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Caratteristiche e limiti delle attuali metodologie di stress testing

Capitolo 2: Modello stocastico multivariato negli stress testing bancar

2.2 Caratteristiche e limiti delle attuali metodologie di stress testing

Gli stress testing considerati rappresentano l’insieme delle tecniche di analisi dirette a supportare l’autorità di vigilanza e/o il management di una istituzione bancaria nella stima dell’adeguatezza patrimoniale prospettica rispetto a obiettivi di rischio prefissati. Gli attuali metodi di stress testing sulla capitol adequacy di una banca sono caratterizzati dai seguenti principali aspetti:36

• Il ricorso a uno scenario avverso (o al massimo a pochi scenari) di tipo deterministico.

• L’utilizzo di driver di stress di tipo macroeconomico (PIL, tassi di inflazione, tassi di interesse, tasso di cambio, livelli di disoccupazione, downgrade dei rating, etc.), a cui occorre collegare opportunamente, tramite modelli satellite di tipo econometrico, le variabili micro della banca connesse a vari fattori di rischio (credito, mercato, etc.) che a loro volta incidono sulle determinanti dei ratio patrimoniali e Rwa. • Le stime degli impatti sono determinate tramite un approccio di tipo

botton-up, ovvero ricorrendo a modelli di rischio interni basati su una struttura di dati estremamente granulare (singolo cliente, singola esposizione, etc.), in cui gli impatti dei vari fattori di rischio sono determinati a valle dal processo di elaborazione dei modelli tramite aggregazione dei risultati di dettaglio.

• La determinazione dell’impatto complessivo dello stress test si ottiene

sommando un approccio building block gli impatti dei singoli rischi, determinati tramite specifici modelli silo-based, in cui gli impatti calcolati in modo indipendente e separato per ogni singolo rischio,

35 Fonte: Periodico “Bancaria”, anno 2015, volume 71, fascicolo 2

36 Per un’analisi degli approcci e delle tecniche considerate si veda ad esempio: Basel Committee on

Bamking Supervision (2009); Quagliarello (2009); Greenlaw et al. (2012); Siddique e Hasan (2013); Zhang (2013); Hirtle et al. (2014). Per un’analisi della documentazione tecnica; metodologie e commenti sugli stress test condotti dall’autorità di vigilanza si veda Haldane (2009); Eba (2011 a, b, 2014b, c); Federal Reserve/Fdic/Occ (2012); Bernanke (2013); Bank of England (2013); Tarullo (2014b).

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senza quella necessaria unitarietà di sviluppo delle simulazioni che dovrebbe costituire l’essenza dell’analisi di capital adequacy.

• Gli impatti delle analisi di stress sono determinati direttamente dalle singole banche tramite l’applicazione dei propri modelli interni, mentre le autorità di vigilanza dettano le regole dell’esercizio e le ipotesi dello scenario di stress macroeconomico, limitandosi a effettuare dei controlli sui risultati e sulle modalità di applicazione delle regole. Queste modalità di impostazione e di conduzione degli stress test presentano alcuni limiti. A seguire si cerca di riepilogare quelli che rappresentano i maggiori punti di criticità, cercando di individuare al contempo quelle che potrebbero essere delle possibili soluzioni a certe problematiche:

o l’eccessiva attenzione che viene dedicata a uno specifico worst case scenario (o al massimo a pochi scenari) è forse il limite principale degli attuali metodi di stress test, che ne preclude il loro utilizzo per finalità più ampie e generali di previsione del grado di fragilità di un’istituzione finanziaria. Infatti questo tipo di analisi è in grado al massimo di verificare la resilienza di una banca a un determinato set di ipotesi avverse a un certo livello di severity dello stress, mentre esiste un numero potenzialmente infinito di diverse possibili combinazioni avverse che potrebbero verificarsi nelle dinamiche future delle variabili di tipo micro e macro, che incidono sull’adeguatezza patrimoniale di una banca. Uno specifico scenario di stress potrebbe essere estremamente avverso per una banca particolarmente esposta ai fattori di rischio stressati in quello scenario e non esserlo per altre, ma ciò di per sè non implica in generale una maggiore fragilità di questa banca rispetto alle altre, in quanto in altri scenari avversi potrebbe accadere l’opposto. o Limitarsi a un unico scenario rischia di rendere la scelta dello

scenario stesso una questione amletica: quali ipotesi fare? Quali variabili dovrebbero essere stressate e che grado di severity adottare? Questo aspetto risulta particolarmente critico per le

