Cosa distingue uno scrittore per bambini e ragazzi da uno per adulti? Di libri nati per adulti e diventati classici per ragazzi la storia è piena. Allora perché si stabiliscono dei limiti? I libri che leggono i giovani, perché non possono leggerli gli anziani? È palese l’esistenza di testi che piacciono a grandi e piccoli, senza distinzione, quelli che tutti chiamano classici. Chi scrive bene, senza orpelli, incontra sicuramente anche il favore dei giovani. Per questo scrittori come Twain, Stevenson e Dickens hanno riscosso successo prima dai ragazzi che dagli adulti. Come già accennato in precedenza, prima di un certo periodo la letteratura non era concepita per un pubblico giovane, poiché mancava la concezione d’infanzia e adolescenza: chiunque, senza distinzioni, leggeva le stesse opere che fosse piccolo o grande. La letteratura classica oggi viene per gran parte fatta rientrare nella letteratura per i giovani, ma quando in origine fu pensata dai suoi autori era per lo più rivolta a un pubblico adulto. Il cambiamento del destinatario è stato dovuto a più fattori: pedagogici e letterari. Ad esempio, De La Fontaine scrisse le Favole per un interesse verso il mondo classico e autori quali Esopo, Fedro e Plutarco e per amore verso la poesia. Invece i fratelli Grimm, Jacob e Wilhelm Karl, s’impegnarono per comporre la raccolta sistematica di racconti popolari trascritti dalla tradizione orale per motivazioni filologiche.
Lo studio scientifico dei due filologi non poteva certamente essere rivolto a dei fanciulli, ma prima di tutto ad altri intellettuali. L’operato si spinse anche fuori dal paese tedesco e si concentrò su più periodi storici. Il punto di forza della raccolta si dimostrò lo stile piacevole, com’è stato per tutte le altre raccolte di fiabe, non ultima quella di Calvino. Di fatto le fiabe sono da sempre rivolte al popolo e si ripercorrono i problemi del genere umano, cercando di dare la motivazione giusta per superarli anche quando non ci sono altri mezzi, usando la magia. Lo studio di Jacob e Wilhelm fa comprendere «come il senso della tradizione e la rielaborazione del messaggio orale dei popoli può costruire un mezzo per aiutare le generazioni successive ad avvicinarsi alla comprensione di quei problemi che non hanno mai abbandonato l’umanità».103
Non c’era quindi l’intenzione di rivolgersi direttamente ai bambini. Così come i generi della fantascienza, dell’horror e del fantasy, che affascinano i bambini a tal punto da essere entrati nella letteratura giovanile.
Tipico fenomeno del Novecento, oltre ai libri d’impegno sociale, evidenzia Marini è il cimentarsi di scrittori per adulti nei libri per bambini. Celebre è il caso di Dino Buzzati, con La famosa invasione degli orsi in Sicilia del 1945, oltre al già citato Italo Calvino, con
Il visconte dimezzato, Il barone rampante e il cavaliere inesistente, fino a Marcovaldo. In
questi romanzi l’autore ha coniugato il realismo, l’elemento fantastico, l’umorismo e il gusto per il paradossale, servendosi di una scrittura elegante, ma anche di uno spirito anarchico per denunciare gli aspetti più alienanti della civiltà tecnologica.104
La posizione di Giovanni Maria Bertin sullo scrivere per bambini è interessante, in quanto fa risaltare la difficoltà a causa del fatto che il libro deve stimolare l’immaginazione e il linguaggio artistico da adottare dev’essere chiaro e piacevole, non bambinesco. La tesi
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G.MARRONE, Storia della letteratura per l’infanzia, cit., p. 89.
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di Bertin, spiega Gianna Marrone, è avvalorata dalla maggiore partecipazione dei bambini alla lettura di opere classiche come fiabe, racconti popolari, miti, leggende, che ora rientrano nella letteratura per ragazzi ma originariamente erano rivolte a un pubblico adulto. Il punto di forza di questi libri è l’elemento magico, surreale, fantastico, che permette al bambino di evadere dal mondo pieno di regole stabilite da adulti che per lui sono ancora incomprensibili.
Bianca Pitzorno, scrittrice sia per l’infanzia sia per gli adulti, nei suoi testi critici difende la sua posizione spiegando che i libri per bambini non possono rappresentare solo un passatempo e uno svago dalla stesura di opere per adulti. Definisce il suo operato nel campo infantile come un’«ambiziosa ricerca di scrivere testi per bambini che abbiano un valore intrinseco al di là del tempo, delle mode e dei dati di vendita».105 La definizione del libro per bambini o per ragazzi si contrappone a quella del libro per adulti. Allora ponendosi l’obiettivo di distinguere che elementi si trovino in un campo piuttosto che nell’altro: individua solo un fattore completamente estraneo alla letteratura giovanile. Per spiegare questo caso, la scrittrice fa l’esempio dell’extraterrestre che deve ordinare e dividere i libri di una famiglia: quelli dei genitori da quelli dei figli. Il solo fattore presente nella letteratura per adulti che in nessun modo si presenta in quella per i giovani è «l’assenza di erotismo descritto o riferito in modo esplicito».106 In realtà con l’arrivo del nuovo secolo il tabù del sesso è stato infranto, anche se è stato affrontato solo in quella categoria che è una via di mezzo tra il ragazzo e l’adulto, quella che chiamano young
adults o giovani adulti. Il modo in cui lo si tratta è impacciato, mai affrontato con
disinvoltura, alla pari di molti altri aspetti della vita, ma sempre trattato come il
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BIANCA PITZORNO, Storia delle mie storie. Miti, forme, idee della letteratura per ragazzi, Milano, Pratiche
editrice, 20022 (1995), p. 13.
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«problema»107 principale attorno al quale girava tutta la vicenda. La mancanza della trattazione dell’argomento è dovuta sia al fatto che costituisca un tabù, sia all’assenza d’interessa nella fascia dei minori di dodici anni. Tale teoria è dimostrata dai romanzi di Defoe, tra i quali solo quelli di avventura come Robinson Crusoe sono entrati a far parte della letteratura infantile. Infine, riprendendo l’esempio della Pitzorno, un giorno le capitò di incontrare una classe in cui l’insegnante non riusciva a far leggere ai bambini neanche un libro di poche pagine e, interrogando la classe, scoprì che gli alunni non si erano risparmiati la fatica di leggere It di Stephen King, un libro corposo che non risparmia scene piuttosto cruente e amori non platonici, ma ciò che veramente era rimasto loro della lettura era: «La rabbia impotente del più debole nei confronti del più forte, il senso eroico dell’amicizia, la paura della malvagità senza forma, la capanna nascosta sotto le piante, le corse in bicicletta, le filastrocche scaramantiche, i genitori che non capiscono, il delizioso senso di rivincita»,108 tutti elementi che sono parte della loro esperienza quotidiana e rientrano nei loro desideri; tutto il resto per loro è superfluo alla storia e quindi non gli danno peso. La scrittrice conclude la sua analisi sui libri per bambini e sullo scrittore affermando che perché rientrino nei gusti del ragazzo devono contenere un insieme di fattori che fanno parte del suo interesse e non di quello dell’adulto. Il libro dovrebbe essere in grado di connettersi con l’esperienza interiore del giovane lettore, con il suo sistema di valori e con «il suo modo di organizzare mentalmente il significato della vita».109
107 Ibidem. 108 Ivi, p. 22. 109 Ibidem.