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3 L‟AREA DI STUDIO La Regione Lazio

3.3 Geografia fisica e geologia

Il Lazio costituisce senz'altro la meno omogenea tra le Regioni italiane dal punto di vista fisico, geomorfologico e climatico e, di riflesso, anche da quello storico-culturale.

Questa estrema varietà di caratteri è dovuta alla complessa struttura geologica della Regione che vede grandi apparati vulcanici a stretto contatto con pianure alluvionali e con imponenti rilievi preappenninici ed appenninici carbonatici o calcareo-marnosoarenacei.

Il Lazio nel complesso è una regione montuosa o collinare: il 26% della sua superficie è infatti classificabile come "montana", il 54% collinare e solo il restante 20% pianeggiante. Numerose cime superano i 2000 metri; tra queste Monte Gorzano, nella catena dei Monti della Laga che con i suoi 2455 m. rappresenta la cima più elevata della Regione, il Monte Terminillo (m. 2213), il Monte Viglio (m. 2156), il Monte Cornacchia (m. 2003).

Il rilievo è variamente distribuito sul territorio regionale. Il settore nord occidentale della Regione, coincidente con la provincia di Viterbo è in gran parte costituito dai vastissimi affioramenti di prodotti vulcanici dei grandi complessi eruttivi Plio-Pleistocenici. In particolare i centri eruttivi del Quaternario (Vulsino, Vicano e Sabatino, cui si deve aggiungere, nel centro della Regione il complesso dei Colli Albani) hanno occupato con i loro espandimenti lavici e con le loro coltri di tufi o ignimbriti centinaia di chilometri quadri, dando luogo ad un paesaggio alquanto articolato. La morfologia di questo settore è

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determinata da un susseguirsi di altopiani più o meno vasti, interrotti da valli strette e profonde scavate nei duri tufi dai corsi d'acqua e da rilievi spesso con la tipica morfologia a cono o a cupola che testimonia la loro antica origine vulcanica. Grandi depressioni circolari, create dall'unione di più cinti craterici, sono talvolta occupate dai laghi "vulcanici" o vulcano- tettonici che costituiscono le più grandi zone umide della Regione; tra questi il lago di Bolsena esteso per 9300 ettari, il lago di Bracciano (ha 5764), il lago di Vico (ha 1156), il lago di Albano (ha 602), il lago di Martignano (ha 249) e quello di Nemi (ha 167). Meno ampio l'ambito occupato dalle vulcaniti "acide" plioceniche, assai più antiche degli altri complessi cui si accennava poc'anzi, i cui prodotti sono ben riconoscibili nei rilievi "a cupola" del rilievo Tolfetano-Cerite o del Monte Cimino. Sono inoltre ricollegabili al vulcanismo, del quale rappresentano fasi "tardive", alcuni aspetti geologici assai frequenti nel Lazio, come gli affioramenti di travertini, le manifestazioni idrotermali e le sorgenti di acque mineralizzate. Queste ultime sono spesso accompagnate da emissioni gassose di anidride carbonica ed acido solfidrico che danno luogo alle "solfatare" o "caldare". Non molto numerose le aree di interesse minerario, particolarmente frequenti però in alcuni settori come il Tolfetano.

Nel complesso si può affermare che gli affioramenti delle vulcaniti non oltrepassano, a sud e ad est, la Valle del Tevere, con poche eccezioni costituite dalle bancate tufacee della bassa Sabina tra Poggio Mirteto e Monterotondo, dai rilievi dell'area romana e soprattutto dall'edificio vulcanico dei Colli Albani, noto come "Vulcano Laziale". Questo apparato, il più recente, è costituito da un imponente rilievo compreso tra i Monti Tiburtini-Prenestini ed il mare, la cui cima più elevata è il Monte Cavo (m. 949). Il diametro alla base del complesso è di oltre 50 chilometri. La portata delle modificazioni provocata dalla emissione delle lave e dei tufi di questo antico vulcano è stata tale da far deviare verso nord l'originario corso del Tevere. Altri centri vulcanici minori si trovano nel Lazio Meridionale nelle zone di Pofi, Arnara, Ceccano e Patrica e nell'Arcipelago Pontino.

Un diverso settore che condiziona fortemente l'aspetto generale della Regione è quello costituito dai rilievi preappenninici ed appenninici del Lazio orientale e meridionale.

