi tantospavento,che apporta lorolamorte.DigitizedbyGoogle
31
CAPITOLO
V.BellaericcaMilano,squarciailtuonero manto,dis- perdilecenerichecopronoiltuocrine,fugailmortale alilocheticirconda,chèl’oratuaèsuonata eletueca- tene sono infrante.Ti
ammanta
pure afesta,eavvolgiiltuo crineco’fìori,
ma
impugnalaspada, perchè aspre edure battaglielirimangonoancora a combatteree l’ac- ciarostranierosispezzeràaicolpideltuomortalenemico.Etucandida vergine, chemaiimpallidistiallaburbanza straniera,iltuoaffascinantesguardoscintilli,
ma
diquelle scintilleche riscaldanoicuori,infiammanolementi,in- fondonolavita,ecoltuoverde nastro cingilaspada del dilettoamante,chèlatuamano
nonèdonoperunco- dardo.0
eitiritornerà conlafronteincoronatad’alloro, onellatombaporteràscolpilelevaghetuesembianze.Lamattina del 9giugno AroldoentròinMilano,evi trovòlacittàtuttagiuliva.Lefinestreerano imbandierate eornatecondrappi e confiori;lecampane suonavano afesta;elebandefacevano udire loro gradite melodie, quandopatetiche e quando guerresche. Lapopolazione -
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f
2'/32
tuttagaiaefestosastavasullevie.Aroldo quasi volesse cercareunistanted’obblioalsuodoloròper dividereil
contentodiquelbuonpopolo,sicacciòtralagenteche vedevi addensata sui tetti
,sullefinestreesullastrada lungoilcorsodiportaOrientale finoalDuomo,delquale tuttelearcate,lecolonne elenicchieeranogremite.
VittorioEmanueleeNapoleone111acavallo, seguilida brillantestatomaggiore,lentamente s’avanzavano perre- carsial
duomo
ov’eranoattesi pel canto del Tedeum.L’aspettodel reeragrave e serio:sulvisodell’impera- toresiscorgevalostudiatosorriso.
Ifocosidestrieriagranpenapotevano aprirsiilpasso tra lamoltitudineches'affollavasospingendosigiiunicon glialtri,eall’urtodellaqualenon avevanopotuto reg- gere le francesi guardie,chestavano schierate perte- nereliberoilpasso.Fraunbatterefestosodimani,un confuso gridodivocidigioia,unagitar di bandieree unapioggiadifioripassavailregalecorteggio.Ilsuono dellaruvida
mano
delpopolanoconfuso con quello gen- tiledelladelicatasignora;ei«viva»intuttiituoni,
r'allafiocavocedelvecchio cadente, all’argenteadell’im- berbe giovanetto,formavanol'armonia che più gradita dovrebberisuonareaire.Oh! nonera questamercenaria
mano
checontimido e rimordente cuoreapplaudea re dicuil’esecrazionedeipopolisegueipassi!La diversità dell’aspetto,delcarattere,delpensare e delsentirediquestidueregnanti, che sitrovavano si presso P uno all’altro,presentavaunostrano contrasto.
L’abbronzita faccia, il focososguardo,ilmarzialesem- biante,ilfrancoelealeaspettodiVittorioEmanuelebel- lamente contrastavano, con la pallida faccia,Postulo sguardo, e l’infinto aspettodelsuoalleato.Liunivail fatto
ma
lidividevalanatura;ebenchédelparifesteg- giaticdapplauditi, eambiper ugual apparentefinecolàDigitizedbyGoogle
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pitrovassero,bendiversiperòeranoipensiericheinfor- mavanoleloromentiebendiversoilpalpitarede’loro cuori.
