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La catechesi nella Chiesa di Leone XII

Giuseppe Biancardi

Quando nel 1823 il cardinale della Genga sale al soglio pontificio come Leone XII, la Chiesa ha nella predicazione e nella catechesi uno dei dispositivi pastorali più consolidati e articolati. In effetti, per dare esecuzione ai dettati del concilio tridentino, tutti i sinodi e i conci-li provinciaconci-li che si susseguono in epoca moderna ne riprendono di volta in volta anche le disposizioni relative al munus docendi del clero, specificandole nel dettaglio1. Pertanto, il servizio della Parola nella Chiesa della Restaurazione ha ormai raggiunto una configurazione precisa, con una impostazione sostanzialmente uniforme, non sol-tanto dichiarata ma tradotta effettivamente in pratica da un clero che, nel complesso, sembra aver superato le ben note criticità in am-bito culturale e morale manifestate per buona parte dell’epoca mo-derna2.

Il rilancio del munus docendi in ambito catechistico e il suo contesto

Di più: nello stesso periodo il dispositivo vede un forte e genera-lizzato rilancio, finagenera-lizzato a un ritorno non solo all’ordine religioso e

1 Studiano queste indicazioni: G. Aranci, Il modello catechistico tridentino, in L.

Meddi (a cura), Diventare cristiani. La catechesi come percorso formativo, Lucia-no Editore, Napoli 2002, pp. 159-166; A.M. Burlini Calapaj, Le indicazioni del Concilio di Trento circa la predicazione e la loro incidenza nella prassi, in L’omelia, atti della XXXVIII settimana di studio dell’Associazione professori di liturgia a cura di P.A. Chiaramello (Capaccio, 30 agosto – 3 settembre 2010), C.L.V. – Edizioni Liturgiche, Roma 2012, pp. 43-69.

2 Sul clero ottocentesco in generale, cf. P. Stella, Il clero e la sua cultura nell’Otto-cento, in G. De Rosa et al. (a cura), Storia dell’Italia religiosa, 3: L’età contempora-nea, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 87-113; M. Guasco, La formazione del clero, Jaca Book, Milano 2002; su quello italiano in particolare Idem, Storia del clero in Italia dall’Ottocento a oggi, Laterza, Roma-Bari 1997.

morale prerivoluzionario, ma altresì a quello civile, ambedue sconvol-ti dagli evensconvol-ti rivoluzionari. Il rilancio, infatsconvol-ti, avviene nel contesto ben noto dell’atteggiamento assunto complessivamente dalla Chiesa nei confronti della “rivoluzione” nata dalla modernità ed emblema-ticamente rappresentata dalla Rivoluzione francese: una presa di po-sizione segnata da rifiuto, condanna e lotta per tornare a una società integralmente cristiana a livello di singoli e di collettività, sul mo-dello del mondo occidentale prerivoluzionario, in particolare quello medioevale, idealizzato acriticamente come cristiano3.

Proprio per l’intenzionalità che vi soggiace, la riproposizione della dimensione evangelizzatrice della pastorale avviene però in termini sostanzialmente tradizionali, per cui trattare della cura dell’annuncio catechistico nell’età di Leone XII significa in buona parte riprenderne la storia precedente. Lo conferma lo sguardo che in queste pagine si indirizza sul tema specifico della catechesi o, secondo la terminologia più comune allora come oggi, del catechismo; termine che viene ad assommare diversi significati, dal momento che rinvia contempora-neamente ai contenuti del messaggio cristiano, al testo che li racco-glie, al momento e alle modalità del suo insegnamento4.

Data la sua importanza nel complesso della comunicazione ca-techistica, per lo sviluppo della nostra analisi possiamo prendere le mosse precisamente dal catechismo-testo.

3 Tra gli svariati titoli sull’argomento si segnalano: R. Manselli, Il Medioevo come

«christianitas»: una scoperta romantica, in V. Branca (a cura), Concetto, storia, miti e immagini del Medio Evo, Sansoni, Firenze 1973, pp. 51-89; G. Miccoli, Fra mito della cristianità e secolarizzazione. Studi sul rapporto chiesa-società nell’età contemporanea, Casale M., Marietti 1985; O. Chadwich, Società e pensiero laico.

