DI TUTTI I TEMPI
che contiene giudizi e pensieri di NAPOLEONE.
I successivi volumetti SERIE D'ORO saranno inviati IN DONO ogni 4 volumi acquistati consecu¬
tivamente.
Sfogliate e giudicate voi stessi, a casa vostra, il volume GOYA di questa straordinaria collana riser¬
vata agli Amici della Mondadori.
Potrete restituirlo, se volete, ma siamo certi che lo vorrete per voi.
amano fossilizzarsi in un solo posto.
Le sue dita giocherellavano con un pezzo di stoffa colora¬
ta; poi alzò le mani e, con mo¬
vimenti rapidi, si avvolse la te¬
sta in un complicato turbante.
Bentley entrò con un bocca¬
le in una mano e cinque bic- ( -\ chieri infilati' nelle dita dell’al-
^ tra.
— Mi sembrava di aver det¬
to di preparare la tua bibita in un bicchiere a parte — disse la madre. Poi tornò a girarsi ver¬
so Bob. — Ho un cestino pie¬
no di queste stoffe di Madras.
Alcune sono di seta, altre di co¬
tone... Ora mi sono improvvi¬
samente ricordata che le donne delle Indie Orientali usano av¬
volgersi i capelli con specie di turbanti... Come mi sta?
— Molto bene — disse il si¬
gnor Benson. — E sono pron¬
to a scommettere che proteggo¬
no la capigliatura molto meglio dei cappelli di moda oggi.
Anche Bob ci‘avrebbe scom¬
messo.
Eccole, « Le sorgenti del Ni¬
lo ». Come il vecchio Peter Ma- sters avesse fatto a scoprirle, era una cosa che Bob non poteva sapere. Pensò che, prima o poi, l’avrebbe capito. Come faceva¬
no? Avevano forse delle capa¬
cità sconosciute? Come la tele¬
patia, o la preveggenza? Non 10 sapeva.
— Bart dice di aver letto un manoscritto veramente interes¬
sante — osservò la signora Ben¬
son fissando il bicchiere. — Par¬
lava del Sud America. Dice che 11 Sud America è stato dimenti¬
cato per troppo tempo e che na¬
scerà un nuovo interesse per i libri che trattano PAmerica del Sud.
— Niente più boscimani? — domandò il marito.
— No, Bart dice che il pub¬
blico si sta-ormai stancando dei boscimani. Fra tre mesi, nessun editore riuscirà più a vendere un solo libro che tratti di loro.
Bob domandò che cosa ne pensasse Alt.
— Be’, Alt si occupa piutto¬
sto di narrativa. E dice che il pubblico è ormai stanco di ro¬
manzi sulla religione, sul sesso, e sulle questioni sociali. Lui pen¬
sa che sarebbe il momento di scrivere qualcosa sul corpo di¬
plomatico. A uno degli scrittori che lavorano per Scribbley’s ha detto: « Perché non scrivete qualcosa sui problemi dei segre¬
tari d'ambasciata? ». E lo scrit¬
tore gli ha detto che era una ottima idea.
Seguì un lungo silenzio con¬
fortevole.
Ormai non c’erano più dub¬
bi. Come i Benson facessero, Bob non riusciva proprio a spie¬
garselo. Ma lo facevano. Senza rendersene conto, predicevano metodicamente gli sviluppi fu¬
turi dei gusti della gente.
Kitty sollevò la testa e fissò Bob attraverso i fili di seta dei suoi lunghi capelli. Poi li scostò.
— Voi avete per caso dei sol¬
di? — domandò. Il suono della sua voce era simile al trillo di una campanella d’argento. Co¬
s’era la voce di Noreen, al con¬
fronto di questa? Niente.
— Kitty Benson, ma che raz¬
za di domande fai? — rimpro¬
verò la madre. Poi porse il suo bicchiere a Bentlèy perché glielo riempisse. — Povero Peter Mar- tens, pensare che... ancora un poco, Bentley, e non pensare di scolarti quello che è rimasto nel¬
la caraffa.
— Se avete dei soldi — ri¬
prese la voce simile al gorgheg¬
gio di vaghissimi uccelli — po¬
tremmo andare insieme da qual¬
che parte. Certe persone non hanno mai soldi — concluse con infinita malinconia.
— Ne avrò — disse Bob di scatto. — Tanti. Quando po¬
tremo...
La ragazza sorrise in modo incantevole.
— Non questa sera, perché ho già un appuntamento. Dopo¬
domani invece non ho nessun impegno.
Una piccola voce risuonò nel cervello di Bob.