Amore
pelpopoloeperl'Italia;gioiaperlacon- seguita vittoria; speranza nel felicecompimentodella santaimpresa,perlaquale aveva cimentato corona e vita; commozione perla gratitudineeperl’aifettoche glienedimostravanoipopoli,agitavanoilcuore eriem- pivanolamentedell’uno.L’altrochenulla cimentando econsigliatodainteressi,daaccorta politica,dabrama
di signoreggiare, d’ingrandiresuo potere trovavasiin quelluogo,forseriandavainsuamentequanto utilee avvantaggio potrebbe trarredallagratitudinediquesto popolo, econfreddo sorrisopensavacomprarel’amicizia delsuo debellato nemico, lasciandogliinbalialasventu- rataVenezia.
Guerriero l’uno;politicol’altro.L’uno sdegnalamen- zogna,l’impostura,l’artedifingere;con fronteallaas- saleilnemicoelocombatte:l’altro freddo calcolatore, astuto avversario, nonassaleilnemico
ma
con simula- zioneeconarteloconducealprecipiziooveloriversa.L’uno prode, valoroso, risoluto e sincero:l’altrosimula- tore,tentennante,saggiomoltoetimido troppo. Regna l’unoperchèlovoglionoipopoli:governal’altroperchè èsua volontàilfarlo.L’unoamato;collibero operare, coisinceridetti,colnobilesentireispira1’affelto:l’altro temuto;conilcelatoagire,conlemisticheparole e fin conilmuoverdellecigliaecon il mulosilenzioispira iltimore.L’unosperanza,deliziaeconfortod’Italia: l'al- troneavràlagratitudineeilrispettopurchénerimanga lungi.
QuandoilregalecorteggiofugiuntoalDuomo,oveil
clero riccamenteapparato stava attendendoloallagradi- nata;iduesovranisceserodailorodestrieri ed entra- rononeltempio.
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Aroldofinoalloraerarimasespettatorediquesta scena;
ed erapurstranoilvederloin mezzoatantagioia,con lapallida suafaccia, conlosguardoerrante,freddo e insensibileaquesto spettacolo cheavrebbecommossoil
piùimpietritocuore.Tuttosembravaguardasse,
ma
che nulla giungesse alla suaanima. Quantevoltenellasua militaredivisafuabbracciato e baciatodall’afTettuosapo-polazione!
Ma
que’bacieranoperluicomequelli dell’a- morosa madrepellattantebimbo.A
tuttociòchelo cir- condava sembrava straniero: nulla locommovea: suo pensiero erasempreper Adele:ilsuosguardo lei sola cercava: e suocuore piùnonpoteva palpitare<;heper lei.Tuttoad untrattofuveduto impallidire; vacillare;sembravach’eicadesse.Chen’era?...
Come
unacelestevisioneaveva veduto appariread una finestrailleggiadrovisodellasua Adele, chetostorav- visatolo scomparve. Quale tempesta nonsollevòquella vista nel suo seno! quanto dolorenonridestòinsuo cuore!quantadisperazionenongl’infusenell’anima!Come
seimpietritofosse,sparuto eimmolonelle sue membra,cheilsangue,ilfuocoelavitas’erano concen- tratialcuore,rimaseconlosguardofissoa quel luogo.Ma
ella nonricomparve; e piùnonpotendo durare a quellascenadigioia,chè troppo straziavailsuoanimo, rapido si cacciò inunadesertavia,ove poichénonlo potevaconlelagrime,conleparole cercavaalleviaresuo dolore; etrasédiceva: «ch’èquesta vita?Stoltimor-talichesietevaghidilungamentegoderne, ditemi voi, chealtromaivitrovastedibenefuor delpotere ch’ha l’uomo conuncolpodipugnaledirenderelaterraalla terra?
0
fuunoscherno, fuunoschernolavita!»11suolamentovennetroncatodalla comparsa di un vispogiovanemilitare,che corsogli incontroaffettuosa- mentel’abbracciòebaciò.EraEnrico,cheil fatovolle
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35 fossearruolalo nello stessoreggimentodiAroldo.«Aroldo, quanto m’ècarotrovarti,eidisse,
ma
perchètiveggosimesto? che t’accadde?
