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In Italia la situazione della letteratura dedicata ai più piccoli si presenta diversa rispetto a quella del resto d’Europa; il fattore pedagogico è predominante in un paese impegnato nella costruzione di un’unità nazionale, che richiederà molti sacrifici e sofferenze. Il risultato furono solo opere pedanti e noiose con fondamenti moralistici e didascalici senza alcuna ricercatezza nello stile. A dominare erano gli ideali religiosi e filosofici e le storie narravano esclusivamente di ragazzi modello da imitare. Se si vuole datare un’apparizione della letteratura per l’infanzia nel nostro paese, si fa risalire alla fine del XVIII secolo con le Novelle morali (1782) di Francesco Soave,97 per poi continuare con le Novelle morali e i Racconti storici del Taverna e il famoso Giannetto di Parravicini,

Il buon fanciullo di Cantù e infine con Le letture per fanciulli, un foglio mensile di Thouar

che appariva nella «Guida dell’educatore», diretta da Lambruschini. Questi erano testi con la sola funzione di educare, fornire principi morali da rispettare, non opere di “letteratura” per l’infanzia. I libri che volevano essere per un pubblico di minori avevano l’inglorioso destino di approdare, se avevano i requisiti, nelle scuole come letture. Tutti i romanzi usciti nell’Ottocento all’estero sono arrivati con notevole ritardo nel nostro paese; i libri, prima di poter essere pubblicati, erano tradotti e adattati perché non in sintonia con l’impostazione che caratterizzava la letteratura per l’infanzia dell’epoca. Solo a metà del diciannovesimo secolo si sviluppò un interesse verso la tradizione popolare. Tra i primi a comporre una raccolta di racconti ci fu Giuseppe Pitrè, intitolata Fiabe, novelle e racconti popolari

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Francesco Soave, padre somasco, fu professore a Milano e Parma, prima dell’Accademia dei Paggi e dal 1768 all’università, quindi ancora a Milano, al Liceo di Brera (1772). Direttore generale delle scuole della Lombardia dal 1786 al 1789, dopo l’arrivo dei francesi, nel 1796, ripara a Lugano dove ha come allievo, nel Collegio dei Somaschi, Alessandro Manzoni. Nel 1803 è nominato professore all’università di Pavia; alla sua morte lascia numerosissimi testi di carattere scolastico, critico e manualistico diffusissimi nel Lombardo- Veneto, lascia anche un volume di Novelle morali che rimasero molto impresse nella memoria dell’allievo Manzoni.

siciliani, alla quale seguirono quelle di altri autori; ma questo tipo di narrazione rimase

sempre sullo sfondo, rispetto al racconto istruttivo. Nell’Italia postunitaria la letteratura per l’infanzia si afferma come fenomeno popolare, nasce, infatti, per un’esigenza educativa. Marini spiega:

Uno degli strumenti che aiutò a sviluppare questa nuova letteratura sono le letture per ragazzi, che proponevano esempi di integrità morale, forza di carattere, dedizione al dovere, amor di patria, rispetto della famiglia, della religione, delle istituzioni, laboriosità, onestà, solidarietà con i meno fortunati.98

L’intento era alfabetizzare il popolo e acculturare l’infanzia borghese, aggiungendosi all’azione formativa della scuola, della famiglia e della chiesa. «La prima letteratura per la fanciullezza, dunque, non conosce il sorriso dell’arte, ma assume una severa connotazione pedagogica».99 Il proposito istruttivo si manifesta attraverso composizioni piuttosto corpose: esemplare è il caso di Le Memorie di un Pulcino di Ida Baccini. Nel racconto delle avventure del piccolo pulcino l’autrice inserì, oltre ai classici consigli educativi, anche nozioni e dati scientifici. Gino Capponi, nella sua opera pedagogica dal titolo

Frammento sull’educazione, delineò le linee guida per il libro per bambini e per ragazzi,

che avrebbe dovuto, secondo lui, avviare il giovane lettore a un mondo ideale di grandezza cui aspirare. La Nazione, trovandosi in un momento storico delicato, avverte una forte esigenza educativa per fornire un’adeguata formazione morale e civile, in modo da consolidare l’unificazione appena formatasi. Come il resto della narrativa, anche il genere del romanzo di formazione arriva con almeno un secolo di ritardo e si presenta quindi

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C.MARINI, La letteratura per l’infanzia: dalle origini al 1970, in A.NOBILE,D,GIANCANE,C.MARINI,

Letteratura per l’infanzia, cit., p. 49.