Le radici della secolarizzazione nella mentalità europea dell’Ottocento, SEI, Torino 1989; D. Menozzi, La Chiesa cattolica e la secolarizzazione, Torino, Einaudi 1993;

R. Rémond, La secolarizzazione. Religione e società nell’Europa contemporanea, La-terza, Roma-Bari 1999.

4 Un’accurata storia della catechesi dell’epoca di cui ci occupiamo è in P. Braido, Storia della catechesi, 3: Dal «tempo delle riforme» all’età degli imperialismi (1450-1870), LAS, Roma 2015 (con abbondante bibliografia); cf. specialmente le pp.

527-608.

Il testo di catechismo: finalità e contenuto

Sotto il pontificato di Leone XII il testo catechistico ha ormai una sua configurazione precisa, sviluppatasi soprattutto con il secolo XVI sulla base di abbozzi rintracciabili in epoche precedenti5.

La sua finalità continua anche nell’Ottocento a essere quella che ne ha motivato la lontana origine: vincere l’ignoranza religiosa ra-dicata nel popolo cristiano, fonte di immoralità e dunque causa di dannazione eterna6.

Allo scopo, il libretto di catechismo esprime sotto forma di do-mande e risposte tutte le verità che il credente è tenuto a conoscere.

E lo fa con il linguaggio proprio della teologia, per cui il formulario di-venta un manualetto sintetico di teologia, abbandonando la lezione dei Padri, per i quali le fonti primarie del ministero catechistico erano da individuare nella Bibbia (catechesi come narratio historiae salutis)7 e nella liturgia. A partire dalla sua nascita, insomma, il catechismo registra in crescendo una vera e propria “deriva teologizzante”, e ad-dirittura razionalizzante, dalle molteplici cause8. Inizialmente queste sono le controversie che agitano la Chiesa di epoca moderna ad extra,

5 Per la storia dei catechismi ci si può riferire al classico J.-C. Dhôtel, Les origines du catéchisme moderne d’après les premiers manuels imprimés en France, Aubier-Montaigne, Paris 1967, e, per un suo aggiornamento, oltre al cit. Braido, Storia della catechesi, a: B. Marthaler, The Catechism Yesterday and Today: the Evolu-tion of a Genre, The Liturgical Press, Collegeville (MN) 1995; J. Molinario, Le catéchisme, une invention moderne. De Luther à Benoît XVI, Bayard, Montrouge 2013, e ai recenti saggi monografici raccolti sotto la voce Catechismi, “Rivista Storica Italiana”, CXXIX, 2017, pp. 73-260.

6 Valgono anche per tutta l’epoca moderna le osservazioni raccolte da J. Delume-au, Il cattolicesimo dal XVI al XVIII secolo, Mursia, Milano 1976, pp. 201-224, nel cap. La leggenda del Medioevo cristiano. Nel secolo XIX, pur sempre presente, è meno evidente e immediata l’altra motivazione che nei secoli precedenti aveva giustificato la redazione dei catechismi: l’esigenza di formulare con chiarezza i contenuti della fede cattolica in opposizione alle dottrine dei Riformatori (e vi-ceversa).

7 In proposito è d’obbligo il riferimento almeno alla Demonstratio o Epídeixis di Ireneo di Lione e, più ancora, all’agostiniano De catechizandis rudibus.

8 Cf. G. Bedouelle, Nascita del catechismo, “Communio”, XII, 1983, 67, pp. 34-52;

qui p. 51.

nei confronti dei Riformatori. Successivamente, nel secolo XVII, ri-fluiscono di fatto nei catechismi i grandi dibattiti ad intra che interes-sano il campo teologico-sistematico e morale. Con il Settecento, poi, l’influsso dell’Illuminismo porta ad accusare vari testi catechistici precedenti, pur autorevoli, di aver troppo “popolarizzato” le formu-lazioni della fede9 e, per reazione, a redigere sussidi più precisi sul versante dottrinale. Pertanto, specialmente tra Sette e Ottocento il catechismo diventa, anche nella sua titolazione, “dottrina”: una im-postazione di fondo che andrà sviluppandosi ulteriormente per tutto il secolo XIX, a fronte delle sfide recate alla fede dalla temperie cul-turale dell’epoca, sempre più lontana dal pensiero cristiano ed eccle-siale.

