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Parte I: Antico Regno e I Periodo Intermedio

Capitolo 3: La produzione nelle altre botteghe

3.2 La lavorazione del legno

Anche il legno è un materiale molto conosciuto dall’uomo risalente alle sue fasi più antiche, risultando, naturalmente, insieme alla pietra, uno dei materiali più visibili e sfruttati. Tuttavia, a causa della sua decomposizione, si hanno testimonianze antiche, per quanto riguarda l’Egitto, solo a partire dal periodo Badariano393 con esempi di legno intagliato. Questo materiale, in particolare dall’età dinastica, ha osservato una netta divisione tra produzione domestica e quella

organizzata, permettendo quest’ultima di ammirare interessanti oggetti, utensili, mobili,

collocati come corredo funerario nelle tombe. La lavorazione del legno infatti, come si è già visto per la pietra, conosce una fase nella quale si stabilisce, grazie al raggruppamento dell’uomo in società, un incarico e lavoro specifico per elaborare e affinare tecniche (anche artistiche). L’artigiano specializzato dunque dedica il proprio lavoro a questo scopo, sotto un’attenta vigilanza da parte del committente-signore: ciò li pone anche, per quanto riguarda le commissioni da parte dell’entourage reale, a contatto con materiali raffinati e preziosi, quali il famoso cedro importato già in queste antiche fasi dal Libano (dalla III Dinastia)394, e le pitture, utilizzando anche pietre nobili (oro, argento, lapislazzuli etc.). Non stupisce dunque che workshop reali al cui interno si elaboravano preziosi oggetti, funebri e per la vita quotidiana, fossero posti nelle vicinanze delle residenze reali. Oltre a questi, vi erano workshop legati sempre all’amministrazione centrale ma con un buon grado di autonomia nel tempo libero (si vedrà ad esempio il caso di Deir el-Medina). Nonostante questo dato di fatto, corroborato dalla presenza di più o meno ricchi corredi funerari, la scarsità di informazioni archeologiche sulla

391

B. Aston, J. Herrell, I. Shaw 2000, pag. 15.

392

I. Shaw 2012, pp. 65-66.

393

G. Killen 1993, Egyptian Woodworking, pag. 19

394 R. Gale, P. Gasson, N. Hepper, G. Killen 2000, Wood, in P. Nicholson, I. Shaw (eds) 2000, Ancient Egyptian Materials and Technology, pp. 334-371;G. Killen 1996, Ancient Egyptian Carpentry, its Tools and Techniques, pp.

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loro presenza (ciò vale per l’Antico Regno ma anche per i periodi successivi) potrebbe impedirne la trattazione: in un workshop dove si lavorava il legno non si nota nessun elemento distintivo, e la sua decomposizione certamente non giova. Di aiuto si devono considerare le fonti iconografiche e i modellini in legno ritrovati principalmente nelle tombe in necropoli provinciali, raffiguranti, tra gli altri, workshop di carpenteria e databili dalla fine dell’Antico Regno (VI Dinastia) fino al Medio Regno (inizio XII Dinastia). Tuttavia, considerando per il momento solo quelli inerenti al periodo trattato, essi sono, tra i modellini “industriali”, piuttosto rari395. Un esempio proviene dalla tomba considerata della X Dinastia (pieno I Periodo Intermedio) appartenente a Karenen, a Saqqara (fig. 17)396.

Figura 16. Modellini di lavorazione del legno e dell'argilla dalla tomba di Karenen (X Dinastia), da Quibell 1908,

Excavations at Saqqara, tav. XVII.

395

A. Tooley 1995, Egyptian Models and Scenes, pag. 43.

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La documentazione iconografica è senza dubbio la fonte con più attestazioni per quanto riguarda opere di lavorazione del legno nell’Antico Regno. Lo studio di R. Drenkhahn397 ne conta 68, suddivisi in 15 categorie, mentre un database più recente398 arriva fino 121, suddividendole in 37 categorie diverse in base all’attività e all’oggetto/mobilio che gli artigiani stanno lavorando. È sicuramente interessante notare una certa specificità nelle scene rappresentate, dal momento che gli artisti di volta in volta scelgono di rappresentare le attività di lavorazione del legno riferendosi a oggetti diversi. Ad esempio, si possono considerare le scene di carpenteria poste su una parete della mastaba di Jjmery a Giza (Mastaba G 6020)399.

Figura 17. Scena di attività artigianali dalla tomba di Jimery, Mastaba G 6020. Immagine da K. R. Weeks 1994,

Giza Mastaba 5, tav. XIII.

397 K. R. Weeks 1994, Giza Mastaba 5, pp. 34-35 398

Si è consultato il sito: http://archaeologydataservice.ac.uk/archives/view/oee_ahrc_2006/ .