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ibridato, come il caso de I promessi sposi, in cui si mischia con il romanzo storico. In questi testi si respira un’idea positiva e vincente di Bildung, cioè di formazione, perché l’intento è dichiaratamente didattico e agisce come filtro valoriale che condiziona il plot. Due capolavori, più degli altri, hanno saputo mettere insieme le istanze del piacere e del sapere, segnando una prima fase di cambiamento e di apertura versi i giovani, Pinocchio e

Cuore; mentre ne Il giornalino di Gian Burrasca si percepisce ormai la crisi di questo

compromesso, poiché abbiamo il protagonista Giannino che combina guai pensando di adeguarsi agli insegnamenti degli adulti.100 L’Italia in questo campo si muoverà sempre con un certo ritardo rispetto ad altri paesi europei, in particolar modo Inghilterra e paesi nordici, i quali non a caso hanno prodotto i capolavori più noti della letteratura per l’infanzia. In Inghilterra la cultura letteraria dedicata ai bambini si stava già sviluppando nella prima parte del Settecento, al contrario in Italia bisogna aspettare la fine del secolo e anche oltre. Secondo Francesco Tronci un primo significativo modello inconsapevole lo abbiamo nel 1805 in Vincenzo Cuoco con Platone in Italia, per i suoi aspetti storico- ideologici, che affrontano il tema storico-politico del carattere degli italiani, il quale si sarebbe esteso a tutto il Risorgimento. Il viaggio nel tempo e nello spazio è un modo di Cuoco per parlare agli italiani e quindi di educarli, mostrando una forte vocazione pedagogica ed esaltando la supremazia della cultura italiana. L’idea di un’unità linguistica e culturale nazionale, com’è noto, è spesso stata osteggiata da singoli organismi regionali o pluriregionali, mentre a sostenerla sono stati gruppi ristretti d’intellettuali, che per questo ottennero il ruolo di “glorie nazionali”, oltre che di sostenitori dell’identità. Alcune tappe fondamentali segnano la crescita dell’unità linguistica in Italia; nel 1833 ci fu l’iniziativa

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da parte della Società fiorentina per l’istruzione elementare di indire un concorso per il miglioramento della scuola elementare attraverso la lettura e l’istruzione morale. Nel 1836 a vincere il concorso fu Alessandro Luigi Parravicini con il libro Giannetto. L’anno successivo fu pubblicato e adottato dalle scuole come libro di lettura, lo stile, pedante e nozionistico, era perfettamente in linea con la tradizione dell’epoca. Quest’opera per le sue caratteristiche formali si presentava ben poco adatta, se non addirittura inadatta ai ragazzi, con i suoi caratteri piccolissimi e fitti, le diverse centinaia di pagine, le illustrazioni inesistenti e la carta sottile, inoltre, non si dava spazio all’indole del bambino ma si susseguono solo monotoni insegnamenti.

Con l’opera di Collodi s’intravede una tipologia di protagonista diverso, un ragazzino più realistico, propenso anche alle monellerie, al quale però non sono risparmiati i classici ammonimenti; il distacco dalla tradizione precedente non era ancora avvenuto. Già diverso sarà il libro di Gian Burrasca nel 1920, scritto da Luigi Bertelli, conosciuto come Vamba, nel quale per quanto si possa trovare ugualmente una morale alla conclusione della storia, questa, evidenzia Gianna Marrone, è tratta dal protagonista che non perde occasione di ricordare come gli adulti molto spesso siano i primi a non rispettare le regole che impongono.

Un grande innovatore che ha saputo cambiare la prospettiva della letteratura per l’infanzia in Italia è stato Gianni Rodari, il quale centralizzò la figura del bambino. Egli crea con il suo lavoro un punto di rottura con il passato. Attento all’aspetto pedagogico dei libri, inserisce nelle sue storie temi forti come il razzismo, per rappresentare il desiderio di un’umanità libera da odio e ingiustizie con l’intenzione di formare l’uomo nuovo. Oltre agli ideali, è inserita la concretezza della quotidianità e l’uso creativo e talvolta ironico della lingua. Per lo scrittore è un continuo gioco di parole. Importante nella sua poetica è

anche lo stile: semplice, sempre facilmente comprensibile, con il frequente uso di figure, per arrivare con immediatezza.101 Lo spirito con cui entra nelle scuole è antiscolastico. L’inizio della carriera di Rodari è in sordina, lavorando come giornalista a «l’Unità» e inviato di «Paese sera», negli anni Cinquanta inizia a dirigere «Il Pioniere», un settimanale per ragazzi legato al partito comunista. Le tematiche care allo scrittore, il gusto per la parodia o la contrapposizione fra adulti e bambini appaiono già nei primi esperimenti degli anni Cinquanta come Il romanzo di Cipollino e Gelsomino nel paese dei bugiardi; ma le opere che lo hanno reso più popolare sono Filastrocche in cielo e in terra del 1960 e

