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L’OSIREION DI ABIDO: FUNZIONE

III.3. L’Osireion e Osiride

Che cosa fa, dunque, dell’Osireion una tomba di Osiride?

Il punto di partenza è l’analisi dell’architettura della Sala Centrale, con la sua peculiarità acquatica ed insulare che non trova riscontro nella Valle dei Re, né nei monumenti di Abido. Qui, un corpo centrale in blocchi di arenaria è circondato da un canale che, come si è visto425, potrebbe essere collegato al Nilo, fornendo un afflusso costante d’acqua all’ipogeo. Di fatto, la piattaforma è isolata e irraggiungibile – se non attraversando il profondo fossato. Si è spesso detto che la presenza del canale all’interno di questo monumento è più unica che rara426; è pur vero che l’acqua è sempre presente o richiamata nell’architettura sacra: si pensi

421 È possibile che le barche divine del Tempio di Abido svolgessero due funzioni – trasporto e dimora – anche

perché mancano i paralleli iconografici che testimonino la presenza di cappelle con statue stazionarie all’interno del santuario (DAVID 1981, p. 57).

422 BARGUET 1962, p. 24. 423 BARGUET 1962, p. 24. 424 DAVID 1981, p. 151. 425 V. infra.

ai laghi artificiali dei templi427, ai santuari in riva al Nilo428 o, addirittura, al “pavimento adornato d’argento” in un caso particolare429. Il canale nell’Osireion rappresenta, con intento programmatico, un principio atto a richiamare l’idea delle acque primordiali e dell’isola primeva, che da esse emerge al momento della Creazione. Simbolo di vita, l’acqua del Nilo è anche garante della purezza dell’ambiente centrale, sia perché non ammette il passaggio di contaminatori, sia perché è essa stessa intrisa di proprietà purificanti. Il Nun, l’elemento liquido originale da cui tutto ebbe inizio, sopravvive ai margini del mondo sotto forma di acque celesti – che talvolta si infiltrano come piogge – e di risorgive sotterranee – da cui scaturisce lo stesso Nilo430. Non a caso, dunque, i costruttori ne inserirono l’immagine architettonica in un ambiente ipogeo431. E non a caso raffigurarono questo dio, mentre solleva la barca solare all’alba, alla fine del corridoio, mentre si entra idealmente nel suo regno432.

È noto che la potenza divina del Nilo si sprigiona nella Piena: nel momento annuale dell’Inondazione, il fiume, semplice elemento naturale, si manifesta e diviene Hapy, un essere dinamico, dotato di capacità e volontà. Già a partire dall’Antico Regno, si va a consolidare un legame preciso tra Osiride e la Piena del Nilo433, portatrice dell’energia necessaria alla rigenerazione della vegetazione e, per analogia, della vita stessa. Osiride riassume in sé, quindi, le caratteristiche rinnovatrici dell’acqua del Fiume, anche in forza della sua diretta esperienza di rinascita per mezzo del Nilo434.

Anche l’isola è un richiamo cosmogonico: nella tradizione eliopolitana, dalle acque della Creazione sorse un tumulo di sabbia, su cui poi si sarebbe manifestata la vita futura grazie all’intervento di un Creatore435. Il tumulo primordiale (qAA) rappresenta il luogo

427 Un esempio su tutti è Karnak.

428 File, costruito significativamente su un’isola, oppure Luxor e il Tempio dei Milioni di Anni di Amenhotep III

a Tebe Ovest, che venivano inondati con l’arrivo della Piena annuale.

429 Da un’iscrizione di Amenhotep III riguardante il suo tempio funerario perduto (BREADSTED 2001, pp. 354-

356). Non si sa in che cosa consistesse effettivamente la decorazione in argento – se la realizzazione solo di alcuni dettagli o se, più difficilmente, la copertura della totalità della superficie – probabile, però, che essa fosse pensata come riferimento all’acqua e alle sue proprietà purificatrici.