E
vialasciatuttiipensieriche oggis’hadaessereallegri:domaniforsecicoglieràuna pallaeaddiomondo.*E
sidicendoposòilsuo braccio su quello dell'amico efeceper condurlo seco.€ Perme,risposeAroldo,Diopurilvoglia,nonper teEnrico,che haiancoraunamadrechepuòasciugare letuelagrime,chepuòreggeretuocapoquandovacilla peldolore,chepuòarrestaretuobraccio se tu stanco dellavitaafferriunpugnale per vibrarloalcuore.»
«
Ma
che discorsivaitufacendomi?Vieni,andiamoa vedereilreche escedichiesa.»«No, n’ebbi abbastanzadiquella fastidiosagioia.»
«Chedicitu?Nonhaiforsepiùcuore?»
«
Oh
s’ion’aveva!»«Oraticomprendo,tuseiancora innamorato.
È
forse chetuamituttoraquellaAdele perlaqualenonvolevi partire da Venezia?Orora comincio a credereunpo- chinoche l’amoresiaqualche cosa.Raccontamiiltutto. » Idueamici cosi parlandoeranogiuntiadunviale,ove sedettero sopraunapanchina, eAroldofecesua narra- zione.DigitizedbyGoogle
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CAPITOLO
VI.Chipuòdiredisaper leggerenelcuoredella donna?
Chisa spiegare qualmisteroellasia?Misteroèper noilavita;mistero èluttociòchecicirconda;
ma
mi- steropiùche tuttoèladonna.0
troppo lodala o troppo biasimatapochiseppero giustamente apprezzarla ecom- prenderla,equandoalcuno credette d'esser giunto a tanto n’erapiùchemailungi.Gliangelidellaterra,alcunoebbeachiamarle;sì,gli angelidellaterrachecolloroaspetto 1’abbellano, che larendonovaga, chespargonoinessa un ammaliante incanto,
ma
idemonide’cuori.Sulla terrain cui ladonna trovasi per penare esoffrireconl’uomo,ellasolapuò alleviaresuoimaliesuoidoloriedellaancorapuòren- derglielid'assaipiùgravi.Suodestinoèd’essereamata, cdicercaresuafelicitànell’uomo;mentre l’uomo vago dellapacenellavitanondeve accostarsi ad essa checome
lapecchiaalfiore.
Adele ch’era rimasacommossapelfrancocontegnodi Aroldo, cheglieragrataperlesuegeneroseofferte,e
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37 chesisentiva legataadesso senon da amore, da un sentimento d’amicizia, avevabenprestoluttoobblialo.Che
sicuradell’affettodonnache vuoleunosposo!
Freddamenteellaavevaesaminata la condizione d'A- roldo:eil’amara, è vero,
ma
nonpotevatosto menarla amoglie.Forseunaltrononl’amerebbequantolui,ma
ciònon impedivacheanco unaltropotessefarlafelice.
Le illusioni svanisconodifrontiallarealtà,edopoche eil’avesse sposala forse sarebbestatounmaritocome tuttiimariti.
ContuttacalmaAdele avevafattiquestipensieri, etra sèavevarisoltoditenereAroldofinoachele si fosse presentato un nuovo amante,cheleoffrissemaggiori probabilitàdiprestotoglierladallostatodiisolamentoin
cuisitrovava.
E
non ebbe lungamente daattendere,chèilgiovane Riccardo vedutala, e presodellasua bellezza, le promise il suoamore.Adele accolseledichiarazioni dicostui;eseAroldononsifossedimostrato tanto as- siduoammiratoredellesuefinestre,avrebbe tenuti per amantiamendue,pronta a scegliere quello cheprimal’a- vesse sposata. Il continuo presentarsid’Aroldosu suoi passil’infastidiva,eirritatagliavevascritta laletterache tantoloaddolorò.
Acciecatodall’amoreeierabenlungidaciòsospettare.
