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La Censura Governativa Ed Il Rapporto Con Le Agenzie Di Stampa

CAPITOLO 2 Tra Le Due Guerre

3.9. La Censura Governativa Ed Il Rapporto Con Le Agenzie Di Stampa

La censura ebbe un grande impatto sull'attività giornalistica e di reportage, sin dall'inizio della guerra.

Prima dello scoppio delle ostilità già vigevano dei regolamenti che vietavano di inviare messaggi telegrafici utilizzando codici di vario genere per occultare il contenuto a partire da luoghi considerati sensibili. Tuttavia non appena cominciarono i combattimenti, venne rilasciato un regolamento adottato prima dall'esercito e poi in maniera molto simile dalla marina, il Jōgun kisha kokoroe, ossia il regolamento per i corrispondenti di guerra, che comprendeva una serie di articoli.196

196 James L. HUFFMAN, Creating A Public: People And Press In Meiji Japan, cit., pp. 289.

Questi articoli contenevano delle restrizioni per i corrispondenti: ad esempio era obbligatorio per loro e per i loro collaboratori registrarsi al Ministero della guerra, dovevano avere sempre con sé tesserini di riconoscimento da mostrare su richiesta ed indossare abiti occidentali, dovevano eseguire gli ordini dei militari ed eventualmente andare alla corte marziale se effettuavano delle infrazioni, non dovevano utilizzare codici per trasmettere informazioni via telegrafo e dovevano sottostare al visto della censura prima di reinviare le notizie in Giappone. La marina inoltre non permetteva a nessun reporter di salire a bordo delle proprie navi. Anche i giornalisti che si trovavano al fronte erano strettamente controllati e non potevano mai riferire notizie e novità riguardanti ad esempio l'andamento delle battaglie, spostamenti di truppe e così via, lasciando di fatto un vuoto riempito solo da notizie vaghe e poco precise.197 Anche i giornalisti stranieri erano trattati alla stregua di quelli giapponesi: anche loro dovevano registrarsi in Giappone, attendendo a Tokyo l'accettazione della liberatoria. La situazione però per loro era ancora più difficoltosa. Infatti venne impedito loro di recarsi sul continente per molte settimane, scatenando proteste molte forti anche da enti come il Times, che però non diedero alcun risultato.198 Quando poi infine venne concesso loro di recarsi in Manciuria, l'accesso al campo di battaglia era strettamente limitato. Infatti l'autorizzazione venne concessa per il fatto che si temeva che una stretta così forte potesse influenzare i rapporti con Stati Uniti ed Inghilterra, e per questo un primo gruppo di 16 corrispondenti venne autorizzato a partire, seguito

197 James L. HUFFMAN, Creating A Public: People And Press In Meiji Japan, cit., pp. 289.

198 John N. WESTWOOD, Russia Against Japan, 1904-05: A New Look At The

poi da altri.199 Anche l'utilizzo delle linee telegrafiche era consentito con il contagocce. Al contrario anche se gli sforzi profusi dai russi erano considerevoli, non erano in grado di gestire in modo efficace la censura delle notizie. Essi avevano infatti una struttura a tre livelli di censura,200 ma essa non garantiva assolutamente il segreto militare come previsto. Anzi spesso i giornalisti avevano una libertà quasi completa. Si dice appunto che "Once a correspondent did obtain permission from the Russians to go to the front, he had practically carte blanche, he could go to the firing line and get himself killed if he chose."201

Le motivazioni addotte dai militare giapponesi per impedire ai giornalisti di raggiungere il fronte erano varie. Ad esempio, il fatto che il fronte fosse una zona pericolosa e che i giornalisti andassero trattenuti per il loro bene. Questi si sentivano trattati come bambini e dubitavano dell’autenticità delle motivazioni.

"The only time the Japanese told the truth, said Richard Harding Davis, was "when they said we would not be allowed to do something we wanted to do." [...] "We are treated like children, nuisances and possible spies," John Fox wrote home in May 1904. Douglas Story, who had been with the Japanese before becoming the first foreign correspondent accredited with the Russian Manchurian Army, said that a "free press was as much

199 George LYNCH, Frederick PALMER, In Many Wars, by Many Wars

Corrispondents, cit., p. XVII.