430 ALLEN 1988, p. 4.

431 Si è visto che il tunnel scavato in fondo alla tomba KV 17 di Sethi a Biban el.Moluk potrebbe essere un

tentativo di raggiungere la falda subdesertica (v. infra). Questo interesse, a quanto pare, si era reso impellente durante l’epoca di Sethi – dal momento egli che ricerca questa soluzione in entrambe le sue opere.

432 V. infra.

433 KOEMOTH 1994, p. 5.

434 La morte del dio per annegamento sembra essere già attesta nei Testi delle Piramidi (GRIFFITHS 1970, p.

34). Coloro che morivano affogati nel Nilo erano direttamente ammessi alla vita eterna, in una sorta di apoteosi conferita loro sia dall’aver sofferto la stesso patimento di Osiride, sia, soprattutto, dall’aver assunto l’acqua del Nilo.

435 Che varia da cosmogonia a cosmogonia: ogni città – anche dopo che lo Stato è unificato e che la teologia è

uniformata – mantiene la propria versione. Ad Abido, è la teologia di Eliopoli ad adattarsi meglio al contesto osiriaco.

simbolico dell’inizio e, quindi, ancora una volta, della vita rinnovata e del suo trionfo sulla morte; esso è costantemente riproposto nell’architettura templare – con i pavimenti “in salita” a mano a mano che ci si avvicina al sancta sanctorum436 – e fu ricreato anche all’interno dell’Osireion con la stessa valenza, ma con un’aggiunta indicativa: le scale. Elementi di passaggio, come porte e piloni, le gradinate permettono il transito da un ambiente ad un altro e, simbolicamente, da uno stato ad un altro: esse sono l’interfaccia tra la vita e la morte, tra il mondo terreno e l’Oltretomba437. Grande attenzione vi fu dedicata nel monumento abideno, segno che erano state pensate già nel progetto primo438. Frankfort, sulla base di paralleli iconografici, spiega che proprio le scale fanno dell’Osireion la Tomba di Osiride439.

Fanno parte della traduzione architettonica del mito della Creazione anche i pilastri – idealmente paragonabili agli steli di papiro che sbocciarono nel momento originale – che sorreggono la copertura e, insieme, il Cielo, definendo lo spazio in cui la vita può fare il suo corso. Anche il materiale dell’isola è uno dei costituenti del Creato440: non si sa in che misura gli antichi mettessero in relazione l’arenaria con la sabbia441, certo è che quest’ultima era l’elemento puro del Cosmo primevo e che, di conseguenza, divenne un ingrediente primario della liturgia.

Immagini di isole amene circondate da uno specchio d’acqua, con tanto di pesci e fiori di loto, si rinvengono anche nelle tombe private di necropoli settentrionali442: si tratta dei

cosiddetti “giardini funerari”, nei quali i defunti sono rappresentati a bordo di barche cultuali o sulla piattaforma centrale, mentre ricevono gli onori loro riservati. In particolare, in una scena443, sono raffigurati dei sacelli tutt’intorno al bacino lacustre, che ricordano molto le nicchie dell’ipogeo abideno.

Il limite di oggi è di leggere, nella sola sottostruttura superstite, gli elementi costitutivi del monumento, ma bisogna considerare parimenti l’incompiuto e il perduto. Già Mariette, durante gli scavi nel Tempio dei Milioni di Anni, ebbe modo di notare la posizione di quest’ultimo addossata ad una collina: “bâti sur la déclivité d’un terrain en peinte”, come una

436 DAVID 1981, p. 2.

437 WILKINSON 1994b, p. 151.

438 L’isola fu costruita a partire dal lato est e verso ovest; le scalinate non furono ultimate, tuttavia si sentì la

necessità di abbozzarne almeno gli ultimi due gradini per renderle effettive (FRANKFORT 1933, p. 28).

439 FRANKFORT 1933, pp. 28-29. 440 Pyr. 199.

441 Etimologicamente e chimicamente affini.

442 Tomba di Apuia a Saqqara (QUIBELL, HAYTER 1927, pp. 34-35) e tomba di un alto sacerdote menfita

(BADAWY 1948, pp. 249-250).