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autorità di vigilanza nell’ambito degli stress sistemici, in quanto si trovano costantemente a dibattersi tra rischio di fissare uno scenario dagli esiti troppo poco avversi o eccessivamente avversi. Dal momento che non è possibile prevedere con certezza cosa accadrà in futuro, perchè limitarsi solo a uno o a pochi scenari? Lo scenario worst «adeguato» a priori non esiste, in quanto i possibili eventi in grado di deteriorare la solvibilità di una banca sono numerosi e possono colpire in modo diverso le stesse banche che operano in una «posizione speculativa»37. Continuare quindi a

ragionare in modo semplicistico sulla base di un’unica ipotesi è di scarsa utilità e rischia di essere distorsivo38.

o La carenza più rilevante delle attuali metodologie di stress testing è proprio quella di non consentire di poter stimare le probabilità di accadimento degli impatti di stress considerati. Viene pertanto a mancare l’elemento principale per poter concretamente valutare e comparare in modo univoco il grado di fragilità finanziaria di una banca e il suo rischio di default. L’adozione di un approccio simulativo stocastico consentirebbe di superare l’eccessiva enfasi data all’esame di un singolo scenario per favorire una visione più ampia che copra «tutti» gli scenari in cui una banca potrebbe trovarsi in futuro. Non è possibile conoscere il futuro e nemmeno quale debba essere lo scenario worst case da considerare, ma è possibile simulare molte sequenze di scenari nel tempo in modo da ricostruire le possibili dinamiche future e verificare cosa potrebbe accadere in ognuno degli scenari simulati. Seguendo questa logica si perde qualsiasi interesse per quello che potrebbe accadere a una

37 L’espressione «posizione speculativa» va intesa nell’ accezione tecnica data da Minsky, ovvero la

posizione di un soggetto che necessita di nuovo debito per poter far fronte al rimborso delle quote in scadenza dei debiti attualmente in essere.

38 Secondo quanto scritto da De Finetti: «il modo di pensare semplicistico e distorto, è quello in cui si

tende a ragionare sulla base di un’unica ipotesi fra tutte quelle che costituiscono il campo delle possibilità scelta non importa per quale motivo (come più “ragionevole”, o più “probabile” o come “media”, o altro) e regolarsi, per decidere, più o meno “come se” essa fosse certa, pur ammettendo che la realtà se ne potrà discostare». De Finetti (1967), pp 4-5.

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banca in un particolare scenario, mentre si acquisisce un interesse più ampio a valutare ciò che potrebbe accadere nei possibili scenari alternativi in cui potrà trovarsi la banca tra uno, due o tre anni. o L’idea di selezionare ex ante specifici eventi macroeconomici in

grado di determinare un adeguato grado di deterioramento delle condizioni di solvibilità delle banche è piuttosto ambiziosa. Individuare ex ante una simile specifica combinazione di eventi macro, oltre ad essere un compito piuttosto arduo, può risultare anche fuorviante. Infatti, l’idea che l’instabilità del sistema bancario dipenda da shock esogeni dal lato dell’economia reale è di per se piuttosto controversa e contrasta la realtà storica e con importanti contributi della teoria economica39 , secondo i quali la

gran parte delle crisi bancarie non è preceduta da alcun deterioramento significativo delle condizioni macroeconomiche, mentre (come anche la recente crisi attesta) è vero il contrario, e cioè che sono tendenzialmente le crisi finanziarie a innescare pesanti ricadute sull’economia reale40. Pertanto, la scelta di

impostare tutto lo sviluppo di uno stress test partendo da variabili macro stressed può essere fuorviante a causa della distorsione della relazione causa-effetto.

o Concepire tutto lo sviluppo di un’analisi di stress test partendo da uno scenario macro stressed può risultare un passaggio evitabile rispetto alle finalità dell’analisi. Infatti, dal momento che l’obbligo dello stress test è quello di stimare l’impatto patrimoniale di scenari avversi, potrebbe risultare molto più efficace e rapido agire direttamente sulle variabili micro della banca che incidono sul capitale (ricavi, rettifiche, requisiti, Pd, Lgd, etc.), la cui variabilità

39 Minsky (1982) Kindleberger (1989)

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non dipenda esclusivamente dalla dinamica macroeconomica ma può essere influenzata anche da aspetti di tipo micro41.

