“Il Saggiatore”
Esclusivista per la vendita:
Arnoldo Mondadori Editore
mento verso le ragaute — con¬
tinuò Differenziale. — È con¬
vinto che tutte le ragaute vada¬
no pazze per i ragauti. Si sba¬
glia, Dynamo. Forse molte ra¬
gaute sono così, ma non tutte.
Prendiamo te, per esempio. Tu sei diversa. L’ho compreso fin dal momento in cui ti ho vista.
Tu sei il tipo di ragauta che il - ragauto sogna durante la notte, nella solitudine del suo garage.
Il tipo di ragauta con cui un ragauto vorrebbe poter trascor¬
rere tutta la vita. Un ragauto se¬
rio, intendo. Vedi, Dynamo, la triste verità è che la maggior parte dei ragauti considerano le ragaute come oggetti cui dare la caccia. Ma ce ne sono altri che le considerano come oggetti da venerare. Diomobile vuole che le ragaute come te vengano ri¬
spettate. Questa è una delle ra¬
gioni per cui ha mandato l’o- mauto di Detroit sulla terra...
per convincere i ragauti a riT spettare le ragaute per bene.
Scappamento, 2Ton e Retro¬
marcia hanno rovinato tutto.
Ma noi cercheremo di riparare il male che hanno causato, Dy*- namo. Una volta gettato il Ra¬
diatore nella colata, non solo a- vremo una serie infinita di otti¬
mi ragauti, ma anche le ragau¬
te diverranno più buone. Tutti
cambieranno. E Diomobile, in tutto il suo splendore, guarderà dall’alto delle miniere di Mesa- bi e dirà: « Il millennio è in marcia. Gioite omauti e don- naute... Gioite! ». Non sei emo¬
zionata, Dynamo, al pensiero di esser diventata uno Suo stru¬
mento? Non sei emozionata?
Silenzio.
-a Non sei emozionata, Dy- namo?
Il suono di un respiro pesan¬
te raggiunse le sue valvole. Si era addormentata. Probabilmen¬
te era esausta... povera ragauta.
Si sentì invadere da un profon¬
do senso di tenerezza, dal fon¬
do delle ruote alla cima dell’an¬
tenna. Desiderò avvicinarsi per carezzarle il mozzo delle ruote.
Ma il timore di svegliarla lo fe¬
ce restare dove si trovava.
Dall’autostrada giungeva il rombo degli omautocarri e dei loro rimorchi. Lontano si sen¬
tiva un coro di rane. Il vento notturno soffiava tra le foglie di un vicino boschetto. Differenzia¬
le si lasciò vincere dal sonno e si addormentò.
Ripresero l’autostrada ancor prima del sorgere del sole. Do¬
po una piccola colazione in una stazione di servizio, si fermarono una seconda volta per riposa- 58
re in uno stupendo parcheggio mentre i loro servopiloti si an¬
davano a rifocillare nel servori- storante che sorgeva ai margini della strada. Raggiunsero Buffa¬
lo verso mezzogiorno, e poco do¬
po passarono in Canadà. La giornata si era fatta limpida e bella, e un leggero vento soffia¬
va sul lago.
Dynamo rimaneva strana¬
mente silenziosa. Occupava il secondo posto della fila. Mono¬
blocco era in testa e Differen¬
ziale chiudeva la marcia. Diffe¬
renziale avrebbe voluto occupa¬
re il posto di Monoblocco, ma al momento di partire non ave¬
va fatto obiezioni perché non conosceva la strada.
Quando cominciò ad an¬
noiarsi accese la radio. Gli o- mauti comunicavano con un mezzo completamente diverso da quello usato dagli umani, un mezzo che gli umani non so¬
spettavano potesse esistere; d’al¬
tra parte, i discorsi degli umani erano incomprensibili per gli o- mauti, tranne quando li rag¬
giungevano attraverso le radio onde. A volte, allora, i loro di¬
scorsi avevano un senso. In quel momento una stazione trasmet¬
teva un bollettino che sembra¬
va interessare il servopilota di Differenziale. Parlava di quat¬
tro teenagers in fuga « al volan¬
te » di una 196-Hermes berlina, una 196-Cheboygan decappot¬
tabile, e di una 196-Mayflower giardiniera. Sbalordito, Diffe¬
renziale riconobbe se stesso, Mo¬
noblocco è Dynamo. Cosi i loro servopiloti stavano fuggendo!
Differenziale ebbe uno dei suoi brutti momenti. Forse i lo¬
ro servopiloti stavano veramente fuggendo. Forse Dynamo, a po¬
steriori, aveva dato a se stessa, a Differenziale e a Monoblocco un falso scopo per giustificare Timprowisa decisione di partire per il Michigan, cui in realtà, forse, nessuno di loro tre pote¬
va opporsi.
