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Parte I: Antico Regno e I Periodo Intermedio

Capitolo 3: La produzione nelle altre botteghe

3.3 Cenni sulla Faience

Infine, bisogna considerare la produzione di un ultimo materiale, che si discosta nettamente dagli altri, per storia, tecnologia e sviluppo, ma viene trattata in questa sezione per mancanza di documentazione che ne permetterebbe un’analisi, ai fini della tesi, più approfondita, e dunque un capitolo a parte: la faience. Faience era il termine francese attribuito in origine ai vasi in majolica lucidata (con stagno) provenienti da Faenza, nel XVI-XVII secolo. Successivamente il

413

J. C. Moreno Garcia 2014, Penser l’économie pharaonique, in «Annales HSS» 1 (gennaio-marzo 2014), pp. 7-38, in particolare pp. 20-21; R. Drenkhahn 1995, Artisans and artists in Pharaonic Egypt, in J. M. Sasson (ed.),

Civilizations of the ancient Near East, pag. 334. 414 R. Drenkhahn 1995, pag. 334.

415

K. Cooney 2007, The Cost f the Death, pag. 131.

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significato ha subito un mutamento semantico nelle lingue inglesi e francesi. Nel XIX secolo infatti, con tale termine si vennero ad indicare, da parte degli archeologi, le ceramiche silicee scoperte in Egitto, venendo chiamata poi faience egiziana,417 THnt in egiziano antico.418 La faience è un materiale ceramico smaltato privo di argilla, definito «the first high-tech ceramic»419 per una sua lavorazione a freddo prima della cottura in un forno. Uno studio420 degli anni ’80 ha diviso la faience egiziana in due tipologie, la fritta blu, in cui prevale la forma cristallina del tetra silicato di calcio e rame (CaO.CuO.4SiO2), conosciuto più semplicemente

come Blu egiziano, e la fritta blu-turchese, il cui componente dominante è un silicato di calcio chiamato wollastonite (CaSiO3), cristallizzato da una matrice di vetro ricco di rame. Tuttavia,

gli artigiani egiziani non lavoravano con percentuali precise dei componenti chimici, evidenziando delle variazioni, seppur ristrette: lo si può notare in quelli principali, il silice (99- 92%, SiO2, sabbia del deserto), la calce (5-1%, CaO) e la “soda” (5-0%, Na2O).

421

Il Blu

egiziano si connatura per essere un’invenzione egiziana, conosciuta già nell’Antico Regno.

Faience, fritta e vetro sono parte di un insieme di materiali che si basano sul silicato in aggiunta ad altre componenti chimiche, alcali, calcari e rame.422

Nell’analisi chimica degli oggetti in faience dall’età predinastica fino a quella romana, gli studiosi hanno evidenziato tre tecniche particolari per la sua produzione, riassunte in uno studio423 di P. Vandiver: 1) applicazione di un impasto particolarmente fine che forma una smaltatura durante la cottura; 2) la smaltatura attraverso la cottura e la fusione dei sali

417

Me. Matin, Mo. Matin 2012, Egyptian faience glazing by the cementation method part 1: an investigation of the

grazing powder composition and grazing mechanism, in «Journal of Archaeological Science» 39 (2012), pp. 763-

776.

418

P. T. Nicholson 2009, Faience Technology, in W. Wendrich (ed.), UCLA Encyclopedia of Egyptology, Los Angeles, http://digital2.library.ucla.edu/viewItem.do?ark=21198/zz0017jtts .

419

P. Vandiver, W. D. Kingery, 1987, Egyptian Faience: the first high-tech ceramic, in W. D. Kingery (ed.) 1987,

Ceramics and Civilisation 3, pp. 19-34. 420

M. S. Tite 1986, Egyptian Blue, Faience and Related Materials: Technological Investigations, in R. E. Jones, H. W. Casting (eds.) 1986, Science in Archaeology, pp. 39-41.

