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“Parole dette da Osiride, Signore dell’Eternità, a suo figlio, il Re di Alto e Basso

Egitto Usermaatra Setepenra: ‘Il mio cuore è soddisfatto di ciò che hai fatto per me. Io gioisco di ciò che tu hai ordinato. Io sono felice perché tu compi la Maat, come io vivo della sua bontà. La ricompensa per te è la durata del cielo’ […].

Parole dette dall’Osiride Re Menmaatra, giusto di voce: ‘Sia gioioso il tuo cuore, Re di Alto e Basso Egitto Usermaatra Setepenra! Ra ti dà l’eternità”.

Grande Iscrizione Dedicatoria di Ramesse II ad Abido, 9-10, 16-17.

Si è detto che l’Osireion risponde a tre esigenze essenziali: a) va a soppiantare il luogo santo della sepoltura abidena di Osiride dopo la caduta in disuso della Tomba di Djer ad Umm el-Qa’ab; b) costituisce il cenotafio per Sethi I, un monumento in cui il faraone possa essere assimilato al dio oltremondano per godere, così, della Resurrezione eterna; c) si pone a complemento del tempio superiore, quale focus della celebrazione del culto degli antenati regali.

Nella forma mentis egiziana, Regalità e Divinità sono concetti inseparabili; per usare le parole di John Baines, “Kingship is almost always associated with religious values: rulers

are very often credited with divine power and status as well as divine sanction and support. These characteristics were present in full measure in Egypt”456. Il Re, infatti, non solo è incarnazione di quel principio imperituro che è il kA reale, ma agisce nel rispetto di regole cosmiche (MAat) e – per questo – divine, che gli garantiscono una legittimità accordata direttamente dalla dimensione ultraterrena. Ma è pur vero che “it was the office of kingship

that provided the ruler with that element of the divine that removed him from the sphere of mortal man”457; trascorso il periodo di vita terrena, il principio passa al successore, in un

456 BAINES 1995, p. 3. 457 SILVERMAN 1995, p. 67.

“flusso costante di regalità”458. Si viene così a creare una relazione tra re ed eredi, tra padri e figli, che ha il suo archetipo nella successione tra Osiride e Horo. Il modello dinastico costituito è denominato nsyt459 ed è la base della riflessione sul potere propria della cultura faraonica di ogni epoca460.

Nel Nuovo Regno, un nuovo modo di concepire il meccanismo della trasmissione del potere regale si affaccia sul piano ideologico e il rapporto Osiride-Horo si arricchisce di un terzo elemento, l’erede designato. Il documento più rappresentativo, in questo senso, è la

Lista dei Re di Abido461.

Alcune avvisaglie del cambiamento culturale occorrono già a livello linguistico: il sistema verbale del Neo-Egiziano non è più fondato sulla contrapposizione azione compiuta/azione incompiuta (Medio Egiziano), ma sulla relazione passato-presente-futuro462. E, difatti, su questo schema si articolano le due scene sulle pareti del Corridoio delle Liste del Tempio di Sethi ad Abido.

Sulla parete orientale, Sethi e il figlio Ramesse venerano gli dèi che hanno regnato in Egitto prima degli Uomini463. Alla fine del lungo elenco, Osiride in trono è omaggiato con offerte votive. Sulla parete ovest, il faraone regnante e il successore designato onorano i loro antenati; Ramesse fanciullo tiene un rotolo di papiro aperto tra le mani ed è coinvolto nella celebrazione del rituale: il re e suo figlio stanno, quindi, celebrando un rito in onore degli antenati che li hanno preceduti. Si deve immaginare che il contenuto del papiro sia ingrandito sulle pareti e reso imperituro sulla pietra. Alla fine della Lista, Horo riceve offerte da Sethi e Ramesse. La Lista dei Re di Abido è uno dei rari documenti storiografici egiziani per ricostruire la successione dinastica di questa cultura. Con la stesura di questa tavola, Sethi continuava una tradizione antichissima – e, per questo, più valida – legittimava la propria ascesa al trono e la propria dinastia come discendente del primo faraone e, insieme, venerava i suoi predecessori.

Tutti i protagonisti si muovono, dunque, nella cornice di passato-presente-futuro, con gli antichi re, Sethi e Ramesse parte di un disegno più grande e composito che è la nsyt464.

458 CIAMPINI 2011, p. 200. 459 CIAMPINI 2011, pp. 197-200.

460 SILVERMAN 1995, passim. CIAMPINI 2011, passim. 461 MARIETTE 1869, tav. XLIII.

462 CIAMPINI 2011, p. 203. 463 MARIETTE 1869, tav. XLIV. 464 CIAMPINI 2011, p. 204.

Il culto degli antenati doveva essere antico quanto la monarchia465; era dovere di ciascun figlio perpetrare la memoria del padre defunto e di coloro che l’avevano preceduto, tanto più che ne derivava un’appartenenza legittimante466. Ciò era, se possibile, più importante nel contesto “anormale”467 della successione alla XVIII dinastia: Ramesse I non condivideva con il precedente faraone alcuna parentela e, anzi, fu scelto per le sue qualità militari468. Così il successore, Sethi, si trovò a dover consolidare quella precaria posizione, andando a riprendere i motivi del rispetto per gli antichi sovrani ed organizzandoli in uno strutturato programma ideologico e teologico ad Abido, la città in cui la Regalità si era formata. Il nuovo progetto si tradusse nella costruzione del maestoso complesso templare con cenotafio annesso, quest’ultimo collocato significativamente ad ovest, sul lato della necropoli, ma soprattutto, degli antenati reali.

Non solo: tale impresa era talmente vitale per la dinastia, che vi parteciparono anche i successori di Sethi – Ramesse II nel tempio superiore e Merenptah nell’ipogeo. Recita, infatti, un brano delle Istruzioni per Merikara: “un bell’ufficio è la regalità! Anche se non ci sono suoi figli o fratelli che si prendano cura dei suoi monumenti, uno abbellisce (quelli dell’) altro! Un uomo agisce per chi lo ha preceduto perché sia abbellito quel che ha fatto da chi viene dopo di lui”469.

Tra le scene conservate nella decorazione dell’Osireion, come si vedrà, è forse il Capitolo 173 del Libro dei Morti a riassumere gli sforzi di ben tre generazioni nella celebrazione degli antenati reali – nella figura di Osiride – e dei concetti di Regalità e legittimità che essi impersonano.

465 DAVID 1981, p. 83.

466 “It is thought that the very stability of the Egyptian kingship may have rested upon his [del Re n.d.a]

collective worship of the Royal Ancestors” (DAVID 1981, p. 83).

467 MURNANE 1995, pp. 197-198. 468 MURNANE 1995, pp. 196-197. 469 CIAMPINI 2011, p. 197.

Capitolo V