Per completezza di discorso, va aggiunto che non mancano li-bretti che valorizzano con modalità diverse la Sacra Scrittura, come dimostra la sussidiazione catechistica elaborata in Francia tra Sei e Settecento da J.-B. Bossuet, F. Fénelon e C. Fleury, autore di un ce-lebre Catéchisme historique (1683)10. Si tratta però di opere quantita-tivamente minoritarie e sempre soccombenti sotto il predominio di quelle a impostazione teologica.

Le strutture fondamentali del catechismo

Nel predominante formulario dottrinale, la disposizione dei con-tenuti segue due schematizzazioni fondamentali. La più antica, ri-scontrabile già nel Cinquecento, colloca al primo posto gli articoli del credo attinenti alla virtù teologale della fede. A essi segue la presenta-zione dei sacramenti, dei comandamenti e precetti della Chiesa, cioè l’illustrazione delle esigenze della carità. L’esposizione termina con la trattazione della preghiera, espressione della virtù della speranza. Si

9 Emblematici esempi di una catechesi troppo “volgarizzata”, ieri ma anche oggi, sono raccolti da L. Resines Llorente, De la fe maltratada a la fe bien tratada. Lo peor y lo mejor de los catecismos españoles, PPC, Madrid 2008.

10 I tre autori sono illustrati in É. Germain, Langages de la foi à travers l’histoire.

Mentalités et catéchèse. Approche d’une étude des mentalités, Fayard-Mame, Paris 1972, pp. 81-97 e 124-128. In merito ai catechismi del Bossuet, cf. lo specifico studio: Catéchismes, mémoire d’un temps: 1687. Les manuels diocésains de Paris et de Meaux (Bossuet), Desclée, Paris 1988.

tratta dunque di una suddivisione che distribuisce la tematica cate-chistica in quattro parti, mostrando correttamente, grazie alle prime due, il primato dell’iniziativa gratuita di Dio, cui l’uomo risponde con l’osservanza della legge divina e la preghiera.

Con il Seicento, gli stessi contenuti vengono raccolti attorno a tre nuclei individuati a partire dai tre doveri dell’uomo nei confronti di Dio; la creatura: a) deve credere alle verità rivelate da Dio; b) osserva-re i suoi comandamenti; c) utilizzaosserva-re i mezzi necessari per chiedeosserva-re e ottenere la grazia che gli permette di credere e osservare; vale a dire, la preghiera che invoca la grazia stessa, e i sacramenti che la conferi-scono. Uno schema che, rispetto al precedente, può essere qualificato come meno corretto sotto il profilo teologico, in quanto decisamente più antropocentrico. Ma è la ripartizione che troverà la sua più ampia utilizzazione proprio nell’Ottocento, precisamente grazie anche alla sua chiarezza sotto il profilo razionale e logico11.

I catechismi in uso in età leonina

A questo punto ci si può chiedere quali siano stati i testi di catechi-smo in uso negli anni del pontificato di Leone XII. Dal momento che, per dirla un po’ sbrigativamente con Massimo d’Azeglio, la Chiesa della Restaurazione «teme il presente, e s’attacca al passato per istin-to di conservazione»12, non stupirà il trovarvi ancora l’uso pacifico di alcuni grandi e “classici” formulari elaborati nel secolo XVI che, strutturati in quattro parti, hanno attraversato tutta l’epoca moder-na diffondendosi in aree vastissime della Chiesa. È il caso, ad esem-pio, del Parvus catechismus catholicorum di P. Canisio che, a partire dalla sua pubblicazione (1559), trova una plurisecolare diffusione in tutti gli ambienti gesuiti e nelle nazioni del Nord e Centro Europa13.

11 Sulle schematizzazioni seguite nella comunicazione catechistica si veda ancora Braido, Storia della catechesi cit., pp. 33-79. In merito al loro diverso valore teo-logico, cf. C. Schönborn, Les critères de rédaction du “Catéchisme de l’Église catho-lique”, “Nouvelle Revue Théologique”, CXV, 1993, pp. 161-168; qui pp. 161-163.

