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I M M I G R A Z I O N E DOSSIER STATISTICO 2 0 1 0

XX RAPPORTO

PER UNA CULTURA DELL'ALTRO

pp. 312, € 20, Caritas, Roma 2010

L

ì annuario della Caritas ha venti anni. E stato e rimane lo studio annuale più completo sulla natura, le cau-se, gli effetti, le dimensioni, i problemi, i vantaggi della mi-grazione in Italia. La Caritas è, anche, una galassia. L'annua-rio, negli anni, ha accentuato la sua natura galattica, di costella-zione di dati, disaggregati per re-gioni e tipologie, stime, studi, commenti, proposte; non sem-pre tutti coerenti o evidente-mente necessari per il lettore esterno. Si può pensare che qualche volta singoli saggi ri-spondano a necessità e disponi-bilità interne. In ogni caso, tanto di cappello! Non solo al singolo volume, ma al lavoro complessi-vo. Qualche volta sono stati pubblicati i dati complessivi del-la migrazione, queldel-la in entrata e quella in uscita; qualche volta sono state disaggregate le appar-tenenze religiose, come da atlan-te, cioè per provenienza, attri-buendo ai migranti da un deter-minato paese le percentuali per confessione del paese di prove-nienza. Cose utilissime.

Quest'anno il motto è "Per una cultura dell'altro". Ma il testo va molto oltre questo pur necessario e condivisibile proposito e cerca di rispondere ad alcuni degli in-terrogativi che la società, la poli-tica la crisi, pongono a chi si oc-cupa di migranti, o di lavoro, o di cultura, o di tutte e tre le cose. Perciò il volume include le stime degli irregolari e la critica ai mo-di del contrasto alla immigrazio-ne irregolare; i minori; le nuove provenienze; la nuova distribu-zione per confessione; l'ultima regolarizzazione; la situazione abitativa; la scuola; il razzismo; la criminalità vera e percepita; la sa-lute; lo sfruttamento dei lavorato-ri marginali; i lavorato-rifugiati.

Ma la parte più importante del complesso lavoro è la sotto-lineatura del contributo impor-tante e crescente dei figli dei mi-granti, o di matrimoni misti, na-ti qui e dei minori e giovani im-migrati alla popolazione italia-na; del contributo, più che pro-porzionale, dei

mi-granti alle forze di la-voro; del loro contri-buto importante alla fiscalità, e quindi al bi-lancio dello stato, e al sistema assicurativo, Inps e Inail. Le tesi vengono enunciate ne-gli editoriali e docu-mentate nei singoli saggi e nelle tabelle. Non si tratta solo di

ci-fre, gli 11 miliardi di cui hanno parlato anche i giornali, ma di un insieme di dati e considera-zioni che riguardano tutti gli aspetti della convivenza e porta-no a considerare questi nuovi concittadini, per ora privi di di-ritti politici e senza sicurezza, come una parte connessa e vita-le della società italiana. Con vita-le sue risorse e i suoi problemi, co-me ogni altra parte della società.

L

? annuario della Caritas non è un caso isolato tra gli studi sulla migrazione. E solo l'unico che riesca a dare ogni anno un quadro complessivo, non sempre fondato su dati cer-ti, ma sempre su stime ragione-voli. Anche la Banca d'Italia, la Cariplo, il Mulino, la Bocconi, la Fondazione Agnelli hanno prodotto una serie di studi che hanno di fatto rovesciato le va-lutazioni allarmate della migra-zione, in particolare per quel che riguarda l'economia, la leg-ge e l'ordine e l'istruzione, e ne hanno sottolineato la centralità dal punto di vista della tenuta sociale e demografica.

Dal punto di vista dell'econo-mia, cioè del contributo alle forze di lavoro, alla produzione e ai ser-vizi, l'annuario mette insieme i dati Istat e quelli degli osservatori regionali e stima qualche cifra riassuntiva che aiuta a visualizzare sinteticamente cose che sappiamo benissimo, ma che non mettiamo mai veramente insieme.

Per quanto concerne la legge e l'ordine, un punto di svolta, reso possibile dal passare degli anni e dal crescere del numero dei migranti, è stato segnato -in particolare per merito della Banca d'Italia - dal passaggio dagli studi che calcolano la per-centuale dei migranti tra i con-dannati per i vari reati (Marzio Barbagli e altri), agli studi che si basano sul rapporto tra il nu-mero, crescente, dei migranti e

la stabilità o diminu-zione dei reati. Gli studi basati sulla per-centuale dei condan-nati per i vari reati sono per forza in ri-tardo (bisogna aspet-tare i processi) e in-fluenzati dalla com-posizione per classi di età, dalla obbliga-toria irregolarità al primo ingresso (non si può entrare regolarmente e perciò si lavora in nero, si pa-gano in nero gli affitti, si delin-que per sopravvivere) e dalla severità differenziale delle for-ze dell'ordine. Considerando la sostanziale stabilità delle per-centuali dei reati, mentre la percentuale di stranieri cresce rapidamente, risulta invece confermata l'ipotesi che la per-centuale più che proporzionale dei migranti tra chi delinque sia dovuta all'irregolarità e preca-rietà cui sono costretti all'in-gresso dalle leggi vigenti e dalla necessità economica. Quando i migranti si stabilizzano finisco-no i reati che dipendofinisco-no dalle norme - come quello di clande-stinità - e quelli di necessità, come i piccoli furti e la mano-valanza nello spaccio, e restano solo i reati di coloro che si inte-grano nella malavita.