Eipiùnonl’aveaveduta,piùnonaveaavuto novelladi costei,
ma
ciònonera d’Adele,chespiava tutti i suoi passiesicompiacevainsaperlosempreamorosodi lei.Pochi giornidopo cheAroldoavevalasciataVenezia, Adelepurecondotta dalfratellovierapartita,e s’erare- catainMilanodaalcuni suoi parenti.Ilsuo cuorenesenti piacere che Aroldolavedesse,cheilorosguardis'in- contrassero;
ma
ellasiritiròbenpresto,perchècredeva cosi facendo,diriaccendereinluiqueli’ardente brama,
quel fervidoamore.
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QuandoAroldoebbefattaadEnricolanarrazionedelle sue vicendeamorose,idueamicirientraronoincittà;e quegliquantunquequesticercasse distoglierlovollepas- sareperlacasaoveaveva veduta PAdele. Colà giunti
,
guardòalle finestreov’era comparsa,enon vedendola s’allontanòdicendo all’amico:
«Enrico, primachetu m’accompagni alreggimento 10voglioscriverleunavoltaancora. Forseellalacererà
11miofoglio, riderà de’miei affanni,
ma
pocoimporta.Ellasaprà ch’io l’amoancoraccheancorailmiopen- sieroèintieramentesuo.»
«
Ma
chèvuoituscriverle? *diss’Enrico,»lasciala;nonparlare piùdilei, ch’ellanon meritaunsolo tuo pensiero.Vedrai che nella varietàdella vita,nellevicende dellaguerra, troverail’obblio.Sperituche possa destarle compassioneiltuo soffrire?dipoterco’tuoilamenticom- muovereilsuo cuore?Forse potrai farlo,poiché facil cosa è giungerealcuore d’unadonna,
ma
qualora tuvi siapervenutoe’nonsaràcheilsuccessod’unmomento.Ilcuore delladonna presenta mille vulnerabilipuntie milleaditi perconquistarlo;equandotuavessi potuto penetrare perunadiqueste vieefarlotuo,impossibile cosatisaràmantenerti inpossesso d’esso,poiché cento altriperdifferentiviepotranno assalirloeconquistarlo.
Icuoriche non dannoaccessoche perunasolavia,e cheunavoltaconquistalisipuòessercertidelloro pos- sesso,sepurvifurono,ora piùnonsirinvengono.»
<Enrico,tuseibenstrazianteco'tuoi ragionamenti.
Altravoltaminegavil’amore,ora.
...»
Ma
Enrico lo interruppeindicendogli:«E
qualora ancoella corrispondessealtuo amore,chene faresti? Forse vuoimenarlaamoglie?Ah!ah!ilbelmanioche
saresti!
E
tipare d’esser pastadapotersifareun buon marito?Teladolunga, eciscommettochenonpasse-4
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39 rebbero due mesiprima chenefossistucco eristucco.
È unalegge dellanatura l’annoiarsiditutto,nèlecure amorose,nègli abbraccidellapiù leggiadra donna,ne vannoesenti.
*
Non
v’hachel’uomoflemmaticoche possariuscireun buonmarito, perchè l’abitudineondeva schiavolotiene legatoalladonna,allaquale l’aveva congiuntolapassione el’amore.Ma
lanatura atenonfuinciòpropizia.La tuatanta sensibilità,laforza delletuepassioni, latri-stezza deltuo carattere,ilduolodellatuaanimaeilve- lenoch’ellaspandeinognigioiadellavita,iltuo cullo perl’ideale,iltuo malcontento del
mondo
edellavita, iltuo carattere sospettoso,non tipermetterannomaidi trovarelafelicitànelmatrimonioed’essereun buon ma- rito.»«
Come
seieloquente!Ma
t’inganniperò. Ei èappunto pelmio temperamentocheabbisognod’una affezione nella qualepossa trovareun legameallavita,unrifugiocon- troilmondo,controme
stesso.»*
Ma
sevorrai trovarla bisognerà che tula cerchi.Quella cheora tuami nonsentiràcertamente perteque- staaffezione, provane un’altra;equandone avrai pro- vatemolte vedrai seledonne sonotuttecomeipoponi diChioggia.»