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Figura 19. Continuazione della scena parietale. Immagine da K. R. Weeks 1994, Giza Mastaba 5, tav. XIV. Il primo registro mostra varie attività di carpenteria. All’estrema destra (fig. 19) sono posti due sarcofagi lignei, la parte superiore di legno, quella inferiore dipinta per simulare la pietra. Il testo sulla destra è in parte andato distrutto, ma si può comunque leggere:

q[rs] n w[an] Sarcofago di “ginepro/conifera”400

q[rs …] Sarcofago…

Davanti ai sarcofagi, un uomo tiene in mano un bastone, indirizzato verso la coppia di artigiani al lavoro alla sua sinistra. Il testo cita:

Hwj Scartavetrare

106

La coppia a fianco anch’essa presenta proprie didascalie, presentando la funzione dei due uomini:

sHd js Hm-kA Ispettore del Workshop,401

il sacerdote Hm-kA

sHD js Ra-[wr] Ispettore del Workshop, Ra-[wer]

Alla loro sinistra sono presenti altri due carpentieri, con didascalia:

nDr mDH Forma, carpentiere

Infine, all’estrema sinistra (fig. 18) si notano tracce di una figura stante, rivolta verso desta, con alcuni geroglifici sopra di essa:

…mrt …Tavola

Anche il secondo registro rivela scene di lavorazione del legno, seppure in cattive condizioni: a destra (fig. 3) è presente uno scranno finito pronto per il trasporto con una colonna di testo:

sH-nTr n wan “Divino banco” di ginepro/conifera

Alla sinistra, un carpentiere nell’atto di segare, con la relativa didascalia:

ws.t segare

Accanto, un altro artigiano è seduto su un box mentre sta lavorando sul legno, anch’esso con una didascalia:

mnx cesellare

Più a sinistra, al centro del registro, un altro carpentiere sta lavorando:

[n]Dr s mDH forma il bullone della porta, carpentiere

Le ultime due scene sulla sinistra del registro (fig. 18) sono poco complete e anche le didascalie sono poco leggibili: nella penultima si distingue la scritta mDH “carpentiere”, mentre nell’ultima si legge:

nDr msDr mDH forma le orecchie, carpentiere402

L’esempio di questo riferimento parietale aiuta a capire l’assetto di una bottega, composto da supervisori con titolature statali. Si sviluppa quindi l’idea che le botteghe di questo tipo, chiamate nella didascalia js, fossero realmente sottoposte all’Ente statale, (nel caso sopra

401

D. Jones 2000, pag. 916, No. 3363: egli traduce il titolo con «Inspector of the crew», “ispettore dell’equipaggio”.

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riportato sotto la supervisione dei sacerdoti Hm-kA) ma che operassero anche nei confronti di colui che poteva permettersi un ricco corredo, giustificando così la gran moltitudine di scene parietali simili (ma mai identiche) alla scena ora analizzata403. Le titolature inerenti alla supervisione dei lavori reali sono presenti in molte figure facenti parte della gerarchia amministrativa, dai visir fino al sacerdote di turno, naturalmente insieme ad altri titoli. Lo studio di D. Jones ha raccolto una gran quantità di documentazione relativa ai titoli legati ai falegnami/carpentieri, fino ad almeno 28 titoli differenti404. Un tentativo di suddivisione per ambito:

Carpentieri reali Carpentieri legati ai templi e/o ai riti funerari

Altri Carpentieri

mDH Wrt (No. 1709) mDH Ams (No. 1703) mDH (No. 1702)

mDH wxrt aAt pr-aA (No. 1712) mDH Inpw (No 1704);

mDH Inpw jrr mr(rt) nTr.f ra- nb (No. 1705); mDH Inpw xnty-tA-Dsr (N. 1706-1707) mDH wjA (No. 1708) mDH pr-aA (No. 1715); mDH pr-nzwt (No. 1716) mDH(w) n(w) pr-Dt (No. 1717) mDH wxrt (No. 1710); mDH wxrt (aAt)(No. 1711) mDH mDH(w) (No. 1719); mDH mDH(w) pr-nzwt (No. 1720)

mDH MHyt (No. 1718) mDH pr (No. 1714)

403

C. Eyre 1987, Work and Organization of Work in the Old Kingdom, pag. 29.

108 mDH mDH(w) nzwt (No. 1721); mDH mDH(w) nzwt Hwt(?)- nzwt Hwt mDH jt/tj/xwsj nbw (No. 1722); mDH mDH(w) nzwt Hwt Jt/6j (No. 1723); mDH mDH(w) Hwt Jt/6j Hwt P- 1r-Msn 1r-Q-a (No. 1724) mDH Nxn (No. 1726); mDH Nxn jrr wjA n(t) 1wt-Hr nbt Jwnt (No. 1727) mDH nwd(t) (No. 1725) mDH nzwt (No. 1728); mDH nzwt m bD.tjw m prwy (No. 1729); mDH(w) nw Xnw (No. 1738)

Il termine base, mDH, carpentiere/falegname, sembra acquistare un’importanza maggiore quando è connesso con riferimenti reali, finendo presumibilmente a designare anche artigiani di rango superiore a quelli senza il riferimento reale. Naturalmente, a ciò si deve aggiungere tutta la catena organizzativa e amministrativa, passando attraverso titolature medio-alte, come jmj-rA

mDH(w),405

il Sovrintendente dei falegnami, e Hry kAt nzwt,406 supervisore del lavoro del re, facente capo al Sovrintendente di tutti i lavori del re, jmj-rA kAt nb.t (nt) nzwt,407 carica spesso detenuta dai visir ma con alcune eccezioni.408 I supervisori appartenevano a una classe sociale

405

D. Jones 2000, pag. 146, No. 571.

406

D. Jones 2000, pag. 646, No. 2368.

407

D. Jones 2000, pag. 262, No. 950. Una carica simile è stata riscontrata in Hry-sStA kAt nbt nt nzwt (D. Jones 2000, pag. 645, No. 2361).