12 M. d’Azeglio, I miei ricordi, 2 voll., Barbèra Editore, Firenze 1867; qui vol. 2, p. 222.

13 Su questo e sugli altri catechismi canisiani (la Summa doctrinae christianae del 1555, e il Catechismus minimus del 1556), cf. Braido, Storia della catechesi, pp.

114-126.

Continua pure la presenza autorevole del tridentino Catechismus ad parochos (1566) che, soprattutto a partire da metà Settecento, di-venta “il” catechismo di riferimento di ogni zelante pastore in cura d’anime14. Larghissima diffusione anche nell’epoca di cui ci occupia-mo hanno pure altri classici libretti di dottrina redatti sul finire del Seicento: quelli dei gesuiti J.M. Ripalda (1586?), G. Astete (1592?) e R. Bellarmino (1597 e 1598). I testi dell’Astete e del Ripalda pre-dominano fino a Novecento avanzato nello spazio iberico, in tutta l’America Latina e nelle Filippine15. Dei due formulari redatti dal Bel-larmino, La dottrina cristiana breve (1597) e la Dichiarazione più copio-sa della dottrina cristiana (1598), è soprattutto la prima che tra Sei e Ottocento conosce centinaia di edizioni e molteplici versioni in altre lingue, diventando strumento di catechesi non solo tra i Gesuiti ma in vari Paesi di missione; a Roma, in particolare, la “breve”, chiamata popolarmente Dottrinella, almeno nella intenzioni dei papi16 resta in vigore come unico catechismo fino al 1905, quando cederà il posto al Compendio di Pio X17.

14 Cf. ivi, pp. 127-142, e ora: M. Al Kalak, La nascita del Catechismo Romano, “Re-vue d’Histoire Ecclésiastique”, CXII, 2017, pp. 126-168.

15 Ha curato l’edizione critica delle due dottrine L. Resines Llorente, Catecismos de Astete y Ripalda, BAC, Madrid 1987. Successivamente, lo stesso studioso, nel suo La catequesis en España. Historia y textos, BAC, Madrid 1997, pp. 237-248, ha sviluppato la tesi secondo cui i due formulari avrebbero come unico autore l’A-stete. Per più recenti approfondimenti: M.Á. Carcía-Garrido, Le catéchisme du jésuite Gaspar Astete au service de l’instruction religieuse de l’enfance dans l’Espagne moderne, in M. Colin (a cura), Les catéchismes et les littératures chrétiennes pour l’enfance en Europe (XVIe-XXIe siècle), Presses Universitaires de Bordeaux, Borde-aux 2014, pp. 71-87.

16 In realtà, la Dottrinella, specie tra Sette e Ottocento, dovrà sovente lasciare spa-zio a vari altri catechismi. Cf. M. Lupi, L’istruspa-zione religiosa a Roma tra Settecento e Ottocento, in L. Proietti (a cura), Il mestiere dello storico tra ricerca e impegno civile. Studi in memoria di Maria Cristina Giuntella, Aracne, Roma 2009, pp. 35-56;

qui p. 44, e quanto si dirà per le scuole romane del XIX secolo.

17 Si rinvia ancora a Braido, Storia della catechesi cit., pp. 198-203. Sulla catechesi nella città di Roma tra Cinque e Ottocento, si vedano, F. Pascucci, L’insegnamen-to religioso in Roma dal Concilio di TrenL’insegnamen-to ad oggi, Scuola tipografica Pio X, Roma 1938; M. Cattaneo, Per una religione convertita. Devozioni, missioni e catechismi nella Roma del Settecento, “Ricerche per la Storia Religiosa di Roma”, X, 1998,

Sotto il profilo catechistico, l’epoca di papa della Genga è pure se-gnata dalla diffusione dei catechismi diocesani che vengono a inte-grare i grandi formulari di cui sopra, ereditati dal passato. Lo svilup-po dei testi dovuti allo zelo dei vescovi diocesani, registrabile da metà Seicento a partire specialmente dalla Francia, trova la sua ragione principale nel fatto che finalmente si fa diffusa tra i presuli postri-dentini la consapevolezza della loro responsabilità in ordine al pro-prio munus docendi. Così, a titolo d’esempio, possiamo ricordare che tra i secoli XVIII e XIX, in buona parte del Nord dell’Italia troviamo molti formulari diocesani liberamente derivati dal Compendio del ve-scovo di Mondovì, monsignor M. Casati (1765), mentre nelle altre zone della penisola si registra una forte presenza del “Bellarmino”, arricchita però da svariati testi diocesani difficilmente riconducibili a un filone unitario18.