*
Oh
iononpotròprovarnealtre!»€Prova, prova,che ciòchedapprimapare strano e dispiacevoleallafinedivienegratoepiacevole.»
Cosiparlandoidueamicieranogiuntiaduncaffèove entrarono, cAroldopresounfogliosopraviscrisse:
«Adele!
—
Nelpormiascrivere,lamano
mitrema,ilcuore violentementemipalpita,elasperanza elatema
simitravaglianoche mi rendonoquasiimpotente afarlo.
«Iononsocomeaccoglieretequestomioscritto;
ma
sochev’amo ancor»come
v’amava;eche questoamoreDigitizedbyGoogle
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qualevermeannidatonelmiocuore
me
lorode e con- suma. Privo della speranzadiavervoi,non voglio,nè posso piùlungamentevivere;enellaguerra ora ricerco conlamortelafinedelmiosoffrire.Ah
Adelecomea- vresle potuto farmi felice,equanto invecemi voleste sventurato! »«Un giorno midiceste che seilfatononviavesse permessodiaccettarel’offertadellamia mano,m’avreste peròsempreavutocome unamico,unfratello.Ilvostro labbrodicevaallorailvero?...Il
modo
ondemitrattaste noncorrispose certamentea’vostridetti.cAdeleiomorrò,eilmioultimo pensiero saràper voi;
ma
voi viviate felice,echeilpensierodime
non venga maiarattristarvi.—
Addio.*DigitizedbyGoogle
CAPITOLO vn.
Sconfittoa Magentacbattutoa Melegnano, l’esercito Austriaco piùnon fecealcunasosta,
ma
conprecipitosa marcia passò l’Adda,l’Oglio,ilMeila eilChieserompendoipontidopoaverlivalicati.Ilnostro esercitoconrapida marcia,perle stradepiù settentrionaliea’piedi delle montagne,tenevaaluidietro,etanta n’erala rapidità de’movimentiche potè raggiungerlosulMeila,cosi che leultimecolonne austriache marciavano paralellamenle allenostre perBagnolosuMontecchiari e Lonato.
Ilgiorno15giugnol’esercitoAustriaco s’eraconcen- tratosullasinistradelChiese,eil16 abbandonava Mon- tecchiari,Ghedi, Castiglione e CastelVenzagoper rioccu' parliilgiorno seguenteconmaggiori forze;efinalmente nellanottedal19al20 giugnotuttequeste posizionifu- ronodi nuovoda esso abbandonate.Ilnostro esercitò s’eraaccampatosuidintornidiLonato.
Aroldo condottodaEnrico,che giàsicredeva vecchio soldato,aveva raggiuntoilsuo reggimento, econlaterza divisione allaquale egliapparteneva trovavasicolà ei
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0<f
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pureaccampato.E’non sembravapiùtanfoaddolorato, eimpaziente attendevail
momento
didover combattere.Tuttelesuedomandead Enrico,che
come
piùvecchio soldatosipretendeva saperne piùnell’arte militare,erano sempre: «Quando credi tuche ci batteremo?s Al che Enrico rispondeva: «Chevuoi ch’io sappiadiquesto?quandoilHelovorrà,s
Ma
Aroldononsiappagavadi talerispostaesoggiungeva: cCredi tuchegliAustriaci, dopolebusse chehannoavute,voglianobattersiancora?lotemoche faccianolapace.>
«Chepace! che pace!»gridava allorastizzitoEnrico,
«finchéunsolo soldato Austriaco saràin Italianonvipuò esser pace.>
Alcune volleAroldo prendeva partea'piacevoligiuo- bide’suoicompagnid’arme,neiqualisembravatrovasse unaqualche distrazione csollievo alsuo travagliatoanimo:
altreinveceseduto sullanudaterrastavainparlandocon Enricodellasua Adele,edEnrico allorasi studiava gua- rirlodallasuamania amorosa,chè cosieilachiamava.