443 Quella dalla Tomba di Apuia, tra l’altro coeva all’Osireion o di poco anteriore (QUIBELL, HAYTER 1927,

sorta “d’hémi-spéos”444. Effettivamente, così è più facile spiegare la presenza di una scala che, dall’interno del tempio, esce sul retro, ad Occidente445. Barguet ipotizza che potesse esserci un muro di cinta intorno all’Osireion e che esso fosse riempito da una sorta di terrapieno446; difatti, tracce della fondazione di questa struttura potrebbero essere state trovate447. Si sa, inoltre, della presenza delle cosiddette “tree-pits” e del loro contenuto in frammenti di legno448. A partire da queste premesse, pare logico collocare sulla sommità dell’ipogeo una collinetta alberata, simile a quelle sparse in tutta la terra d’Egitto e descritte dalle fonti successive449: esistevano, infatti, tombe di Osiride un po’ ovunque, tante quante le membra disperse del dio, ed erano caratterizzate dalla presenza di una iAt a segnacolo450 e di un ambiente ipogeo con il sepolcro simbolico. Le tombe della Valle dei Re, poste nel bel mezzo del deserto riarso, non erano segnalate da alcun tipo di pianta all’esterno; i loro templi a valle, però, erano alberati451. Questa tendenza è connessa all’intrinseco valore vitale che la flora ispira, a cui ben si affianca l’aspetto “vegetante” di Osiride, che germoglia come l’orzo al ritrarsi di ogni Piena452.

Nel risultante melting di credenze e tradizione che è la religione egiziana, fu naturale collocare la Tomba di Osiride all’interno di una collinetta, simbolo per eccellenza della potenza creativa e rigenerativa insita nel Cosmo. Tale potere si riconosce nella rinascita annuale agricola, ma anche e soprattutto nel ciclo della vita umana, che passa da una morte ad un rinnovamento nell’Aldilà e che si risolve in una trasmissione della stessa potenzialità nel mondo terreno, di padre in figlio. La regola fu adottata con successo per spiegare il meccanismo della trasmigrazione della Regalità, principio fuori dal tempo e, simultaneamente, transitorio453. In questo senso, l’Osireion non rappresenta soltanto la Tomba di Osiride, ma anche il monumento in cui il Faraone si assimila al dio454 –

444 MARIETTE 1969, p. 8. 445 BARGUET 1962, p. 22. 446 BARGUET 1962, p. 22, nota 1. 447 FRANKFORT 1933, p. 9. 448 V. infra.

449 Per esempio, nel Papiro Jumilhac (KOEMOTH 1994, p. 67).

450 Solitamente con un boschetto in cima o con un albero sacro, diverso per ogni nomos.

451 FRANKFORT 1933, p. 30. Si consideri anche il caso di Medio Regno di Mentuhotep Nebhepetra, il cui

tempio funerario a Deir el-Bahari rese un lungo viale (rampa d’accesso) ornato di cinquantacinque tamerici e quattro sicomori (GRIMAL 20056, p. 228).

452 L’esito cultuale primo di questa facies osiriaca è il “Rituale di Khoiak”, non banale cerimoniale agricolo, ma

più complessa celebrazione della potenzialità rigenerativa del dio, unica garanzia di vita eterna (RAVEN 1982, passim; CIAMPINI 2007, passim).

453 “The inheritance of the royal kA-spirit (imperituro n.d.a.) from one’s royal ancestors and divine fathers was

what made one a legitimate king (transitorio n.d.a.)”. EATON 2013, p. 8.

percependone la forza rigeneratrice e facendola propria per garantirsi la Resurrezione – e, in ultima analisi, un complemento alla celebrazione del culto degli antenati: una sorta di memoriale dinastico che legittimi il nuovo casato al potere455 quale naturale prosecuzione del passato glorioso di Abido e dei suoi Re.

Capitolo IV