« Questa ragazza ha un cer¬
vello microscopico. Te ne rendi conto? » Ma un’altra voce, mol¬
to più assordante, gridava al¬
l’angolo opposto: « Che impor¬
tanza ha? Che importanza può- avere? Tra l’altro, Noreen co¬
mincia a ingrossare di fianchi, e anche il suo seno non è più del tutto libero dalle necessità di sostegni. Di Kitty, non si può dire altrettanto ».
— Per dopodomani sera, al¬
lora. È un appuntamento — disse alla ragazza.
Per tutta la notte Bob litigò con il suo angelo.
« Non puoi consegnare quel¬
la famiglia agli avvoltoi del commercio » disse l’angelo affer¬
randolo alla nuca. « Ne faresti degli infelici! Lo comprendi? »
« E tu cerca di capire que¬
sto! » ringhiò Bob liberandosi dalla stretta e afferrando l’an¬
gelo in una presa a’ « forbice ».
« Io non voglio certo consegna¬
re i Benson nelle mani di qual- 35
cuno che li sfrutti. Tutto deve essere fatto tramite mio. Capi¬
sci? Tramite mio! »
Il mattino seguente telefonò al suo agente.
— Ci sono alcune cose che dovreste sottoporre all’attenzio¬
ne del signor Phillips Anhalt.
Cominciate a scrivere. Per gli uomini, capelli tagliati con sfu¬
matura molto alta sulla nuca.
Proprio così. Se la pelle rimane troppo bianca, si potrà ricorrere ai raggi di una lampada solare nello stesso locale del parruc¬
chiere. Ascoltate. Le donne si dipingeranno le unghie dei pie¬
di usando stampini a forma di stella. Sempre per le donne, verranno di moda gli abiti stile Kate Greenaway. Come? No, sono certo che Anhalt capirà cosa significa stile Kate Green- a’way. Poi, le donne eleganti porteranno turbanti avvolti alla moda delle Indie Orientali. So¬
no piuttosto complicati da far su, quindi penso che converrà venderli già confezionati. Sa¬
ranno di seta e di cotone. Avete scritto? Bene... I ragazzi, d’esta¬
te, porteranno blu-jeans al gi¬
nocchio e scarpe da tennis senza punta né tallone. Niente cami¬
cie né maglie... Petto nudo...
Come? No, non parlo del to¬
pless, Sto parlando dei maschi...
Dettò a Stuart anche tutte le informazioni sui libri, poi do¬
mandò un anticipo.
Il giorno dopo Stuart gli ri¬
ferì che Anhalt aveva parlato con Mac Ian. Il grande capo era entusiasta. Cosa gli aveva detto? Gli aveva detto: «Non risparmiare la benzina, Phil ».
Bob domandò e ottenne un nuovo anticipo. Quando No- reen gli telefonò, rispose in mo¬
do brusco.
La mattina del giorno in cui aveva l’appuntamentp con Kit- ty, telefonò per avere la con¬
ferma. O per essere più precisi tentò di telefonare. La centrali¬
nista gli disse che era spiacente, ma che quel numero non era più collegato alla linea. Bob prese un taxi e si fece portare nel Bronx. La casa era vuota.
Non solo delle persone, ma di tutto. Era rimasta soltanto la tappezzeria alle pareti.
Molti anni prima, circa al periodo della sua prima siga¬
retta, Bob era stato portato da un amico, verso le dieci e mezza di sera, in- una tranquilla via periferica. Appoggiata alla pa¬
rete di un garage c’era una sca¬
la. Non raggiungeva il tetto, tuttavia Bob e il suo amico era¬
no saliti con una agilità che, in un’altra occasione, avrebbe otte-
nuto la completa approvazione del loro maestro di ginnastica.
Il tetto era un eccellente posto di osservazione dei preparativi per andare a letto fatti da una giovane donna alla quale, evi¬
dentemente, nessunp aveva mai detto che si potevano anche chiudere le persiane. Improvvi¬
samente, si erano accese le luci di una finestra vicina, e il tetto del garage era stato illuminato in pieno. La donna li aveva vi¬
sti, e si era messa a gridare. Bob si era afferrato alla grondaia e aveva sgambettato nel vuoto, alla ricerca della scala. Ma la scala era scomparsa...
In quel momento provò la stessa sensazione.
Si sentì stordito, incredulo, e impotente. Si ricordò di avere visto in un vecchio film una si¬
tuazione simile. Sarebbe stata addirittura uguale, anzi, se lui avesse indossato una divisa mi¬
litare lacera; gli venne voglia di piangere e di mettersi ridicol¬
mente a correre per le stanze, come nel film, gridando un no¬
me e chiedendo se c’era qual¬
cuno.