Anche nell’Ottocento dobbiamo insomma registrare la predomi-nanza di autori che danno origine a una sussidiazione catechistica sostanziata di “dottrina” teologica. Il predominio non esclude però totalmente la presenza di testi che coniugano formulazione teologica della verità e linguaggio biblico. Lo dimostrano le perduranti ristam-pe del Catéchisme historique del Fleury e, nei primi decenni del secolo, il vero e proprio fiorire di catechismi storico-biblici per la scuola che è dato costatare in Germania e nei domini degli Asburgo tra Sette e Ottocento, a opera di autori quali B. Overberg, J.M. Sailer, B. Galura, A. Jais, Ch. Von Schmid, J.B. Hirscher, G. Mey, per non citare che i

pp. 273-310; M. Lupi, Per una storia sociale della religiosità a Roma. La catechesi parrocchiale negli ultimi anni dello stato pontificio, “Rivista di Storia della Chiesa in Italia”, LV, 2001, pp. 59-108; Idem, L’istruzione religiosa a Roma tra Settecento e Ottocento cit., e i titoli segnalati in nota 27.

18 Più dettagliate indicazioni in: P. Braido, Catechesi e catechismi tra ripetizione, fedeltà e innovazione in Italia dal 1815 al 1870, in Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa, Problemi di storia della Chiesa. Dalla Re-staurazione all’Unità d’Italia, atti del convegno (Pescara, 6-10 settembre 1982), Dehoniane, Napoli 1985, pp. 13-78; qui p. 47; L. Nordera, Il catechismo di Pio X.

Per una storia della catechesi in Italia (1896-1916), LAS, Roma 1988, pp. 41-59; G.

Biancardi, U. Gianetto, Storia della catechesi, 4: Il movimento catechistico, LAS, Roma 2016, pp. 381-385.

più noti19, senza dimenticare l’apporto in chiave storico-biblica della Scuola di Tubinga.

Il catechismo tra proliferazione di testi e tendenza alla unifi-cazione

Il pullulare di formulari redatti dai presuli diocesani, cui s’è fatto cenno or ora, ci porta alla considerazione di un ulteriore aspetto della vicenda dei catechismi sotto il pontificato di Leone XII: il problema della loro unificazione. Per svariate ragioni, infatti, tra cui l’accennata presa di coscienza dei vescovi in merito al loro compito di maestri della fede20, a partire dal secolo XVII assistiamo a una vera e propria proliferazione dei formulari di dottrina, con il risultato che nella se-conda metà del secolo XVIII si constata nel tessuto ecclesiale la pre-senza di una «mostruosa babilonia di catechismi»21. Come reazione si ha la richiesta insistente di unificare la sussidiazione, ai fini di un ministero catechistico che si vuole più sicuro soprattutto sotto il pro-filo dell’ortodossia.

Degno di nota è il fatto che una prima risposta a questa domanda la si registra non in ambito ecclesiale ma a livello di poteri civili: del 1777 è l’Einheitskatechismus, il formulario unico imposto da Maria Teresa d’Austria nei suoi domini22, mentre di una trentina d’anni

po-19 A una esauriente presentazione di questi autori dedica un intero cap. Braido, Storia della catechesi cit., pp. 534-555.

20 Nel rispetto dell’economia del presente contributo possiamo soltanto elencare telegraficamente queste cause: la perdurante costatazione dell’ignoranza religio-sa; le controversie interne ed esterne alla Chiereligio-sa; la progressiva specializzazione della catechesi che porta a redigere testi per destinatari diversi; lo zelo pastorale che induce singoli pastori in cura d’anime a scrivere propri formulari; l’antige-suitismo del Settecento che porta a emarginare i classici catechismi sopra citati, tutti di gesuiti, e a sostituirli con testi diversi; l’invenzione e diffusione della stampa. Per più precise e documentate affermazioni cf. Biancardi, Gianetto, Storia della catechesi cit., pp. 61-65.