L’Austriaco aveva quasi intieramente cangiate sue truppe.
Dallepiùlontaneparlidellamonarchia aveva richiamati
isuoimigliori soldati, che schierava sullesponde del Mincio; econl’esercitopiùpoderosoche l’Austria abbia maipostoincampo,comandatodallostessoImperatore, s’apparecchiava avendicarelasconfitta avutasuicampi diMagenta.Il generale Sladion col5°corpo d’armata compostodi circa 50,000 uomini stavasuidintornidi Pozzolengo.
Eralanottedel23giugno. Nelcampoerailpiù pro- fondosilenziochenon venivainterrotto,chedalpas^o delle sentinellecdal ronfarediqualche addormentalo soldato.Ognunoriposava cbenchéstesiisoldatipersolo lettosullanudaterra,dormivanosiplacidamenteermese fosserosumorbidepiume.Aroldosolo,invanosistudiava
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Raddormentarsi;corapoggiandosisul latodestro,ofa sòlsinistros'avvolgevasullaterra.Alfine disperandodi poter dareunlieveriposoalsuo corpo,dolcementes’al- zó,econlamenteripienadelpensierod’Adele
,siposò
incammino.
Tutto mesto con lo sguardo quando rivoltò alla terra,equando inatto suppliceoiratoal cielo,cam- minòelungamente camminòsenza quasiaccorgersi che camminava. Eragiàmoltolungidal campo quandoun giovaneuomo, signorilmentevestilo,che lavestesigno- rileèla più adatta ad occultare un perversocuore, io videecercò nascondersi;
ma
di poipensandocheco- stui potess’esscre qualche disertoredel nostro esercitò andò adincontrarlo.:V
!dueuominisitrovaronofacciaafacciae stetteroal- cuniistantimuli ad affissarsi. «Aroldo!» disse dipoi l'incognito contimidavoce.«Riccardo!» risposeAroldO comparendosulsuo visounmistodisdegnoedisprezzo.
Altravoltafurono amici e s’amarono, orasitrovavano in
campo
opposto e ambedue colàliaveva condotti la bramaditrovareunpo’dicalmaa’lorotravagliatianimi.L’unolotravagliaval'amore,l’altroilrimorso. Rivaliin
•amorenon sapevanod’esserlo.
• «
Tu
qui,Aroldo?»dissetimidamenteRiccardo,«con questa divisa? »tE’nonè a meravigliare,»risposearditamente Aroldò,
«cheioabbia impugnatele armi quandosicombatte perl’Italia,come nonèamaravigliareditrovar tetrà- ditoretraisuoinemici.»
Riccardoin
modo
doloroso chinòlafronteindiriprese:<Aroldo,ioaffrontaie affronto concapoalto loscherno, lo sprezzo,el’insultodegli uomini,ch’io derido,scher- nisco e sprezzo amia volta;
ma
iltuo disprezzomi é grave.Noiciamammo,
noifummo
lungamenteamici eDigitizedbyGoogle
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tusaiqua]cuore ioaveva,tusais’ioeraun malvagio.
Aroldo,tuseiilsolo
uomo
sullaterraondelo sprezzo m’addolora, e sentoche potreifareteco,ciòchenonfa- reimaicon alcunaltrouomo;
iopossogiustificarmi.>«Giustificarti!»