421

P. T. Nicholson 2009, pag. 2.

422

P. Nicholson, E. Peltenburg 2000, Egyptian Faience, in I. Shaw, P. Nicholson (eds.) 2000, Ancient Egyptian

Materials and Technology, pp. 177-178. 423

P. Vandiver 1983, Appendix A: The Manifacture of Faience, in A. Kaczmarczyk, R. E. M. Hedges 1983, Ancient

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efflorescenti accumulati durante l’essicazione; 3) la cementazione del corpo in faience in una polvere smaltata. Essa fonde generalmente a una temperatura tra gli 800°C e i 1000°C.424

Considerato il periodo Predinastico come una fase di sperimentazione, è a partire dall’Età Protodinastica che la produzione di faience incrementa sensibilmente, come si evince dalle migliaia di mattonelle proprio in faience ritrovate nelle camere sotterranee della piramide di Djoser (III Dinastia). In generale, sembra che la manifattura della faience si sia avvalsa, per questo periodo, delle tecniche dell’Efflorescenza (2) e della Cementazione (3)425

. La prima indicazione di workshop della faience è stata portata alla luce presso Abido, non lontano dal tempio proto dinastico di Khentiamentiu. Il sito è datato dalla metà dell’Antico fino all’inizio del Medio Regno, e non è associato a strutture abitative o evidenze di altre lavorazioni. Esso comprende diverse buche circolari, ritenute resti di forni, alcune delle quali con un rivestimento di mattoni rotti, e senza segni di sovrastruttura. È stata ipotizzata, inoltre, una sorta di cottura all’aperto («Open-firing»), con alcuni accorgimenti necessari per la faience, in modo da aumentare la temperatura; ciò è supportato da studi etnografici per quanto riguarda la ceramica portati avanti da P. Nicholson.426 Una struttura con mattoni di fango è stata riconosciuta come un forno, anche se non vi è la piena certezza. Per tale luogo di produzione, non si possono ricavare alcuni dati per comprendere appieno l’organizzazione della produzione. Appurato che il sito funzionò anche durante il I Periodo Intermedio, presumibilmente si può ipotizzare che fosse connesso, per la sacralità che da sempre si è dimostrata nei confronti del luogo, al tempio vicino, godendo dunque dei possibili privilegi e uscendo indenne dalla fase di transizione. Risulta, dai dati disponibili, che essa fosse una produzione di carattere essenzialmente statale, nonostante manchino le ipotizzate attestazioni di titolature inerenti alla lavorazione e alla sovrintendenza di tale produzione. Lo studio di D. Jones ha comunque inserito tre titoli, con

424

P. Vandiver 1998, A review and proposal of new criteria for production technologies of Egyptian faience, in S. Colinart, M. Menu (eds.) 1998, La couleur dans la peinture et l'émaillage de l'Égypte ancienne: Actes de la table

ronde, Ravello, 20 - 22 mars 1997, pp. 121 - 139. 425

P. T. Nicholson 2009, pp. 6-7.

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scarsa bibliografia al seguito, inerenti alla faience, THnt(.y), lavoratore della faience,427 jmy-rA

THnt, sovrintendente dei lavoratori della faience,428

e xrp Hwt Thnt, direttore della residenza della faience,429 da considerare come il luogo dove tale materiale veniva lavorato.

427

D. Jones 2000, pag. 1006, No. 3726; A. Moussa 1972, Lintels and lower Parts of a Leaf of a Wooden Relief-

sculptured Door of the Old Kingdom from Saqqara, in «MDAIK» 28 (1972), pp. 289-291. 428

D. Jones 2000, pag. 275, No. 991. Jones presenta in bibliografia la tomba di Iti-Sen a Giza (tarda V Dinastia), all’interno della monografia di S. Hassan 1944, Excavations at Giza V, 1933-1934. With Special Chapters on

Methods of Excavation, the False-Door, and Other Archaeological and Religious Subjects, fig. 122 (pag. 266) e PM

III, Giza, pag. 253. Tuttavia, tale titolatura non è presente né nella suddetta figura, né fra i titoli del dignitario. Regolarmente presente invece in A. Moussa 1972, pp. 289-291.

429

D. Jones 2000, pp. 726-727, No. 2645; H. G. Fischer 1978, Five Inscriptions of the Old Kingdom, in «ZÄS» 105 (1978), pag. 54.

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Parte II: Il Medio Regno e il II Periodo

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