Impossibile! La salvezza del Radiatore Sacro non poteva es¬
sere un falso scopo. Era reale.
Ed era nobile. A Dynamo, at¬
traverso. una visione, era stato rivelato dove si trovava. Cosa poteva esserci di più logico di questo? Le ragaute hanno vi¬
sioni quasi ogni giorno, e quasi sempre si dimostrano vere. Era¬
no i servopiloti che s’illudevano di avere il libero arbitrio. Non c’era dubbio.
Differenziale si senti meglio.
Cenarono a Windsor, poi, dopo esser stati toccati dalle zampe di alcuni servi di frontie- 59
ra, entrarono a Detroit. Diffe¬
renziale avrebbe desiderato vi¬
sitare la Città Santa, ma Dyna- mo fece osservare che non ave¬
vano tempo, e disse che avreb¬
bero potuto fermarsi al ritorno.
Lasciarono Detroit puntando verso Redskin Run. Poco dopo mezzanotte raggiunsero un au- talbergo oltre la città e si fer¬
marono per trascorrere la notte.
Il pistone malato di Differen¬
ziale aveva cominciato a procu¬
rargli qualche sofferenza, ma non si sentiva per niente stan¬
co. Non dava più peso a certe piccole fragilità di omauto, qua¬
li potevano essere un trascurabi¬
le difetto di fabbrincarnazione o di carburazione. Non solo per¬
ché adesso era compreso della sublime natura della missione sua e di Dynamo, ma anche per via dei sentimenti che provava verso Dynamo stessa. Fin dalle prime ore del mattino aveva scoperto nuovi motivi per am¬
mirarla, e a poco a poco, duran¬
te il giorno, la sua ammirazione si era trasformata in amore. Non il solito amore che un ragauto prova verso una ragauta, ma un amore più alto e più nobile, che lo sublimava e gli dava il desi¬
derio di compiere grandi impre¬
se, che lo rendessero degno di chiedere la sua ruota.
Sfortunatamente, lei non pro¬
vava gli stessi sentimenti verso di lui. O se li provava, li tene¬
va molto ben nascosti. Certo, era molto cortese con lui, e via dicendo, ma non lo trattava in modo diverso da come trattava Monoblocco, e tutte le volte che lui la guardava, lei invariabil¬
mente girava da un’altra parte i fanali.
Probabilmente, pensò, cerca¬
va di nascondere i suoi veri sen¬
timenti per non offendere Mo¬
noblocco. Dopo tutto, Mono¬
blocco era un estraneo in quella grande impresa, e non si poteva pretendere che avesse lo stesso entusiasmo suo e di Dynamo.
Dovevano fargli sentire che ave¬
vano bisogno di lui, e Dynamo, da ragauta accorta qual era, a- giva di conseguenza.
A volte però si può spingere la diplomazia un po’ troppo lon¬
tano. Come in quel momento, per esempio. Monoblocco e Dy¬
namo erano parcheggiati a una estremità dell’autalbergo, e sta¬
vano animatamente conversan¬
do tra loro su un qualche argo¬
mento, mentre lui, con tutta la sua solitudine, se ne stava al¬
l’altra estremità del parcheggio.
Seccato, si guardò attorno per vedere se qualche umano lo sta¬
va guardando, poi rotolò sul ne- 60
ro asfalto e andò a mettersi ac¬
canto à Dynamo.
— Che bella notte — disse.
— La Terra Santa è un posto incantevole.
Lei stava dicendo qualcosa a bassa voce a Monoblocco, ma non doveva essere una cosa mol¬
to importante, perché s’interrup¬
pe subito.
— Sei tu, Differenziale? — domandò. — Non eri mai sta¬
to qui?
-— Differenziale è uno di quelli che amano starsene rin¬
chiusi in garage — disse Mono¬
blocco.
— Ad ogni modo, sarei sta¬
ta pronta a scommettere i denti del cambio che un giovane o- mauto come lui avesse già fat¬
to almeno un pellegrinaggio in Terra Santa.
— Davvero? — domandò Differenziale. — Perché?
— Per gli eremauti, natural¬
mente.
Com’era naturale, la Terra Santa era piena di eremauti.
— A dire la verità, io ho sempre desiderato di venirne a visitare qualcuno — disse Dif¬
ferenziale — ma non ne ho mai avuta la possibilità.
— Ti avevo detto che è uno di quelli incollati al garage — disse Monoblocco.
— Be’, Differenziale, meglio tardi che mai — disse Dynamo.
— Hai sentito parlare di Guar¬
nizione Rotta?
— E come no? È il più fa¬
moso eremauto di tutti gli Ame¬
ricani. Darei la ruota destra, pur di potergli parlare!