Favole al telefono del 1962.

Gli scritti critici e d’indagine veri e propri sulla letteratura per l'infanzia in Italia si sviluppano nel 1972, con la pubblicazione di Antonio Faeti Guardare le figure.Prima di allora studi in merito non erano diffusi e difficilmente gli editori si azzardavano a pubblicare qualcosa che fosse visto con sospetto dalla critica. Critica che appunto per troppo tempo ha trascurato e denigrato, basti pensare a Croce, i testi dedicati all’infanzia. Solo nel corso del XX secolo si riesce faticosamente a raggiungere un riscatto, ma si parla soprattutto dell’ultimo ventennio, in cui alcune case editrici decidono di dedicare la propria produzione esclusivamente alla letteratura per l’infanzia e per l’adolescenza, specializzandosi nel settore. Durante l’Ottocento questa letteratura ottiene maggiori spazi nei giornali, nei settimanali e nei settori della stampa meno raffinati e costosi. Come nota Boero il ritardo storico e oggettivo non ha impedito che ci fosse un’autonomia di sviluppo, ma sempre improntata a una vocazione al realismo, al “caso” esemplare, all’ipoteca pedagogica.102 La pubblicazione di Pinocchio si deve prima di tutto a un giornale che ne

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Cfr. C.RODIA, La narrazione formativa, cit., pp. 131-138.

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pubblica le avventure a puntate sulle pagine del «Giornale dei bambini», nel primo numero, il 7 luglio del 1881. Collodi con il suo Pinocchio nel 1883 e qualche anno dopo nel 1886 De Amicis con Cuore diventano i capostipiti della letteratura per ragazzi in Italia; i due capolavori sono diversi ma avranno entrambi un successo senza pari e rappresenteranno il punto d’unione e il punto di rottura tra Ottocento e Novecento. Con Collodi comincerà a diffondersi una letteratura divulgativa e divertente che assume una nuova fisionomia, anche se non sarà abbandonata del tutto la presenza di un messaggio moralistico. Con l’Unità si assiste a una svolta positiva in questo campo, mentre durante le guerre l’intervento del governo ha pesato molto sulle pubblicazioni, in quanto si mirava alla propaganda proprio attraverso le storie per i ragazzi. Nel dopoguerra si ha una situazione di stallo: da una parte si avvertiva il bisogno di una svolta attraverso una riforma scolastica; dall’altra però le risorse e le attenzioni erano rivolte a ben altri problemi come il risanamento dello Stato. Successivamente, nel ventennio fascista, avviene attraverso i libri un vero e proprio indottrinamento, soprattutto attraverso censura e divieti piuttosto che nuove ed efficaci proposte. Oltre alla figura di Rodari, un altro intellettuale che ha segnato la produzione letteraria infantile italiana è stato Calvino; egli per richiesta della casa editrice Einaudi compose un’opera nuova, raccogliendo tutte le fiabe da nord a sud della penisola e intitolandola Fiabe italiane. Contrariamente a Rodari che, come descrive nella

Grammatica della fantasia, vuole servirsi dell’immaginazione, anche partendo da una sola

parola, per creare nuove favole. Calvino s’immerge nel mondo per bambini, nonostante nascesse come scrittore per adulti.

di letteratura per l’infanzia, vol I Danimarca, Francia, Italia, Portogallo, Regno Unito, a cura di Alessandra

La letteratura del ventesimo secolo si lascia alle spalle il compito di formare i ragazzi e i bambini, preferendo produrre storie di eroi e avventure, in cui il messaggio rimane implicito. Nel nuovo secolo si predilige porre questioni umane e morali, anche se il processo è stato lento e tutt’oggi le idee riguardanti la letteratura per l’infanzia e la sua funzione prettamente educativa sono difficili da scardinare.