SEDE DEL CARCINOMA
CAUSE Non legate al cancro
rettale
T O T
Interventi sul fegato
Resezione di lesioni ripetitive
9
Drenaggio di ascesso
per colecistite acuta 1 11 Biopsia su lesione
sospetta 1
Colecistectomia /
Patologia sintomatica o meno della colecisti, non neoplastica 8 8 Resezione di un’ansa del tenue / Presenza di un GIST 1 3 Presenza di un tratto colpito da malattia di Chron 1 Creazione di una sol. di continuo su un’ansa durante l’intervento 1 Ernioplastica / Ernie inguinali, ombelicali o epigastriche 4 4 Asportazione di milza accessoria / Presenza di milza accessoria 3 3 Asportazione colotomica di un polipo / Presenza di un polipo (adenoma) 3 3
Resezione del colon
trasverso / Presenza di una fistola 1 1
Interventi sull’utero e/o annessi Isteroannessiectomia per infiltrazione neoplastica 1 Asportazione di un fibroma uterino 1 2 Linfoadenectomia
iliaca, della fossa otturatoria, aortica. Infiltrazione neoplastica 2 / 1 Altro / Surrenectomia, asportazione di tumefazione cervicale, ecc. 8 8 TOT 13 32 45
Gli interventi in totale risultano essere 45; il totale dei pazienti ammonta invece a 31 (29% del totale). Questo dato è legato al fatto che in alcuni pazienti la chirurgia sincrona a quella rettale ha compreso più procedure. Tenendo conto del numero di pazienti, e non di interventi chirurgici, solo in 13 di essi sono stati effettuati interventi correlati al cancro rettale (12% del totale); negli altri casi si tratta di procedure volte a trattare patologie non neoplastiche o neoplasie non correlate a quella rettale. Tra gli interventi fatti per cause legate al carcinoma rettale vediamo che nella maggior parte dei casi si tratta di interventi sul fegato, volti a esportare le metastasi presenti a questo livello a scopo terapeutico e in un caso solo a scopo diagnostico (metastatectomie, resezioni epatiche, ecc.) mentre l’isteroannessiectomia e la linfoadenectomia sono cause rare di chirurgia sincrona.
Tra le cause invece non legate al carcinoma rettale spiccano le colecistectomie che nel totale dei 105 pazienti sono il 7% ma soprattutto è interessante vedere che rappresentano circa un quarto dei 30 pazienti in cui è stato effettuato un intervento chirurgico sincrono a quello rettale.
Complicanze post-operatorie, lievi o importanti, sono insorte in 43 pazienti, quindi nel 41% del totale. Solo un paziente è deceduto nel periodo perioperatorio, per infarto acuto del miocardio, quindi la mortalità nel nostro studio si attesta all’1%.
Le varie complicanze sono riassunte nella Tabella 10:
COMPLICANZE CARATTERISTICHE NUMERO DI
PAZIENTI
Urinarie Vescica neurogena 4
Di parete Infezione/deiescenza della ferita chirurgica 5 16 Comparsa di ematoma 2 Sieroma perineale 1
Occlusione per ernia formatisi in una breccia perineale
1
Ernia parastomale 4
Laparocele 4
Del sito chirurgico
Deiescenza 7
10
Ascesso 3
Emoperitoneo 3
Necrosi dell’anastomosi
con deiescenza grave 1 Stenosi tardiva
dell’anastomosi 1
Altre
Insufficienza renale acuta 7
21 Ritardi di canalizzazione 3
Disturbi nervosi periferici 3 Trombosi/tromboflebite
degli arti inferiore 2
Anemizzazione 2
Perforazione intestinale 1 Infezione da Klebsiella
pneumoniae 2
Episodio di melena 1
Exitus per IMA 1
Tabella 10: numero di complicanze e loro caratteristiche.