Per quanto riguarda l'istruzio-ne (numero crescente degli allievi non cittadini italiani e stima della crescita futura), è particolarmen-te inparticolarmen-teressanparticolarmen-te il lavoro di Sparticolarmen-tefa- Stefa-no Molina della Fondazione Agnelli, che ha rilevato con parti-colare precisione le percentuali dei nuovi nati e ha proiettato ai prossimi anni gli effetti sugli iscritti ai vari ordini di scuole. Per il successo scolastico le serie sto-riche mostrano che, con il passa-re degli anni, i figli dei nuovi arri-vati, che inizialmente soffrono di uno svantaggio linguistico, di dif-ficoltà economiche, di svantaggi

sociali, tendono a sorpassare i fi-gli dei vecchi residenti.

Per quanto concerne l'anda-mento demografico sono molto utili i lavori abbastanza recenti di tre demografi: Avanti giovani

alla riscossa. Come uscire dalla crisi giovanile in Italia di

Massi-mo Livi Bacci (il Mulino, 2008) e La rivoluzione nella culla. Il

de-clino che non c'è di Francesco C.

Biliari e Gianpiero Dalla Zuanna (Università Bocconi, 2008), non-ché gli annuari 2009 e 2010 del Veneto a cura di Bruno Anasta-sia. La tenuta della composizio-ne per classi di età della popola-zione residente, fortemente sbi-lanciata a favore dei vecchi, con la generazione dei padri quasi doppia di quella dei figli, regge e reggerà perché ci sono i nuovi nati e nuovi arrivi stranieri. Sono e saranno gli stranieri - almeno stranieri di origine, perché si può sperare in un, sia pur tardi-vo, passaggio allo jus soli, la cittadinanza italiana per i nati qui -a rendere equilibr-at-a l-a società, frequentate le scuole, stabili le forze di lavoro, stabile o in leg-gero aumento la popolazione.

Continua però, in molti com-menti e nella politica, la valuta-zione dei migranti come un pro-blema; e insieme l'allarme per l'i-narrestabile declino della popola-zione italiana, come se i migranti non ci fossero. Si continua a en-fatizzare ogni delitto compiuto dai migranti; a sopravvalutare le differenze, in particolare quelle di religione e di costumi familiari, come se i nostri costumi non fos-sero stati talora terribilmente si-mili allo stereotipo che si attribui-sce a tutti i migranti mediterranei - e islamici - e come se la religio-ne tradizionale, i costumi tradi-zionali nostri fossero stati fondati sull'uguaglianza e la libertà delle donne. Come se non fossero, an-che ora, differenziali e oppressivi. Ci sono problemi da risolvere;

ma dobbiamo risolverli insieme, a nord come a sud, italiani e stra-nieri.

Purtroppo, l'aumento della di-soccupazione, la precarietà del lavoro, l'incertezza del futuro non aiutano. I migranti restano socialmente indispensabili, ma possono restare disoccupati, tor-nare irregolari, fare concorrenza in varie nicchie del mercato del lavoro. E vero che il lavoro a basso costo fa concorrenza pure restando nel paese di cui ha la cittadinanza, come le delocaliz-zazioni anche di aziende impor-tanti, quale la Fiat, ci ricordano; ma il conflitto con la concorren-za interna, la competizione per beni scarsi, possono essere vera-mente distruttivi.

M

a la stabilità dei migranti, i diritti di tutti i lavoratori, la solidarietà tra tutti, sono l'u-nica soluzione che contrasti il ciclo economico anziché esaltar-lo. Dire: "Non c'è lavoro per noi, perché dividerlo con loro? Buttiamoli via! Li richiameremo se serviranno!" - vuol dire pro-prio accentuare la caduta, ren-dere ancora più incerte le pro-spettive, sconvolgere la vita di diecine di migliaia di minori che hanno frequentato solo la nostra scuola, parlano solo la nostra lingua, sono parte intrinseca di

questa società. Dovremmo

con-siderarli il nostro futuro. Diffi-cilmente lo faremo fondandoci solo sull'interesse immediato, sul lavoratore ospite, idealmen-te senza famiglia, che produce, serve, e se ne và. Dobbiamo la-vorare, come la Caritas, come molte istituzioni importanti che abbiamo nominato, per una

cul-tura dell'altro. •

francesco.ciafaloni® retericerca.it

F. Ciafaloni è presidente del Comitato Antirazzismo di Torino A L A I N T O U R A I N E : Benvenuti nel vuoto sociale

G.B. ZoRzoi.i, B H ARTURO LOBENZONI, GIANNI SIVESTIUNT,

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