o Negli stress regolamentari svolti simultaneamente su una pluralità

di soggetti e in un contesto di singolo scenario avverso, l’adozione di uno scenario macro di riferimento è dettata dall’esigenza di garantire una omogeneità nella severity e nello sviluppo dello stress test tra le diverse banche, inoltre assolve anche il compito di fornire un razionale utile all’autorità di vigilanza per finalità di comunicazione dell’esercizio alla comunità finanziaria. Tuttavia l’adozione di modelli di traduzione micro-macro diversi da parte delle varie banche non garantisce una applicazione uniforme dello scenario, con effetti di traduzione sulle singole banche difficilmente controllabili. Una modellizzazione dello stress test basata direttamente sulle variabili micro per i vari fattori di rischio consentirebbe non solo di evitare i rischi connessi a una erronea traduzione delle ipotesi di stress dello scenario macro sui portafogli della banca, ma anche di includere più agevolmente nell’analisi gli effetti di stress dipendenti da fenomeni micro specifici, acquisendo una maggiore capacità di controllo della severity dello stress test.

o L’analisi di stress tramite approccio silo-based con aggregazione a

building block non garantisce una corretta integrazione dei rischi42

e non permette di gestire adeguatamente i fenomeni di non linearità, path dependance (sentiero), feed back (retroazione) e cross correlation (correlazione), particolarmente rilevanti nella valutazione degli eventi estremi «di coda» nelle analisi di capital adequacy. Il concetto di non linearità è legato a eventi condizionati,

41 Ad esempio relativamente agli impatti del rischio di credito, gli effetti sulle Pd e Lgd, oltre a dipendere

dal ciclo economico, sono in influenzati anche dalle possibili dinamiche avverse dell’asset allocation, nel livello di concentrazione, nella qualità delle garanzie e nella valutazione del merito creditizio delle posizioni del portafoglio crediti.

42 Occorre considerare che per passare da misure di rischio singolo a misure di rischio complessive c’è il

problema di come aggregare le diverse tipologie di rischio in un’unica misura, considerando gli effetti di diversificazione intra-risk, soprattutto nelle code delle distribuzioni. Per misure di rischio come il VaR, il principio della sub-additività è valido solo per distribuzioni di tipo ellittico. Cfr Embrechts et al. (1999).

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che in alcune circostanze possono determinare effetti molto rilevanti sulla capital adequacy a fronte anche di piccole variazioni in qualche variabile. Queste condizioni di non linearità, non facilmente prevedibili a priori, dovrebbero sempre essere tenute in considerazione nell’ambito di una realistica modellizzazione di stress testing patrimoniale. Il concetto di path-dependence consiste in una sequenza collegata di scenari economici nel tempo, tramite i quali è possibile determinare gli effetti finali a cascata di una serie di cicli/periodi sul patrimonio di una banca; aspetto questo che è essenziale per un’adeguata visione prospettica delle dinamiche di medio-lungo periodo della capital adequacy di una banca. I concetti di feed-back e cross correlation sono invece connessi a tutto quell’insieme di retroazioni ed effetti congiunti che si innescano nelle interconnesse dinamiche economiche-finanziarie-patrimoniali che uniscono le variabili di conto economico, stato patrimoniale e patrimonio di vigilanza di una banca, le quali influiscono tutte nella determinazione della capital adequacy finale43. Questo genere di

effetti assume rilevanza crescente nell’ambito di una simulazione previsionale con l’estendersi dell’orizzonte temporale dell’analisi e in modo particolare negli scenari di stress. Per poter cogliere in modo adeguato questi fenomeni nell’ambito di una simulazione previsionale multi-periodale, è necessario abbandonare l’approccio silo-based e impostare l’analisi tramite un modello unitario di tipo enterprise-based, in grado di cogliere adeguatamente tutte le interazioni fondamentali tra le diverse variabili, integrare tutti i fattori di rischio rilevanti e gestirne le implicazioni in termini di rischio-redditività-liquidità-patrimonio.

43 Le assunzioni e le proiezioni degli economics (tassi, commissioni, costi, fiscalità, etc.) in ogni scenario

hanno effetti diretti e indiretti sia sul capitale che sui livelli di rischio. Ad esempio le perdite su crediti abbattono in modo diretto il capitale della banca tramite gli effetti sull’utile netto, ma riducendone la patrimonializzazione limitano anche la sua capacità di fare impieghi nel futuro oltre che generare un maggiore fabbisogno di funding esterno; tutto ciò si riflette sul margine di interesse, sull’utile e quindi sul patrimonio; inoltre i fenomeni a monte delle rettifiche su crediti possono a loro volta generare variazioni dei Rwa sul credito, che incidono direttamente sui ratios patrimoniali.

