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Caratterizzazione della nicchia ecologica

6 DISCUSSIONE

6.3 Caratterizzazione della nicchia ecologica

L‟applicazione della statistica alla biologia ha lo scopo di individuare relazioni specie- habitat non sempre chiare ed evidenti.

Le analisi fatte hanno evidenziato il riproporsi di alcune variabili più di altre individuando così quelle che descriverebbero meglio la nicchia ecologica delle specie.

In particolare, nel caso della Lepus corsicanus entrambi i modelli evidenziano che la frequenza di boschi di latifoglie, la frequenza delle aree a pascolo naturale e praterie d'alta quota e l‟altitudine sono fattori che caratterizzano la nicchia di questa specie. Questi dati confermano l‟opinione degli esperti che ritengono che la lepre autoctona sia legata ad un alternarsi di ambienti boscati, dove la specie trova rifugio durante il giorno e ad ambienti più aperti dove si nutre.

Lo stesso si verifica anche nel caso della Lepus europaeus dove entrambi i modelli evidenziano un legame con l‟altitudine, l‟assenza di caccia e l‟ambiente antropizzato. Il legame della Lepre europea ad aree in cui non si verifica la caccia, è evidenziato anche dal fatto che risulta più abbondante in tali aree.

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Entrambe le specie mostrano di non gradire la presenza dell‟uomo, ma preferiscono aree più naturali, così come evidenziato dai coefficienti di marginalità negativi dell‟ifi e dell‟ambiente antropizzato.

Se consideriamo i coefficienti di marginalità globale si può osservare che la Lepre italica ha una nicchia più ristretta della Lepre europea (Mg =1,34 contro Mg=1,03).

Tale dato viene confermato anche dall‟indice di Hulbert, infatti il minore valore (H=0,342) indica che la specie autoctona ha una nicchia più ristretta rispetto alla lepre europea (H= 0, 643). I valori simili riscontrati nel caso dei boschi di latifoglie e nelle aree a pascolo naturale e praterie d'alta quota indicano una nicchia simile per queste variabili e infatti tale informazione viene ulteriormente confermata sia dell‟indice di sovrapposizione di Hulbert che restituisce per tali variabili i valori più alti.

Questi stessi parametri si trovano di nuovo anche nell‟indice di sovrapposizione asimmetrico di Lloyd, sono infatti le variabili su cui c‟è la maggiore sovrapposizione di nicchia tra le due specie.

Il ripetersi di queste variabili in tutte queste analisi induce a pensare che siano davvero questi alcuni dei fattori che descrivono correttamente la nicchia ecologica delle specie.

La presenza di fattori comuni e concordi inducono a pensare una possibile competizione ecologica tra le specie.

Il problema è che la competizione interspecifica potrebbe avere conseguenze negative sulla Lepre italica soprattutto nel caso si continui a perseverare con la pratica delle immissioni faunistiche a scopo venatorio sul territorio della regione (Trocchi e Riga 2005).

In almeno tre casi inoltre sono stati osservati dei comportamenti di aggressività della lepre europea sull‟italica che potrebbero indicare degli atteggiamenti di competizione.

La sovrapposizione spaziale delle MAP tra le due specie per entrambi i modelli è di poco superiore al 2%, ciò significa che le aree potenzialmente idonee ad entrambe le specie sono in realtà ridotte. Tale sovrapposizione, riguardando solo le aree a maggior idoneità, non esclude però che nelle aree a idoneità più bassa o per l‟una o per l‟altra specie possano verificarsi dei fenomeni di esclusione competitiva tra le due specie.

Nonostante ciò i modelli presentati e le analisi effettuate non dimostrano la competizione. Studi sperimentali in campo nelle zone di simpatria tra la Lepre italica e la Lepre europea sono necessari per determinare l‟uso del micro-macrohabitat, del comportamento e delle abitudini alimentari per confermare il differente sfruttamento o la

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competizione tra le due. Alcuni studi comportamentali ed esperimenti di rimozione mostrano che alcune specie di Tamia negli Stati Uniti occidentali si segregano in base al tipo di habitat e all‟altitudine, e quindi sia attraverso limitazioni fisiologiche che attraverso l‟esclusione competitiva, (Brown 1971, Chappell 1978). Similmente, la rimozione di una specie di topo campagnolo, il Microtus pennsylvanicus, da praterie mesiche nel Montana occidentale ha permesso al suo congenerico Microtus montanus di spostarsi nell‟habitat liberato, mentre prima era limitato in habitat xerici adiacenti (Koplin e Hoffmann 1968). Murie (1971) ha documentato un comportamento aggressivo tra queste specie in laboratorio ed ha attribuito l'esclusione competitiva alla dominanza del M. pennsylvanicus sul M. montanus.

Nessun meccanismo così ovvio di dominanza competitiva della Lepre europea sulla Lepre italica è attualmente conosciuto; infatti non è stato tentato finora nessuno studio sperimentale, anche se sono stati osservati comportamenti di aggressivi della prima nei confronti della seconda. La specie più grande è, spesso, competitivamente dominante su quelle più piccole (Schoener 1983), e la lepre europea possiede una taglia mediamente maggiore dell‟italica (Trocchi e Riga, 2005).

Anche le densità di popolazione possono influire sulle relazioni competitive (Stoecker 1972). Nessuno studio comparativo sulla dieta è stato condotto, e poco si conosce dell‟uso del microhabitat soprattutto da parte delle specie endemica (Trocchi e Riga, 2005).

Inoltre non si può escludere che altre specie (mammiferi o altrimenti) possono competere con questi Lagomorfi, influenzando la loro macrodistribuzione; allo stesso modo, le distribuzioni geografiche di parassiti ignoti, specie mutualistiche o risorse di cibo non esaminati in questo lavoro possono avere ruoli critici nelle loro distribuzione. Lavori di campo futuri dovrebbero esaminare tutti di questi fattori potenziali. Per il momento, mentre le analisi effettuate non sono sufficienti per dimostrare interazioni competitive, esse illustrano un metodo nuovo di esaminare i modelli geografici predettivi ed offrono ipotesi esplicite e direzionali che dovrebbero essere esaminate in indagini di campo future.

L„esistenza di uno shift ecologico tra le due specie è molto probabile ed è confermato dall‟analisi discriminante e dagli indici di differenziazione della nicchia. Tutte queste evidenze potrebbero dipendere dalla differenza tra le popolazioni autoctone e le popolazioni introdotte, italica e europea, rispettivamente. Infatti, le popolazioni quest‟ultima potrebbero

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derivare da introduzione recenti a fini venatori e quindi non completamente adattate ad un ambiente diverso, come già citato in letteratura (Galende e Raffaele 2008; Bertolino al. 2007; Fulgione et al.2009).

In ultimo i nostri risultati suggeriscono che i modelli predittivi della distribuzione delle specie dovrebbero essere interpretate nel contesto di modelli per specie strettamente connesse o ecologicamente simili, considerando le restrizioni che possono originarsi sulla distribuzione reale della specie analizzate.