— Be’, sei fortunato. Vive a meno di quindici chilometri da qui... in un deposito di moto¬
ri abbandonato. Io l’ho visitato pochi giorni dopo la mia uscita dalla catena di fabbrincarnazio- ne.
Differenziale reagì alla noti¬
zia in tono incredulo e indi¬
gnato.
—• Guarnizione Rotta si tro¬
va a meno di quindici chilome¬
tri, e noi ci siamo fermati qui?
— Be’, è ormai passata mez¬
zanotte. Poi, come ti ho detto, io gli ho già parlato.
— Di... di cosa avete par¬
lato?
— Oh, di moltissimi argo¬
menti. Dell’omauto di Detroit.
Degli scopi dell’umautità. Del significato della vita. Ma ero sol¬
tanto una neonauta, allora, e molte cose mi sono uscite di te¬
stata. Tu però non le dimenti¬
cheresti, Differenziale.
—• Tu pensi... tu credi che lui... dici che...
— Si seccherà se lo vai a tro- 61
vare adesso? No, non credo. Di¬
cono che non dorma mai, e con tutta probabilità lo troverai sve¬
glio.
— Allora andiamo — gridò Differenziale. — Cosa stiamo aspettando?
— Ho detto che non si sec¬
cherà se ci vai tu, Differenziale.
Non tutti e tre. E poi, sono mol¬
to stanca.
— Anch’io — disse Mono¬
blocco.
— Allora non vi spiace se va¬
do da solo? Starò fuori poco tempo, e...
— Oh, vai pure, non pensa¬
re a noi — disse Dynamo. — Perché non porti con te uno dei miei servopiloti, nel caso ti ca¬
pitasse qualcosa?
— Ti ringrazio, Dynamo. Sei molto gentile.
— Ne faccio venire uno.
Dopo aver ricevuto le indica¬
zioni per raggiungere l’eremo di Guarnizione Rotta, Differenzia¬
le tornò dov’era parcheggiato e chiamò il suo servopilota. Dopo qualche istante il giovanotto u- scì da uno dei baraccamenti e saltò agilmente dietro il volan¬
te; poi uno dei due servopiloti di Dynamo, quello femmina, uscì da un’altra servobaracca e si venne a mettere accanto al¬
l’altro. Dopo qualche minuto Differenziale correva sull’auto¬
strada illuminata dalla luna, bruciando gomma sulle curve e gareggiando con il vento sui ret¬
tilinei.
La strada secondaria che por¬
tava al campo d’interregno era sconnessa e coperta di fango, ma lui non ci fece caso. Quella notte si sentiva superiore alle piccole cose quali le buche e il fango, e quando il pistone ma¬
lato cominciò a dolergli più for¬
te, quasi non se ne accorse. Era difficile credere che soltanto ven¬
tiquattro ore prima stava in¬
tristendo nel suo garage, anco¬
ra completamente all’oscuro del nobile destino che gli era stato riservato.
Il campo d’interregno abban¬
donato era uno dei tanti recin¬
ti risalenti a quel periodo in cui l’incremento demautografico a- veva subito una sosta, tranne che per un certo tipo di omau- tocarri; era durato per quattro anni consecutivi (gli anni della guerra, secondo il linguaggio de¬
gli umani) e aveva visto la na¬
scita di un insolito numero di mutanti, ormai da lungo tempo assimilati dalla specie dominan¬
te. Un filo spinato arrugginito circondava tutto il campo, tran¬
ne nel punto in cui passava la 62
strada. Il cancello era scompar¬
so, se c’era mai stato, e Diffe¬
renziale riuscì a passare senza fermarsi. All’interno le strade non erano altro che piccoli sen¬
tieri fangosi che correvano in mezzo a file e file di servobarac- camenti di due piani, in rovina.
Un’accozzaglia di edifici che fis¬
savano la luna con i loro occhi rettangolari senza lenti. Rattri¬
stato, Differenziale cercò di spie¬
garsi il motivo per cui Guarni¬
zione Rotta avesse scelto di vi¬
vere in un luogo tanto depri¬
mente. Poi ricordò che gli e- remauti sceglievano deliberata- mente i luoghi più demoraliz¬
zanti per rendere più acuta quella solitudine che li avrebbe portati vicino a Diomobile.
Le informazioni di Dynamo erano state vaghe circa il punto .dove si trovava il deposito mo¬
tori, e per un attimo Differen¬
ziale ebbe il timore di non riu¬
scire a trovarlo. E probabilmen¬
te non ci sarebbe riuscito, se non fosse stato Guarnizione Rotta a scorgerlo e chiamarlo. E anche allora non riuscì a trovarlo im¬
mediatamente. Anche perché cercava una struttura più impo¬
nente di quella decrepita specie di granaio, con mezzo tetto di¬
velto e un intero fianco piegato verso l’intemo.