Non c’era nessuno. E non avevano lasciato annotazioni o messaggi. A un tratto, gli parve di sentire un rumore alle spalle, e si girò di scatto. Si era quasi
aspettato di veder comparire sulla soglia il signor Benson, con una lampada a petrolio in ma¬
no, seguito da un vecchio negro.
E magari di sentir dire dal ne¬
gro : « Padron Bob, gli Yankees hanno bruciato tutto il coto¬
ne... ». Ma non c’era nessuno.
Andò a bussare alla casa ac¬
canto e domandò informazioni a una vecchia signora sdraiata in una sedia a dondolo.
.— Be’, non so —- disse quel¬
la con voce stridente. — Li ho visti salire in macchina e ho do¬
mandato : « Dove yé ne state andando, Hazel? ».
— Hazel?
—• Hazel Benson. Mi sem¬
brava aveste detto che li cono¬
scevate.
Sì. Sì, certo. Li conosceva.
— Be’, ho detto: « Dove ve ne state andando, Hazel? ». E lei mi ha risposto: « È arrivato il momento di cambiare, signo¬
ra Machen ». Sono scoppiati a ridere e mi hanno salutato, agi¬
tando la mano dal finestrino della macchina. Poi sono venuti quelli dell’agenzia di traslochi, e hanno portato via ogni cosa.
« Dove sono andati a stare, i Benson? » ho domandato. Ma non mi hanno usato la cortesia di rispondermi, dopo che vivo in questa zona da cinquanta- 37
quattro anni. Non una parola.
Ah...
Bob pensò di ricorrere al¬
l’astuzia:
— Sì, capisco cosa volete dire. So come si comportano quelli dell’Agenzia Braddock Brothers.
— Chi vi ha detto che fos¬
sero della Braddock Brothers?
Come v’è venuta un’idea simi¬
le? Erano della Sebastian Si- sters.
Questo fu quanto Bob Rosen riuscì a sapere. Da altri vicini di casa riuscì soltanto a ottene¬
re informazioni vaghe, quali :
« Kitty ha detto: ‘‘Ecco il vo¬
stro ferro per capelli. Non ne abbiamo più bisogno” ». « Sì, ieri stavo parlando con Bart Se¬
nior, e mi ha detto: “Voi mi capite, non ci si rende conto di essere in un fosso fin quando non si è costretti a guardare in alto per vedere il cielo”. » « Be’, questi Benson hanno sempre parlato in un modo strano, e io non ho dato peso alla frase fin quando... » e, « Ho detto a Bentley: “Vipera, perché do¬
mani non andiamo al Williams- bridge per passare in rivista i nostri compagni?” e lui mi ha risposto: “No, Vipera, domani non posso. I miei vecchi hanno messo in cartellone un nuovo
programma3’. Allora io ho det¬
to: “Peccato3’. E la sola cosa... »
— Che programma? — ave¬
va chiesto Bob.
— Sentite, non penserete che una Vipera vada in giro a rac¬
contare le sue cose. I suoi vec¬
chi avevano fatto qualche pia¬
no. Ecco tutto.
Proprio così. E Bob, rivestito a nuovo, rasato, profumato e con le tasche piene di soldi, non sapeva dove andare. Si guardò attorno. A due isolati di distan¬
za, sull’angolo, vide una insegna al neon. Harry’s (in verde) Bar and Grill (in rosso)...
— Dov’è Harry? — doman¬
dò alla donna di mezza età che stava dietro il banco.
— A una riunione della Log¬
gia — disse la donna. — Tor¬
nerà presto. Hanno soltanto po¬
che cose da discutere. Cosa vo¬
lete?
— Una sbornia di Bushmill.
Si domandò dove avesse già sentito quelle parole, nella fre¬
scura di un bar. Poi ricordò, e fu scosso da un brivido.
— Oh, avete fatto male — borbottò Stuart Emmanuel — molto male. Non dovevate an¬
dare di persona all’agenzia tra¬
sporti. Probabilmente avete in¬
torbidato le acque.
Bob chinò la testa. Il suo tentativo di strappare qualche informazione alla Sebastian Si- sters era stato un misero falli¬
mento. E continuava a vedere il volto di Kitty incorniciato dai lunghi capelli d’oro e a sentire la voce argentina della ragazza.
— Be’ — fece Stuart — ten¬
terò tutto il possibile.
Mantenne la parola, ma non bastò. Fu necessario esporre la situazione ad Anhalt. E Anhalt, dopo aver ascoltata la notizia, parlò con Mac. Mac mobilitò nelle ricerche tutte le forze della T. Oscar Rutherford, e si ven¬
nero a scoprire due cose.