Anche in questo caso il numero di complicanze è maggiore del numero dei pazienti, perché in alcuni di essi ne è insorta più di una, ad esempio 2 dei 3 casi di emoperitoneo sono associati ad una deiescenza anastomotica. Le complicanze più
frequenti sono quelle che colpiscono la ferita chirurgica addominale o perineale (rappresentano il 31% di tutte le complicanze e il 15% dei pazienti nel totale), e tra queste la più rappresentata è la deiescenza dei punti di sutura (5% dei pazienti totali) seguente a un’infezione della ferita. Il laparocele si è verificato in due pazienti a livello delle porte dei trocars, dopo una resezione anteriore laparoscopica, e in due casi a livello dell’incisione laparotomica, dopo una resezione anteriore iniziata in laparoscopia e poi convertita. Tra le complicanze del sito chirurgico (20% di tutte le complicanze e 9% del totale dei pazienti) quella più frequente è la deiescenza dell’anastomosi colo-rettale o colo-anale (8% dei pazienti totali). Altre complicanze che appaiono importanti, anche se non di pertinenza chirurgica, sono la comparsa di insufficienza renale acuta post-intervento e di vescica neurogena.
In particolare ci interessa analizzare la gestione dei pazienti con complicanze del sito chirurgico, che frequentemente è stata di tipo conservativo ma in alcuni casi ha dovuto includere un secondo intervento chirurgico durante il periodo post-operatorio: Per i casi di deiescenza: un’iniziale valutazione, generalmente in laparoscopia, dell’anastomosi è d’obbligo ogni volta che si sospetta una deiescenza. In 6 pazienti è bastato poi fare un lavaggio, posizionare un drenaggio e intraprendere una terapia medica antibiotica; in 2 casi invece, essendoci emoperitoneo concomitante, è stata necessaria l’emostasi chirurgica e la toelette addominale. Anche nel caso della deiescenza per necrosi dell’anastomosi è stato necessario un reintervento che ha consistito nell'affondamento del moncone rettale, chiusura dell’ileostomia e confezionamento di una colostomia terminale.
Per i casi di ascesso: il trattamento ha compreso drenaggio dell’ascesso e terapia medica.
Per i casi di emoperitoneo: il trattamento è sempre consistito in un reintervento chirurgico di emostasi.
Per la stenosi tardiva dell’anastomosi: è stata eseguita una dilatazione endoscopica.
In totale i pazienti che hanno necessitato di un reintervento chirurgico nel post- operatorio sono 8 e gli interventi svolti sono qui di seguito elencati:
Revisione della ferita perineale e cambio del drenaggio per sieroma perineale; Emostasi e toelette addominale per emoperitoneo e deiescenza dell’anastomosi; Emostasi per emoperitoneo senza deiescenza anastomotica;
Resezione del tenue con creazione di un’ileostomia per perforazione ileale; Affondamento del retto, chiusura dell’ileostomia e confezionamento di una
colostomia terminale per necrosi dell’anastomosi colo-rettale; lo stesso paziente nel decorso post-operatorio necessita anche di un altro intervento di emostasi e laparotomia esplorativa per emoperitoneo;
Sutura della breccia perineale per occlusione dovuta a ernia interna; Chiusura precoce dell’ileostomia per enterite severa;
Sutura della porzione prossimale della laparotomia e della ferita trasversa destra per deiescenza di entrambe.
L’ileostomia di protezione ha avuto un normale funzionamento nel 75% dei casi mentre il restante 25% ha avuto problemi ha avuto complicanze più o meno gravi legate a essa (Tabella 11).
Ricordiamo che i pazienti provvisti di ileostomia sono 81, contando anche il paziente in cui l’ileostomia è stata eseguita in 2° giornata post-operatoria. Come già visto per altre analisi, anche in questo caso il numero totale delle complicanze stomali risulta maggiore del numero dei pazienti perché non è improbabile che due complicanze, ad esempio subocclusione ed enterite, si manifestino nello stesso paziente.
La chiusura dell’ileostomia è stata fatta in elezione per 70 pazienti; è stata di necessità in 5 pazienti; non è avvenuta in 4 casi e degli ultimi 2 non abbiamo dati disponibili perché sono pazienti persi nel follow-up (Tabella 12).
DECORSO DELL’ILEOSTOMIA NUMERO DI PAZIENTI
Normale funzionamento 61
Enterite 13
Sub occlusione 11
Altre (flemmone, stenosi tardiva) 2
CHIUSURA