«Sì,ascoltami.Tusai s’iofossiacceso d’amoreper l’Italia,etusaiquantoiofeci,equantoavreivoluto fare peressa.Nontidiròtuttociòchem’avvennedall’ultima voltaincheci
demmo
unbacio eunamplesso,ma
questo solosappicheritornatigliAustriaciper salvarmi dovetti fuggireinPiemonte. Avevadell’ingegno,dellacapacitàe sareidivenuto qualchecosasullaterrasegliuomininon m’avesserosiduramentetrattato. Abbisognavach’io mi fossiguadagnatoilviverecol lavoro dellemiemani,e facevaquanto poteva per trovarmi del lavoro.Ma
tutte lemiericerchetornarono vane,ela miseriami perse- guitava;equantigiorninonavevaunsolosoldopercom- perarmiilmisero pane!Gettai lungil’orgoglio:giraida’giornalistiem’offersiloroper iscrivere; picchiaileporte de’ ricchidomandando lavoro,
ma
invano.Quantevolle pensaitrame
stessod’essereioilprimoadare l’esempio almendico comesi debbafareper vivere,enel pieno meriggio togliereovunquelotrovassiciòchemiabbiso- gnava.Evoichevipretendeteprofetidella civiltà,nona- veteancoracompresocome ogniuomo
abbiauguale di- rittodi vivere,estoltamente manteneteuna legge che condannaallaprigioniaeall’infamia, colui che affamato toglieunpane.«Dopo lunghericerche,dureumiliazioni,easpri pa- timentitrovailavoro.
Ma
saituquale? Quellodelfacchino allestradeferrate. Lavoravae lavorava,eaquel duro lavorobagnavalafrontedisudore. Sentiva però l’umi- liazione;e quantevoltenonmaledii all’uomo,allamoderna civiltàche vuolefarl’uomo educato,istruitoper poioDigitizedbyGoogle
45 lasciarlomorire dalla fame, o condannarlo a guadagnarsi
ilmisero viverecongravoso lavoro.
E
pur quantunque abituatoallostudio,alla vitaagiata,avreilungamentesop- portato quelladurafatica;ma
m’irritavailvedermolti ch’ioconoscevasolo adattialmio travaglio,ne’grandi impieghi,nell’agiatezza,echeperlelaceremievestipiù non degnavanosalutarmi.La miamentealloravacillava.Lottailungamentepervincere
me
stesso;ma
ungiorno istigatodaun demone,risolsi dichiedereperdonoalgo- verno Austriaco e Spatriare.»a
Ma
perchè,» lointeruppeAroldo, «primadiren- dertiinfamenonappuntare unapistolaalla tuafronte.Non
ne avevitulaforza? »*L’avreiavuta,
ma
ioaveva tanto sofferto eram- mentava sempre,chelafortunaècosamutabile, e che quando ellahacondottol’uomoalfondodellaruota lo riportaalcolmo.Ioavea tantosoffertoe speravasempre chelaruotaperme
fosse giuntaal fondo.Ma
chi fu quellostollo,cheprimoinsegnòquesto all’uomo?»cTosto chevidilamiapatriamiscagliaronoinfronte
inomi di spia,di traditoreelutti mi fuggirono. Che dovevaiofare?Avevapostoilnappoallabocca,doveva vuotarilcalice.Era adirato con l’uomo, l’odiava;odiava quellastoltaciviltàfattaperrenderel’uomoil più infe- licepossibile;odiava quellalibertàchelo lasciamorire difame,mentrepochidilapidanoitesoridellanazione, evendettilamia pennaainemicidicolorochemiper- seguitavano.
«Avvennelaguerra;chiesidiseguirel’esercito,el’ot- tenni.Non maiprovaitantagioiainmiavita quantoin quelgiorno;speravadivendicarmi,di entrare con l’e- sercitovittoriosoinquellacittàchem’avevaveduto mi- seroenellaqualeavevatantosofferto.
Ma
lafortunanon cifupropizia, forseperòche vinceremoaltrabattaglia.»DigitizedbyGoogle
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«Losperiinvano,» disseAroldo, ttuttociòche mi dicestinon vale puntoa giustificarti;tutto dovevisof- frire,luttodovevifareprimadirenderli traditoredella tuapatria.Riccardo,nontirimordeilvedertisìdisprez- zalo,odiato cfuggitodatutti? »
€Teloconfesso,granpartedellamiavitaèagitata, in quieta,
ma
nell’orgiaeneli’ebbrezzatrovolapace el'ob- blio.Nonèche nell’ebbrezza chel’uomopuòessere (èlice;enon ha goduto unistantedi purafelicitàsulla terra coluichenonlaprovò mai!»