109

media, con una titolatura media, legati in qualche modo al nomarca, o all’amministratore del distretto, o a una famiglia nobile409.

La carpenteria navale

Un settore a parte della lavorazione del legno risulta la costruzione delle barche. In questo caso si hanno alcune testimonianze archeologiche nei siti portuali, oltre che nella ricca documentazione iconografica. Per l’Antico Regno è possibile osservare le gallerie presenti presso il sito portuale di Wadi al-Jarf (già accennato nel capito riguardante la ceramica, fig. 7)410: la galleria G4 in particolare ha rivelato la presenza di componenti per la costruzione di una barca, oltre che altri elementi che fanno pensare piuttosto ad un’area di stoccaggio. Il dato interessante è la presenza di tali componenti, suggerendo che nei pressi poteva avvenire la reale costruzione delle imbarcazioni. Naturalmente, non vi è certezza sul luogo di costruzione, anche se non può essere escluso che esso non esistesse veramente: la costruzione e l’assemblaggio delle componenti poteva, potenzialmente, avvenire in un luogo aperto, senza un posto fisso.

409

G. Killen 1996, Ancient Egyptian Carpentry, its Tools and Techniques, pag. 17.

410 P. Tallet, G. Marouard, D. Laisney 2012, Un port de la IV dynastie au Ouadi al-Jarf (mer Rouge), in «BIFAO»

112 (2012), pp. 399-446 ; G. Mumford 2012, Ras Budran and the Old Kingdom trade in Red Sea shells and other

110

Figura 2018. La zona delle gallerie presso Wadi al-Jarf. Immagine da P. Tallet, G. Marouard, D. Laisney 2012, Un port de la

IV dynastie au Ouadi al-Jarf (mer Rouge), in «BIFAO» 112 (2012), pag. 434

La documentazione iconografica in parte aiuta la comprensione dell’importanza sociale che tale rappresentazione aveva per l’èlite-committente, acquisendo anche significati secondari. Per l’Antico Regno, si possono contare infatti, suddivise in 14 categorie, 100 scene parietali411

.

In conclusione, la lavorazione specialistica del legno si distingue per essere, allo stato attuale degli studi, una produzione legata all’Ente statale, nelle sue varie forme e istituzioni, considerando dunque luoghi appositi, rappresentati nelle scene parietali, dove lavoravano gli artigiani specializzati sotto la supervisione di individui con titolatura, come si è visto per l’esempio della scena dalla tomba di Jj-mery. É presumibile pensare, considerando i cambiamenti diacronici di assetto dell’amministrazione412

, che tali centri fossero sottoposti all’autorità del sovrano attraverso funzionari, governatori e templi locali, giungendo al I Periodo Intermedio dove gli stessi governatori finirono per rappresentare la suprema autorità, con il sospetto, considerando i modellini databili al I Periodo Intermedio e oltre, che vi fosse una

411

Si è consultato il sito: http://archaeologydataservice.ac.uk/archives/view/oee_ahrc_2006/ .

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multifunzionalità dei settori utilizzati per la produzione. Anche per questo materiale, la strumentazione osservabile per il lavoro dei falegnami deve necessariamente affidarsi ad altre conoscenze. Se il rame, in questo periodo, sembra essere strettamente controllato dalle autorità, ciò non è dato sapere per gli altri materiali, a cominciare dalle pietre utilizzate come strumenti fino al legno stesso.

Il rapporto così creato tra committente e artigiano sembra complesso, se non addirittura ambiguo, rendendo difficile poter capire dove termina il rapporto istituzionale e dove inizia la committenza privata, attestata da più studiosi.413 Secondo R. Drenkhahn, l’idea che ci fossero squadre di artigiani che lavorassero autonomamente dall’autorità statale è una questione per il momento senza prove a suo favore, anche se la studiosa adduce come unico elemento probante il fatto che il materiale di base, legno, pietra e metallo, non circolasse nel mercato: 414 ciò, come si è già detto, negli ultimi anni è stato rivalutato. Dato il particolare materiale, dunque, si può ipotizzare che vi fosse anche una produzione “informale”, prendendo in prestito tale termine da K. Cooney e dal suo studio su Deir el-Medina,415con pagamento, secondo alcune fonti parietali, in natura.416 La facilità con cui il legno, e gli oggetti così fabbricati, circolava nel commercio, rappresentato dai beni ritrovati nelle tombe, suggerisce tale ipotesi, anche se ciò tuttavia non è documentabile altrimenti.

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