200 John N. WESTWOOD, Russia Against Japan, 1904-05: A New Look At The

Russo-Japanese War, cit., p. 111.

201 George LYNCH, Frederick PALMER, In Many Wars, by Many Wars

a marvel in Japan as a mastodon in Hyde Park."202

Di conseguenza i giornalisti erano costretti, volenti o nolenti, a trasmettere notizie prive di dettagli precisi.

Favorì questo esito anche il fatto che le redazioni ed i giornali nel corso della guerra si schierarono per la quasi totalità con il governo e giocando da promotori della propaganda. In sostanza, in maniera diretta o indiretta, cercarono sempre di aggirare la censura, ma il motivo che li spingeva a far questo era più che altro di natura economica. I giornali si lamentavano di questa o quella limitazione, ma non accusarono mai il sistema nel suo insieme, non si addentrarono nel cercare di riportare sugli articoli la guerra nella sua interezza. Questa complicità quindi con il Governo fu una sorta di sacrificio da parte dei giornalisti, che in cambio di una restrizione nella pubblicazione e dell'appoggio all'operato statale, ottennero grandi profitti pubblicando storie che richiamavano il grande pubblico.203

Il prezzo da pagare per questo scambio divenne abbastanza alto. Mentre in Russia infatti la censura come detto in precedenza era meno stringente nei vari livelli, anche perchè si concentrava più che altro sulla repressione di idee rivoluzionarie piuttosto che sulle notizie sconfortanti del fronte, in Giappone la censura aveva un raggio d'azione molto più ampio e completo. Di conseguenza per far in modo che l'interesse e la spinta a sostegno del fronte interno della popolazione rimanesse alto nonostante la scarsità di informazioni, era

202 George LYNCH, Frederick PALMER, In Many Wars, by Many Wars

Corrispondents, cit., p. XVI.

203 James L. HUFFMAN, Creating A Public: People And Press In Meiji Japan, cit., pp. 293.

necessario pubblicare storie eroiche e notizie di vittorie grandiose in sempre maggior numero, tralasciando completamente le difficoltà che erano presenti al fronte, sia dei soldati semplici, sia ad alti livelli, e trascurando anche gli effetti negativi che la guerra stava causando in patria, anche solo per la partenza di decine di migliaia di soldati per il fronte.204 Anche la stampa internazionale era contagiata da questo spirito nazionalistico giapponese, come dimostra ad esempio questo articolo de La Stampa intitolato "L'Eroismo Dei Giapponesi":

"Nuovi particolari sull'ultimo tentativo dei giapponesi di bloccare Port Arthur, confermano che l'attacco fu condotto con ardimento e coraggio inauditi. II combattimento dello artiglierie fu estremamente vivo. I giapponesi diedero prova di assoluto disprezzo della morte e sombravano affatto non curanti del fuoco. Quando le loro navi affondarono si videro parecchi cadetti saliti in alto, sugli alberi, scaricare lo loro rivoltelle in direzione dei russi, finché le acque li ebbero inghiottiti."205

La censura quindi stringeva la morsa sui dettagli veritieri della guerra, nascondendo le varie difficoltà, come nel caso del sistema di rifornimento o quelle dei soldati al fronte. Ad esempio era possibile riportare i nomi dei soldati feriti o morti, ma non si poteva riferire la divisione o l'unità di appartenenza. Nel caso in cui era permesso riferire qualcosa a riguardo di una battaglia comunque non si poteva riferire ad esempio dell'entità delle forze e usualmente si doveva attendere varie settimane per poter pubblicare l'articolo. In genere la

204 John N. WESTWOOD, Russia Against Japan, 1904-05: A New Look At The

Russo-Japanese War, cit., p. 153.

censura era meno rigida con i giornali provinciali rispetto a quelli a tiratura nazionale, probabilmente perchè erano fonti meno autorevoli e di conseguenza anche se trapelava una notizia scomoda, essa aveva minore diffusione e c'era minore possibilità che se ne creasse un motivo di discussione tra la popolazione. 206