Primo: la Sebastian Sisters aveva avuto soltanto l’indirizzo della casa di Purchase Place, tutti i mobili si trovavano in un magazzino della ditta, e l’affitto di quel deposito era stato pa¬
gato per due anni.
Secondo: il proprietario della casa di Purchase Place aveva detto: « Li ho informati che avevo avuto l’offerta di una per¬
sona che voleva comperare la casa, ma che non avrei venduto se fossero stati disposti a soste¬
nere un piccolo aumento d’af¬
fitto. Per risposta mi hanno spe¬
dito le chiavi ».
Tanto « Litde and Harpey’s », quanto « Scribbley’s Sons » ri¬
ferirono che Alt e Bart Ben- son avevano dato le dimissio¬
ni, senza dire dove sarebbero andati.
— Forse hanno deciso di fa¬
re un viaggio — suggerì Stuart.
— Forse li vedremo ricompa¬
rire fra non molto. Anhalt è a contatto con tutte le case edi¬
trici, e probabilmente verremo à sapere qualcosa.
Ma il grande Mac capì che era inutile nutrire ancora delle speranze.
— Me ne lavo le mani — disse ad Anhalt. — Stiamo solo perdendo il nostro tempo. E del resto, come vi è saltato in mente di mettere in piedi questa fac¬
cenda? — Il sorriso di Phillips Anhalt scomparve.
Passarono settimane e mesi.
Ma Bob Rosen non abban¬
donò mai le speranze. Fece in¬
dagini presso una quantità di scuole, per vedere se Bentley non vi fosse stato iscritto. Im¬
pegnò l’orologio per comprare pizze e hamburgers a decine di
« Vipere », e offrire innumere¬
voli whisky al giovane e alla ragazza che avevano preso il posto dei due Benson presso le case editrici.
In breve, continuò le ricer¬
che iniziate da Peter Martens.
Cercò le sorgenti del Nilo. Ave- 39
va mai trovato qualcosa il vec¬
chio Pete? Be’, sì, qualcosa ave¬
va trovato.
La strana natura delle coin¬
cidenze cicliche si manifestò, in un certo senso, nel classico feno¬
meno che una persona può gi¬
rare anni senza vedere uno zop¬
po con un berretto da baseball in testa, e vederne poi tre in un solo pomeriggio. A Bob Rosen capitò proprio questo.
Un giorno, stanco e sfiducia¬
to, accorgendosi che le note ar¬
gentine della voce di Kitty Ben- son si stavano affievolendo nel¬
la sua mente, Bob telefonò alla vecchia padrona di casa dei Benson.
— No — disse la donna — non ho più avuto nessuna noti¬
zia. E vi dirò anche chi non si è./atto più sentire: la persona che si era offerta di comperare la casa. Non si è fatta più viva, e quando gli ho telefonato mi ha riso in faccia. Bel modo di
trattare gli affari.
— Come si chiama? — do¬
mandò Bob senza alcun inte¬
resse.
— Un nome strano —- disse la padrona di casa. — E. Peter Shadwell, o qualcosa del gene¬
re. Che vada alPinfemo.
Bob mise sottosopra la casa per cercare il cartoncino perfo¬
rato che Shadwell, parecchio tempo prima, aveva staccato dal suo blocchetto. Poi lo colpì il fat¬
to che non gli venne neppure tra le mani il foglietto sul qua¬
le aveva scritto l’ultimo messag¬
gio del vecchio Martens e l’in- dirizzo dei Benson. Prese a sfo¬
gliare l’elenco categorico del te¬
lefono, ma non riuscì a trovare una sola traccia utile. Passò agli elenchi alfabetici. Shad, Shadd, -wel, -veli, -welle, etc.
Decise di chiedere a Stuart Emmanuel. L’infaticabile picco¬
lo agente era stato molto scos¬
so dalla perdita dei Benson (« E- ra l’affare della nostra vita », continuava a ripetere). Bob pen¬
sò che avrebbe potuto chieder¬
gli nuovi soldi per continuare le ricerfche. Percorrendo la Qua- rantaseiesima Est passò di fron¬
te a un bar in cui una volta era entrato con Noreen. Era stato uno sbaglio, perché la ragazza gli aveva fatto spendere un sac¬
co di soldi. Questo fatto gli ri¬
cordò che non la vedeva da pa¬
recchio tempo. Stava cercando di calcolare con esattezza da quanto, e se era il caso di tele¬
fonarle, quando vide i tre zoppi con il berretto da baseball.
Per non parlare in modo me¬
taforico, stava attraversando la strada, quando si vide il passo