21 È il titolo del cap. IV dello studio di P. Vismara Chiappa, Il «buon cristiano». Di-battiti e contese sul catechismo nella Lombardia di fine Settecento, La Nuova Italia, Firenze 1984, pp. 118-147.

22 Ricostruisce la vicenda, evidenziandone le difficoltà, Vismara Chiappa, Il «buon cristiano» cit.

steriore è il Catéchisme di Napoleone, da lui reso obbligatorio in tutto il suo impero (1806)23 e destinato a seguirne le sorti. Ovviamente si tratta di testi ispirati ai principi del giurisdizionalismo, intesi e voluti fondamentalmente in funzione della ideologia politica dominante al momento, come ben dimostra il testo napoleonico, dove come lezio-ne più importante è segnalata quella che, istruendo intorno al quarto comandamento, elenca minuziosamente i doveri dei sudditi nei con-fronti del sovrano24.

La risposta della Chiesa al problema, invece, tarderà. Non soddi-sfatta al passaggio tra i secoli XVIII e XIX, l’esigenza di una maggiore unitarietà nella sussidiazione catechistica crescerà fino al Vaticano I: il concilio approverà il progetto di un unico catechismo universale per i fedeli che però non sarà mai promulgato, restando pertanto let-tera morta25.

23 Lo studio più completo sul formulario napoleonico rimane ancora quello di A.

Latreille, Le Catéchisme Impérial de 1806. Études et documents pour servir à l’hi-stoire des rapports de Napoléon et du clergé concordataire, Le Belles Lettres, Paris 1935. Sulla sua difficoltosa diffusione fuori dalla Francia, si vedano i più recenti:

C. Vilanou, El Catecismo imperial: su presencia en España, “Historia de la Educa-ción. Revista Interuniversitaria”, VII, 1988, pp. 67-73; I. Pederzani, Il catechi-smo imperiale del 1806 “non della chiesa ma del governo francese”: la traduzione ita-liana, in Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, La formazione del primo Stato italiano e Milano capitale 1802-1814, incontro di studio (Milano 13-16 novembre 2002), a cura di A. Robbiati Bianchi, Edizioni Universitarie LED, Milano 2006, pp. 631-668.

24 Cf. B. Plongeron, Le Catéchisme impérial (1806) et l’irritante leçon VII, in R. Bro-deur, B. Caulier (a cura), Enseigner le catéchisme: autorités et institutions XVIe -XXe siècles, Les Presses de l’Université Laval-Cerf, Québec-Paris 1997, pp. 141-159. La lezione è riportata in Braido, Storia della catechesi cit., pp. 522-523. Un legame, quello tra catechesi (e pastorale in genere) e ideologia politica, che con-tinuerà in termini particolarmente espliciti pure negli anni della Restaurazione, quando la Chiesa si impegnerà anche per il ritorno all’ordine civile precedente al 1789.

25 La sintesi più recente sull’argomento è in G. Biancardi, Il Vaticano I e il decreto De parvo catechismo universali, in M. Baumeister et al. (a cura), Il Concilio Vati-cano I e la modernità, Pontificia Università Gregoriana – Pontificio Istituto Bibli-co, Roma 2020, pp. 343-361. Per maggiori ragguagli ci si riferisca a M. Simon, Un catéchisme universel pour l’Église catholique. Du Concile de Trente à nos jours, Leuven University Press, Leuven 1992.

I catechisti

Benché il libretto di catechismo contenga tutto ciò che il cristiano deve sapere, per tutta l’epoca moderna e per buona parte dell’Otto-cento il suo possesso non è comune tra i fedeli, causa la diffusa pover-tà culturale (analfabetismo) e materiale delle popolazioni. Il sussidio,

Benché il libretto di catechismo contenga tutto ciò che il cristiano deve sapere, per tutta l’epoca moderna e per buona parte dell’Otto-cento il suo possesso non è comune tra i fedeli, causa la diffusa pover-tà culturale (analfabetismo) e materiale delle popolazioni. Il sussidio,