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o L’approccio di tipo bottom-up (elevata granularità dei dati oggetto

di elaborazioni) nello sviluppo dello stress test in genere richiede il ricorso a modelli satellite di tipo econometrico per tradurre lo scenario macro in parametri di rischio granulari, e l’utilizzo poi di modelli di rischio interni per determinare gli impatti economici e sui requisiti patrimoniali. L’elevata granularità di dati e il massiccio ricorso a modelli di collegamento rendono lo stress test un processo estremamente lungo e laborioso, che di fatto limita le analisi allo sviluppo di uno o al massimo pochi scenari. Inoltre un’eccessiva frammentazione dei dati in input e della catena di calcoli amplifica il rischio operativo di eventuali errori e rende più opaca l’individuazione del nesso di casualità tra ipotesi e risultati finali. L’approccio bottom-up è adatto per analisi deterministiche point- in-time, caratterizzate da una prospettiva previsionale molto breve; l’estensione di questa impostazione in ottica previsionale implica necessariamente il ricorso a ipotesi fortemente semplificatrici, quali ad esempio ipotesi di aspettative statiche sulle consistenze e composizione dei portafogli durante l’arco temporale dell’analisi (static balance sheet assumption)44. Tuttavia, quanto più si estende

l’orizzonte temporale dell’analisi, tanto meno risultano plausibili queste ipotesi semplificatrici. Probabilmente risulterebbe molto più semplice ed efficace un’impostazione top-down, ovvero caratterizzata da un livello alto di sintesi e aggregazione dei dati di input e output, coerente con le finalità specifiche dell’analisi. Questo approccio permetterebbe di poter sviluppare analisi

44 Le linee guida rilasciate dall’Eba per gli stress nel 2014 ipotizzano un’impostazione statica per quello

che riguarda l’evoluzione della struttura dell’attivo e del passivo, imponendo ad esempio che la consistenza dei prestiti rimanga invariata e che qualsiasi riduzione di attività o passività venga sostituita da attività e passività che hanno la medesima vita residua di quelle originali alla alla data del 31 dicembre 2013; inoltre non permettono che la componente di default assets venga rimpiazzata. Questo tipo di assunzioni ha l’obiettivo dichiarato, da un lato, di aumentare il grado di trasparenza e comparabilità delle analisi di stress test, e dall’altro di consentire di avere un grado di analiticità nei calcoli che sarebbe difficile da mantenere eliminando anche solo parzialmente questo tipo di ipotesi. C’è tuttavia da chiedersi quale sia il rischio che questo tipo di impostazione generi scenari inconsistenti; un approccio che ha la pretesa di essere eccessivamente analitico e preciso nei calcoli ha come contropartita quella di imporre ipotesi piuttosto irrealistiche.

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consistenti anche nel lungo periodo e di avere una visione più nitida nel nesso di casualità tra ipotesi in (input) e risultati (output) dell’esercizio di stress test, senza alcuna perdita di accuratezza dei risultati complessivi dell’analisi.

o Negli stress test regolamentari l’adozione di uno scenario macro e

di un approccio di tipo bottom-up comporta necessariamente da parte dell’autorità di vigilanza che conducono gli stress test, il ricorso a modelli interni delle singole banche, e quindi il loro coinvolgimento per la stima degli impatti. Di conseguenza, la validità dell’esercizio è fortemente condizionata da come le banche applicano le ipotesi di stress nei loro modelli e dalle semplificazioni che esse effettuano (spesso in modo implicito). Questo comporta un rischio di moral hazard nella conduzione e nello sviluppo dello stress test, con conseguenti di disomogeneità di applicazione e confrontabilità dei risultati. Infatti l’adozione delle medesime ipotesi macro non implica, in presenza di modelli di traduzione macro-micro differenti, che lo stress produca risultati comparabili. Per evitare tali problemi le autorità di vigilanza dovrebbero adottare un approccio metodologico per gli stress test che le metta in condizione di poter effettuare direttamente i calcoli e determinare gli impatti, senza dover dipendere dai modelli interni delle banche45.

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2.3 Modello analitico: simulazione stocastica multivariata (generata con il