«Riccardo, ravvediti cheseiancoraintempo:vieni* se-
dimi
;nelleprossime battagliecoltuosanguepotraila- varelamacchiachefacestialtuonome.>«No, Aroldo,ormaitroppoiodevoacoloro chemi hannotoltodallamiseriaperpoterlitradire.»
<Ebbenevallienon comparirmipiùdinanzi,» -
E
ciòdicendoAroldosi spiccò da esso e ripreseilcamminoper ritornareal campo.E ncll’allontanarsi ei pensavatrasò: cVisonoalcuniuominichesembraloro destinoabbiano ad essere o angeli odemoni.Costui era unangelo,
ma
gliuominiel’avversitàlofecero unde- monio.»E
quantunqueavessedimostrata conRiccardo tantadurezza,suo cuore eraintenerito.,1
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CAPITOLO vm.
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SanMartino èil
nomo
diunavilleggiaturasullaeima diiipidacollina,che giacealla disianza dicircacinque migliadaPeschiera c aduedallagodiGarda; cosi che trovasipocolungidalpuntoovelaferrovia incrociacon lastradaLugana.Questacollinaébastantemente vasta da contenere un grannumeroditruppe;etantoaoccidente che aset*
lenti-iene,lesue pendicisipresentano ripideeinalcuni luoghiscabrose, eproducono unalineaelio con lesue sinuositàformaunaseriedibastioni,resi forti da folti cipressichelicircondano, eal dicuiriparoil nemico puòfacilmente difendersi.
Lungoquesta vastacollinasitrovano sparse varie caso cheformanoaltrettantipuntiquasi inespugnabilididifesa esonopertal
modo
collocalecheilloro fuoco incrocia proteggendosi a vicenda.PartendodaRivoltellaper ascenderequest’altura,,la prima adincontrarsiadestraèlacasachiamataCanava, dipoisitrovalaSernia, indilaMonata.Allasinistrain*
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Vi
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vecesivedeFilandro eCasette. Il Roccolo rimaneci fronteecopre quasi san Martino.Discendendoda ques'a alturaversoPozzolengolaprimaèl'ortaglia,epiù ade- strasivedonoCaselle,Valdel sole,Campagnuola,eZam- pella,mentreasinistrasiscorgeCorbùdisopra,epiù ingiù Cerosa.
Questa posizioneèpiùchetuttoformidabiletrasanMar- tino,ilRoccolo elaContracaniaoveforma duecortine
idicuibastionivengono adessere*inunalachiesa eil
Roccolo,nell’altrailRoccolo elaContracania.
LastradaLuganaattraversalaferroviaeseguendoal sud passa a fiancodiquestacollina.
Lestelleerano sparite dall’azzurra voltadel cielo,eil soleapocoapocolevandosiincominciavaco’suoiprimi raggiarischiararelaterra.Erailsole del 24giugno, destinatoadesseretestimonioditantosangueeditanta gloriaperl’Italia.Nonsisentivailpiùleggierosoffiodi vento,elagiornatasipresentava
come
una delle più caldeeaffogantidell’estate.L’Imperatore avevastabilitochel’esercitosardo dovesse inquesta mattinaoccupare Pozzolengo eassalirePeschiera, mentr’egliconl’esercitoFrancese sisarebbe direttosu SolferinoeCavriana.Nessunopensava che grossonerbo ditruppe Austriache si trovassero al diqua delMin- cio,esicredevachePozzolengo ne fosse intieramente sgómbro.
11Requindiaveva ordinato,chedi buon mattino,la ela5‘Divisione spedisserodelle ricognizioni verso
Pozzolengo, elaterzanemandasse unafinoa Peschiera;
e.cheleDivisioniintantostesseroaffarmi pronte amar- ciareperledirezionistabilite.
Alle'tredelmattinoilrullodeitamburi desiavaisol- dati,etosto incominciatoilgiorno letruppe destinate pertaliricognizionipartirono dailoriaccampamenti.Non
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