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Capitolo IV – QUALE CBDC EMETTERE?

4.1.3 CBDC come metodo di pagamento

L’analisi della possibilità di utilizzare questa moneta elettronica come metodo di pagamento alternativo a quelli comuni prende in considerazione due situazioni differenti: l’affiancamento al contante o la sua completa sostituzione.

Oltre ai risultati legati all’accoglienza o meno di questo sistema, risulta fondamentale la previsione della remunerazione dei clienti sotto forma di pagamento di interessi. Come accennato in precedenza, la possibilità di ottenere un certo guadagno mediante la detenzione di moneta elettronica permetterebbe alle autorità di perseguire in modo ottimale le politiche monetarie necessarie; il risultato varia a seconda dell’esistenza o meno di contante in forma liquida.

Prevedendo una società in cui le monete elettroniche affiancano il denaro cartaceo, il tasso d’interesse rCBDC dovrà essere sicuramente positivo. La motivazione è dettata dalla

minore appetibilità che ne risulterebbe della moneta dematerializzata rispetto quella fisica: se il tasso d’interesse dovesse essere negativo, tutti i depositi verrebbero ritirati in favore di una maggiore detenzione di contante. Come sottolineato in precedenza, un tasso inferiore allo zero sarebbe una delle vie mediante cui le autorità sarebbero in grado di perseguire le politiche monetarie necessarie per fare fronte ad un’eventuale crisi sistemica, ma in uno scenario di questo genere il risultato ottenuto sarebbe quantomeno controproducente, in quanto il consumo verrebbe rallentato piuttosto che spinto, e sarebbe favorita la detenzione di moneta elettronica a causa della possibilità di guadagnare interessi.

Più interessante risulta l’analisi dello scenario della società cashless, ovvero in cui la moneta elettronica sostituirebbe completamente il contante in circolazione. In una situazione di questo genere la banca centrale avrebbe pieno potere decisionale per quanto riguarda il tasso d’interesse pagato dalla moneta: eliminato il problema di detenzione o meno di contante fisico, il tasso d’interesse potrebbe essere negativo, ovvero potrebbe comportare un costo in capo al cliente. Questo aspetto andrebbe a favorire la spesa da parte degli utenti in quanto si andrebbe a rendere onerosa la detenzione di moneta sotto forma di depositi, creando cioè una spinta al consumo.

Nonostante questo risultato dovesse rivelarsi il migliore dal punto di vista della banca centrale, le implicazioni per gli altri soggetti sarebbero differenti e di portata differente.

Considerando i negozianti, essi sarebbero sottoposti ad una serie di costi aggiuntivi dettati dalle commissioni che dovrebbero pagare per l’installazione e l’utilizzo del POS. In questo caso le istituzioni dovrebbero pensare ad una serie di aiuti volti alla riduzione o, meglio ancora, eliminazione di queste spese extra, in modo tale da favorire il risultato perseguito.

Per i consumatori la questione è più articolata. Il primo aspetto da considerare riguarda la perdita di anonimato, la quale si tradurrebbe in un maggiore controllo da parte delle autorità e, contestualmente, nell’offerta di un grado di protezione maggiore. Questa prospettiva sarebbe ostacolata da diversi fattori, primi tra tutti quelli di tipo culturale126:

il primo scoglio sarebbe formato dagli evasori fiscali, dai criminali e dalle persone incapaci di comprendere e di servirsi della tecnologia in modo adeguato. Sarebbe quasi certo che questi soggetti, mossi ovviamente da motivazioni differenti, osteggerebbero l’idea di una società di questo tipo, rendendo di fatto infattibile la proposta. Considerando la possibilità di essere soggetti ad un tasso d’interesse negativo, la situazione si complica, poiché risulta lesivo del benessere sociale l’imposizione di un metodo di pagamento sicuramente oneroso. Se attualmente i costi sono in capo ai soli negozianti per la dotazione e l’utilizzo del terminale POS, in questo scenario anche i consumatori sarebbero obbligati a pagare un certo ammontare di denaro sotto forma di interessi, rafforzando le posizioni contrarie al sistema.

Il secondo genere di fattori da considerare è di tipo psicologico: ogni individuo libero, nel momento in cui viene sottoposto ad un controllo troppo stringente, tenterà in tutti i modi di svincolarsi. Così anche in una situazione di questo genere. I consumatori, percependo un elevato controllo sulle operazioni svolte, potrebbero provare una sensazione di oppressione che li spingerà a desiderare maggiore libertà. A questo aspetto deve aggiungersi anche la sfiducia nei confronti del sistema bancario e finanziario, motivazione principale per cui i piccoli risparmiatori tendono a non effettuare investimenti in titoli preferendo la detenzione di denaro in forma liquida. I recenti avvenimenti e le conseguenti perdite subite dall’economia globale, quindi dai consumatori stessi, hanno instillato in essi il timore che la totale digitalizzazione del denaro non si rivelerà una scelta sicura. In capo alle banche centrali graverebbe anche il compito di rendere più appetibile il sistema delineato, non tanto secondo un piano di incentivazioni, ma aumentando la fiducia dei consumatori.

Altro aspetto da considerare riguarda l’età degli utilizzatori: come le persone troppo anziane potrebbero trovarsi incapacitate nella comprensione di queste nuove tecnologie e metodi di pagamento, allo stesso modo la fascia giovanissima della popolazione non sarebbe in grado di comprendere per natura l’utilizzo di questi dispositivi e il loro funzionamento. Il risultato si tradurrebbe quindi in uno slittamento dell’età in cui avverrebbe l’inclusione finanziaria dei soggetti presenti nell’economia e la richiesta di una maggiore capacità di insegnamento di queste materie ai ragazzi più giovani.

Altro problema, importante ma risolvibile più facilmente, riguarda le infrastrutture richieste, sia dalla banca centrale, che dovrà essere in grado di gestire l’ammontare di dati riferito a tutti gli utenti e alle transazioni eseguite, sia dai consumatori che dovranno eseguire operazioni solo mediante la Rete. Come per Bitcoin rimarrebbe il problema del dispendio energetico, ma questo comporterebbe un maggiore sviluppo delle tecnologie

green, le quali potrebbero poi essere adottate anche in altri ambiti e settori.