Tali rilievi procedendo dal mare verso l'interno formano l'Anti Appennino Laziale, costituito dalle dorsali dei Monti Lepini, Ausoni ed Aurunci che nell'insieme determinano il Complesso dei Monti Volsci, e dalla piccola "scaglia" isolata e geologicamente differenziata del Monte Circeo. Più verso l'entroterra, superata l'ampia Valle Latina costituita dalle alluvioni dei fiumi Sacco e Liri, si giunge al Preappennino e all'Appennino Laziale vero e

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proprio. Nel Lazio meridionale si ergono le imponenti strutture dei Simbruini-Ernici, del Monte Cairo e del versante laziale dei Monti della Marsica. Più a nord ovest i Monti Prenestini e Tiburtini collegano i rilievi del Lazio meridionale ai Monti Sabini. A nord di questi si ergono le catene dei Monti Reatini, del Velino e del Terminillo che costituiscono il vero e proprio asse degli Appennini laziali; ad est il gruppo del Monte Nuria - Monte Giano e dei Monti Carseolani e, nell'estremo lembo nord-orientale della Regione la dorsale dei Monti della Laga.

Dal punto di vista geologico questi rilievi sono divisibili in due facies principali: la prima, denominata Umbro-Marchigiana in quanto le rocce che la compongono sono ben rappresentate nelle due regioni, è costituita in prevalenza da calcari fini, ben stratificati, ti, originatisi in ambiente di mare profondo.

Questi rilievi sono caratterizzati da forme dei versanti arrotondate, soprattutto laddove predominano sedimenti erodibili come le marne e i calcari marnosi e dalla tendenza delle formazioni rocciose a "piegarsi", sotto la pressione delle spinte tettoniche, anziché a fratturarsi. L'altra facies è quella Laziale Abruzzese, assai diffusa nei rilievi del Lazio meridionale, che vede il predominare di calcari e di dolomie originatesi in ambiente marino poco profondo, dove l'attività costruttrice degli organismi, in particolare dei coralli delle antiche scogliere, prevaleva sulla sedimentazione. Queste rocce, più "rigide" sono sempre intensamente fratturate e fagliate.

I versanti in questo caso sono assai più accidentati, talvolta fortemente asimmetrici da un lato all'altro del rilievo e molto spesso sono interessati da marcati fenomeni di carsismo (grotte, doline, campi carreggiati). Alcune aree interessate dalla morfologia carsica superficiale e profonda costituiscono situazioni "tipiche" tra le più significative e non solo a livello nazionale: esistono laghi carsici come il lago di Canterno ed i due laghetti di Percile, campi con doline ed inghiottitoi come quelli di Arcinazzo, Camposecco e Camposoriano, grotte come quella di Pastena sviluppatasi complessivamente per oltre 1.100 metri o "abissi" come quello denominato "La Vettica" o il Pozzo del Merro.

È presente, inoltre, un'unità di transizione tra le due facies del complesso carbonatico laziale con caratteri intermedi tra essi, i cui sedimenti affiorano nella Sabina ed in alcuni altri settori del Reatino.

Il paesaggio collinare dei Monti della Tolfa o di altri rilievi come i Monti Ruffi, i Prenestini e le colline della zona di Ceccano è in gran parte costituito da alternanze di strati di

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roccia dura, arenacea, ad altri di materiali argillosi, nell'insieme denominate "flysch". Simili sedimenti costituiscono anche la grande dorsale dei Monti della Laga, caratterizzata da una morfologia arrotondata del rilievo. Le argille plioceniche, assai diffuse a nord del rilievo Tolfetano, affiorano anche lungo la Valle del Tevere, poco a nord est di Roma.

Le aree pianeggianti sono in gran parte concentrate lungo la fascia pedemontana prospiciente la costa: dalla Tuscia marittima a nord di Civitavecchia all'ampio "ventaglio" costituito dalle coltri alluvionali del fiume Tevere, dall'Agro Pontino alle Piane di Fondi e del Garigliano. Il corso del Tevere determina un'ampia fascia pianeggiante che attraversa tutta la Regione con una larghezza media di due chilometri. Tra la dorsale dei Monti Volsci e i Simbruini-Ernici si estende la già ricordata Valle Latina; tra gli Ernici e i Monti della Marsica sud occidentale si apre la Val Roveto mentre tra le aree pianeggianti interne vanno ricordate la Piana di Rieti e quella di Viterbo.

La costa, che si estende per circa 300 chilometri, si presenta in gran parte bassa, con lunghe spiagge sabbiose ad andamento lineare o debolmente "falcato" (cioè con ampi golfi e piccoli promontori), talvolta interrotte dalle propaggini a mare di rilievi come quelli Tolfetani, del Circeo, degli Ausoni presso Terracina e degli Aurunci tra Sperlonga e Gaeta. I sedimenti che si depositano sulla costa formando le spiagge sono ricollegabili, nel settore centrale del litorale, al trasporto solido da parte del fiume Tevere, assai diminuito in tempi recenti a causa dei prelievi in alveo e delle numerose dighe realizzate lungo il suo corso.